Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Mes    27/08/2014    1 recensioni
- Hey carina -, disse qualcuno alle mie spalle.
Smisi di preparare il cocktail che stavo facendo e lo buttai: mi accorsi che non ne avevo poi tanta voglia.
Mi girai verso il proprietario della voce: era Niall, inconfondibilmente. Pelle e occhi chiari, un sorriso sicuro sulle labbra.
Un bel ragazzo sicuramente.
- Dimmi, carino -, gli risposi, calcando sull'ultima parola e azzardando un sorriso.
Lui rise.
Pensavo davvero che fosse carino, mi incuriosiva, sorrideva ininterrottamente: mi piaceva.
- Mi daresti una coca cola? -, mi chiese gentilmente, appoggiando i gomiti sul bancone del bar.
- Certamente, arriva subito.
Gli preparai ciò che aveva chiesto, gli misi due cubetti di ghiaccio nel bicchiere e poi glielo porsi.
Bevve.
Io lo guardavo, con il mento appoggiato alla mano, incantata. Era bello davvero.
- Mi piace come bevi -, gli confessai poi, sorridendo.
Rise, quasi strozzandosi con la bibita.
- Ti fai di stupefacenti?
Mi avvicinai a lui oltre il bancone, e i nostri nasi erano molto vicini. Ridacchiai, fissandolo negli occhi chiari. - Io sono stupefacente, carino.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- Flavia, tavolo quattro! - , mi gridò, sovrastando la musica, la mia superiore, indicandomi un tavolo a lato della pista.
- Vado subito! -, risposi.
Mi misi a mormorare, fra me e me, "44 gatti in fila per sei col resto di due" mentre mi avviavo al tavolo da Elèna indicatomi, il quale, per l'appunto, mi aveva fatto tornare in mente quella vecchia canzoncina per bambini.
- Salve -, salutai, una volta arrivata dinanzi cinque ragazzi seduti in cerchio attorno al tavolino.
Mi guardarono tutti sorridendo, finché il riccio del gruppo non ricambiò il saluto.
Uh, sono inglesi, grande!, pensai, sorridendo e correggendomi.
- Volete ordinare? -, chiesi, padroneggiando la lingua alla perfezione.
Ero così soddisfatta di me!
- Sì, grazie -, rispose un ragazzo moro dai tratti orientali.
Solo guardando bene, alla perfezione, tutti e cinque, riconobbi in quei semplici e giovani ragazzi i componenti al completo della boyband più famosa al mondo: gli One Direction.
Ma come mai in Italia?, mi domandai senza esporlo ad alta voce.
Li conoscevo, ovviamente, avevo diciannove anni, non ero di certo fuori dal mondo.
Mi era sempre piaciuto Zayn, così posi la mia attenzione completamente su di lui, pensando che avrebbe potuto interpretare il mio comportamento come una semplice cameriera a cui il cliente aveva appena risposto.
- Tre crodini, una coca cola e una pepsi, grazie -, disse lui dopo essersi velocemente confrontato con gli altri ragazzi.
Appuntai tutto sul block notes che avevo in mano, sorrisi e mi allontanai.
Tornata al bancone del bar, mi diedi da fare a preparare le ordinazioni di un paio di tavoli, dividendole su due differenti vassoi.
Mentre canticchiavo e lavoravo sentivo spesso commenti stupidi sul mio aspetto da parte dei ragazzi più giovani - quindicenni, perlopiù -, ma ciò mi infastidiva poco, perché non ci facevo caso; le battutine che seriamente mi disturbavano, invece, erano quelli degli uomini più grandi, la cui età variava fra i cinquanta e sessant'anni. Dio, a quell'età sarebbero tutti potenziali papà! Purtroppo, ciò che li alimentava maggiormente non era a causa mia, ma della divisa che ero costretta ad indossare: minigonna verde, a vita alta, e infilatavi dentro una polo bianca con i bottoni verdi; ci abbinavo sempre le mie adorate ballerine bianche e il cerchietto candido che mi tirava indietro i capelli rossi.
La divisa era quella, non potevo cambiarla né rifiutare di indossarla.
Mi legai alla vita il corto grembiulino nero, presi entrambi i vassoi con le mani e li posai rispettivamente al tavolo due e poi al quattro.
- Tenete ragazzi -, mi annunciai distribuendo le ordinazioni con velocità, e sorridendo. - Se vi serve qualcosa, chiamatemi senza problemi -, aggiunsi con un sorriso tenero.
