Ringrazio anche solo chi legge.


Cap.1 Un Capitano incantato

Tony sbuffò osservando i video olografici, vide il gruppo di persone vestite elegantemente farsi di lato e si osservò guardarle. “Beh, qualche problema?” chiese, nel video. Gli occhi dei presenti brillarono di riflessi azzurri, si piegarono leggermente in avanti con il busto. Tony sbuffò chiudendo il video, si voltò e allargò le braccia restando seduto.
“È da quando Loki ha cercato di incantarmi che succedono cose di questo tipo”. Ticchettò su una placca che nascondeva la luce del reattore.
“Sembra che la causa sia questa”. Il cellulare gli vibrò. Tony lo afferrò, premette osservando il mini-schermo olografico aprirsi davanti a lui e inarcò un sopracciglio. La figura di Steve apparve, era sudata e il ciuffo gli ricadeva davanti al viso.
“Stark, posso passare da te, dobbiamo parl ...”. Il soldato s'interruppe e le iridi gli divennero di un azzurro-bluastro fosforescente. “...posso venire?” domandò con la voce rauca. Tony batté le palpebre, aggrottò la fronte allargando le braccia.
“Ma certo, Cap. È successo qualcosa?” domandò. Steve annuì un paio di volte, teneva strette le labbra e la mascella era contratta.
“È riservato, gliene parlerò quando sarò lì” biascicò. La telefonata si chiuse. Tony osservò il cellulare, sospirò e si massaggiò il petto chiudendo gli occhi. Si alzò, si massaggiò il polso toccando il bracciale dell'armatura e raggiunse la scrivania ricoperta di pezzi di metallo. Si sedette, afferrò il cacciavite e iniziò a svitare una serie di viti da un pezzo di metallo lungo due volte il suo braccio ricoperto di fili. Le lancette dell'orologio poggiato nella scrivania sotto due pezzi di lamiera si spostarono di un'ora e mezza. La porta del laboratorio si aprì e Steve ne entrò, ansimando.
“L'Hydra governa il mondo!” gridò. Tony fece ruotare la sedia, inarcò un sopracciglio e si appuntò il cacciavite dietro l'orecchio; i capelli arruffati erano sporchi d'olio e gli occhi cerchiati di viola.
“Calma, Cap. Le cose non cambieranno urlando”. Le iridi di Steve brillarono di un azzurro con riflessi nerastri e il soldato socchiuse le labbra.
“Sì, Mr. Stark” sussurrò con voce rauca. S'irrigidì e avanzò, sentendo delle fitte alle gambe. Tony batté le palpebre, sospirò passandosi la mano tra i capelli, sentiva il reattore bruciare dandogli delle fitte.
“Allora, Cap. Rilassati. Che succede?” chiese, con tono calmo. Le gambe di Steve cedettero e il soldato cadde in terra seduto. Tony lo raggiunse, lo sollevò e lo trasportò fino alla sedia.
“Sicuro di non aver preso troppi steroidi?”.
“Non ne faccio uso” rispose Rogers meccanico. Il suo corpo s'irrigidì nuovamente. Le sue iridi brillarono più forte e lo stesso avvenne al reattore. Tony si tirò indietro, coprì il reattore e ci picchiò il palmo.
“Stupido coso” borbottò. Indietreggiò, sospirò e si sedette.
“Senti, qui stanno già succedendo cose abbastanza strane senza te e la tua passione per l'ordine militare”. Steve rabbrividì e lo guardò confuso.
“L'Hydra governa l'America” spiegò atono. Tony sbuffò, roteò gli occhi.
“E fin lì c'eravamo. Quindi, cosa vuoi?”.
“Che non si celino dietro ogni cosa” sussurrò Steve, rabbrividendo. Il sudore gli scendeva lungo il viso. Tony strinse i pugni tendendo i muscoli.
< Cap non è il mio migliore amico, ma percepirlo come minaccia è un po' troppo > si disse. Deglutì, inspirò.
“Ok. E cosa posso fare per te?”. Steve si coprì gli occhi con una mano e ansimò pesantemente, gemendo.
“I dati di Natasha sono in rete, loro la controllando come fanno con politica e servizi della difesa. Inoltre hanno reso loro succube il mio migliore amico e catturato Clint” spiegò. Abbassò la mano e boccheggiò.
“Fa ciò che desideri” esalò. Tony si alzò, camminò oltre delle scrivanie fino a dei vetri oltre i quali erano poggiate le armature.
“Se hanno preso Legolas dobbiamo salvarlo. Sai dove potrebbe ...”. Aggrottò le sopracciglia corrucciando la fronte, storse il naso e si voltò.
“Che vuol dire ‘fa ciò che desideri’?”. Steve cadde in ginocchio, appoggiò le mani per terra e ansimò con più forza. Si piegò di più e mise la fronte sul pavimento, scosso da una serie di tremiti.
“La testa mi si sta svuotando” si lamentò. Tony gli si avvicinò, lo tirò su e se lo poggiò contro.
“Tu non dovresti ammalarti” borbottò. Lo sollevò in piedi, lo strinse.
“Ti porto da un dottore?” chiese. Steve lo baciò, chiudendo gli occhi, ricadde senza forze e gli appoggiò il capo sulla spalla. “Portami dove desideri” biascicò. Tony deglutì, chiuse gli occhi e lo poggiò sul materasso. FerroVecchio adagiò sopra Steve una coperta, Tony gli indicò il piano bar e il robot vi si diresse passando sopra a dei cavi con uno scintillio. Tony camminò avanti e indietro.
“Cap, mi stai spaventando” ammise. Steve aprì le gambe e si strusciò sul materasso, gorgogliando.
“Mi perdoni” soffiò. Tony gli si inginocchiò accanto, gli toccò la fronte e sentì la mano scottare. Deglutì, si guardò intorno. “Non osare ammalarti!” si lamentò. Si alzò, raggiunse il piano bar e FerroVecchio gli passò una bottiglia d'acqua. Tony tornò da Steve, aprì la bottiglia e la inclinò.
“Bevi”.
“Bucky” farfugliò Steve allungando una mano verso il vuoto. Obbedì e bevve, si affogò e tossi convulsamente rovesciandosi addosso quella restante nella bottiglia. Tony sfregò i denti tra loro, sfilò la maglia al capitano e gliela passò sulla fronte.
“Può aiutarti?” domandò. Alzò il capo.
“Jarvis, localizza questo Bucky, magari prima che Cap riesca a morire respirando”.
“Agli ordini, sir”.