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Autore: ScarletStar    27/08/2014    0 recensioni
Si tratta di un breve momento vissuto da un angelo e dal suo rispettivo opposto, probabilmente risulterà incapibile e sconsiglio a chiunque non abbia tempo da pedere di leggerla.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Un “click” e la macchinetta del caffè entrò in funzione. Yelahiah  osservò il liquido scuro scorrere nel tubicino trasparente e  versarsi nella tazza sottostante,  prese l’oggetto  riuscendo a bere sì e no metà del contenuto prima che la premura  lo costrinse a (ri)guardare  il tavolo e chi rannicchiato sopra di esso vi dormiva  serenamente.  Non era una novità  trovare cose strane alla mattina, residui  di inimmaginabili scorribande notturne e ormai credeva che niente l’avrebbe impressionato. Almeno fino a dieci minuti prima. Quando, raccolte le saliere trovate a frammenti sotto il lampadario (Questo lievemente allentato dal soffitto) si  era diretto in cucina per gettare i cocci, rischiando di provocare una seconda deflagrazione per colpa di una bottiglia finitagli sotto il piede, dovette scansarne un paio a suon di piroette ma bene o male riuscì nell’impresa, il tutto nel  totale silenzio.  Dopo di che si voltò e per un pelo  non fece un salto.  Da che sapeva  le creature celesti, angeli o demoni che siano, non dormono e non ne sentono il bisogno. Per cui ritrovarsi  il proprio alter ego sonnecchiante sul tavolo, per di più abbracciato ad una bottiglia di vodka (vuota per i ¾) fu a dir poco sconcertante. L’angelo lo squadrò per  un attimo, stabilendo che non era il caso di lasciarlo così, se la Master l’avesse visto… Be’ minimo gli avrebbe rotto la bottiglia in testa. E poi si trattava sempre di suo fratello.  Gli si avvicinò, sfilandogli con delicatezza  l’oggetto dalle mani, non sia mai che l’altro si svegliasse.
Raccolse e gettò  anche le bottiglie, infine non trovando  nulla da fare  pensò di concedersi un caffè  nella speranza di distrarsi.
 Dal suo giaciglio il caduto aprì lentamente un’occhi o, riconoscendo a stento il profilo dell’angelo.
- Ciao fratellino. Lo salutò, la voce  impastata dal sonno ridotta a un sussurro.  Yelahiah chinò la testa di lato, strano che non cercasse di ucciderlo, di norma  non avrebbe esitato soprattutto in una situazione del genere.. .  – Ben svegliato, Tromès .  SI limitò a dirgli atono, notando come  le labbra del caduto si piegarono verso il basso, in quello che ricordava un broncio.  In effetti a Tromès  per qualche ragione fece sconforto  sentirsi rivolgere un tono simile.  – Dannazione…siete sempre  tutti così … Sussurrò  lasciando la frase a metà. Richiuse gli occhi, Freddi, voleva  dire freddi,  ma si accorse  che  la cosa  che si  trovava sotto era fredda,  e il freddo contro la sua pelle  era piacevole, quindi non  sarebbe stato l’insulto che pensava. La voce di Yelahiah, leggermente più morbida, lo tirò su dalla catena di pensieri.  – Ce la fai ad alzarti? Riaprì gli occhi incrociando quelli celesti dell’angelo che sebbene non lo desse a vedere,  cominciava già  a preoccuparsi dello stato del caduto.  Riluttante Tromès  alzò il busto, sedendosi a gambe incrociate, muovendo gli arti con lentezza e titubanza, dettaglio che non sfuggì  all’angelo.  Certo Trom  era irragionevole però da lì ad arrivare ai livelli dei mortali  ce ne voleva…   Intanto, dietro  gli occhi gialli di Tromès il mondo ondeggiava . - Un acquario…Siamo in un acquario, giusto?  