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Autore: stilesarrow    26/08/2014    7 recensioni
«Signor Queen, mi dispiace averla disturbata. Io sono.. ecco, non so come mi chiamo. Non so se ho una famiglia, non so se ho un fidanzato e tantomeno quanti anni ho, non so nulla di me, e non so perché ho dimenticato tutto. Non so cosa mi è successo, so solo che ho un disperato bisogno di soldi, e di cure.» Alzò per la prima volta la mano dal fianco, lasciando intravedere una parte del vestito più zuppa delle altre. Era diventato quasi trasparente per quanto era bagnato. Si vedeva solo molto, troppo sangue e una ferita profonda. «Non ho idea di come me lo sia fatta, ma quando mi sono svegliata stamattina lo avevo. Ed avevo anche tutte queste cicatrici ed io.. ho bisogno di soldi. Non so dove vivere, come mangiare e tantomeno come pagare quello che ho bevuto stasera. Se lei potesse offrirmi un posto di lavoro, le prometto che onorerò il suo impegno nell’aiutarmi.»
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Nuovo personaggio, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Al Verdant era una delle tante sere affannate e incasinate, una di quelle sere in cui l’umidità ti si attacca addosso e non se la sente proprio di lasciarti andare. Felicity, su ordine di Oliver, era andata di sopra per controllare che tutto andasse per il verso giusto, e per dare un’occhiata a Thea. Thea Queen (o meglio, Merlyn?), sorella (o meglio, sorellastra?) minore di Oliver, proprietaria quasi a tutti gli effetti del Verdant, che un tempo era stato il night club del signor Queen. In realtà gli serviva solo come copertura per le sue “attività notturne”, se così si possono chiamare, o meglio le attività del Vigilante, meglio conosciuto come Freccia Verde o semplicemente Arrow.
Thea sembrava indaffarata a preparare un complicato cocktail che la impegnava a pieno, ma almeno non stava bevendo (almeno non ancora) e non si stava drogando, punti fondamentali di cui Oliver sarebbe dovuto essere messo al corrente. Ma l’attenzione di Felicity venne catturata da una ragazza che si trovava nell’altro lato del locale, esattamente di fronte a lei, se non fosse stato per tutta la gente che ballava in pista. Sul suo viso era dipinta una smorfia di dolore, ed il suo vestito color pesca sembrava macchiato. Decise di prendere coraggio ed andare verso di lei, dopotutto era importante che nel locale non ci fossero problemi, per la buona riuscita delle loro missioni e soprattutto della copertura di Oliver.

 

«Qualcosa non va?» Felicity si avvicinò cauta a quella ragazza bruna, con gli occhi scuri.
«Nulla di cui preoccuparsi, stavo bevendo del vino, e qualcuno mi è venuto addosso. Potresti aiutarmi solo nel caso in cui tu avessi dello smacchiatore.» Sorrise per qualche istante, poi andò dritta nel bagno delle ragazze.
Questa cosa mi puzza un po’” Pensò Felicity, ed era pronta a tornare indietro nel loro “covo”, se non fosse per il fatto che non vide nessun bicchiere di vino nelle vicinanze, e neanche del vino per terra, solo alcune gocce, ed erano decisamente troppo chiare per essere gocce di vino. Ripensandoci, anche quelle sul fianco della ragazza non sembravano macchie di vino. Arrabbiata e decisamente pronta a farsi sentire da quella sconosciuta, corse in bagno a passo deciso, per trovare la ragazza seduta sul sudicio pavimento, che cercava con tutte le sue forze di bloccare quella macchia che sembrava allargarsi sempre di più. Felicity si avvicinò, prese dei fazzoletti e glieli porse.

