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Autore: Oducchan    26/08/2014    1 recensioni
[...]perché non è che può smettere di pensare al tennis, ci mancherebbe, Sanada-fukubuchou gli darebbe una punizione esemplare e Yukimura-buchou lo farebbe correre fino a consumarsi le gambe; ma Liliadent è talmente collegato al tennis che a volte le due cose si fondono e diventano una sola, pulsante ossessione che lo accompagna nel sonno nel buio della camera, brillando piano dietro le palpebre fino ad assumere contorni che non hanno nulla d’innocente
[Liliadent/Kirihara] [U-17 camp]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Kirihara Akaya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan_OfTheLowerCourt 
Titolo: Y cuando sale el sol
Fandom: Prince of tennis
Personaggi: Liliadent Krauser, Kirihara Akaya (menzionati: Yukimura Seiichi, Sanada Genichirou, Yagyuu Hiroshi, Shiraishi Kuranosuke, Tezuka Kunimitsu)
Pairing: Kirihara/Liliadent (Hanno un nome? Io la chiamo Angel pair ù.ù)
Genere: introspettivo, sentimentale, leggermente erotico <3
Avvisi: leggero what if (Dato che Liliadent è sparito nel capitolo 31 ed è riapparso solo nel 69 per una vignetta, cosa abbia fatto dopo aver perso la partita con Nakaeguchi non lo sappiamo. Nell'OVA si riprende e assiste parzialmente al doppio Kirihara/Shiraishi, però...)
Rating: giallo
Note:
A dirla tutta avevo in mente un'altra cosa per questo pair, poi però mi sono ricordata che Liliadent è un povero primino <.< E vabbè, ci si accontenta XD
Ambientata nel campo U17, perché il "gliela farò pagare" di Akaya un po' mi ha scaldato il cuore. E sono così bellini e urgh, è un peccato sia un pairing miscalcolato.
Poi, note pratiche: Liliadent parla poco il giapponese, spesso e volentieri si esprime in inglese, ma Kirihara fa veramente schifo nella lingua e per questo fanno fatica a capirsi. Inoltre Akaya ha coniato il nomignolo "Uzuaza" che dovrebbe venire dall'accorpamento di "fastidioso Crauza" (Perché si potrebbe aprire un poema sulla romanizzazione del nome di Krauser. Io personalmente uso quest'ultima perché mi sembra abbia più senso -cioè, come nome Krauser esiste, mentre Crauza non l'ho trovato da nessuna parte, e mi fa un filo pensare ai caruti, urgh, no).
Also, dai Pair Puri si evince che Yagyuu e Oishi si prendono la briga di aiutare Krauser nello studio del giapponese.
Ho detto tutto? Il titolo mi è venuto in mente individuando l'unica -sigh- fic sui due che ho trovato, in spagnolo. Automaticamente mi ha fatto pensare a Sale el sol di Shakira, e... beh, ecco tutto.


