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Autore: comesetasullebraccia    25/08/2014    2 recensioni
No!, lei non piange mai, anche per queste cose, Lexa è forte come il mare che si infrange sugli scogli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alle persone che sopravvivono 
 
Mophata
Facciamo finta che ce la posso fare, almeno una volta.


C’è il caffè di prima mattina, il ‘buongiorno’ di Byron, il ‘tutto bene tesoro?’ di Sam ed il miagolio di Kish. I raggi di sole che irrompono in camera, la tazza fredda del cesso ed il postino che consegna la posta sempre alle sette e trentatré. C’è l’acqua calda che scorre, lo specchio appannato e il solito viso pallido.  C’é Lexa che ha smesso di mangiare, di vivere e respirare, che ha ripreso le dosi di coca, fuma di più e beve di più. C’è Lexa che dice «sto bene» sorride ma non per davvero, tipo quei sorrisi di circostanza «Scusami» «non fa niente». C’è Lexa che ho smesso di guardarsi allo specchio, di salire sulla bilancia e di amarsi.«Io sono Rose e per ogni cosa, qualunque cosa, sono qui» ma alla fine Lexa lo sa, che tutti quei “ci sono io” “io posso aiutarti” “non accadrà niente” sono tutti falsi, un po’ come la vita. Perchè pensandoci bene che senso ha vivere se poi si muore, che senso ha l’alba se è sempre la stessa, il vento che alla fine non porta via niente. Perchè Lexa di notte si chiede queste cose tutte senza senso che poi un senso ce l’hanno -solo per lei. C’è Lexa che tutti fanno finta di conoscere e che portafoglio ha tipo tredici sterline e l’abbonamento dell’autobus. Ha le cuffie perchè non le piace parlare. Le piace guardare le persone che discutono ma non ascoltarle. Vive in un mondo non ben definito e tutto suo, perchè a lei piace il grigio, il té tiepido e il «ci vediamo» di qualcuno che poi non alla fine non rivede. Le piace camminare in bilico, studiare le sfumature della luna e arrivare alla fine di qualcosa che poi non supera. Vive così, ristagnando in superficie, perchè a lei non piace scoprire, aspetta che qualcosa accada. Quindi, in conclusione, vive nell’intermezzo del nulla. Non ha mai avuto dei veri amici, si è costruita con le ossa, la carne e il sangue, e allora non ne ha avuto bisogno, di compagnia, si intende. 
Un po’ si sente vuota come la scatola di cioccolatini che rimane nella dispensa ma che nessuno butta, vuota come un sorriso senza motivo e una carezza interessata. «Non puoi avere figli» ha sorriso, si è alzata e ha dato colpa alle troppe sigarette, al sole troppo giallo ed alla cintura troppo stretta. Non ha pianto, no!, lei non piange mai, anche per queste cose, Lexa è forte come il mare che si infrange sugli scogli. Cammina a testa alta, per le strade affollate, con la sciarpa lilla e una sigaretta in bocca, se la vedi la riconosci, e anche se ha delle ferite ancora aperte, sorride.
  
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