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Autore: Chrystal_93    27/08/2014    2 recensioni
[Decima classificata al contest "On the run with no one to love. That was me before you came along" indetto da Mad_Fool_Hatter]
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E se Belle avesse capito che anche lei si era comportata da codarda, che la libertà e l'indipendenza non valgono niente se non si condividono con qualcuno che si ama veramente?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Chrystal_93
Titolo: Coward. Una corsa per non fuggire più.
Fandom: Once Upon A Time
Pairing: Belle/ Signor Gold
Rating: Giallo
Genere: Angst, romantico, sentimentale

Avvisi: la vicenda a Storybrooke si svolge dopo gli eventi della puntata 2x04 in cui Belle va via da casa di Gold. Ho fatto aprire la biblioteca al pubblico mentre nella serie rimaneva ancora chiusa al pubblico. La vicenza ad Avonlean è da me inventata. La prima parte del titolo "Coward" pur non essendo citata esplicitamente nel titolo fa riferimento sia al senso generale della one shot che al termine che Gold usa nella puntata 2x04 per definire se stesso (senza contare che è un epiteto cardine della storia si 
di Rumple che di Gold).
Note: partecipa al contest "On the run with no one to love. That was me before you came along" indetto da Mad_Fool_Hatter.




 
Coward. Una corsa per non fuggire più.

Regno di Avonlea

La ragazzina aveva il fiato il corto e tutti i bordi della veste pieni di fango. Tremava di freddo anche se si era messa addosso la mantella più pesante che possedeva.

Si fermò quando cominciò a scorgere le luci del villaggio. Era sera ormai e l'oscurità stava per calare. Presto al castello si sarebbero accorti della sua assenza e, dopo una breve ricerca, tutte le guardie sarebbero venute a cercarla al di fuori delle mura.

“Devi calmarti Belle” disse a se stessa, cercando di placare i brividi che le scuotevano il corpo.

Qualche giorno fa, una mattina come tutte le altre, aveva appena finito uno dei migliori libri che avesse mai letto e aveva deciso di dirlo al padre. Era trotterellata nella grande sala con le armature e lì era corsa tra le braccia del genitore.

“Padre!” Lui la strinse ma poi la prese per le spalle e non la lasciò parlare.

“Belle, ti devo parlare di una cosa molto importante.” le prese il libro dalle mani e lo mise accanto a sè per terra.

Lei osservò il suo tesoro a terra e tornò confusa a guardare il padre.

“Oggi abbiamo, hai ricevuto un'offerta più unica che rara.”

Belle si alzò quasi sulle punte. Era sempre stata una ragazzina curiosa.

“Hai ricevuto una proposta di matrimonio. Sposerai il nobile Gaston, Belle. Non è meraviglioso?”

La ragazza rimase impietrita. Tutto si era aspettata fuorchè quello.

“Certo le nozze non avverranno subito, avrete tempo per crescere e anche per incontrarvi qui a palazzo. Organizzeremo un ballo per quest'evento. Se ti vedesse tua madre...” A quel punto Belle si risvegliò e con uno scossone si liberò le spalle dalla presa del padre.

“Ma padre, io non voglio sposare Gaston. Non lo conosco nemmeno!”

“E il ballo servirà appunto per farvi conoscere! Sono sicuro poi che qualche volta l'avrai visto giocare qui intorno quando eravate bambini.”

Belle scosse la testa. Non giocava mai con gli altri bambini, la prendevano in giro perchè si portava sempre dietro dei grossi volumi.

“Non penso padre, e se anche fosse di sicuro non...”

“Non ha importanza. Avrete tutta la serata per ballare e per parlare.”

“Ma...ma padre, io non lo amo.”

“L'amore!” esclamò lui alzandosi spazientito dal trono. “Che sciocchezze Belle. Tu lo sposerai e così aiuterai il regno. La famiglia di Gaston è la più ricca e potente che ci sia. Ha un piccolo esercito personale e noi non potremmo chiedere di meglio.”

Belle si morse il labbro e corrugò la fronte.

“Padre io non lo sposerò mai.”

Lui le si parò davanti, minaccioso. “Tu lo farai Belle invece, e verrai al ballo. Ballerai e chiacchererai con lui tutto il tempo.”

All'improvviso uno dei capi dell'esercito di suo padre fece l'ingresso nella grande sala e il re lo raggiunse lasciando la figlia in piedi con lo sguardo perso.

