Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: _Girella_    27/08/2014    3 recensioni
[Post The Avengers]
-No-.
-Si-.
-No-.
-Per favore-.
-Sul mio cadavere-.
Tony Stark sbuffò, indeciso se cogliere o no quell'ultimo suggerimento. Ponderò la questione, ma probabilmente un omicidio a Natale non sarebbe stato apprezzato da tutti (soprattutto da Steve, che lo avrebbe defenestrato qualora avesse rovinato la sua "meravigliosa festa").
[IronFrost] [Rating Giallo] [Fluff]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Linguaggio in codice

 

 

-No-.

-Si-.

-No-.

-Per favore-.

-Sul mio cadavere-.

Tony Stark sbuffò, indeciso se cogliere o no quell'ultimo suggerimento. Ponderò la questione, ma probabilmente un omicidio a Natale non sarebbe stato apprezzato da tutti (soprattutto da Steve, che lo avrebbe defenestrato qualora avesse rovinato la sua "meravigliosa festa") e poi, ripensandoci, la cosa avrebbe avuto dei risvolti negativi anche per lui.

Si tenne l'attaccatura del naso tra il dito indice e il pollice, sentendo il mal di testa che si avvicinava inesorabilmente. Dov'era il whisky quando ne aveva bisogno?

-Per l'ultima volta, devi farlo. Potresti quasi divertirti- ripetè per quella che gli parve la trecentesima volta, sperando di riuscire a far breccia nel gelido cuore dell'altro che, per tutta risposta, si allontanò in direzione del divano e ci si lasciò cadere con un tonfo, come a decretare che la conversazione era chiusa.

Tony si trattenne a stento dall'urlare tutta la sua frustrazione fuori dalla finestra.

Non era la situazione più difficile che avesse affrontato da quando aveva iniziato quella relazione, ma il più delle volte preferiva lasciar perdere, dargliela vinta, per non rischiare di rimetterci il proprio fegato. Quella volta, però, non gli era proprio possibile.

Si era immaginato fin da subito che convincere Loki ad andare alla cena di Natale assieme agli altri Avengers sarebbe stata un'impresa quasi impossibile, eppure sperava di far leva sulla sua curiosità per le abitudini midgardiane che sembrava aver sviluppato in quegli ultimi giorni.
Certo, non era ancora riuscito a convincerlo a fargli indossare degli abiti normali, ma almeno non doveva sventare un omicidio ogni volta che uscivano a fare due passi e che qualche essere umano compiva un'azione che, a detta di Loki, feriva il suo orgoglio. E comunque, anche se si sarebbe fatto sparare piuttosto che ammetterlo, quella tutina aderente che il fidanzato amava portare non gli dispiaceva affatto.

Comunque, Loki si era opposto fermamente a qualsiasi tentativo Tony avesse avanzato, e si era dimostrato estremamente caparbio nel portare avanti la propria opinione.

Tony aveva tentato tutto: le minacce, le suppliche, il sesso. Niente era riuscito a smuoverlo.
Non che ci avesse sperato più di tanto, doveva riconoscere a se stesso -e si, quando anche dopo l'orgasmo si era rifiutato, per un attimo aveva contemplato l'idea di lasciargli fare quello che voleva e andarci da solo, a quella dannata festa.

Che poi, dal canto suo, il pensiero di cenare e scambiarsi regali con i suoi compagni non lo entusiasmava più di tanto. -Non dovremmo essere a salvare il mondo?- aveva chiesto quando lo avevano invitato, ma Steve lo aveva guardato con tale eloquenza che Tony non si era permesso di aggiungere altro.
E poi, gli avrebbe fatto piacere che Loki si fosse integrato un po' di più con il resto della squadra.

Nessuno degli Avengers aveva preso bene la notizia della loro relazione (beh, tranne Bruce, che era scoppiato a ridere con aria di chi la sa lunga). Thor aveva praticamente demolito l'intera Stark Tower prima ancora di udire i dettagli della cosa e, nonostante adesso almeno all'apparenza si fosse calmato, non era saggio sfidare la sua ira più dello stretto necessario.

