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Autore: MaidOfOrleans    26/08/2014    4 recensioni
Larry Stylinson era un gioco. Ora non lo é più.
Harry, solo in una stanza d'albergo, vorrebbe che lo fosse ancora.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"That's why you and I
Ended over U.N.I.
And I say that's fine;
You're the only one that knows I lie."

Ed Sheeran

Ci sono giornate così.

Quelle in cui il cielo è appiccicoso come un Brooklyn gusto classico dimenticato in borsa ad agosto, la puzza di sudoreessereumanofumosperma delle lenzuola diventa insostenibile e c'è una sorta di freddo, insensato, perverso, che nessuna finestra chiusa, nessun grado di afa riesce ad alleviare.

Giorni in cui ci si guarda allo specchio- un rettangolo asettico, identico a quelli di mille altri alberghi, mille altri posti, mille altre ore- e si vorrebbe conoscere un trucco, una formula magica per far sparire il proprio viso sciupato e l'alito cattivo. Per diventare, se necessario anche a tempo indeterminato, altro.

Resto disteso su un letto troppo soffice e vuoto. Al minimo cenno non dico della mia mano, anche solo del sopracciglio, queste allucinanti duepiazzeemezza potrebbero riempirsi al punto tale da placare per mesi la lussuria di chiunque. No, non sono un mitomane, né il dittatore di qualche staterello antidemocratico, che dorme col fucile tra le mani e un occhio aperto; semplicemente, il mio nome é Harry Styles e canto nei One Direction.

Quando mi vedono- mai in contesti quotidiani; sono tanti, troppi anni che nessuno mi incrocia al centro commerciale, a spasso per una cittadina che detestavo finché era casa mia ed adesso rimpiango con ridicolo struggimento, al pub-, le ragazze tengono i seni protesi in avanti e si sciolgono i lunghi capelli color dell'autunno. Avverto il profumo sfacciato dei loro colli, il desiderio nelle pupille dilatate e nelle labbra lucide di trucco e saliva. Per ragioni che mi sfuggono, pare che metà delle pre e tardo adolescenti occidentali voglia entrare nei pantaloni aderenti del sottoscritto.

Tante volte, con il sangue ridotto a un miscuglio di vodka, autocommiserazione e catrame, ho pensato a quanto sarebbe semplice. Un sorriso e un'indicazione sussurrata sottovoce alla prima che incontro, dopo aver fatto chiedere dal bodyguard a qualcuno se é maggiorenne. Perché la reputazione é tutto, anche se sarebbe interessante la reazione delle sfingi inflessibili della casa discografica se venisse fuori che la popstar, il formidabile Harry Styles, si scopa le ragazzine. Probabile, in effetti, che si sentirebbero sollevate, perché esiste anche una gerarchia delle fughe di notizie, del tutto indipendente dalla veridicità delle stesse. Alcuni scandali sono meglio di altri.

Semplice, dicevo. Sarebbe di una facilità quasi comica. Non che non mi senta attratto da nessuna delle numerose vestali con cui entro in contatto ogni giorno: ciocche rosa, troppo mascara, cosce tornite e capezzoli tondi come quarti di dollaro, svelati da continue trasparenze, serbano un fascino che qualunque mio coetaneo non si farebbe problemi a cogliere. Non che non senta il bisogno di fare sesso. Quello che mi impedisce di prendere la strada in discesa é che da anni- non li ho mai contati, non sono bravo in queste cose; potessi chiedertelo, probabilmente conosceresti anche l'esatto numero dei giorni- ho bisogno, e non voglia, di fare sesso soltanto con te.

Come c'era da aspettarsi che facessero, ci hanno dato un nome. Il tuo sorriso dai canini leggermente affilati, le tue mani sempre calde e asciutte, l'eco smorzato dei nostri gemiti, le canne alle quattro di notte, le ore a parlare, i piedi che si sfioravano sotto milioni di tavoli, rimirarti come un assetato, la mia lingua sul tuo cazzo, non averne mai abbastanza, il tuo corpo dentro il mio, i pezzi del puzzle che si incastravano, la tua impossibilità di guardare una partita di calcio senza bestemmiare e prendermi a gomitate; tutto questo, e molto altro, si é trovato dall'oggi al domani racchiuso entro due parole.

Larry Stylinson.

Una volta, prima che tutto ci scoppiasse in faccia e io mi trovassi a saccheggiare un minibar a metà pomeriggio, in un albergo, nell'ennesima città in cui potrò dire di essere stato senza aver visto niente, mi dicesti che secondo te suonava male.

Larry é un nome orrendo, sbuffasti. Mi ricorda un avvocato con gli occhiali.