«Non è vino, vero?» La bruna alzò gli occhi, la fissò intensamente per qualche secondo e poi rispose. Un secco e duro «No.»
«Non mi piace molto il sangue, non lo sopporto e a dire la verità mi fa anche abbastanza schifo, ma ho un amico che potrebbe darti una mano, sempre nel caso in cui tu..» Come al solito, la sua lingua la tradiva. Oliver sarebbe riuscito sicuramente a darle una mano, ma non sarebbe potuta entrare nel covo senza scoprire la sua vera identità. Era pieno di frecce, computer, attrezzi e persino una teca con il costume del Vigilante. Era tremendamente indecisa e non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare lei da sola per aiutare quella ragazza. «Non ho bisogno d’aiuto» disse e prese il polso di Felicity. Una presa salda, che nemmeno sapeva di avere. «Io.. scusa, non volevo farti male» vedendo la bionda indietreggiare si stupì lei stessa della forza che aveva messo in quel movimento così naturale. «Non ho bisogno d’aiuto, posso cavarmela da sola» aveva un’aria così tormentata, come se non sapesse quello che stava dicendo. «Grazie per il tuo aiuto..»
«Puoi chiamarmi Felicity, se vuoi. Felicity Smoak.» Felicity sorrise, anche se non era proprio il momento giusto per farlo. Eppure non riuscì a controllarsi, provava quasi affetto per quella ragazza, anche lei voleva essere così. Non voleva avere bisogno di nessuno, voleva cavarsela da sola e soprattutto voleva essere una supereroina agli occhi degli altri. Eppure la sua vita non aveva nulla di eroico, se non le attività notturne che mandava avanti con Oliver e Diggle. Era solo un’informatica molto preparata, sempre pronta ad aiutare Arrow a sconfiggere i traditori di Starling City. Ma voleva essere molto di più, voleva essere di più per Berry, di più per Oliver e Diggle, persino per questa sconosciuta. «E tu?» Chiese dopo qualche secondo di silenzio.
«Io cosa?» La ragazza continuava a tamponare qualunque cosa avesse sotto il vestito. «Come ti chiami?» Vuoto. Vuoto totale. Come se le avessero appena fatto l’incantesimo Oblivion. «Io.. io non lo so»
«Come? Sei così ubriaca da non sapere come ti chiami?» Felicity scoppiò in una risata isterica. Stava perdendo la pazienza, dopotutto voleva solo aiutarla, e lei sembrava abbastanza restia a farsi dare una mano. «Io non.. Non ricordo niente, mi dispiace» Sgranò gli occhi. O era un’ottima attrice, oppure era tutto vero. «Perché sei qui?» Silenzio.
«Ho trovato questo, in un pacco con questo vestito. E’ l’indirizzo del locale.» Su un fogliettino minuscolo, ingiallito ma non stropicciato, c’era l’indirizzo del locale. «Non sai chi te l’ha dato?» Chiese Felicity, mentre credeva di star perdendo la lucidità. «No, non ne ho idea. L’ho trovato sul letto di una camera d’hotel. Non so neanche come ci sia arrivata, so solo che sono dovuta scappare. Chiunque mi abbia prenotato la camera, non ha pagato, e nel caso in cui fossi stata io.. Bhe ero a corto di soldi!» Rise. Sembrava simpatica, dopotutto. «Forse potresti lavorare qui, sai, mentre cerchi di ricordare.» Sembrava tutto così assurdo, non riusciva nemmeno a smettere di ridere parlando con questa perfetta sconosciuta dall’aria vissuta e giovane allo stesso tempo. «Sei la proprietaria?» Chiese e Felicity si pentì di nuovo di ciò che aveva detto. «No, ma conosco Thea ed Oliver, sono loro che hanno il locale. Potrebbero darti una mano, sono persone per bene. Se ti va, possiamo andare a parlare con Oliver proprio ora.» Sorrise e diede una mano alla ragazza, che non riusciva a reggersi su quei tacchi scomodissimi che indossava.
«Non sopporto questi cosi, non so come ho fatto a metterli» Se li sfilò e li lanciò in un angolo del pavimento, continuando a camminare scalza. Sulle gambe aveva diverse cicatrici, ma non stonavano nel complesso. Aveva delle gambe lunghe e una vita stretta, chissà cos’altro nascondeva sotto quel vestito.

 