Harry e Zayn sbuffarono, Liam roteò gli occhi al cielo, Louis mormorò un "ecco, ci risiamo, sempre la solita storia"; Niall, il biondo, mi sorrise e mi ringraziò, al contrario degli altri.
- Di niente -, risposi.
Mi allontanai tornando al bancone, ma volevo assolutamente sapere cosa aveva turbato i ragazzi da essere stati così sgarbati nei miei confronti.
Presi una bottiglietta vuota in vetro di succo all'albicocca e l'agitai, avvicinandomi, con circospezione, al tavolo quattro.
Quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due, si unirono compatti in fila per sei col resto di due...
La feci appositamente cadere al suolo, poi mi chinai a raccoglierne i vetri spezzati con le mani, mentre tentavo, invano, di ascoltare i discorsi dei ragazzi.
Anche se, probabilmente, di tutto discutevano tranne che della cameriera invasiva.
Ridacchiai da sola e mi alzai da terra, pronta ad andare a prendere una pezza per asciugare il disastro. Pensando nuovamente a ciò che avevo fatto per pura e semplice curiosità, risi ancora.
Ero senza speranza.
Spensierata e tranquilla,  tornai verso la pozza appiccicosa, mi ci chinai e iniziai a strofinare, attenta nel caso ci fosse ancora qualche pezzo di vetro rotto.
- Posso aiutarti? - A parlare era stato il biondo, Niall, che in quel momento mi sorrideva.
Ridacchiai, tornando a guardare il mio lavoro in corso, ma non gli risposi. Lo sentii allontanarsi, e questo provocò un po' di delusione in me, ma poi tornò, con un fazzoletto in mano, e si piegò davanti a me per aiutarmi.
- Tu guarda... Niall Horan che si presta a pulire il pavimento con una semplice cameriera, per un guaio in cui lui non c'entra niente -, commentai sorridendo.
Lui ridacchiò. - Ci hai riconosciuti, quindi? -, domandò subito dopo, guardandomi curioso.
- Chi non ci riuscirebbe? E poi, se girate tutti insieme è ancora più semplice -, replicai.
Finimmo di pulire, e io lo ringraziai.
- Penso che sarò io a sentirmi in dovere di darti la mancia, quando uscirai di qui -, scherzai, pulendomi il grembiulino.
Rise ancora. Era bella la sua risata, proprio bella bella. - Scusa i miei amici, hanno subito pensato che ci volessi lasciare il tuo numero -, disse poi.
Risi sorpresa. - Non sono così approfittatrice e maniacale -, dissi, riacquistando tranquillità nel tono di voce.
Sorrise a sua volta, e quello sorpreso adesso era lui.
Gli diedi un buffetto sulla guancia e gli dissi: - Puoi rasserenare gli altri, non voglio darvi il mio numero.
Tornai al bancone, e Niall al tavolo quattro.
Passarono le ore. Dalle nove che erano arrivati, adesso era mezzanotte passata e loro erano ancora lì, a chiacchierare.
Ogni tanto si erano alzati,avevano fatto un ballo veloce con qualche ragazza,firmato qualche autografo... Ma mai mi avevano dato l'impressione che da lì a poco che se ne sarebbero andati.
Era mezzanotte e mezza.
Mi andai a cambiare, levandomi la divisa e indossando i miei abiti: jeans scuri, maglietta con la stampa di un fiocco, felpa rosa e giubbotto bianco con cappuccio, sul quale poste due simpatiche orecchie da panda.
- Vai via? -, mi chiese Elèna, vedendomi in borghese.
Le sorrisi e annuii. - Bevo qualcosa e me ne vado.
Mi salutò  dicendo che avrebbe avuto ancora un po' da fare prima di poter tornare a casa, e mi lasciò da sola.
Andai dietro al bancone e iniziai a trafficare con i bicchieri.
- Hey carina -, disse qualcuno alle mie spalle.
Smisi di preparare il cocktail che stavo facendo e lo buttai: mi accorsi che non ne avevo poi tanta voglia.
Mi girai verso il proprietario della voce: era Niall, inconfondibilmente. Pelle e occhi chiari, un sorriso sicuro sulle labbra.
Un bel ragazzo sicuramente.
- Dimmi, carino -, gli risposi, calcando sull'ultima parola e azzardando un sorriso.
Lui rise.
Pensavo davvero che fosse carino, mi incuriosiva, sorrideva ininterrottamente: mi piaceva.
- Mi daresti una coca cola? -, mi chiese gentilmente, appoggiando i gomiti sul bancone del bar.
