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Autore: Sad Angel    19/09/2008    2 recensioni
Durante la notte si è compiuto un misfatto! Chi sarà stato a deturpare il povero Tom, strappandogli le sopracciglia? Lui è deciso a scoprire il colpevole e a punirlo, come si deve!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Die Liebe ist nicht schön, wenn es nicht streitsüchtig ist

Die Liebe ist nicht schön, wenn es nicht streitsüchtig ist

 

Sdraiato sul divano, dormivo profondamente quando, un urlo, all’improvviso, mi svegliò di soprassalto. Aprendo gli occhi, mi resi conto che la televisione era ancora accesa. Sbattei le palpebre un paio di volte, cercando di capire se l’urlo che avevo sentito provenisse da lì. Un secondo. Scossi il capo, il volume era quasi inudibile. Un attimo dopo, dei passi frettolosi nel corridoio. La porta si spalancò di colpo, sbattendo rumorosamente contro il muro.

Tom, trafelato, il viso rosso, mi fissava. Sgranai gli occhi.

“Perché lo hai fatto, stupido fratello?!?” urlò con voce irata.

Continuai a guardarlo, allibito, senza capire a che cosa si stesse riferendo. Non ottenendo risposta, lui divenne ancora più rosso. “Bill!” urlò.

“Cosa?!?” gridai anch’io, iniziando ad arrabbiarmi a mia volta.

“Non noti nulla di strano?!?” mi provocò lui, indicando il proprio volto.

A parte il fatto che i rasta gli ricadevano sulle spalle, perché si era appena svegliato, non vidi nulla. “Sinceramente no…” risposi.

“Idiota! Le sopracciglia! Perché mi hai strappato le sopracciglia?!?

Io lo fissai, sbattendo di nuovo le palpebre, ancora più sconvolto. “Le sopracciglia?!?” ripetei.

“Si, si!” esclamò lui, furibondo, convinto che lo stessi prendendo in giro. “Le sopracciglia, accidenti a te!”

Sentii il viso irrigidirsi. “Piantala di urlarmi addosso!” urlai a mia volta “Io non vedo nulla di strano nelle tue sopracciglia!”

Tom sbuffò, avvicinandosi velocemente “Guarda bene… Guarda cosa mi hai fatto!” continuò.

“Io non ho fatto un bel niente!” risposi subito, voltando la testa dall’altra parte “Me ne stavo qua a dormire e all’improvviso appari e mi parli delle tue dannate sopracciglia!”

Bill! Guardale!” continuò lui, dandomi una botta sul braccio.

“Ahia!” mi lamentai, girandomi di botto.

Il viso a una ventina di centimetri dal mio, mio fratello mi fissava, la fronte corrugata. Osservai le sue sopracciglia. Per l’ennesima volta, non notai nulla. “Siamo biondi! Nemmeno si vedono!” conclusi.

“Non si vedono perché non ci sono più, idiota!” rispose Tom, urlandomi addosso “Bill! Che diavolo ti è passato per la testa?!? Perché mi hai strappato le sopracciglia?!?

Stavolta fui io a sbuffare “Ti ho detto che non ho fatto nulla…” iniziai calmo, prima di ricominciare ad urlare “E poi, genio, cos’è che ti fa pensare che io centri in questa storia?!?

Mio fratello si rimise in piedi “Sono o non sono mesi che mi dici che dovrei farmele sistemare?!?

Lo fissai esterrefatto “Ma io ti dico tante cose!” risposi, allibito al pensiero che davvero lui pensasse che gli avessi fatto un dispetto del genere “E tu non mi ascolti mai…Dov’è la novità?!?”

“Confessi, allora?!?” chiese lui, i suoi occhi brillavano “Lo ammetti che è perché non ti ascolto mai che, per punirmi, mi hai strappato le sopracciglia?!? Ed ora me lo dici, come diavolo faccio ad andare in giro così?!?”

Al pensiero di lui, per strada, senza sopracciglia, un po’ mi venne da ridere ma mi morsi le labbra, cercando di trattenermi.

“E non ridere!!!” mi ribeccò, la voce ancora più infuriata “Questa non dovevi proprio farmela!”

Espirai, cercando di calmarmi. “Ti ripeto che io non centro nulla…e poi…guardami bene…ti sembro il tipo?!?