Perciò, Loki faceva il possibile per trovarsi il meno possibile in compagnia degli altri Avengers. Non che la cosa gli dispiacesse, anzi, Tony ci avrebbe messo la mano sul fuoco che quella situazione gli faceva più che piacere: in questo modo, limitava al minimo i contatti con gli altri e non era costretto a rinunciare a quell'aura di mistero che amava portarsi dietro.

Quella cena, però, avrebbe potuto essere l'occasione per rendere più rilassati i rapporti e per abituare Loki alla compagnia dei midgardiani.

Inutile dire che, dal canto suo, Loki non era assolutamente della stessa opinione.

Tony si avvicinò furtivo al divano e rimase ad osservarlo da sopra la spalliera: aveva raccolto le ginocchia al petto e le aveva circondate con le braccia, affondandoci il volto. I capelli gli ricadevano sulle spalle, sempre perfettamente in ordine. L'uomo di metallo si beò per qualche istante della meravigliosa visione del suo fidanzato, prima di notare il sorrisino che gli increspava le labbra.

Quel bastardo si stava divertendo, e anche tanto.

Esasperato, Tony individuò, come un miraggio, la bottiglia di vodka. La prese e, senza preoccuparsi di cercare un bicchiere, ne buttò giù un sorso, sedendosi accanto a Loki.

-Per favore-.

Il dio scosse la testa. -Non gradisco questo genere di cose, Anthony, lo sai bene-.

Stark sbuffò. -Nemmeno io, ma è Natale. So che ad Asgard non esiste questa ricorrenza ma per noi terrestri è davvero molto importante. Mi piacerebbe che tu volessi festeggiare... con me-.

Loki lo guardò di sbieco. Sapeva bene cosa stava facendo: usava l'espressione da cerbiatto ferito. Colpo basso.

Si irrigidì mentre lo sentì avvicinarsi, la bottiglia stretta in una mano mentre con l'altra gli carezzava il braccio e si fermava sulla spalla, in una lenta carezza. Si fermò pericolosamente vicino alle sue labbra, e avvicinò la bocca al suo orecchio.

-Ti andrebbe di farmi questo piccolo favore, così che poi possiamo festeggiare a modo nostro, da soli?-.

Maledetto Stark.
Maledetto, maledetto, maledettissimo Stark.
Doveva essere davvero abile con quei giochetti perché, ogni volta, Loki sentiva la propria volontà cedere.

Lui, il dio degli inganni, che avrebbe potuto usare le persone come proprie marionette se solo lo avesse voluto, non sapeva resistere a quella voce suadente e al suo alito caldo vicino all'orecchio.

Voltò di poco la testa in modo da ritrovarsi a guardarlo negli occhi e rilasciò il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento, sputando fuori un -Evabene- che sarebbe costato a Stark le sue migliori prestazioni a letto.

Lo sguardo di Tony si illuminò di entusiasmo. -Sapevo che alla fine saresti stato ragionevole-.

-Si, si, okay. Mi devi un favore-.

Tony sorrise e si sporse per baciarlo. Nel farlo, dando l'ennesima prova della sua rinomata goffaggine, si dimenticò della bottiglia che teneva ancora in mano e ne versò praticamente l'intero contenuto a terra e -ahilui- addosso a Loki, che saltò su come se si fosse bruciato.

-STARK!-.

A Tony scappò da ridere, ma per sua fortuna si fermò in tempo, prima che Loki gli piombasse addosso come un rapace ad artigli sguainati. Sapeva benissimo quanto tenesse a quella sua tutina, più volte lo aveva preso in giro in tal proposito, e immaginò se stesso a cercare di convincerlo della completa affidabilità delle lavatrici.

In quel momento, comunque, avevano un problema ben più grande, e ci pensò Loki ad esplicitarlo, urlando come un'adolescente -E adesso cosa mi metto?!-.

Tony era combattuto tra il prenderlo sul serio -non avrebbe augurato un Loki arrabbiato nemmeno al suo peggior nemico, che, guarda caso, era proprio lui- o il fargli notare come la preoccupazione per il suo outfit lo facesse somigliare terribilmente alla narcisistica diva che era ritenuto da tutti.

Scartò quest'ultima opzione quando vide lo scintillio nei suoi occhi e si rese conto che, se non avesse sistemato subito la vicenda, alla cena di Natale ci sarebbe arrivato, si, ma sotto forma di condimento da spalmare sul pane.