- Certamente, arriva subito.
Gli preparai ciò che aveva chiesto, gli misi due cubetti di ghiaccio nel bicchiere e poi glielo porsi.
Bevve.
Io lo guardavo, con il mento appoggiato alla mano, incantata. Era bello davvero.
- Mi piace come bevi -, gli confessai poi, sorridendo.
Rise, quasi strozzandosi con la bibita. Tossì.
- Ti fai di stupefacenti?
Mi avvicinai a lui oltre il bancone, e i nostri nasi erano molto vicini. Ridacchiai, fissandolo negli occhi chiari. - Io sono stupefacente, carino.
Rise nuovamente.
Feci il giro del bancone mentre parlavo: - Il mio turno è finito, per pagare dovrai chiedere a Elèna, la bionda laggiù -, e gliela indicai.
Seguì il mio dito, sorrise, tornò a guardarmi e mi ringraziò.
Tentai di congedarmi, superandolo, ma la mano che mi mise sul polso mi bloccò.
Sorrisi per l'ennesima volta.
- Ti serve qualcosa?
- Vorrei ricevere la mancia di cui mi hai parlato prima, se non è di troppo disturbo -, disse tranquillamente, e io annuii, divertita dalla piega che stava prendendo la situazione.
- Del tipo?
- Ho paura di sembrare sfacciato e maleducato chiedendoti un bacio, ma la tua bocca è così bella che non ho assolutamente voglia di perdere l'occasione -, spiegò.
Mi sorprese molto, e scoppiai a ridere: che tipo sicuro!
Be', come ha sempre detto la mia cara mamma, carpe diem.
- Quando mi ricapiterà una proposta del genere da un ragazzo bello e affascinante come te? -, riflettei ad alta voce. Lo intravidi sorridere. - Non ho un fidanzato, non sono sposata, non ho figli, non ho problemi con la legge... -, iniziai ad elencare i motivi per cui avrei potuto accettare l'offerta, ma Niall sbuffò una risata e mi coprì con la mano le dita che mi aiutavano a contare.
- Me lo dai o no, questo bacio? -, domandò, impaziente.
Ridacchiai. - Okay.
Gli presi il viso fra le mani, ci guardammo negli occhi e facemmo incontrare le nostre labbra. Sorrisi quando sentii che le nostre lingue si cercavano e si rincorrevano. Mi piaceva la sensazione di leggerezza che ci avvolgeva, mi piaceva come tutto sembrava essersi ricoperto da un enorme strato di gelatina, in grado di ovattare qualsiasi suono.
Mi piaceva sentire sulle mie labbra che sorrideva anche lui, mi piaceva il dolcissimo schiocco dei nostri baci, mi piaceva come il tempo sembrava andando allungandosi, come tutto pareva distorto.
Gli morsi il labbro inferiore prima di separarmi.
Lui sembrava un misto di sorpresa, incredulità, felicità e soddisfazione. Risi.
- Avrei potuto continuare in eterno, sai? -, mi disse, a voce bassa, tentando, penso, di sedurmi un altro po'.
Risi nuovamente. - Anche io, ma mi scappa la pipì. Ci vediamo, Niall -, e detto questo gli stampai un ultimo, dolce bacio sulle labbra.
Mi guardò esterrefatto mentre lo superavo e mi dirigevo verso i bagni.
Mi chiusi a chiave e mi sedetti sulla tazza, sorridendo in preda a un momento di trance. Sfiorai le labbra con l'indice e il medio della mano destra, poi le leccai: sapevano ancora di lui, e questo mi faceva impazzire.
Feci pipì, mi lavai le mani, mi diedi un'occhiata allo specchio e uscii dai bagni, poi dal locale.
Prima, però, Elèna mi aveva fermata, mi aveva dato un euro e mi aveva detto: - Ho dato il tuo numero a Niall, spero non ti dispiaccia. Ora se ne è andato, ha detto che ti vorrebbe conoscere meglio, ricominciando tutto daccapo. Pensa che ho dovuto dirgli io il tuo nome!
Le avevo sorriso e l'avevo ringraziata.
Poi, un pensiero negativo mi toccò la mente: avevo fatto la poco di buono sicuramente, baciando un ragazzo (che fosse famoso o meno era in secondo piano) che nemmeno conoscevo.
Il secondo pensiero, quello che annullò il primo, mi fece ridacchiare da sola mentre prendevo l'autobus sulla via del ritorno: e pensare che avevo interrotto quel bacio fenomenale solo per andare a far pipì.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Mes