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Autore: Alley    27/08/2014    7 recensioni
“Lo sterminatore di re.”
È da Tyrion che lo sente per la prima volta – che lo sente
davvero. Prima era stato solo un sussurro che sibilava alle sue spalle prima di spegnersi, parole mormorate a mezza bocca che nessuno aveva il coraggio di pronunciare ad alta voce.
Sarà anche l’unica volta che non sentirà biasimo risuonare in quell’appellativo.
“Un po’ troppo altisonante per i miei gusti, ma almeno non sono più l’unico in famiglia ad avere un soprannome.”
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jaime avanza con cautela verso la piccola culla posta sul fondo della stanza.
 
È lì da due settimane, ormai, eppure non l’ha ancora visto – nè lui nè Cersei lo hanno fatto. La sorella ha trascorso ognuno di quei giorni a piangere incessantemente e tra i singhiozzi ha detto – ha ringhiato - di non volersi nemmeno avvicinare alla creatura deforme che le ha strappato sua madre.
 
L’unico membro della famiglia ad averlo visto è loro padre – in realtà, Jaime non ne è così sicuro. Non ha mai parlato di lui da quando sono tornati a casa, e le uniche persone che ha visto entrare in quella stanza appartengono alla servitù.

Forse, i suoi occhi non hanno ancora incontrato quelli di un altro Lannister.
 
In quelle due settimane Jaime si è sentito in colpa davanti alla collera feroce di Cersei, perché non è riuscito a condividerla. Il dolore straziante per la perdita della madre non è mutato in astio verso quello che tutti etichettano come mostro ma che per lui, adesso, è soltanto il fratello che non ha mai visto in viso.
 
Posso odiarlo per un crimine che non ha commesso?
 
Non è riuscito ad addossargli alcuna colpa, e la caparbietà con cui Cersei gliene attribuisce lo confonde e gli infonde uno strano malessere. Non gli piace contraddire la sorella, per questo le ha taciuto le perplessità suscitategli dal suo atteggiamento e finanche la decisione di recarsi in quella stanza. Lei avrebbe protestato, e Jaime non è mai stato particolarmente abile a contrastare le sue rimostranze.
 
Raggiunto il giaciglio, si ferma. Ha bisogno di sollevarsi sulle punte per guardare all’interno.
 
Quando si sporge e, per la prima volta, vede Tyrion, capisce che non riuscirà mai a nutrire nei suoi confronti lo stesso rancore che prova Cersei, né l’indifferenza spietata del padre. 
 
*
 
Presto, Cersei infrange il proposito. 

Ogni volta che vede Tyrion la rabbia le distorce i lineamenti, trasformando il suo bel viso in una maschera di odio e repulsione. Non solo non adotta accortenze per evitarlo, ma prende addirittura a perseguitarlo; ogni occasione è buona per tormentarlo, ogni momento adatto a sputargli addosso il proprio disprezzo.

I bambini sono molto bravi ad essere crudeli. Cersei lo è particolarmente – Jaime lo sa, lo ha sempre saputo, e ha sempre preferito non rimuginare su come la cosa lo faccia sentire.
 
Un giorno, la vede uscire di soppiatto dalla stanza del fratellino; nello stesso momento, sente un pianto disperato scoppiare oltre la porta lasciata socchiusa.

Ha la tentazione di seguirla, ma alla fine decide di entrare nella camera di Tyrion. La culla è sempre nello stesso angolo, ma lui non ha più bisogno di issarsi sulle punte per riuscire a scorgerne l'interno.  
 
Tyrion si dimena inquieto, i pugni stretti e il viso rosso e bagnato. I suoi strilli sono così acuti da fendere i timpani. Jaime non ha idea di come fare a calmarlo, così si limita a guardarlo mentre grosse lacrime gli rotolano lungo le guance. Tutti i bambini piangono e strepitano, eppure, in quelle urla c’è qualcosa di anomalo, qualcosa che risulta terribilmente fuori posto. Qualcosa di sbagliato.

Jaime non sa di cosa si tratti e non sa nemmeno se ci sia davvero o esista soltanto nella sua testa ma, assecondando un impulso nato da quel qualcosa che non è in grado di identificare, tende le braccia e con gesti impacciati libera Tyrion dalle coperte e lo prende tra le braccia.
 
Lo culla fino a quando non smette di piangere.
 
*
 
Quando Jaime lo incrocia, Tyrion è ricoperto da un sudiciume maleodorante; avanza in direzione opposta alla sua e lo oltrepassa, senza rivolgergli nemmeno un cenno.
 
“Tyrion” lo chiama, ma non riceve risposta. Tyrion continua a camminare imperterrito e Jaime, ignorando il fetore, lo raggiunge e gli si piazza davanti. In quel momento, capisce che sono escrementi quelli che ha addosso.
 
“Nel caso te lo stessi chiedendo, sì, è merda di cavallo.”
 
Jaime lo fissa, in silenzio; prima che abbia il tempo d’aprir bocca, Tyrion risponde alla domanda stampata sul suo viso.
 
“Non tutti hanno il privilegio di trascorre le proprie giornate a tirar di spada e a cavalcare, fratello.”
 
Il disprezzo nella sua voce è nulla a confronto di quello che brucia nei suoi occhi.
 
*
 
Il braccio di Cersei si ritrae e si accinge a scattare in avanti per sferrare l’ennesimo schiaffo dato senza motivo; Jaime si rende conto d’averle afferrato il polso soltanto quando già lo sta stringendo tra le dita.
 
“Lascialo in pace” le ordina, ostentando una sicurezza che non possiede – non sarà mai sicuro nell’osteggiare Cersei. “Non ha fatto nulla.”
 