 
Y cuando sale el sol
 
Guardarlo è una tortura; così algido, e serio, e composto, con quei capelli biondi che brillano al sole come sottili fili d’oro e gli occhi azzurri come ghiaccio che gelano ogni cosa su cui si posano: gli attorcigliano lo stomaco in una catena di nodi che forse, forse, non è dovuta solo alla rabbia per quell’affronto che ancora gli brucia sottopelle. Forse.
 Parlarci, poi, neanche a pensarci, con quel dubbio costante su quale sia la lingua più adatta per rivolgergli la parola, l’incapacità di usare l’una e la paura di fraintendere cosa gli risponda nell’altra, e la certezza che altro non otterrebbe che una vergogna cocente e umiliante.
Gravitargli vicino appare più semplice, restando a distanza, studiandolo ma non stuzzicandolo; può farlo, può sopravvivere nei suoi paraggi senza cercare di sgozzarlo o di afferrargli quei maledetti capelli e strattonarlo nei bagni. Anche se quando lo spogliatoio si fa un po’ troppo popolato e la tensione inizia a salire e Shiraishi-buchou si mette a confabulare di strategie da seguire con Tezuka-buchou, e Kirihara si scosta di riflesso senza guardare dove sta andando e finisce con l’assestargli per sbaglio una gomitata nel fianco, una scossa che non ha nulla a che fare con la corrente statica lo scuote da capo a piedi e si sente andare a fuoco, a quel breve contatto. Non riesce proprio ad avvicinarsi, ma quando alza lo sguardo dal pranzo o dalla cena è sempre su di lui che va a ricadere.
È quasi sicuro che yukimura-buchou se ne sia accorto, se i suoi commenti gentili ma taglienti significano qualcosa.
È decisamente sicuro che Yagyuu-senpai se ne sia accorto benissimo, vista l’espressione che gli si dipinge inviso quando per sbaglio incrocia il suo sguardo e non le iridi azzurre di Liliadent-kun, mentre li sbircia lavorare su un testo di letteratura.
Ma ci pensa, e continua a pensarci, e non pensa a nient’altro che non siano la sua pelle chiara macchiata di sangue e il tennis (perché non è che può smettere di pensare al tennis, ci mancherebbe, Sanada-fukubuchou gli darebbe una punizione esemplare e Yukimura-buchou lo farebbe correre fino a consumarsi le gambe; ma Liliadent è talmente collegato al tennis che a volte le due cose si fondono e diventano una sola, pulsante ossessione che lo accompagna nel sonno nel buio della camera, brillando piano dietro le palpebre fino ad assumere contorni che non hanno nulla d’innocente).
Perciò, quando lo rivede dopo una giornata senza notizie, pallido ma in piedi e ancora con quello sguardo tagliente a illuminargli nonostante tutto gli occhi, non è che si trattenga. Non pensa nemmeno quello che sta facendo (qualcuno sicuramente ha gridato il suo nome, in lontanaza, ma che importanza ha?), lascia cadere la borsa con le racchette e si mette a correre verso l’ascensore, prima che le porte si chiudano dietro uno sfarfallio di capelli dorati e lo facciano sparire un’altra volta.
-Ohi, Uzauza!-
Il grido, perlomeno, lo fa voltare. Vede la pelle lattea far capolino da sotto il colletto della maglia, liscia e bianca e a malapena ombreggiata dalla piega volitiva del mento e immacolata, e non riesce a fermare il pensiero che pare fatto apposta per essere morsa e completamente imbrattata. Di rosso.
Krauser lo fissa, impassibile. Allunga con quella sua eleganza quasi distratta il braccio davanti alla fotocellula, e gli lascia il tempo per raggiungerlo senza fiatare. Non sembra scocciato, perlomeno. Anzi. C’è un che di intrigante, nel modo in cui le sue pupille si dilatano appena quando Kirihara si fa abbastanza vicino.
-That’s not my name, you know?- sibila, ma non c’è un’irritazione reale, nella sua voce. Solo quel suo tono gelido, che lo fa rabbrividire di aspettativa.
-Non parlare in modo incomprensibile, bastardo!- gli strilla, giusto per ripicca, poi riesce a infilarsi dentro la cabina dell’ascensore, e quando le porte si chiudono lo spinge con poca delicatezza contro il fondo. Whoa, avere la sfrontatezza di poggiargli le mani sulle spalle gli fa girare la testa e -maledizione, c’è uno specchio. Riesce vedergli la schiena, il modo in cui le spalle tendono la stoffa.
Non si sente molto le ginocchia.
-Ho preso la tua vendetta, Uzauza, lo sai?- abbaia comunque, con tutta la sicurezza di cui è dotato e investendolo con un sorriso trionfante. Strafottente. –Li ho stracciati miseramente. Mi aspetto un bel ringraziamento da parte tua-
Non dovrebbe mozzargli il fiato, il modo in cui Krauser inclina il capo e solleva una mano per scostargli delicatamente i ciuffi neri che gli ingombrano la fronte.
-I’ve been informed of that- mormora, con voce a malapena udibile, e Akaya decide su due piedi di interpretarlo come un “grazie, sei stato fantastico, Kirihara-senpai”. Poi però quelle dita appena tiepide dal viso scendono ad avvolgergli la nuca (giusto per un attimo, il tempo di smettere di respirare e di notare, con la coda dell’occhio, che sta pigiando il pulsante di blocco), e proseguono a serpeggiargli giù per la colonna vertebrale, lungo la schiena.
E poi ci si fermano, in fondo alla schiena. No, non in fondo, più...
Oh.
Oh.
-I hope this is allright, little angel-
Stavolta, anche se non afferra minimamente il significato preciso delle parole, il fatto che gliele sussurri dritte all’orecchio, accompagnate dal rapido (caldo, umido) dardeggiare di lingua e denti contro la pelle, gliele rende sicuramente più comprensibili.
-Qualunque cosa tu abbia detto, ci puoi giurare-
E poi si decide a saltargli al collo (O viene sollevato di peso? Chi può dirlo con esattezza, sta difatto che i suoi piedi non toccano più terra e la cosa gli piace) con entusiasmo terribilmente affamato e incollandogli le labbra alla bocca, e per quanto venire schiacciato contro una parete di metallo non sia particolarmente piacevole, la visione garantita dallo specchio lo ricompensa ampiamente.
 
 
   
 
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