“Finn avrebbe preso a calci una sedia”. “Sì, era decisamente il suo stile”.
Where did I go wrong, I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
Somewhere along in the bitterness
La sedia rossa, proprio quella accanto alla porta.
Quel giorno era al centro dell’aula canto, insieme a lui e Quinn. E a te, ovviamente, il diretto interessato.
Finn la prese a calci dopo aver saputo di non essere il padre di suo figlio – di tua figlia, la tua Beth. La spinse via, spostandola solo di qualche mattonella nonostante le sue gambe smisuratamente lunghe e la forza con cui stendeva un giocatore di football. Forse non voleva distruggerla, dopo tutto, non voleva che qualcos’altro provasse quello che stava provando lui.
Scappò via di corsa, gridando al mondo il suo disprezzo verso di voi e verso quella situazione. Non ti eri mai sentito peggio di così.
And I would stay up with you all night
Had I known how to save a life
Had I known how to save a life
Ora la sedia non c’è più, scaraventata in fondo agli spogliatoi che vi hanno visto crescere. Da qualche parte, in uno dei tanti armadietti, deve esserci ancora la vostra incisione – piena di parolacce e disegni improbabili.
Da qualche parte, oltre il cumulo di palloni e cartelloni che hai appena stracciato, deve esserci anche la tua vecchia divisa.
Da qualche parte deve esserci anche lui, lo sai. Forse nella doccia a starnazzare una delle stupide canzoni dei Journey che piacciono tanto al professor Schuester, o magari al college a scivolare in mutande verso la rete da calcetto. O a casa, in classe, al supermercato, da Rachel.
Ovunque. Da qualche parte in questo fottuto mondo.
Let him know that you know best
‘cause after all you do know best
[…]
Correrebbe come hai sempre fatto tu, per lui, quando eravate in campo e tutto dipendeva da voi. Il quarteback e la sua spalla, il suo braccio destro. Quando eravate forti, e lo eravate insieme. Quando eravate entrambi vivi.
Lo conosci troppo bene per illuderti che lui, semplicemente, non abbia voglia di tornare da voi. Perché uno che perdona il suo migliore amico per essere il padre di un figlio che avrebbe dovuto appartenere a lui non può non voler tornare. Semplicemente, non può.
[…]
And pray God he ears you
And pray God he ears you.
E così speri che almeno ti veda, che veda cosa ha fatto a te e agli altri.
Speri che ascolti le canzoni, i pianti, i commenti, che veda le bacchette che avete lasciato accanto al suo vecchio armadietto.
Immagini che sia al tuo fianco. Immagini la sua espressione confusa (aveva sempre l’espressione confusa, anche quando non ce n’era bisogno) e la sua voce mentre ti dice che devi riordinare quel casino, ci sono le prove in aula canto. E ricordi quando non volevi andarci, al Glee, e quando lo vedesti cantare accanto a Rachel e alla sua manica di sfigati.
E ti rialzi, raccogli la sedia e la rimetti al suo posto – non il resto, a quello penserà qualcun altro, ma la sedia deve tornare dov’era. Tocca a Finn gettarla all’aria.