-Dai, tranquillo, Piccolo Cervo, ti presto qualcosa e facciamo lavare tutto da Jarvis: entro domani mattina riavrai i tuoi... vestiti-.

Capì subito che era la cosa sbagliata da dire.

-Mi presti qualcosa? TU? Tralasciando il fatto che non indosserei i vostri ignobili abiti midgardiani nemmeno sotto tortura, nel caso tu non lo avessi notato sei qualcosa tipo venti centimetri più basso di me. Non intendo somigliare a un ragazzino cresciuto troppo nei suoi stessi abiti-.

Tony alzò le mani in segno di resa, bloccando il fiume di parole provenienti dalla bocca di Loki che, ne era sicuro, presto si sarebbero trasformate in offese contro di lui e contro l'intero mondo terrestre.

Fu allora che gli venne il lampo di genio. Si allontanò verso l'ingresso ignorando il -Torna qui, che ti uccido!- di Loki e si diresse verso la propria camera. Quando tornò in sala, tra le mani reggeva un pacchetto, a cui Loki lanciò subito un'occhiata da cui traspariva il suo profondo desiderio di vederla bruciare.

-Cosa è-.

-Un regalo!- esclamò Tony porgendoglielo.

-Perchè mi hai fatto un regalo?- domandò Loki sorpreso, abbandonando per un attimo l'espressione omicida. Prese il pacco con delicatezza, come se fosse di cristallo, osservandone il fiocco dorato e la carta verde.

-Perchè è Natale- soffiò disperato Tony, passandosi una mano nei capelli e arruffandoli ancora di più: prima o poi Loki lo avrebbe fatto impazzire, ne era sicuro.

Doveva però ammettere a se stesso che trovava incredibilmente dolce come si rigirasse il pacco tra le mani, indeciso su dove posare gli occhi, le lunghe dita che scorrevano lungo la carta liscia e fresca, l'espressione sbalordita, come se non avesse mai ricevuto un regalo in vita sua.

E se fosse stato così? Quel pensiero lo rattristò molto, ma decise di allontanarlo, per il momento: chissà, magari glielo avrebbe chiesto in uno dei suoi momenti in cui era disponibile ad aprirsi con lui sul suo passato.

-Ma... io non ti ho preso niente- mormorò piano Loki, iniziando a strappare con lentezza esasperante la carta, rischiando di far saltare i nervi di Tony che non vedeva l'ora di vedere la sua faccia.

-Lo immaginavo- sghignazzò Tony sotto i baffi, e Loki lo fulminò con lo sguardo. -Dai, ringraziami. Pensa se fossi arrivato alla festa e tutti avessero iniziato a scambiarsi regali senza che tu sapessi che era una nostra abitudine-. Il pensiero lo fece scoppiare a ridere. -Avrei solo voluto vedere la tua faccia-.

Loki sospirò, deciso a ignorarlo. Finì di scartare il regalo e rimase un attimo in silenzio, osservando la confezione che aveva tra le mani.

-No, Tony, fammi capire, scusa. Io passo giorni a insultare i vostri orridi abiti midgardiani e tu mi regali dei pantaloni e una maglietta?-.

Tony sospirò, cercando di ignorare il tono disgustato che Loki aveva usato: senza dubbio non era a conoscenza della regola “Sorridi e fingi che ti piaccia, qualsiasi cosa sia”. -Per prima cosa, Piccolo Cervo, sono dei jeans e un maglione. Secondo, non puoi continuare a uscire vestito come un... principe- si corresse all'ultimo, cogliendo il suo sguardo e decidendo di non infierire con ulteriori nomignoli. -Se non ti sforzi di assomigliare un po' di più ad un essere umano, come potranno accettarti gli altri?-.

Si sarebbe aspettato una fiumana di rispostacce e insulti da parte di Loki; quello, invece, si limitò a fissarlo per qualche secondo, per poi lanciare uno sguardo alla sua figura, riflessa nello specchio di fronte a lui, ancora avvolta nei suoi strambi abiti asgardiani, come se stesse facendo un confronto tra quelli e i vestiti che teneva in mano.

