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Autore: sonofabeach    25/08/2014    0 recensioni
Heiri ha 19 anni in un' Inghilterra occupata da dittatura ed oppressione. Amahin è il figlio del capo della dittatura e la fame non sembra esser mai stato un suo problema.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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ormai mi ero abituata al grigio del cielo. ero riuscita a dimenticare l'azzurro tempestato di nuvole bianche che c'era prima. 
dopo la guerra, dopo le bombe, il cielo non era più tornato azzurro. 
era rimasto grigio. i fumi si erano fatti spazio nel cielo e non erano più andati via. 
era da anni che era così. 
il cielo non era l'unica cosa ad essere diventata grigia. la vita di una qualunque famiglia inglese era diventata grigia, come i palazzi, i vestiti ed il cibo. 
anche la mia. di una tonalità più scura del grigio degli altri e di quella del cielo. 
non conosco i nomi dei colori, affatto, ma il grigio della mia vita era lo stesso colore degli occhi di mio nonno. 
so che nessuno di voi conosce mio nonno, in più non avrei modo di farvelo conoscere perché non c'è più da tantissimo tempo, e so anche che con questo non vi aiuto, di certo, a decifrare la tonalità del grigio in questione, ma è uguale al colore dei suoi occhi, davvero. 
mio nonno mi aveva insegnato tutto quello che so ora, mi aveva cresciuta e formata sulle basi di giustizia, lealtà e collaborazione. 
finché era in vita dava una mano ad i miei genitori con me ed i miei fratelli, ma quando andò via dovettero cavarsela da soli. 
non erano male, anche se riuscivo a vedere mio padre solo un paio di volte alla settimana. 
lavorava dalla mattina, presto, fino alla sera, quasi notte. 
il sabato non lavorava, fortunatamente. 
la dittatura aveva imposto ad ogni cittadino maschio di più di 21 anni un impiego a scelta tra il lavoro nei campi, quello in fabbrica, quello nell'esercito o quello nelle istituzioni. 
mio padre aveva scelto quello in fabbrica, essendo l'unica cosa in cui sarebbe riuscito. 
poco più di un anno fa aveva creato una resistenza segreta con altri lavoratori, suoi amici. 
anche mia madre ed altre persone erano coinvolte nella ribellione. avevano trovato un modo per scappare, tramite delle navi che erano state abbandonate, prima della dittatura, sulla costa più orientale del paese. 
avevano un piano, sarebbero scappati con le navi diretti alla costa estera più vicina. nessuno sapeva, per certo, cosa ci fosse oltre la nostra isola, la dittatura aveva messo sotto chiave ogni libro o mappa che la precedesse. 
mio padre era partito nella notte con un altro gruppo composto da cinque individui, tutti agricoltori. 
avrebbero dovuto prendere le navi ed averle portate su per il canale, vicino alla fabbrica, dove tutto il resto della resistenza, e noi, li avremo aspettati. 
ricordo perfettamente quella sera. 
avevo poco più di 18 anni e appoggiavo fermamente gli ideali della resistenza. 
aspettammo un'ora mio padre e gli altri, ma non arrivarono. 
le sentinelle si fecero strada veloci. 
riuscirono a catturare l'intera resistenza, mia madre compresa, tranne me ed i miei fratelli. riuscii ad essere abbastanza veloce.
mia madre fu tra i primi a venir presa. 
venne portata in un istituto. 
li chiamavano così, gli istituti, ma alla fine erano carceri in tutto e per tutto. 
la dittatura aveva dato il proprio nome ad ogni cosa, in modo da farla sembrare più giusta, più corretta. 
la pena di morte era considerata un atto di giustizia suprema. 
nessuno sapeva ch'io facessi parte della resistenza, o che ne sapessi almeno qualcosa. 
venni interrogata e non dissi assolutamente niente. 
dalla mia parte trovarono meno informazioni di quante già erano pubbliche. 
i sospetti su di me, dopo l'interrogatorio si annullarono, quindi non ebbi alcun problema con la giurisdizione. 
la cosa più difficile fu spiegare cos'era successo ad i miei fratelli, iorach, in quanto unico uomo di casa, riuscì a capire e, dopo un paio di giorni di pianto, assimilò l'accaduto, ma per le gemelle fu davvero complicato. 
da quel giorno non smisi di covare l'idea di portare avanti la resistenza che aveva creato mio padre, con nuovi membri, nuove idee, e di avere la mia vendetta. 
in quanto minorenne non avevo un lavoro, ed avevo finito gli studi obbligatori. 
mi limitavo ad occuparmi dei miei fratelli ed andare a trovare mia madre in istituto, quello ci era permesso. a lei non avevo detto niente della resistenza che stavo riformando. 

