Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense
(Dante Alighieri, Inferno V, vv 103-107)
Prologo
L’amore tinge di rosso tutto ciò che tocca.
Non guarda con gli occhi ma con l’anima e prima che qualcuno se ne renda conto si è già macchiato.
Non chiede scusa e non torna indietro, quando ti colpisce non puoi più farne a meno.
L’amore è la più saggia delle follie e la più nobile debolezza dello spirito.
Non gli importa di che razza sei o quale colore abbia la tua pelle, non fa distinzioni perché una volta che ha afferrato il tuo cuore non lo lascia.
Di sicuro dove non c’è luce non può esserci dolcezza ma forse, non è del tutto vero.
L’amore è un concetto estendibile che va dal paradiso all’inferno, dal cielo al mare.
Non contano le diversità e le differenze delle persone, ciò che viene catturata è l’anima.
Due ragazzi di sangue diverso conosceranno ciò che tutti al mondo desiderano provare almeno una volta nella vita.
Però ci sono abissi che questa passione non può superare. Le trame del male colano come nero petrolio sulle ali d’amore, soffocandolo.
L’Amore danza a pari passo con la Morte. Insieme cantano una canzone di morte tra petali d’arancio appassiti e girano il mondo facendo conoscere dolore e passione.
Nel vaso di Pandora rinchiusa in un angolo nero e oscuro è rimasta la speranza a sorreggere gli uomini ma nessuno la sente urlare.
Perde sanguinando le sue piume mentre il mondo si frantuma sotto il peso di forze egoistiche.