Mio fratello mi fissò in volto un paio di secondi “Generalmente no, ma ogni tanto…” iniziò.

Ogni tanto cosa?!?” lo incitai io, fissandolo serio.

“Ogni tanto ti scatta il gene Tom Kaulitz!” concluse lui.

“Il gene Tom Kaulitz?!? Il tuo gene?!? Scusa, ma guarda che io te abbiamo gli stessi geni…” gli feci coerentemente notare io, non capendo a cosa si stesse riferendo.

Tom sbuffò. “Non importa, comunque non avresti davvero dovuto farlo!” concluse, di nuovo irritato.

“Ma io non ho fatto nulla!!!” risposi, per l’ennesima volta.

“Pensi che io ti creda?!?

Il silenzio cadde all’improvviso nella stanza. Ci fissammo negli occhi per lunghissimi secondi “Si” iniziai io, senza spostare lo sguardo “Mi aspetto che tu, che sei il mio gemello, che mi conosci più di chiunque altro su questa terra, mi creda” conclusi serio.

Tom sbuffò, gettandosi sul divano, accanto a me “Allora…chi?!?” domandò poi.

Entrambi fissammo l’etere per un paio di secondi poi, ci voltammo a guardarci negli occhi, urlando contemporaneamente “Georg!”

 

Ci alzammo di botto, avviandoci verso la camera che io dividevo con Georg. Silenziosamente, entrammo, lui dormiva, russando poderosamente.

“Dorme troppo tranquillamente per essere stato lui…” iniziai, bisbigliando nell’orecchio di Tom.

“Beh, probabilmente, è convinto di avere un po’ di tempo, prima che io me ne accorga…Generalmente, lui si alza prima di noi…”.

Tom si fregò le mani, corrugando le sopracciglia che ora non aveva più.

“Dimmi che vuoi fare” esclamai, riconoscendo quello sguardo. Tom si voltò a guardarmi, prima di rispondere “Mi conosci, fratellino, mi conosci…” concluse, uscendo dalla stanza.

Rimasi un secondo ancora ad osservare Georg mentre dormiva “Lo conosco…” iniziai “…e tu presto, lo conoscerai meglio…”

 

“Vado in doccia!!!” urlò Georg, un paio di ore dopo, appena alzato.

“Che cos’è questa novità?!?” lo sfotté Tom, seduto accanto a me sul divano, un cappello che gli copriva la fronte.

Georg, passando per il corridoio, ignorò il suo commento, proseguendo verso il bagno.

Io e mio fratello continuammo ad osservare lo schermo, in silenzio.

“Dimmelo…” ricomincia a tormentarlo, curioso di sapere che cosa aveva escogitato.

“No” rispose lui, per l’ennesima volta “e piantala di chiedermelo…tanto tra poco lo saprai…” concluse, sorridendomi accattivante.

 

“AAAAAAAAAAAAAH!”

All’incirca una mezz’ora dopo, un urlo dal bagno. Io mi voltai a fissare la faccia di mio fratello. Tom rideva.

“AAAAAAAAAAAAAAAAH!”

Un secondo dopo, un altro urlo.

“Ma che diavolo hai fatto?!?” domandai sconvolto a Tom.

Lui rise ancora, prima di rispondere “Aspetta…”

“BIIIIIIILL!!!!”

Georg, dal bagno, urlò il mio nome, come se si trattasse di vita o di morte. Mi alzai, gettando un’occhiata a Tom, aspettando che facesse altrettanto.

Mio fratello ricambiò il mio sguardo “Io non mi chiamo Bill…” interloquì, spostando gli occhi sul televisore.

“Sei tremendo…” conclusi io, iniziando ad allontanarmi.

“Lo so, ma è anche per questo che mi vuoi bene, no?!?” terminò lui, sicuro di sé.

 

Attraversai il corridoio, bussai alla porta del bagno. “Georg?” chiamai, con voce titubante, temendo di venire accusato di qualcos’altro.

La porta si spalancò. Georg, una massa di boccoli, mi fissava, gli occhi lucidi. Vedendolo, dovetti mordermi le labbra, per non scoppiare a ridergli in faccia. “Bill…” iniziò con voce lacrimosa “Ho sbagliato shampoo e invece del “superliscio, effetto piastrato” che uso di solito, ho usato quello “boccoli no-stop”…Aiutamiiiiiiii!!!!