Riprese piano il libro e corse via, singhiozzando.

“Presto accenderanno tutte le candele nel salone e le carrozze degli ospiti arriveranno.” disse fra sé.

Non voleva partecipare a quel ballo per finire a fare da trofeo o da bambolina a un ragazzo di cui conosceva solo il nome. Era per questo che era scappata.

Avanzò ancora e alcuni rami le graffiarono il viso. Dopo alcuni minuti vide dall'alto alcune case. C'erano alcuni bambini che giocavano con dei bastoni in mano a mo' di spade.

“Bambini, è pronta la cena!” disse una voce dall'interno della casa. Alla voce si sostituirono due persone, due adulti. La madre aveva un mestolo di legno in mano, mentre con l'altra si accarezzava il pancione. “Forza o prenderete freddo.”

L'altra figura era un uomo alto, dagli abiti probabilmente un contadino o un filatore. Quando lo videro i bambini gli corsero intorno e lui li prese in braccio, lasciando che si arrampicassero sulle sue vesti. “Avete sentito cos'ha detto la mamma?” ed entrarono tutti quanti nella piccola casupola.

Belle rimase a fissare il punto in cui si trovavano prima e una lacrima le scese a rigarle il volto.

“Ma che cosa sto facendo?” sussurrò. Lo sapeva, stava fuggendo da un destino che odiava. Allo stesso tempo però stava fuggendo verso un futuro di solitudine e di incertezze, senza nessuno da amare.

Sospirò tristemente e, continuando a piangere silenziosamente, fece dietro-front.

Quando giunse di fronte alle porte del grande castello si fermò e si girò nella speranza che qualcuno la venisse a salvare, che qualcuno la portasse via da lì.

Invece non giunse nessuno. Strinse al petto il libro che si era portata con sé.

“Ho solo te.” Poi, girandosi di nuovo verso il palazzo paterno, superò l'ingresso delle mura, con un peso insopportabile nel cuore.

 

 

Storybrooke

Belle fece l'ultimo giro di controllo nella biblioteca. Raccolse alcuni volumi nel reparto per bambini, quel pomeriggio una classe di Mary Margaret le aveva fatto visita e, sebbene fosse stata contenta di sentire tutta quell'allegria nel suo regno pieno di libri, aveva avuto un gran daffare a rimettere a posto un sacco di volumi che erano stati spostati o abbandonati qua e là.

Quando ebbe finito chiuse le luci, uscì e andò alla tavola calda di Granny.

“Belle! Il solito?” le chiese Ruby spuntando dalle cucine.

“Si grazie Ruby” disse lei sedendosi su uno sgabello al bancone.

“Arriva subito.” Intanto l'amica si era messa a spolverare di fronte a lei. “Allora, com'è andata la giornata con le terribili pesti?”

Belle sorrise, alzando gli occhi al cielo. “Ruby non sono state pesti. È andata molto bene direi, penso che alcuni torneranno.”

“Mi chiedo come tu non sia impazzita tra tutte quelle urla, e per di più da sola!”

Proprio in quel momento Belle, con la coda dell'occhio, vide dall'altra parte della strada Gold che si dirigeva a casa, appoggiandosi all'immancabile bastone da passeggio.

Distolse lo sguardo. Ruby si pentì subito di ciò che aveva detto e, per rimediare, strinse la mano all'amica.

“Lo so che fa male Belle, ma andrà meglio.”

“Non sono più riuscita nemmeno a chiamarlo dopo ciò che è successo con mio padre...e dopo quello che mi ha detto in biblioteca.”

“Potresti invitarlo a prendere un caffè.” suggerì l'amica voltandosi un attimo per chiudere la macchinetta delle bevande calde.

Belle strinse le labbra. Quando l'amica le incartò l'hamburger lei la salutò mestamente e tornò nel suo piccolo appartamento sopra la biblioteca.

Aprì la porta di casa, gettò da una parte le chiavi e, senza usare le mani, scalciò via le scarpe coi tacchi che aveva indosso.

Sbuffando si sedette al piccolo tavolo su cui era solita cenare. Prese l'hamburger tra le mani e lo morse. Il sapore familiare e squisito non riuscì a tirarla su. Mise giù il panino e si guardò intorno.