Domandò massaggiandosi le tempie, ignorando il suo contrario che si era avvicinato e ora si trovava a pochi centimetri da lui. – Sei ubriaco. Sentenziò l’angelo . –C-cosa…? Il caduto non afferrò la parola  anche se qualcosa dentro di lui gli suggeriva di tirare un bel rovescio  al pollo per avergliela detta.  – In ogni caso… Proseguì alzando il tono della voce. – Si può sapere che cazzo di ore sono?  Yelahiah  trattene un sospiro, ancora faticava a credere che l’altro si fosse ubriaco sul serio.  – Le sette del mattino. Rispose tendendogli una mano, il caduto prese l’arto andando a sbattere  addosso al petto  dell’angelo.  – Forse ho esagerato…  Mormorò  senza staccarsi dal  quel corpo che era  tanto caldo da farlo sentire stranamente bene…  - Quanto hai bevuto? Gli chiese Yelahiah,  indeciso se essere più sconvolto o  arrabbiato per l’improvviso comportamento. Tromès alzò lo sguardo – Come se ti importasse.  E fece ricadere il capo sulle spalle dell’angelo, aspettando di sentirsi dire quelle parole che tanto bramava.  Invece  non arrivò niente di diverso dal silenzio seguito dalla sensazione di essere trasportato.  – Resta qua. Gli disse Yelahiah tornando con  in mano un bicchiere pieno d’acqua. Alla vista del liquido il caduto arricciò il  naso, in una chiara manifestazione di disgusto . – Scordatelo. Ringhiò  –Come vuoi. Disse secco l’angelo poggiando il bicchiere sopra ad un comodino ed uscendo dalla stanza.  Tromès lo ignorò totalmente,  sdraiandosi  sul divano per non dare la possibilità all’altro di accomodarcisi.Senza preavviso l’angelo tornò pochi minuti dopo portandosi  dietro  una tinozza in plastica, ci si vedeva l’acqua agitarsi dentro.  – Non osare pensarci! Esclamò il caduto acquattandosi al lato opposto del  sofà , gli occhi spalancati.  Yelahiah a stento trattenne una risata; per certi versi  Trom ricordava  fin troppo bene un gattino…  - Tranquillo non voglio farti la doccia. Sospirò avvicinandosi.  – E io sono così idiota da crederti. Ribatté il caduto alzandosi di scatto. Per fortuna l’angelo si aspettava la reazione ed ebbe i riflessi  pronti per trattenere l’altro, evitandogli una vergognosa caduta.  – Adesso stai calmo e fidati. Gli disse l’angelo, iniziando a far sollevare l’acqua dalla tinozza, facendola poi scorrere sulla fronte del moro,  sperando di dargli almeno un po’ di sollievo.
   Da un lato l’istinto gridava a Tromès  di saltare addosso al biondo e massacrarlo fino a fargli sputare ogni singola goccia, mentre, al lato opposto  una vocina  correva in tondo sbracciandosi  bisognosa di sentire quelle parole.  “Non tutto va secondo i propri desideri”  Si mise le mani fra i capelli, merda, aveva bevuto  fino a crollare per cancellare  quello stupido discorso e neanche adesso voleva lasciarlo in pace.  Sentì una mano posarsi sulla spalla. – Trom…  Il caduto voltò  il capo, colpito all’improvviso da uno strano calore all’altezza del petto. Erano millenni che l’angelo non gli si rivolgeva con una voce così …affettuosa? Qualsiasi cosa fosse gli aveva fatto  passare ogni  voglia di far del male all’altro, ora desiderava soltanto continuare a ricevere quell’emozione. Attese che Yelahiah  gli si sedesse accanto per aggrapparsi al suo braccio e posare la testa contro la sua spalla. L’angelo chinò il volto verso il suo e le loro fronti si toccarono. – Non farci l’abitudine...ricorda che un giorno ti strapperò quelle alucce da pollo..  Borbottò  Tromès  sprofondando  sempre più contro il petto   dell’angelo. Chiuse gli occhi, perdendosi il meraviglioso sorriso di Yelahiah e la carezza che gli fece. – E tu ricorda che volere affetto non è una debolezza... un giorno te ne renderai conto anche tu, fratellino.
 
  
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