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Autore: Amove98    26/08/2014    0 recensioni
Entrai in classe e lui mi fissò. Non perché fossi affascinante o altro. Perché ero diversa, nel vero senso della parola.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Sudafrica,1980. Erano le 4 del mattino. Aprii la finestra e vidi l'alba. La brezza mattuttina mi accarezzava dolcemente il viso e i capelli,quei capelli neri e crespi che sistemavo con della semplici treccine.Andai in bagno, mi lavai e alle 4.30 ero già pronta per andare a lavorare; facevo le pulizie in un ristorante prima e dopo scuola perchè eravamo in un situazione un po' drammatica. Mia madre aveva appena perso il lavoro. Faceva la segretaria in un azienda, un lavoro raggiunto grazie alla sua grande determinazione e volontà di studiare che aveva da ragazza nonostante la sua povertà; e poi era tra le poche donne di colore che lavorava insieme ai bianchi e che il suo lavoro non consisteva ne di pulire ne di servire.In famiglia eravamo in 6: io, mia mamma, mio papà, mia sorella maggiore Sunove(primogenita), mio fratello maggiore Mali e la mia sorellina Aisha. Sunove aveva 25 anni ed era sposata. Lei e suo marito si trasferirono perchè lui aveva trovato lavoro. Ma nemmeno loro navigano nell'oro e qualche volta le davo un po' dei soldi miei guadagnati per aiutarla. Mali invece aveva 19 anni e aveva appena finito gli studi. Ora voleva lavorare nel campo della meccanica. Lui era il mio super fratellone perchè mi stava sempre vicino e cercava in tutti i modi di rendermi felice. Fu lui che mi incoraggiò ad accettare la borsa di studio che mi permetteva di trasferirmi in una scuola più prestigiosa. E infine Aisha, la mia sorellina di 6 anni. Amava giocare con le bambole ed era una bambina molto allegra e vivace. Mio papà lavorava giorno e notte in una fabbrica; tornava stanco, col mal di schiena e il corpo affatticato dall'eccessivo sforzo eppure era sempre sorridente. Quando un giorno si fece male al lavoro, vedendolo addolorato mi giurai che l'avrei ricambiato per tutto quello che faceva per noi. Io mantengo sempre le mie promesse.Io invece mi chiamo Afrika e ho 16 anni. Lo so che il mio nome non è niente di che rispetto ai nomi dei miei fratelli, ma i miei mi dissero che da piccola quando aprì per la prima volta i miei occhioni verdi videro in essi l'immagine dell' Africa. Frequentavo la terza liceo. Ero molto brava a scuola e cosi i professori insieme alla preside decisero di propormi l'oppurtunità di trasferirmi in una scuola più prestigiosa dove avrei potuto coltivare le mie capacità e le mie passioni. Io accettai, convinta che fosse simile alla scuola che frequentavo, cioè di maggioranza nera ma non era così. Io vivevo in periferia, vivevo con la mia gente e avevo sempre desiderato uscire da lì. Ma i tempi erano cambiati, le cose erano cambiate, tutto era cambiato. Non avevo capito cosa stava succedendo finchè accesi la televisione e sentii parlare di Apartheid. Ora avevo capito tutto. Valeva ancora la pena cambiare scuola? Conoscere nuova gente e lottare per diventare ciò che vorrei? Mio fratello mi guardò negli occhi e mi disse: - Tu puoi essere quello che vuoi, basta lottare ed essere determinati. Non farti influenzare, la vita è un esperienza e sarai il mio più grande orgoglio- Mi baciò la fronte mentre dagli occhi mi uscivano lacrime di gioia. E allora decisi: io ci andrò. Ed eccomi qui. Oggi è il mio secondo primo giorno di scuola di terza liceo. Finii di lavorare alle 6. Tornata a casa mi lavai, feci colazione e mi vestii. Mia mamma voleva accompagnarmi ma le dissi che poteva tranquillamente stare a casa. - Sono orgogliosa di te- mi disse- Mi raccomando piccola mia, stai tranquilla e sii te stessa. Lo so che in tv non si sentono belle notizie ma le persone possono cambiare, a prescindere dal colore- Ci abbracciammo e uscii di casa per prendere l'autobus. Tutti mi fissavano come se fossi la prima donna di colore a prenderlo ma io sorridevo perchè pensavo a quanto poteva essere bello fare questa nuova esperienza. Entrata a scuola mi dirissi in segreteria. - Buon giorno, io sono Afrika.Avevo ricevuto una borsa di studio pe trasferirmi qui- . La donna mi fissò per alcuni secondi finchè da un ufficio uscì una donna mora, molto bella e solare. - Tu devi essere Afrika!- mi disse- Io sono la preside,piacere- La donna mi ispirava molto come persona, era stata lei ad accettarmi nonostante sarei stata la prima ragazza nera a frequentare questo liceo. Io ricambiai e mi accompagnò verso la mia nuova classe. La scuola era grandissima e ben curata: c'erano delle piante, dei bellissimi quadri e le pareti avevano un colore bellissimo. Mi chiesi come mai il governo non poteva rendere anche le nostre scuola così. Giungemmo alla porta della classe. La preside entrò e gli alunni si alzarono. La prof.ssa stava interrogando in quel momento. - Ragazzi, questa è Afrika, la vostra nuova compagna. E' molto brava ed è per questo che è qui- Io entrai. Mi sentii gli sguardi addosso. Indietreggiai e mi scontrai contro l'interrogato che era in piedi. Mi girai e mi fissò. Aveva anche lui gli occhi verdi. Lui mi guardava stupito .Dopo alcuni secondi la preside aggiunse:- Mi raccomando trattatela bene- e uscì. Io mi sedetti al primo banco e l'interrogato ritornò al suo posto. La prof.ssa mi disse: - Presentati-. Io mi alzai, guardai i miei compagni- Sono Afrika e ho 16 anni-.
   
 
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