Io avrei potuto ribattere, non lo trovato male, ma le mie labbra erano affondate da qualche parte vicino al tuo ombelico, e non me ne fregava niente di quello che stavi blaterando. Ero lì, quasi fuso con il tuo corpo, e mi bastava.


Mi sento un idiota quando permetto a questi pensieri di affiorare, ma non posso fare a meno di credere che mi sarebbe bastato per tutta la vita.


Erano giorni folli, frenetici, quando il sogno ci circondava a perdita d'occhio e ci sentivamo tutti e cinque invincibili, intoccabili, benedetti. Quando salire sul palco era una botta di smarrimento ed euforia che nessuna droga avrebbe mai potuto sostituire, le truccatrici ci riprendevano nel backstage mentre ci lanciavamo patatine e pacchetti di sigarette e c'eri tu, bello come l'erica incendiata dal tramonto quando ti svegliavi, spettinato e a torso nudo, tu dentro la mia testa, tuo dentro il mio letto. Benché abbia giurato più volte che sarei andato da Niall per farmi prendere a pugni se mai mi fossi ritrovato in mezzo a riflessioni di questo genere, so che c'eri tu dentro il mio cuore.

Ogni tanto, immagino come sarà raccontare all'infermiere di una casa di cura la cui madre sarà stata una mia grande fan che quelli furono i momenti migliori della mia vita.

Come sempre quando si tratta di stronzate, fu Zayn a cominciare, una sera che eravamo troppo su di giri dopo uno show per riuscire a dormire. Gli bastò cercare su quella meravigliosa arma di distruzione che é Google "One direction fanfiction" per catapultarci in una realtà di cui ignoravamo l'esistenza. Quella sera, ridemmo così tanto che gli addominali mi andarono in fiamme, ed imparammo le due parole destinate a rovinare tutto.

Larry Stylinson.

Ti tenevo sulle ginocchia mentre leggevamo pagine e pagine di porcate cui, secondo autrici dalla fertile immaginazione, ci saremmo dedicati a luci spente, nel segreto di anonime stanze di albergo. Qua e là prendemmo spunto, devo ammetterlo. Scompisciarsi sulle fantasie di PolliePoppie95 mentre leccavi ogni centimetro del mio corpo era spesso il piatto forte della settimana.

Certo, c'erano anche centinaia, migliaia di storie in cui uno di noi due, di solito io, incontrava una ragazza dal nome insipido o assurdo e le faceva "toccare le stelle" a colpi di bocca o di altro. Se possibile, ci piacevano ancor più delle altre. Se solo schiere di Hope, Melanie ed Emily sapessero quante volte le abbiamo citate ridacchiando mentre eravamo uno tra le braccia dell'altro.


Mia madre diceva che il gioco é bello quando dura poco, e in fondo credo che abbiamo sempre saputo che la favola sarebbe finita. C'erano dei tizi ben rasati in giacca e cravatta, e un avvocato, e la tizia bionda dell'ufficio stampa, Charmaine. C'erano facce gravi e rughe di preoccupazione. C'era tensione, ovunque. C'eravamo io e te, piccoli e nudi e sperduti nella tempesta, che avremmo voluto tenerci per mano come Hansel e Gretel e invece stavamo con le braccia incrociate.

Larry Stylinson non era più un gioco, una battuta. Era un pettegolezzo, una diceria, una "malignitá" che assumeva le tinte di una quasi certezza. Le fan- a loro, ragazzi, tutto quel che siete lo dovete a loro- si sentivano incerte, tradite. Credete davvero che vi seguano perché sapete balbettare tre note? Che verranno ai vostri concerti, compreranno i vostri dischi, scaricheranno i brani da iTunes se non potranno più sognare di sposarvi, farsi ingravidare e vivere in una casa con piscina?

Per un secondo, mi venne in mente di citare PolliePoppie95 e tutte le altre autrici, ma ebbi il buon senso o la codardia di tacere. Era chiaro che le "Larry shipper"- un altro termine ridicolo scovato da Liam, che mi faceva pensare a una compagnia di spedizioni- non costituivano la maggioranza.

Le illazioni su Larry Stylinson dovevano finire.

E a nessuno importava qualcosa se saremmo finiti anche noi.

I giornali lo strillarono prima che tu avessi il coraggio di dirlo a me. C'era una ragazza, carina, dai capelli color cannella. Me lo comunicasti biascicando, senza guardarmi negli occhi.

Dio, l'intensità grottesca con cui ho sempre amato i tuoi occhi.


Ci scopi?

Te la scopi, Louis?

Mentre la fotti pensi a me?


Lo urlai sulla tua faccia immobile, odiandoti, odiandomi, odiando i coccodrilli in completo che si erano detti tanto dispiaciuti per la situazione. Incredibile cosa si inventi la gente, avevano sentenziato. Io sentivo la pressione delle tue dita nelle spalle mentre venivi sussurrando il mio nome ed annuivo, intrappolato in un incubo. Tu fissavi il pavimento.

