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Autore: Vala    19/09/2008    5 recensioni
Vorrei, vorrei, vorrei. Se solo, se solo, se solo. Quante volte sentiamo queste parole risuonare alla tv, per le strade, nelle nostre conversazioni? Si infiltrano nella nostra mente, con un unico scopo distruttivo: renderci tutti uguali.

Serie di one-shot/flashfic ideate sui pensieri e modelli ideali con i quali sono più spesso in contatto...più spesso per scelta degli altri che mia.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi, sono io, la vostra amica cicciottella preferita! Guardatemi mentre rotolo giù per le scale, mentre mi dimeno come fossi morsa dalle tarantole per farmi notare da voi, esseri di sesso maschile che popolate il mio universo di amicosità. Eccomi, sono io, la vostra affettuosa consolatrice, che vi regge il gioco con i genitori con la sua aria da brava ragazza, che vi saluta la mattina con un sorriso dolce dolce, che vi passa i compiti e si dimostra sempre la prima a correre in vostra difesa per ogni problema o dubbio con qualche ragazza.
O anche con qualche uomo. D’altro canto, ormai più di tre dei miei amici sono dichiaratamente gay, e quando mai mi sono posta il problema di girare con voi? Mai. E quando mai mi sono preoccupata di quello che dice la gente? Mai. Però, io dico, ad un certo punto qualche dubbio ti viene quando ti guardi attorno e vedi tutte le tue bellissime amiche magre taglia 40-42 a braccetto con un uomo…e tu da sola. Tu guardi ancora attorno e trovi accanto a te solo amici disperati e ragazzi gay…o amici gay e disperati, che è un binomio a dir poco esasperante.
Ehi, vi ricordate di me? Sono quella ragazza che vi ha tenuto la testa mentre vomitavate dopo che vi eravate ubriacati al bar, e sono la stessa ragazza che poi vi ha salutato da lontano con la mano mentre salivate sulla macchina di un’altra ragazza dalla minigonna inguinale e i capelli perfetti. Mi avete vista almeno, mentre vi facevo “ciao ciao”, voglio sperare!
Ehi, vi ricordate di quella ragazza che a lezione aveva problemi a passare tra le due valige messe sapientemente a incastro in modo da far passare solo gli spilli? Vi ricordate di come avete gentilmente spostato le valigie e mi avete fatto posto…per poi mettervi a fissare il culo della mia migliore amica che stava scendendo le scale prima di me?
Ehi, avete presente quella ragazza rotondetta che vi accompagnava volenterosa con la macchina a lezione, che vi scarrozzava a destra e manca in cambio di un pranzo ogni tanto? Si? Adesso che vi siete messi con la sua amica con i jeans a vita bassa e perizoma a vista però il pranzo non lo pagate più, ma la macchina ogni tanto la pretendete lo stesso…e ora siete in due a sbaciucchiarvi sul mio sedile posteriore!
E ditemi, voi saggi uomini di cultura, vi ricordate della vostra amica del club degli scacchi che restava con voi ad aiutarvi a sistemare, a correggere i registri, a finire i compiti? Da quanti mesi è che non vi ricordate di aiutarla nelle incombenze ma vi ricordate di scortare a casa la nuova iscritta del primo anno, uno scricciolo dalla risata irritante ma dalle anche in vista?
Un attimo, mi volto per un riflesso, e vedo lui, bellissimo, perfetto, adorabile. Gli vado vicino. Gli sorrido. Ho il coraggio di parlargli. Pare interessato. Magari ce l’ho fatta, sarebbe bellissimo, fantastico, assolutamente perfett…no, non sta più guardando me. Magari non ha mai guardato me. Sta beatamente parlando con la tua amica timida che non si è fatta avanti, ti ha solo vagamente accompagnato per i primi tre metri e poi ha fatto per dileguarsi. Ma tu porti tre taglie più di lei e con tutta la socialità di questo mondo, lei avrà sempre tre taglie meno di te.
Li lasci da soli, a parlare per ore, o meglio con lui che parla e la tua amica che arrossisce e annuisce dandogli ragione su tutto. E allora ti chiedi, tra sospiri e malinconia, perché mai gli uomini ragionino solo con il cazzo? No, non è vero, ti consoli mentre guardi il tuo profilo rotondo passare davanti alle vetrine di alta moda che propongono come trend dell’inverno la taglia 38, striminzendo i manichini in completi che a fatica stanno bene a pezzi di plastica perfettamente proporzionati. Gli uomini non ragionano con le parti basse. Gli uomini ragionano con quello che gli metti in testa. E se gli metti in testa che essere magri è bello, loro cercheranno solo donne magre.
Te lo diceva sempre la nonna prima di morire di diabete che un tempo erano le maggiorate ad andare di moda, e tutte facevano i salti mortali per mettere su un po’ di ciccia. E allora tu guardi la tua ciccia, riflessa in quel vetro inclemente, e ti sorridi perché sai che se sorridi sei più bella. Sai che se continui a sorridere, prima o poi qualcuno noterà il tuo sorriso e ti saluterà per quello che sei.
 E allora, in un secondo, qualcuno batte sulla tua spalla. Tu hai paura, sai che non sei truccata bene, hai la maglietta un po’ troppo corta o magari stretta, i jeans mostrano il tuo sedere enorme secondo i canoni. E ti vergogni. Ma ti volti con lo stesso sorriso.
“Ciao amica mia! Ti va di venire con noi in sala giochi? Ci manca il quarto per la partita di calcetto!”.
È un tuo amico. Uno dei tuoi tanti amici maschi. Sempre amici, mai fidanzati. Tu lo guardi, mantieni il sorriso, e lo segui fiduciosa in quell’antro di follia maschile chiamata calcio o la versione ridotta. Perché speri che prima o poi, continuando a fare l’amicona, qualcuno noti che sei sola, e si decida una buona volta a vedere il tuo sorriso falso e non la tua massa corporea.
Io non mi interesso dell’aspetto fisico, io non mi interesso del grasso attorno ai miei fianchi, io sono più donna di tutte quelle anoressiche messe insieme! All’uomo piace toccare, cosa c’è da toccare in mezzo a quelle ossa spigolose? Non mi pento di come sono, a me piace il mio corpo, a me piace la mia vita e adoro i miei rotolini che mi tengono caldo. Cosa ne sanno quelle stecche di cosa sono le curve? Le uniche curve che conoscono sono quelle per strada, e nemmeno quelle conoscono bene.
Se sei magra, hai il ragazzo. Se non lo sei, sei single. Il concetto è facile. E nella tua testa, nonostante l’orgoglio, nonostante l’amor proprio, nonostante continui a ripeterti che non te ne frega niente, cominci a rivalutare l’insalatina e a odiare, sempre di più, in modo strisciante, quasi inconsapevole, quei rotolini di ciccia di cui tanto vai cantando le lodi. Nella tua testa, tu stai perdendo contro lo stereotipo.
  
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