Rimase in silenzio talmente a lungo che Tony finì per chiedersi se non avesse detto qualcosa di sbagliato: con Loki non si poteva mai sapere, era quasi impossibile prevedere le sue reazioni.

Alla fine, quando gli parlò, fu con voce fredda, che però tradiva ben altro. -Gli altri... o tu?-.

Perchè doveva sempre parlare in modo criptico? Si chiese Tony mentre lo guardava con espressione interrogativa. -Cosa?-.

-Non sarò accettato dagli altri o da te?-.

Ecco, quello Tony non se lo sarebbe aspettato. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, indeciso su cosa dire. Come diavolo gli era venuta in mente una sciocchezza del genere?

-Loki, cosa stai dicendo?-.

Il dio abbandonò la carta e il fiocco per terra e andò a sedersi di nuovo sul divano, poggiando con delicatezza gli abiti, perfettamente piegati, accanto a se. Dandogli le spalle, continuò -Io sono diverso dai midgardiani, Tony, lo sai bene. E' difficile per me comprendere e accettare ogni vostra abitudine. Non hai un'idea nemmeno vaga di quanto sia diversa la vita qua rispetto a quella che facevo ad Asgard-.

Tony non disse niente. Sapeva che probabilmente, se avesse parlato, quella sorta di incanto si sarebbe rotto, e Loki si sarebbe di nuovo chiuso nel suo silenzio, nascondendosi dietro alla sua solita maschera di bastardo viziato.

-Non mi dispiace vivere qui, con te. Ma non sono cieco, e vedo come mi guardano i tuoi amici e gli altri esseri umani che incontriamo per strada. Non me ne curo, ma li noto-.

Mentalmente, Tony prese nota di picchiare gli altri Avengers e poi, successivamente, prendersi a calci da solo.
Quante volte aveva ripetuto loro di farlo sentire accettato? Di farlo sentire uno di loro? Di dimenticare il suo passato e le sue origini e cercare di vederlo e giudicarlo solo per il comportamento che avesse tenuto di lì in avanti?
E lui, come aveva potuto essere così stupido da non rendersi conto che Loki non si sentiva accettato nella squadra?

Da una parte, però, era ragionevole che non se ne fosse accorto: chi avrebbe mai creduto che a Loki interessasse sentirti accettato dagli altri?

Quando glielo chiese, lo vide sorridere. -Non mi interessa venire accettato dagli altri, Tony, ma da te-.

-Ma io ti ho già accettato. Nel caso non lo avessi notato, abbiamo una relazione-.

-Mi piace questa parola-.

Si, odiava decisamente il suo essere così enigmatico.

-Quale parola?-.

-Relazione. Dà l'idea di qualcosa di... forte, e duraturo. Non ho mai avuto una relazione con qualcuno-.

-Non capisco perché ti stupisca così tanto. Sono mesi ormai che viviamo assieme-.

-Non credevo che per te fosse così importante. Pensavo che dopo un po' ti saresti stancato di me e mi avresti semplicemente rimandato indietro ad Asgard. Ero disposto ad accettarlo, sarebbe stata una mia scelta, non tua-.

Fece per continuare ma Tony, raggiunto il divano, gli afferrò un polso, quasi con rabbia. -E tu per tutto questo tempo hai creduto che io potessi lasciarti alla prima occasione? Che mi sarei stufato? Che tu non fossi per me nient'altro che una scopata?-.

Loki lo fissò negli occhi, orgoglioso, quasi con sfida. -Non ci sarebbe stato niente di nuovo, Tony. Ero pronto ad accettarlo. Ma tu... ancora non mi hai lasciato, e mi confondi. Alcune volte arrivo quasi a pensare che... che a te importi davvero di me. Ed è una cosa che mi fa impazzire, non sapere cosa pensi-.

Improvvisamente, Tony capì. Non era mai stato un tipo particolarmente intuitivo, anzi. Macchine e motori non avevano segreti per lui, ma con le menti umane -o asgardiane, o aliene, o che cavolo era- non aveva assolutamente dimestichezza.
Eppure, in quel momento, i pensieri e le emozioni di Loki gli sembravano serviti come su un piatto d'argento.