la dittatura ci faceva trovare nelle cucine il cibo, già porzionato, che sarebbe durato un mese. 
non si poteva chiamare cibo. era una poltiglia grigia, più chiara del cielo, completamente inodore ed insapore. 
la dittatura, inoltre, ci faceva trovare uniformi puliti negli armadi ogni settimana. 
l'uniforme consisteva in una divisa, per chi lavorava, mentre per chi non aveva un impiego c'era una minima scelta tra dei pantaloni, delle gonne, dei vestiti e varie magliette. 
ogni settimana mi ritrovavo con la solita maglietta bianca ed il pantalone nero. 
ogni venerdì mattina era d'obbligo portare il vestito di rappresentanza, fornito ad ogni cittadino inglese. 
ci si radunava nelle piazze maggiori e si ascoltava l'elogio alla dittatura, fatto dal capo della dittatura sé stesso. 
vivendo nella capitale, io potevo vedere l'elogio rappresentato dal vivo. 
il rappresentante della dittatura era un uomo sulla cinquantina d'anni. 
era alto, ma non nel pieno della sua forma fisica, assolutamente. 
i segni del tempo si facevano spazio sul suo corpo e sul suo aspetto, ma da giovane doveva esser stato un bell'uomo. 
mia madre me l'aveva descritto, un paio di anni fa. 
diceva che prima della dittatura, quando era molto più giovane, era un ragazzo molto simpatico, veniva dall'Irlanda e tutti erano affascinati dal suo accento. 
nessuno conosceva il suo nome, veniva da tutti chiamato Ath, re nella sua lingua. 
un re era quello che era diventato, ormai. 
il suo potere sull'isola era incommensurabile. aveva potere decisionale sulla minima cosa. 

il venerdì mattina suonò alla mia porta come ogni settimana. 
uno squillo di tromba si fece spazio nella mia casa, come in quella di ogni cittadino, in quel momento. 
l'elogio era alle 10, e le trombe suonavano due volte: alle 8 ed alle 8.30. 
per essere certi che nessuno sarebbe mancato, verso le 9.30 le sentinelle controllavano nelle abitazioni. 
decisi di prendermela comoda, quella mattina. 
feci una doccia abbastanza lunga, poi pettinai i capelli, li legai in una lunga coda e misi il mio vestito di rappresentanza. 
svegliai i miei fratelli, a malincuore, perché vederli dormire era piacevole. 
i loro visi erano tempestati di serenità e sembravano così inconsapevoli dell'oppressione che li circondava. 
aiutai le gemelle a vestirsi e lavarsi. 
ci sedemmo tutti attorno al tavolo del salone per fare colazione. 
nessuno parlò più di tanto. iorach era solitamente taciturno, e le gemelle non erano da meno. per avere 7 anni parlavano davvero poco. 
erano comunque dei bambini intelligentissimi e che erano stati costretti a crescere più in fretta, me compresa. 
ogni bambino del paese, dopo i 10 anni si comportava già come un adulto, con le sue responsabilità ed i suoi doveri. 
poco prima dell'arrivo delle sentinelle io ed i bambini eravamo già in strada. 
  
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