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Autore: SimonQuestor    19/09/2008    0 recensioni
I protagonisti di questa one-shot sono Questor Light e Geoge Smith, due studenti di Hogwarts. Una Hogwarts diversa per il fatto che ha solo quattro anni di frequenza scolastica. I due personaggi sono tratti da un gioco di ruolo. ( Come suggerisce il mio nickname, solitamente sono io a muovere Questor :P ) Spero vi piacerà.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Maggio volgeva ormai al termine, lasciando sempre più spazio ad un clima caldo ed asciutto, sebbene fosse ancora primavera. Gli alberi dei giardini erano rigogliosi più che mai, le foglie di un verde fresco ed intenso, adornato da macchie di colore sgargiante che erano ormai sbocciate su tutti gli alberi. Ed erano fiori meravigliosi, di colori splendenti e cangianti, dalle forme più disparate, e dotati di profumi piacevoli e particolari. Ve n’erano alcuni, vicino alle Serre, che causavano accessi di risate a chiunque li inalasse più del dovuto, ma anche altri che facevano assopire all’istante chi li sfiorasse, e non raramente si vedeva il Guardiacaccia trascinarli su al castello da Madama Chips per farli rinvenire.
Il Lago Nero era uno specchio di cristallo, seducente ancor più di quei fiori meravigliosi. Si era tentati di tuffarsi tra una lezione e l’altra per rinfrescarsi, nonostante la leggendaria presenza di creature marine poco raccomandabili. Anche la Piovra Gigante sembrava invitare le persone a raggiungerla.
L’atmosfera, su ad Hogwarts, era perlopiù rilassata, sebbene gli esami di fine anno si avvicinassero sempre di più. Eppure la cosa sembrava non disturbare affatto i ragazzi. O almeno, quei due ragazzi, che erano lì, beatamente stesi sul manto erboso, in un recondito angolo dei giardini di Hogwarts, ben nascosti ed al riparo da qualsiasi scocciatore.
E nemmeno a dirlo, quello era uno dei posti migliori, se non il più perfetto. Una radura che s’apriva poco oltre il limitare della Foresta Proibita. Occultati alla vista degli altri da un cespuglio di Erbaspecula ( arbusto che permetteva a loro di guardarvi attraverso, ma non a quelli che erano all’altra parte di vederli ), potevano però avere una perfetta visuale del Lago. Vi era soffice erba su cui stendersi, tra cui facevano capolino corolle policrome e sassolini argentei, che rilucevano al chiaro di luna. Nell’aria vi era un odore simile all’erba appena falciata, che riempiva piacevolmente le loro narici.

« Credo che fare a meno di questo sarà difficile davvero…» Sospirò Questor malinconicamente. Gli occhi di smeraldo erano persi nel vuoto, nonostante a prima vista sembrasse che stesse ammirando la volta celeste sopra di lui.
« Già…Dici che Silente ci permetterebbe di venire ad Hogwarts soltanto per questo posto? » Domandò Geoge, e dal suo tono per metà sognante non si riusciva ben a capire se scherzasse o meno.
Ma di certo Questor non aveva bisogno di chiederselo. Lo conosceva ormai da quattro anni…Comprendeva immediatamente ciò che passava nella testa dell’altro. Al dire di quello infatti, sorrise al cielo, scoprendo la dentatura perlacea.
« Potremmo provare a proporglielo »

Erano entrambi stesi sull’erba, incuranti di tutto ciò che li circondava e che potesse rovinare quel momento così perfetto. Perché potevano stare in silenzio per ore, eppure lo stare lì lontani da tutto e tutti li faceva stare in sintonia con la natura. Perfetta armonia che non poteva, ma soprattutto non doveva, essere minimamente disturbata. Era piuttosto tardi, e la luna era l’unica luce che rischiarava l’altrimenti buio totale della notte. Ma non gli importava affatto che potessero essere trovati. D’altra parte era semplicemente impossibile. Conoscevano quel piccolo angolo da ben quattro anni e mai nessuno li aveva scovati quando vi ci si nascondevano.
Perfettamente simmetrici tra loro. Le due teste erano quasi affiancate, ma i corpi erano distesi inversamente. Entrambi erano scalzi, con i piedi posati sul terriccio fresco. Le scarpe ed i calzini giacevano poco più in là, disordinatamente, a testimoniare come li avessero lanciati via senza dar troppo peso alla cosa.

