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Autore: Giglietto    25/08/2014    0 recensioni
Due vite completamente diverse che si incontrano. Due mondi contraddistinti che si trovano, si scontrano, e si fondono assieme. La vita incasinata di Skye, scappata da tutto per cominciare daccapo. E la vita troppo monotona di Luke, che a lui non piace: lui vuole emergere. Due vite che non possono stare lontane, due vite come due calamite che a forza di attrarsi tra di loro prima o poi si trovano. E la loro forza di attrazione diventerà così forte che più nessuno potrà separarle.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve!
Io sono Giglietto (@niallseevee) ma questa storia è di @lukesamnesia_ (la trovate su twitter) che originariamente l'aveva pubblicato su wattpad ma ora io la sto portando su efp al posto suo.
Qualsiasi messaggio/recensione/commento che farete, sarò lieta di passarlo all'autrice ^^
Buona lettura~







《Alex, quanti shottini hai bevuto fino ad ora?》 gli chiesi appoggiando una mano sulla sua spalla. Lui era seduto al bancone del pub, le braccia conserte appoggiate sopra di esso, lo sguardo perso nel vuoto e una sfilza di bicchierini vuoti davanti a lui. Non volevo nemmeno contarli, non ne avevo il coraggio. Continuavo ad aspettare una sua risposta, ma lui non parlava. George, un suo amico, mi aveva chiamata appena uscita dalla doccia,  dicendomi di andare al Black&White a prendere Alex sbronzo. Cosa potevo fare io? Era il mio ragazzo, in fondo. E se non lo aiutavo io, chi l'avrebbe aiutato? George non di sicuro, visto che era già scappato con qualche puttanella.

Scossi Alex per attirare la sua attenzione, perché almeno mi guardasse. Lui girò la testa lentamente, tutti i suoi riflessi bruciati dall'alcool.

《Si può sapere che cazzo vuoi?》 sbottò strascicando le parole. Allargai gli occhi, sorpresa di quella risposta. "Skye mantieni la calma, è ubriaco." mi ripetei nella mia testa.

《Perché continui ad ubriacarti così? Perché vuoi rovinarti in questo modo? Cosa c'è che non va, Alex?》

Gli chiesi urlando per superare la musica alta del locale. Ma lui rimase immobile, come se non avesse sentito, a fissarmi. Gli occhi iniettati di sangue, le palpebre pesanti. Mi sorrise lievemente, un sorriso sghembo e stanco. Era ubriaco marcio, come avrei fatto a portarlo a casa? Non avevo la macchina. Le lacrime cominciarono a bloccarmi la gola, non sapevo cosa fare.

Poi lui si sporse verso di me, avvicinò la sua bocca al mio orecchio. Il suo alito puzzava di alcool e mi si rivoltò lo stomaco.

《Sei solo una puttana marcia.》

Mi allontanai di scatto da lui. Alex non mi avrebbe mai detto queste cose, era l'alcool che stava parlando, vero? Ma gli ubriachi dicono sempre la verità. Quindi lui pensava veramente questo di me? Per cinque mesi io non avevo fatto altro che amarlo incondizionatamente donandogli tutto l'amore possibile. Mi ero presa cura di lui, sebbene fosse lui ad avere quattro anni in più di me. L'avevo aiutato ad affrontare tutte le difficoltà, o perlomeno ci avevo provato. Ma ora i suoi problemi non lo scusavano  più. Io non meritavo questo. Avevo sedici anni ed era già troppo quello che avevo fatto per il suo bene. Sentii la rabbia salirmi, il cuore battere forte nel petto, il sangue nelle vene scorrere più veloce. E involontariamente, guidata solo dall'ira, gli tirai uno schiaffo sulla guancia sinistra.