Oliver, Oliver?” Non si era neanche accorta che Felicity aveva preso il cellulare e composto un numero. “Oliver, c’è una mia.. ehm.. amica qui, ha bisogno d’aiuto. Ci raggiungeresti nel retro del locale? Adesso.” Non seppe mai cosa rispose questo Oliver, perché Felicity attaccò prima che potesse rispondere. «E così.. Conosci i proprietari» La bruna cercava disperatamente di fare conversazione, di dimenticare (per quanto possibile, ancora di più) la situazione in cui si trovava e il suo vestito color pesca ormai completamente rovinato.
«Già. Lavoro alla Queen Consolidated, sono una tecni.. la segretaria del signor Queen» Dopo essersi unita alla squadra del Vigilante, non poteva più essere semplicemente una tecnica informatica ai piani bassi, doveva diventare la segretaria del signor Queen, perché le conversazioni frequenti fra i due avrebbero avuto molto più senso, e come lei anche Diggle era diventato importante, era diventato l’autista nero di Oliver. Diciamo che a lei era andata anche abbastanza bene, sotto questa prospettiva.
«Felicity?» Un ragazzo alto, con gli occhi azzurri e molti, decisamente troppi muscoli nascosti sotto giacca e cravatta rigorosamente neri, era appena arrivato di fronte a loro. «Oliver.» Felicity sorrise leggermente per poi lanciare un’occhiata prima ad Oliver, poi alla ragazza che continuava a tenersi il fianco, e poi nuovamente al ragazzo. «Questa è.. Una mia amica. Ha bisogno di soldi, mi chiedevo se tu e Thea poteste prenderla a lavorare qui.» Il ragazzo sgranò gli occhi.
«Quindi questa è.. una tua amica.» Era sarcastico, e sapeva che Felicity stava dimenticando di dirgli qualcosa. «Signore, mi dispiace averla disturbata. Io sono.. ecco, non so come mi chiamo. Non so se ho una famiglia, non so se ho un fidanzato e tantomeno quanti anni ho, non so nulla di me, e non so perché ho dimenticato tutto. Non so cosa mi è successo, so solo che ho un disperato bisogno di soldi, e di cure.» Alzò per la prima volta la mano dal fianco, lasciando intravedere una parte del vestito più zuppa delle altre. Era diventato quasi trasparente per quanto era bagnato. Si vedeva solo molto, troppo sangue e una ferita profonda. «Non ho idea di come me lo sia fatta, ma quando mi sono svegliata stamattina lo avevo. Ed avevo anche tutte queste cicatrici ed io.. ho bisogno di soldi. Non so dove vivere, come mangiare e tantomeno come pagare quello che ho bevuto stasera. Se lei potesse offrirmi un posto di lavoro, le prometto che onorerò il suo impegno nell’aiutarmi.» Per Felicity era come se quel lato di quella ragazza fosse completamente nuovo. Sì, è vero, la conosceva da poco, ma le aveva mostrato solo la parte dura di se stessa, ed anche questa non sembrava da meno, era lo stesso forte e decisa, ma aveva un tocco di gentilezza che prima non aveva usato. «Va bene, avrai il posto» Oliver sorrise, ed aveva proprio un bel sorriso. Denti perfettamente allineati, bianchissimi. «Credo che tu abbia bisogno d’aiuto con quella» Disse indicando la ferita che non voleva smettere di sanguinare.
«Felicity, portala da Diggle. E’ a casa sua, le darà una mano.» E detto questo, sparì nel nulla in un batter d’ali.

 

«Felicity, chi è Diggle?» Chiese mentre salivano in macchina.
«E’ la guar..è l’autista di Oliver» Un grande, enorme e spontaneo wow si dipinse sul volto della ragazza. «Ha molti.. soldi, il tuo amico» Felicity semplicemente annuì. «Hey, Felicity, puoi accostare?» Chiese decisa.
«Se hai intenzione di scappare, sappi che Oliver non te lo perdonerà» La mora scese dalla macchina ed entrò nel giardino di una delle tante villette tutte uguali. Questa però sembrava logora, sporca, sicuramente nessuno ci viveva da anni. «Cos’ha di strano questo posto?» Felicity era scesa dalla macchina e aspettava due o tre passi indietro rispetto a lei. «Mi è familiare. Come se l’avessi già visto» Forse ci sono passata mentre andavo al Verdant, pensò, ma no, non era possibile. Aveva preso un taxi ed era troppo concentrata a trovare un modo per scappare senza pagare che a guardare le vie che stavano percorrendo. «Ci abitava una famiglia, tempo fa, ma dicono che siano morti tutti durante un’incendio. Sono solo voci, magari sono scappati tutti prima che l’incendio venisse appiccato, e nessuno ne sa nulla.» Immagini confuse si fecero largo nella mente della ragazza. Un uomo, che prendeva un accendino ed iniziava lentamente a prendere diversi pezzi di legno, coperte, fogli e cartoni. Ricordò di aver visto una madre ed un padre, che abbracciavano stretti i loro due figli. «Ti ricorda qualcosa?» Le immagini furono interrotte da Felicity che si avvicinò a lei. «Niente.» Mentì.

 

 

 

Spazio autrice:

Ciao a tutti! Ho in mente di scrivere qualcosa del genere da secoli, eppure non riuscivo mai a trovare il coraggio di pubblicare qualcosa. Da quando ho visto Arrow per la prima volta, è stato amore a prima vista, o meglio a primo streaming, ed adesso non posso più stare senza, e dover aspettare ottobre per me è uno strazio.

Ho deciso di aspettare a farvi scoprire almeno il nome di questa ragazza perché a dire la verità, devo ancora sceglierne uno. Ci sono tanti nomi che mi frullano per la testa, ma nessuno che mi convinca abbastanza, e se sarà una buona storia come spero che sia, non posso portarla avanti dando alla mia protagonista (o quasi) un nome che non mi convince. Quindi, chiedo aiuto a voi: quale nome vorreste dare alla sconosciuta color pesca?
Credo che mixerò un po’ di tutte le serie, libri e storie che mi piacciono, spero che vada tutto per il verso giusto, e se così non fosse, spero di avervi almeno fatto passare del bel tempo mentre leggevate. Buona giornata a tutti!

   
 
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