« Ma dobbiamo proprio andarcene? Io non voglio andare via da Hogwarts. » Protestò Geoge sommessamente, anche se non era per nulla convinto. Sapeva da sé che non sarebbero mai potuti rimanere lì.
« Temo che siano le regole… »
« Ah, le regole! Che gran fesseria! Da quando ti importa delle regole?! »

Silenzio. In effetti Questor non sapeva più cosa rispondergli. Nemmeno a lui sorrideva l’idea di dover lasciare Hogwarts, ma a meno che non avessero deciso di farsi bocciare di proposito, non vedeva altra possibilità. E poi, in fondo, che senso avrebbe avuto rimanere lì ancora? Bisognava andare avanti.
Non che fosse una cosa facile…La realtà era che superare il M.A.G.O. avrebbe significato diventare adulti a tutti gli effetti. Non avrebbero più potuto vivere come prima, scherzando e superando agilmente insieme agli amici qualsiasi difficoltà. Sarebbe cambiato tutto, e non erano molto propensi a tale sconvolgimento delle loro vite. Chissà se avrebbero più potuto essere amici come prima, se avrebbero continuato ad avere legami ai compagni a cui tenevano, o se invece avrebbero tutti preso strade così differenti dall’allontanarli irreparabilmente? Non erano pronti ad una cosa simile. Ma se la scelta fosse stata lasciata a loro, non lo sarebbero mai stati.

« Ti ricordi quando…» La voce di Geoge ruppe nuovamente il silenzio, seppure si fosse insinuata con leggerezza e naturalezza, come se in realtà non avessero mai smesso di parlare. « …Quando io e Max bruciacchiammo con una candela il gatto di Venus? »
« Certo che me lo ricordo. Non ho mai visto nessun altro tentare di appiccare fuoco ad una povera gatta. »
« Si, è stata la cosa più stupida che abbiamo mai fatto in effetti…E quando mi hai rincorso perché ti chiamavo Mr Lampadina? » Il viso roteò lentamente verso quello di Questor, e misteriosamente, anche l’altro fece altrettanto. Uno strano contatto si attivò tra i due sguardi, come se fossero stati uniti da due sottili fili di comprensione. Ed in quel momento seppero di star pensando le stesse cose.

« Potrei mai dimenticarlo? Una simile storpiatura per il mio cognome…» Per inciso, si chiamava Questor Light.
« Bèh invece è diventato popolare. In pochi giorni ti conoscevano tutti…Come Lampadino, ma è lo stesso no? Sai, a volte ho sognato di avere anche io un nomignolo altrettanto forte.»
« Se proprio ci tieni siamo sempre in tempo…E comunque certo che me lo ricordo. Ti sono corso appresso per tutto il castello nel tentativo di trasformare le tue gambe in due stecche di liquirizia…»
« Tu e la tua liquirizia…Tanto non mi hai preso. Figuriamoci, sei veloce come un rinoceronte. »
« Bèh se tu non avessi avuto i pattini avresti ancora le unghia del piede nero per la mia fattura. »
« E per quella volta che ti scagliai sulla panca del tavolo di Corvonero che scusa hai? » Insinuò Geoge divertito.
« Sì, allora hai avuto una bella dose di fortuna. E poi avevo sbagliato incantesimo…E tu non sei un incompetente. » Dovette ammettere Questor, che ricordava perfettamente quanto avvenuto più di tre anni prima.

« Quella volta in Biblioteca, quando c’era pure Dorothy, fu un bel duetto. »
« Per Dorothy intendi…La Gyllon? »
« Precisamente »
Un sorriso ed uno strano bagliore malizioso negli occhi, attraversarono entrambi i visi. Per inciso, Dorothy Gyllon era una veela. Incantevole, non poteva fare a meno di avere quei due tra le schiere dei suoi ammiratori, sebbene non le avessero mai sbavato dietro come parecchi altri.
« Te ne rendo atto, Light. Stipulammo un trattato di pace… »
« Peccato che poi quella sera stessa mi lasciasti in Sala Grande, alla mercé di Pix, Boleyn e Prince, con bolle pruriginose che mi spuntavano ovunque. » Qualche breve istante di silenzio, prima che scoppiassero a ridere entrambi.
Bisogna sapere che il loro primo anno lo passarono battagliandosi a vicenda, i più acerrimi rivali reciproci. Tutto nato proprio per quel “Mr Lampadina” e continuato di lite in screzio per un bel po’. Non che si fossero mai odiati, come tutti i rivali che siano mai esistiti in fondo ammiravano l’altro, e proprio per questo lottavano tra di loro. Ma poi all’inizio del secondo anno…Puf! Improvvisamente seppellirono l’ascia di guerra e divennero amici. E come in ogni rivalità che finisce, il loro legame era più saldo di quanto si aspettassero. Malgrado tutti gli eventi passati.