-Fammi capire- mormorò, giusto per fare il punto della situazione. -Siccome gli altri non ti accettano, hai paura che questo spinga anche me a rifiutarti?-.

Loki rimase in silenzio, e per lui valse più di mille parole. -Sei un'idiota, lasciatelo dire!-.

Vide che Loki era già pronto a scattare e rispondere al suo insulto, ma Tony gli poggiò una mano sulla bocca quasi con violenza, come a voler bloccare la massa di sciocchezze che ne sentiva uscire. -Perchè pensi che ti abbia permesso di vivere con me? Perchè credi che abbia cercato di farti sentire a tuo agio il più possibile? Perchè ho cercato di insegnarti il più possibile delle usanze terrestri, nonostante fosse più che evidente che tu non appartieni a questo pianeta?-.

Si ritrovò a urlare senza nemmeno essersi conto di aver alzato la voce. Loki si divincolò dalla sua presa e si alzò in piedi, poco abituato a farsi trattare in quel modo dagli altri. -Non lo so, Tony, non lo so. Me lo chiedo da mesi. Perchè?-.

-Perchè mi importava, coglione! Perchè mi importava di te, perché mi importa di te! Non ho mai fatto niente del genere per nessun altro, e se non ci credi vuol dire che non mi conosci per niente! Io sono Tony Stark, ricordi? Non mi è mai importato di nessuno!-.

-E allora perché ti importa di me? Perchè?-

Erano in piedi l'uno di fronte all'altro, gridandosi in faccia, i nasi a pochi centimetri di distanza. Il polso iniziava a fargli male, ancora stretto nella morsa di ferro di Tony, ma in quel momento non se ne preoccupava. Era stanco di farsi prendere in giro da chicchessia. Aveva permesso a se stesso di avvicinarsi anche troppo a quell'umano e se lui non si fosse dimostrato degno, non doveva avere rimorsi nell'interrompere del tutto i contatti con lui.

-Perchè ti amo, deficiente!-.

La risposta giunse così schietta, dura e inaspettata che, per un lunghissimo minuto, per la prima volta in vita sua, Loki rimase completamente a corto di parole.

Tony, dal canto suo, pareva ancora più stupito di lui. Lo lasciò andare di colpo, come se la sua pelle improvvisamente scottasse -e vista la sua natura di Jotun, era piuttosto improbabile- e spalancò gli occhi, stupito dalle sue stesse parole.

Era la prima volta in vita sua che diceva quelle parole così di cuore, senza pensarci, senza prima soppesarle. E questo voleva dire una sola cosa: i suoi sentimenti erano genuini.

E questo era dannatamente pericoloso.

Alla fine, dopo essersi fissati per lunghi minuti, Tony si schiarì la gola e Loki riacquistò quel minimo di lucidità necessaria per mormorare -Davvero?-.

Tony si strinse nelle spalle: ormai il danno era fatto. -Certo, è ovvio-.

L'apparente tono distaccato non ingannò Loki, che si sedette nuovamente sul divano e iniziò a sfilarsi la tunica. Fu un gesto talmente inaspettato che Tony quasi arrossì, nonostante l'arrossire non fosse assolutamente nella sua natura.

Loki parve leggere la domanda nei suoi occhi. -Siamo in ritardo per la cena- affermò, scivolando con disinvoltura fuori dai vecchi vestiti e afferrando i jeans, rigirandoseli un attimo tra le mani. -Come si indossano questi cosi?-.

Che, nel linguaggio in codice di Loki, equivaleva a un “Ti amo anche io” sussurrato dal principe viziato estraneo ai sentimenti che Tony Stark aveva imparato a conoscere.

Sorrise e lo aiutò a infilarsi il maglione dalla testa. -Sei ridicolo- affermò alla fine, osservandolo.

Che, nel linguaggio in codice di Tony, equivaleva a un “Non ti lascerò mai, idiota” sussurrato dal miliardario filantropo di cui Loki si era innamorato. 





Note: 
Non so se ho reso Loki troppo OOC, se pensate che sia così posso inserire l'avvertimento -quel tizio è dannatamente difficile da gestire.
Fanart figa che mi ha ispirata:



Image and video hosting by TinyPic

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: _Girella_