Quanti mesi sono che non mi guardi, Lou?

Da quanto tempo mi neghi i tuoi occhi?

Quante donne con le bocche truccate hanno sorriso avvinghiate al mio braccio, lasciando che la stampa facesse il resto?

A volte, quando la preoccupazione spinge Zayn in una delle mie infinite camere d'albergo e restiamo a fumare in balcone finché la pelle non si increspa sugli avambracci, mi rendo conto di colpo che c'è molto di peggio.

Che milioni di persone come noi sono state uccise, incarcerate, picchiate, abbandonate in una pozza di sangue sul ciglio di un'autostrada, rifiuti, bestie.


Non siamo stati torturati con lo schiacciapollici dall'Inquisizione Spagnola

Nessuno ci ha rinchiuso in un campo di concentramento

Non ci hanno lapidati a morte in Iran

Oscar Wilde, dopotutto, l'hanno sbattuto in prigione

Guadagniamo abbastanza da sentirci in imbarazzo nei confronti di chiunque

La sera, nei nostri letti, ci sentiamo soli e abbattuti e frustrati e ancora soli, ma siamo al sicuro


Certo, e questo vorrei dirlo alle autrici che, imperterrite, continuano a scrivere di noi, con disperazione più che con lussuria, digitando le due parole vietate ancora, ancora e ancora, non siamo noi gli eroi. Forse, questo sì, esistono dei cattivi con i gemelli d'oro e delle vendite da spingere, spingere sempre più; ma di sicuro noi due, separati, con i sorrisi spettrali e le scarpe da cinquecento sterline, non abbiamo a disposizione mantelli rossi o armature lucenti, e nemmeno le palme del martirio.

Siamo (o forse sono; tu non mi parli, Lou, tu non mi prendi più la mano durante le interviste, tu ti siedi al capo opposto della stanza, perché non mi guardi, Lou?) quello che siamo sempre stati: ragazzini. Ragazzini gettati in pasto a un sogno per cui molti avrebbero sacrificato qualunque cosa, che non sanno l'anno di nascita di Napoleone e non ricordano, se mai l'hanno imparato durante qualche stupida lezione di judo nella palestra della scuola, come cadere senza ferirsi. Ragazzini ricchi e sempre circondati da ammiratori, che hanno avuto l'opportunità di vivere la favola.


E anche stasera, mentre mi chiedo perché mi sono svegliato così tardi e mi rendo conto che devo fare una doccia, perché così non va, e che non ho ancora chiesto alla costumista che cazzo mi devo mettere, e che forse non ricordo neppure la scaletta, sto per assaggiare un altro boccone del mio dolce al veleno. Visi giovani e pieni di quella speranza che una volta tracimava dai tuoi occhi, striscioni, grida stridule di entusiasmo e smartphones pronti a riprendere un gesto, un respiro, a registrare un "you" che si trasforma in un "him", una mano che sfiora un braccio. Stasera saliamo sul palco. La vita di Harry Styles, quella che tutti sognano.


Io farei cambio, Lou.

I soldi, la fama, tutte le fighe che voglio e tutte le macchine che avrei mai potuto sognare.

Per te.

Per una casa con il lavandino scassato, una station wagon nel vialetto, i tuoi occhi, morire di notte tra le tue cosce, i tuoi CD schifosi di musica commerciale, Larry Stylinson in una villetta di periferia, dove nessuno potrebbe trovarla.

Prendo una matita da trucco dimenticata da Gemma nel mio zaino quelli che sembrano decenni fa e traccio una piccola riga all'altezza delle ciglia inferiori, per poi sbavarla con le dita. Un trucco, una ragazza troppo bella dentro la mia macchina, i paparazzi chiamati di proposito, una bugia. Tra due ore si va in scena.


Guardami, Lou. Solo una volta.

Guardami.

anche solo per un istante, nella mia testa, nel mio letto, come da sempre esistiamo nel mio cuore.

Esistiamo ancora.

Esistiamo ancora?



NdA: Ovviamente, nessuno dei personaggi citati mi appartiene e il pensiero che ho espresso in queste righe non coincide in alcun modo con il loro.

Siate spietatissimi nel recensire, é la mia prima storia in questo fandom (al quale non appartengo. LOL)

Per alterne vicende, non possiedo un computer e ho fatto tutto col telefono. Se l'impaginazione non è una cosa da venirmi a prendere a casa e scorticarmi è tutto merito di mia sorella Imp e della mitologica Kaylee. Ji! Un grosso buh a june93 (adoro importunarti con l'angst) e a Larrys_bravery, che aspetta la mia minilong con fiducia. Zzzzuà, vi lovvo.

  
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