Continuai a torturarmi le labbra, cercando di non ridere. “Tranquillo…ora ci penso io…” conclusi, prendendo da un armadietto la piastra per le emergenze, prima di richiudere la porta del bagno.

 

Dopo aver spiegato a Georg come doveva usarla, uscii dal bagno, tornando in salotto. Mio fratello stava ancora guardando la televisione. Mi lasciai cadere sul divano accanto a lui.

“Sei davvero tremendo…” iniziai.

“Lo so” rispose lui, la voce molto più tranquilla.

“Dovevi vederlo…poverino…”

Se l’è cercata…” continuò lui.

Ma…” ricominciai.

“Niente ma, Billmi interruppe lui, fissandomi improvvisamente “Lui se la caverà perdendo tutto il pomeriggio, io dovrò aspettare almeno tre settimane, prima di poter riavere le mie sopracciglia!”

In silenzio, annuii.

Comunque hai fatto bene ad aiutarlo…” continuò lui, riposando lo sguardo sul televisore, dimostrando che, la sua piccola vendetta, l’aveva aiutato a calmarsi.

Io annuii ancora.

 

Tre ore dopo, Georg entrò in salotto. I capelli erano ancora un po’ mossi ma nulla, in confronto a poco prima. Gettò un’occhiata interrogativa al cappello che Tom indossava, poi alzò le spalle. Si sedette, continuando a fissarlo.

“Perché mi guardi così?” domandò mio fratello, continuando a osservare lo schermo “Cioè, so di essere fantastico, però non aspiro al tuo amore…”

Georg sorrise “Pensavo solo che quel cappello ti dona…ti da un’aria da uomo vissuto…” lo sfotté.

Tom spense la tivù, per specchiarsi sullo schermo. Si fissò un paio di secondi, poi sorrise “Hai ragione! Non sono niente male, così! Mi tiene indietro i rasta, e copre persino le mie orecchie abnormi!”

Mi voltai di scatto ad osservarlo “Le orecchie abnormi?!?” domandai preoccupato, fissandomi nello schermo a mia volta “Oddio!!! Ho delle orecchie abnormiiiii!” esclamai, coprendole con le mani.

Tom e Georg mi fissarono esterrefatti. “Non dirmi che in sedici anni non avevi mai notato il nostro unico difetto…” disse mio fratello.

Noooooo!” risposi subito io, continuando a coprirmi le orecchie.

“Beh…fratellino…” iniziò Tom, ricominciando ad osservarsi, sorridendo compiaciuto di ciò che vedeva “…da oggi, sarà un difetto solo tuo…” concluse, soddisfatto.

Noooooo!” mi lamentai di nuovo io.

Georg e Tom scoppiarono a ridere.

“Non ridete! Aiutatemi!!!” continuai.

“Uhm…potresti dotarti anche tu di capello…” propose Georg.

“No, no…” interloquì mio fratello “Mi dispiace…ma il cappello è già stato preso…” si alzò, allentandosi di qualche passo per scrutarmi. Una luce brillò nei suoi occhi.

Georg, avvicinati a Bill…”

Il mio amico obbedì in silenzio. Tom afferrò una ciocca di capelli semi-piastrati di Georg, avvicinandola a me.“Propongo un taglio più lungo…”

Rimasi in silenzio a riflettere, valutando la sua idea quando, all’improvviso, la porta del salotto si aprì e Gustav entrò. Ci gettò un’occhiata, sorrise.

Gustav è tornato!” esclamai io, pieno di entusiasmo, saltellandogli incontro “Che cosa mi hai portato?!?” domandai, pendendo dalle sue labbra.

Il mio amico sorrise, infilando la mano nella tasca della felpa, in cerca di qualcosa. Un secondo, allungò la mano verso di me, porgendomi un ovetto di cioccolato, prima di rimettere la mano in tasca.

“Evviva! Evviva! Evviva!!!” ricominciai a saltellare, correndo verso Tom, che aveva ricominciato a guardare la tivù con Georg, per dividere con lui il dolce e litigarci la sorpresa, se fosse stata un minimo decente.

Tlack.

Al suono lieve di un rumore metallico, fui l’unico a voltarmi. Accanto al piede di Gustav, la mia pinzetta per le sopracciglia.

 

 

  
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