Aveva voluto la sua libertà, la sua indipendenza. Quelli erano i suoi mobili, i suoi abiti, persino i suoi oggetti che aveva comprato con Ruby per arredare quelle poche stanze che occupava.

Pensava che fosse quello che aveva sempre voluto, che desiderava, e che fosse ciò di cui aveva bisogno per respirare, per togliersi quel grosso peso che aveva all'altezza della bocca dello stomaco.

Ma allora perchè si sentiva ogni giorno più triste? E perchè più guardava ciò che aveva conquistato con il suo lavoro e più si sentiva indifferente? Non era forse quello che aveva deciso per sé e che voleva con ogni fibra del suo corpo?

“Forse è solo il silenzio.” si disse. Prese il cellulare e cominciò a pigiare i tasti per mandare un sms a Ruby, chiedendole se voleva raggiungerla una volta finito il turno.

“Mmm” mormorò. Lei e la tecnologia non erano fatte per stare assieme, lo aveva capito sin da quando, durante il suo soggiorno a casa di Gold, aveva fatto scoppiare il tostapane inserendo nelle fessure delle posate.

Se lo ricordava come se fosse stato solo ieri.

 

“No, no, no!” aveva urlato cercando di capire il modo di rimediare al guaio che aveva appena fatto.

Alla fine si era accasciata a terra con le gambe tra le braccia e la testa nascosta.

Gold era tornato a casa e si era subito precipitato verso di lei.

“Che cos'hai dearie?”

Lei aveva tirato un po' su con il naso e lo aveva guardato intimorita.

“Rumple scusa, scusa, non avrei voluto.”

Lui si era girato, seguendo la direzione dello sguardo della giovane. Era rimasto a bocca aperta.

“Non volevo. Pensavo che si inserissero là per essere pulite come mi avevi detto tu. Invece quel...quell'affare ha fatto scintille di fuoco e..e...”

Gold le prese una ciocca di capelli e gliela tolse dal viso. La abbracciò e lei si abbandonò completamente tra le braccia dell'uomo.

Quando si staccarono Belle si asciugò gli occhi. “Non sei arrabbiato con me?”

“Ma no dearie. L'importante è che tu non ti sia fatta male.”

Lei fece un cenno per dire no con la testa. “Allora non c'è nulla per cui piangere.” disse e l'aiutò ad alzarsi.

“Davvero non sei arrabbiato?”gli chiese lei alcune ore dopo, quando si stavano mettendo a letto. Lui mettendosi sotto le coperte e raggiungendo l'amata le sussurrò ad un orecchio: “Non mi potrei mai arrabbiare con te amore mio. Nemmeno se dessi fuoco a tutte le camicie e poi mi costringessi a vestirmi come quella cima di Charming.”

Belle aveva riso e si era stretta ancora di più al suo uomo.

 

A quel ricordo le scese involontariamente una lacrima, alla quale ne seguì un'altra e un'altra ancora.

Ormai ci vedeva un po' sfocato e, quando finalmente, riacquistò un completo uso della vista notò che aveva cancellato il messaggio -o che quello era magicamente sparito- e che si era inoltrata nella rubrica.

Coincidenza volle che tra i tanti tasti avesse schiacciato proprio quello che la portava alla voce “Rumple”.

Rimase quasi senza fiato nel vederlo. Di colpo tutta la sensazione di tristezza e di vuoto le ripiombò addosso. Lui le mancava. Le mancava così tanto che il dolore sconfinava persino nel fisico. Era come se le avessero tolto un braccio e se la ferita non si fosse mai cicatrizzata.

Si sentiva esattamente come quando nel mondo magico era scappata via. E fu allora che capì che anche quella volta stava scappando per paura di essere ferita, per paura di non essere all'altezza di un amore che all'apparenza sembrava così difficile.

Si alzò dalla sedia di colpo e senza pensarci due volte corse via.


 

Quando finalmente arrivò a destinazione si ritrovò senza fiato, di fronte a una casa color rosa salmone immersa nell'ombra.

Senza nemmeno accorgersi bussò freneticamente alla porta.

Gold aprì e si ritrovò di fronte Belle, con i capelli rossi tutto spettinati, un forte rossore al volto e il fiato corto. Rimase a bocca aperta. “Belle che ci fai qui?”