Incrociarono di nuovo gli occhi. Quel profondo verde brillante che li accomunava, come se i loro occhi fossero quattro lucenti smeraldi. Come se fossero ognuno lo specchio dello sguardo dell’altro. Una particolarità piuttosto insolita. Eppure era l’unica somiglianza tra Questor Light e Geoge Smith. L’uno moro, l’altro biondo, per cominciare. Il primo Tassorosso, il secondo Grifondoro. Questor Cacciatore nella squadra di Quidditch della sua casata, Geoge Portiere. Questor Assistente di Incantesimi, Geoge Assistente di Pozioni. Questor un giovane Belga, l’altro di origine Americana. Entrambi duellanti, anche se il Grifondoro era anche il Capitano della sua Squadra.
Non che le differenze precludessero l’amicizia, no. Però era curioso il fatto che fossero così diversi per molteplici versi.

« Ci sono ancora Cioccorane? »
« No, Geoge, le hai finite tutte. »
« Uffa…»
« La prossima volta ne porterò di più. »
« Sempre a patto che ci sarà una prossima volta…Ti sei già dimenticato che il giorno dopo gli esami dovremo andare via? Ti rinfresco un attimo la memoria: siamo al quarto anno, l’ultimo, e abbiamo il diploma a giugno, cioè tra qualche giorno. Da domani dovremo studiare come pazzi –Dio me ne scansi- e chissà quanto tempo avremo…»
« Non ricordavo che fossi così melodrammatico, Geoggiolo. »
« E’ la mancanza di Cioccorane che mi fa quest’effetto, cosa vuoi? »

Di nuovo Questor non potè fare a meno di sorridere, sinceramente divertito. Se gli avessero chiesto di descrivere quel maledetto Grifondoro non avrebbe avuto che una sola parola: Geoge.
« E comunque, per quella storia delle bolle, mi sono rifatto tutte le volte che ti ho fatto copiare i compiti di Pozioni. »
« Si, te ne rendo ancora merito. Se non so nulla di Pozioni lo devo a te » Non che la cosa fosse poi vera, dato che Questor teneva allo studio più di quanto desse a vedere.
« Un grazie sarebbe andato meglio. Ma davvero sono finite? »
« Pensi che scherzerei su una tragedia simile? »
« Già, non lo faresti mai. »
« Chissà che fine ha fatto quella storia del Medaglione del Destino…» Disse improvvisamente il Tassorosso, rivangando quell’episodio di cui ormai da parecchio tempo non si sentiva parlare a scuola.
« Boh…In effetti è strano. Voldemort è in pausa ultimamente, va a saperlo… »
« Uff…Sarebbe stato figo…Cioè non succede mai nulla. Una volta tanto…»
« Già » annuì Geoge, tristemente. La caccia all’avventura era uno degli sport preferiti dai due diciassettenni. L’idea che Voldemort tramasse un piano che riguardava anche Hogwarts e a cui loro avevano anche assistito era semplicemente meravigliosa. Ma ultimamente se n’erano perse le tracce. Ricordavano perfettamente di quando si erano improvvisati detectives insieme a Max.

« Non riesco nemmeno a pensarci. Niente più Hogwarts…»
« Niente più supercolazione in Sala Grande…»
« Niente più Club dei Duellanti…»
« Niente più lotte con i Serpeverde…»
« Niente più Gyllon…» Geoge sorrise, divertito da sé stesso. E non stiamo qui a specificare che ugualmente fece Questor.
« E niente più lezioni…Eh?! Scusa, attimo di follia. » Due ghigni, e poi entrambi si volsero verso il lago.

I raggi lunari si specchiavano sulla superficie trasparente, rifrangendosi ed illuminando l’ambiente circostante. Sembrava una tavola d’acqua con miriadi di perle incastonate. Tale era l’effetto di quella luce bianca ed eterea su quelle acque cupe. Era uno spettacolo straordinario, che raramente si verificava, anche in un luogo come Hogwarts. Ed i due giovani maghi non facevano che ammirarlo ora in silenzio.
Tacevano ora, mentre l’unico suono rimaneva lo sciabordio delle piccole onde sollevate dalla brezza notturna che si infrangevano contro la riva. Non c’era più bisogno di parlare per rimpiangere in anticipo Hogwarts. Molto più utile era stare lì per contemplare una delle cose che anni dopo gli sarebbe di sicuro mancata.
  
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