La sorella si volta e Jaime legge nei suoi occhi la risposta – sempre quella, sempre la stessa.
 
Ha ucciso nostra madre
 
Stringe le labbra in una riga carica d’indignazione Cersei, poi si libera dalla sua presa con uno scatto e se ne va. Jaime reprime un sospiro mentre la guarda allontanarsi, poi si volta verso Tyrion.
 
Non c’è traccia di gratitudine nel suo sguardo, ma il rancore che di solito lo offusca pare essersi affievolito.
 
*
 
“Smetterai mai di odiarmi?”
 
Tyrion, seduto di fronte a lui, si versa del vino con lentezza voluta, metodica.
 
“L’odio è un sentimento impegnativo, Jaime” risponde, fissando il liquido che scorre “Mi sono sempre chiesto da dove nostra sorella tragga tutte quelle energie.”
 
Jaime non sa come interpretare la risposta. Prima che abbia il tempo di pensarci, Tyrion riprende a parlare.
 
“Che differenza fa?” domanda con noncuranza, portandosi il calice alle labbra “Tutti ti adulano, un ammiratore in più o in meno non cambierebbe poi molto.”
 
“Cambierebbe, invece” ribatte Jaime, fermo e risoluto e assolutamente, totalmente sincero “Tu sei mio fratello.”
 
Lo sguardo di Tyrion indugia su di lui per un lungo istante prima di riabbassarsi sul boccale.
 
*
 
Tyrion è accasciato sul pavimento, l’odore del vino addosso e la schiena curvata dal peso dell’umiliazione – tutto per colpa sua.
 
Non solleva lo sguardo quando Jaime entra nella sua stanza, né dimostra in altro modo d’aver registrato la sua presenza; fissa il vuoto dinanzi a sé con sguardo vacuo e senza muovere un muscolo, e Jaime sente il cuore sprofondare davanti a quell’immobilità inerme.
 
“Tyrion…”
 
“Mi ha costretto a guardare.”
 
Non volevo
 
“Ho visto tutto.”
 
Mi dispiace
 
“Io l’amavo.”
 
Il rimorso è un groppo che gli blocca le parole in gola.
 
*
 
“Lo sterminatore di re.”
 
È da Tyrion che lo sente per la prima volta – che lo sente davvero. Prima era stato solo un sussurro che sibilava alle sue spalle prima di spegnersi, parole mormorate a mezza bocca che nessuno aveva il coraggio di pronunciare ad alta voce.
 
Sarà anche l’unica volta che non sentirà biasimo risuonare in quell’appellativo.
 
“Un po’ troppo altisonante per i miei gusti, ma almeno non sono più l’unico in famiglia ad avere un soprannome.” Non c’è scherno né malevolenza nella voce di Tyrion, solo l’amarezza disincantata di chi è avvezzo a convivere con un marchio stampato sulla pelle. “Ci farai l’abitudine.”
 
Entrambi sanno che è una bugia.
 
*
 
Non c’è stata notte, durante la prigionia, in cui Jaime non abbia sognato il proprio ritorno: ha sognato Cersei e il calore con cui l’avrebbe accolto, il sollievo che avrebbe acceso il suo sguardo nel vederlo incedere nella sua direzione, vivo e finalmente a casa.

Arrivato il momento tanto agognato, i sogni hanno impattato contro una realtà completamente diversa, riducendosi in cenere.

Jaime ha ricevuto rifiuto ed accuse in luogo dei baci di Cersei, e critiche e imposizioni al posto del bentornato del padre; ha scoperto d’esser stato una delusione per tutti. 
 
Per quasi tutti.
 
“Sei diverso da quando sei tornato.”
 
“Diverso come?”
 
“Meno…” Tyrion indugia, aggrottando la fronte in un’espressione pensosa. Quando risponde, il fantasma di un sorriso gli aleggia sulle labbra. “…meno Lannister.”
 
“È un complimento?”
 
Tyrion gli porge un calice pieno esibendo un ghigno. “Il più lusinghiero che abbia mai fatto.”
 
A quel punto, è Jaime a sorridergli
 
*
 
Varys entra nella sua stanza e Jaime gli punta addosso uno sguardo carico d’apprensione.

Sono giorni che attende le notizie che l’eunuco gli ha promesso, giorni scanditi dal rancore di Cersei e dagli sconvolgimenti seguiti alla morte di loro padre.
 
In quei giorni, Jaime si è guardato dentro per provare a scorgere pentimento in qualche angolo del suo cuore; non ce n'era traccia.
 
“È arrivato, mio signore” annuncia Varys “Sano e salvo” puntualizza.
 
“Ne sei sicuro?”
 
“Più che sicuro.”
 
L'unica cosa che ha trovato è la certezza che, se tornasse indietro, si comporterebbe allo stesso modo. 

















Note
A parte considerazioni di dubbia utilità quali SONO BELLISSIMIHHHHH, volevo soltanto dire che, malgrado abbia provato a conferire alla storia una vaga continuità sul piano cronologico (nel senso che parte con la nascita di Tyrion e si conclude con quanto accaduto nell'ultimo episodio), la narrazione è estremamente (e volutamente) frammentata, tant'è che all'inizio avevo la tentazione di postare i vari spezzoni sotto forma di raccolta. Nel rileggere m'è parso però che nonostante la mancanza di avvenimenti concatenati il tutto potesse costituire in qualche modo un insieme, quindi ho optato per la one shot. Spero che il risultato non sia sconclusionato - non troppo almeno.
*fine pippe mentali*
Grazie a tutti coloro che hanno avuto la bontà di arrivare fin qui e a tutti quelli che mi seguono. Siete la mia ccccccioia *stritola tutti*
  
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