“No!” urlò lei con tutto il fiato che aveva in corpo. “Fammi parlare ti prego.” disse cercando di racimolare le forze e di respingere la sgradevole sensazione di mancanza d'ossigeno che provava.

“Io ti amo Rumple. Ho passato 28 anni ad aspettarti rinchiusa in una cella e prima di allora ne avevo aspettato altri solo per incontrarti. Quand'ero piccola sognavo fra i libri e speravo, pregavo che la mia vita un giorno si sarebbe trasformata in quella delle eroine che tanto ammiravo.

Poi l'infanzia finì e arrivò Gaston e con lui tutte le speranze si infransero. Dovevo solo accettare il mio destino. Non mi ero resa conto che rifugiarmi nei libri allora non era più una passione ma una fuga. Una fuga per salvarmi almeno in parte. Un fuga senza nessuno da amare. Poi sei arrivato tu e mi hai portata via. Io ho deciso di andarmene, ed è stata la scelta migliore della mia vita.

Ti ho amato dal momento in cui mi hai fatta ridere con la battuta dell'arcolaio e da quando mi hai presa al volo prima che cadessi. Non ho mai smesso da allora. Quando mi hai cacciata dal castello ho soppresso tutto l'amore che provavo per te perchè faceva troppo male, e anche allora sono fuggita. Ho cercato un mostro, lo yaoguai, per scappare da te, da tutto ciò che potesse ricordarmi del nostro amore. Ma non è servito perchè anche allora ti amavo. Quando l'ho capito, quando mi sono decisa a tornare e smetterla di fuggire era ormai troppo tardi, Regina mi catturò.

E ora anche qui ho rifatto lo stesso errore. Mi hai detto che sei stato un codardo e hai ragione, lo sei stato, ma anche io sono lo sono stata. Ora non voglio più fuggire, non posso più fuggire, perchè ti amo e sei l'unica cosa che voglio.”

Gold sorrise e le labbra gli tremarono come se stesse per piangere. Si sporse per abbracciarla ma lei lo fermò facendo un passo indietro.

“Sono stata una stupida Rumple, tu sei stato uno stupido. Ma è ora di smetterla di fuggire perchè non siamo più soli.”

Gold l'afferrò per i polsi e l'attirò a sé, stringendola al petto.

“Ti amo Belle.” riuscì soltanto a dirle.

Lei si abbandonò completamente a lui e scoppiò a piangere, bagnandogli tutto il gilet scuro.

“Belle tesoro, vieni dentro. Prenderai freddo qui fuori.”

Belle tirò su col naso e con i palmi delle mani si asciugò il viso rigato dalle lacrime.

Entrarono a casa e si lasciò scortare in cucina dove lui le preparò un tè caldo.
“Aspettami qua dearie, vado a prenderti una coperta, sei tutta scossa da brividi.”

Belle rimase a sorseggiare il tè per un attimo poi salì le scale e raggiunse l'uomo in quella che era stata la loro camera da letto.

Lui stava rovistando in un armadio e non si accorse subito di lei.

Lei avanzò un po' dalla soglia della porta e notò che tutto era rimasto identico a quando se n'era andata.

Gold chiuse l'anta dell'armadio e finalmente la notò. “Belle.” disse soltanto, sorpreso di trovarla lì.

“E' tutto come...”

“Come quando te ne sei andata. Non sono riuscito a toccare niente. Sarebbe stato come...strapparmi il cuore.” disse lui avvicinandosi con una coperta in mano.

Gliela avvolse sulle spalle e rimase con una mano sul braccio della giovane.

Lei si avvicinò e lo baciò dolcemente sulle labbra.

“Sei stanca amore. E' meglio se ti metti a letto. Dopo una corsa scalza sarai distrutta.” disse lui osservando i piedi nudi dell'amata, sorridendo.

“Si in effetti...” disse lei, sopprimendo uno sbadiglio.

“Ora aspetta qui per davvero, ti porto su il tè e ti aiuto a preparare la camera.”

Nonostante il bastone, scese e tornò su molto velocemente.

Lei si era seduta sul letto con la coperta ancora avvolta attorno alle proprio spalle.

“Ecco qui” disse lui poggiando sul comodino una tazza fumante. “C'è ancora la trapunta per cui penso che tu non abbia freddo. E questo” disse appoggiando un pigiama blu scuro da uomo sul letto accanto a lei “è per te. È un mio pigiama, ne avrei fatto apparire uno tuo con la magia ma so cosa ne pensi quindi...credo che ti possa andar bene. Sarà un po' largo magari.”