《E TU SEI UNO STRONZO BASTARDO. NON TI VOGLIO PIÙ VEDERE, CON ME HAI CHIUSO PER SEMPRE. VAI A SCOPARTI UNA VERA PUTTANA ORA CHE SEI LIBERO E FELICE!》

Con le guance calde e rigate dalle lacrime uscii dal locale e scappai verso casa. Avevo sprecato cinque mesi della mia adolescenza con uno stupido coglione. Sono stata proprio scema.

Non mi interessava più niente di Alex, ormai per me era come morto. In queste due settimane si era ubriacato quasi tutte le sere. Perché aveva perso il lavoro, perché suo padre non voleva più mantenerlo. Perché gli mancava sua madre. Tutte scuse valide per ubriacarsi, forse, ma non per dirmi quelle cose. Quando arrivai davanti casa le luci erano già tutte spente. I miei erano già a dormire. Così aprii la borsa e cominciai a cercare le chiavi della porta. Un senso di angoscia mi strinse il cuore, forse erano i sensi di colpa per aver appena lasciato Alex. Cercai di non farci caso, avevo bisogno solo di una bella dormita in quel momento. Entrai in casa, il più silenziosamente possibile.

Dopo essermi lavata il viso e i denti, mi misi il pigiama, e mi precipitai sotto le coperte. Prima di addormentarmi cercai di non pentirmi di quello che avevo appena fatto, anche se continuavo a sentire quel senso di angoscia nel petto che voleva soffocarmi. Continuai a rigirarmi nel letto, mi tolsi di dosso le coperte e lasciai che il freddo della notte invadesse il mio corpo. Dormii non molto tranquillamente, gli incubi mi perseguitarono per l'intera notte. Alle 5.30 decisi di restare sveglia, non avrebbe avuto senso provare a riaddormentarsi. Circa mezz'ora più tardi sentii il campanello suonare. Chi mai poteva essere alle 6 di mattina? E se era Alex ancora ubriaco che non aveva un posto dove andare? Oddio. Cominciai a preoccuparmi. Mi misi a sedere e provai ad ascoltare le voci che provenivano dal piano inferiore, cercando di capire qualcosa. Ma erano troppo basse e riuscivo solo a capire che era una voce maschile a parlare, ma non quella di Alex. Ne ero sicura. Poi sentii qualcuno salire le scale e poco dopo mia madre entrò in camera mia. Io rimasi seduta sul letto, con le gambe incrociate e la guardai. Aveva un'espressione... Dispiaciuta? Non riuscivo a capire.

《Skye, amore, potresti venire giù un attimo, c'è la polizia e vuole te.》

L'ansia mi assalì. La polizia che mi voleva? Mentre scendevo le scale capii che c'entrava Alex in tutto questo. Quando li raggiunsi, loro mi scrutarono con gli occhi socchiusi. Come se stessero pensano a cosa dirmi. Guardai mio padre ed aveva un'espressione indecifrabile sul volto.

《 Che succede?》 chiesi guardando i due poliziotti.

《Signorina, lei sconosceva il signor Alexander Smith?》

E lo sapevo. Sapevo che c'era di mezzo lui. Me lo aspettavo."L'avranno arrestato" pensai. "e avrà dato tutta la colpa a me, quell'idiota." I poliziotti continuarono a guardarmi impassibili e dopo due minuti di silenzio parlarono.

《Questa notte, verso le tre, è stato coinvolto in un brutto incidente."》

Merda. Merda. Merda. Cazzo, non dovevo lasciarlo da solo.

《Purtroppo per lui non c'è stato niente da fare all'arrivo dell'ambulanza.》

E il mondo mi cadde addosso. Un mondo pieno di colpe e di responsabilità non rispettate. Un mondo che mi uccise dentro, spazzò via tutto. E in pochi minuti di me rimase solo l'involucro di un corpo di una sedicenne sommerso dai sensi di colpa.

 "Non dovevo lasciarlo là da solo. Ubriaco marcio com'era." mi ripetei nella mia testa prima che le mie gambe cedessero. Mi accasciai sul pavimento dell'ingresso e scoppiai in un pianto isterico. Era tutta colpa mia.
  
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