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Autore: _shepreferwrite_    25/08/2014    1 recensioni
"Dalla mia famiglia paterna desideravo affetto, amore, comprensione e tante altre cose, ma non certo la loro pena nei miei confronti." Piccola memoria della sua infanzia. Principalmente vera. (Nuovo tipo di scrittura composta solo da dialoghi e piccole descrizioni fra parentesi. Come un copione :D ) Provate e recensite!
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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THE MEMOIRS OF JANE
(Jane e Mattew sono distesi sul letto in camera di Mattew, quando lei inizia a ricordare la sua infanzia.)
Jane: -Sai, mi vengono in mente i ricordi della mia infanzia. Per tutti non ero una bambina ma una povera creatura che subiva l’ ingiustizia umana. Tutti mi coccolavano, gli facevo pena. Quei rari momenti che stavo con mio padre, quei rari momenti in cui non mi parlava di quanto fosse stronza mia madre, li trascorrevo con i miei parenti paterni che parlavano ignorandomi completamente e con voce inutilmente dispiaciuta, del fatto che io sentissi tutto il peso della separazione dei miei (ciò in parte vero). Ma io non mi vedevo come una povera creatura, ma come un’ amazzone che doveva combattere contro il padre e contro le cazzate che diceva. Dalla mia famiglia paterna desideravo affetto, amore, comprensione e tante altre cose, ma non certo la loro pena nei miei confronti.-
(Silenzio.)
Jane: -Poi venne il tempo della pubertà. Mi ricordo mia nonna paterna che, seduta con la sua piccola sediolina di paglia vicino alla finestra, convinta che la mia figura materna non fosse capace di crescermi, mi faceva discorsi del tipo “Statte attenta ai uaglioni, fa la uagliona seria, nun’ si nata pè fa à caciotta” (scusate il mio dialetto) . E ogni volta che la andavo a trovare ripeteva la stessa frase, per poi riprendere a recitare il rosario.  Mia nonna paterna, diciamo la mia bisnonna paterna perché la mia vera nonna paterna non l’ ho mai conosciuta, era una signora molto devota e diceva che pregava sempre Dio per aiutarmi.
Ancora una volta, dopo più di 6 anni, facevo pena ad una parte della mia famiglia.-
(Silenzio. Mattew non muoveva un muscolo. L’ ascoltava e la capiva. Lui non provava pena.)
Jane: -Ma nemmeno Dio mi aiutò, quando nei miei tardi 12 anni capii di essere un frutto acerbo. Mi spiego meglio: ogni persona è il frutto dell’ amore dei propri genitori e matura con esso. Io avevo capito che ero un frutto acerbo perché ero nata da un amore marcio, inesistente, che non aveva avuto il tempo di farmi maturare. Non mi piaceva l’ idea di essere un frutto aspro e non ancora pronto ad affrontare la vita. Ma dovetti arrendermi al pensiero. E come ogni frutto acerbo che non riesce a maturare, marcii lentamente. Un giorno, però, mi dissi che ogni frutto acerbo, dopo un po’ si stacca dal ramo su cui è cresciuto e finisce nella terra, dove sarà concime per un altro albero, e sarà qualcosa di utile. Decisi che quella era la mia strada.-
(Silenzio. Mattew aveva deciso di non parlare.)
Jane: -E quando penso di essere apposto con me stessa e di aver chiuso tutti i conti con il passato, ecco che mi dimentico di respirare, che sogno feste in cui mio padre non vuole darmi della torta, in cui tutti mi disprezzano e non mi vogliono, feste in cui mi chiudo in bagno e piango per uno stupido dolce. Forse in quei litigi per dei pezzi di torta, in quella fermezza che c’ è nelle mie affermazioni “Papà dammi un  po’ di torta ora.”, si nasconde una piccola ribellione che non ho mai fatto. Forse l’ ultima che mi manca e che non penso che farò. Ora lui è solo un povero eremita.-

Hey gente! Recensite e se volete fatevi un giro da Rore7 :D
   
 
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