Lei gli posò una mano sopra e con un sorriso timido disse “No, va benissimo.” Si rammaricò di aver portato via i vestiti che prima teneva da lui.

“Bene” disse lui appoggiandosi con tutte e due le mani sul bastone. “E' meglio che tu adesso riposi. Ci vediamo domani a colazione, che ne dici? E niente tostapane stavolta.” disse sorridendo. “Buonanotte Belle.” le diede un bacio sulla fronte e, chiudendosi la porta alle spalle, Belle lo sentì entrare nella camera a fianco.

Rimase lì seduta per un attimo poi lasciò cadere la coperta sul letto e corse a raggiungerlo.

L'uomo si stava levando la camicia quando si voltò, sentendo la porta della camera spalancarsi.

“Belle, c'è qualche problema?”

“Abbiamo passato tutta la vita a fuggire da qualcosa e ora non voglio più farlo. Voglio che tu venga con me, voglio che tu dorma con me.” disse lei in torno fermo. Gold lasciò cadere a terra il bastone e, avvicinatosi, la baciò.

“Hai ragione Belle, basta fuggire.” disse lui prendendola in braccio. La trasportò nell'altra camera, nella loro camera, e l'adagiò dolcemente a letto. Senza aspettare un momento di più la seguì e le si mise sopra, baciandola come se quello fosse stato il loro ultimo bacio. Belle intanto si era disperatamente aggrappata con una mano ai capelli di lui e con l'altra stava finendo di slacciare la camicia dell'uomo.

Ben presto si ritrovarono nudi, sotto le coperte, uniti in un'abbraccio senza fine e pieno di amore.


 

“Penso che Regina mi abbia vista correre scalza.” Belle era stretta e abbracciata a Gold, con la testa sul suo petto.

Gold si chinò per baciarle la nuca. “Così avrà visto che sei splendida anche mentre corri, senza tacchi per di più.”

Belle rise e con una mano prese ad accarezzare il petto dell'uomo.

“Temo anche di aver lasciato le chiavi dell'appartamento dentro casa. Non so come farò a rientrare.”

Gold la strinse a sé. “Puoi rimanere qui. Io ti voglio qui. Non vorrai costringermi a correre scalzo per Storybrook solo per pregarti di non lasciarmi più solo dearie?”

Belle gli diede un piccolo pugno sulla pancia. Gold sobbalzò un po'.

“Non ho intenzione di andarmene Rumple, se per te va bene.”

“Ma certo che va bene amore mio. È casa tua quanto mia, anzi senza di te nemmeno un castello lussuoso si potrebbe considerare casa.”

“Facciamo un patto.” propose la giovane scostandosi e alzando la testa per guardare in faccia l'uomo.

Lui la fissò negli occhi, incuriosito. “Io non ti lascio più scappare e tu ti impegni a non lasciar più scappare me.”

Gold sorrise, quello probabilmente era il miglior patto che avesse mai fatto in tutta la sua vita.

“D'accordo dearie.” disse soddisfatto. “Non sarà difficile. Non ho intenzione di scappare e nemmeno di lasciarti andare via. Non ora che sei tra le mie braccia.”

Belle sorrise e si riaccoccolò sul petto dell'uomo.

“Non scapperò Rumple. Devo ancora provare il tuo pigiama.” disse baciando il petto dell'uomo.

Gold si mosse e fece salire sopra di sé Belle.

“Hai ragione amore mio, e sono sicuro che starà meglio a te che a me. Ma per stanotte dearie, non ti servirà.” Attirò a sé la giovane e i loro corpi, come le loro labbra, si fusero di nuovo in un caldo e profondo abbraccio.






Note dell'Autrice
Vi avevo detto che sarei tornata! Solo che invece che con una raccolta ho colto l'occasione di questo contest per scrivere qualcosa di nuovo, come al solito mentre tutti voi probabilmente dormivate.
Sarà per questo che mi sembra di aver perso di nuovo le parole giuste per scrivere delle note conclusive decensiti. Quindi mi limito a sperare che vi piaccia e che, nonostante la natura un po' angst, vi faccia sorridere.
E...potere a Rumbelle!
  
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