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Autore: Frenchie    27/08/2014    2 recensioni
[Questa fanfiction si è classificata sesta al Contest "Characters' Feelings - Momenti di Protagonismo" indetto da Lucinda Taylor sul forum di EFP]
Tutti sappiamo che Sirius squarcia il dipinto della Signora Grassa perché vuole entrare nel dormitorio dei Grifondoro. Ma cosa succedeva nella sua testa in quel momento?
Dal testo:
"Ma non è tristezza quella che provo, no. Per quella ho avuto tempo ad Azkaban. Da quando sono evaso quello che mi permette di tirare avanti è la rabbia."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Signora Grassa, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Autore [nickname su EFP e sul Forum]: Frenchie
Titolo: Ora e allora
Personaggio scelto: Sirius
Emozione scelta: rabbia
Evetuali personaggi secondari: Signora Grassa, Regulus Black
Pairing (se presente): /
Rating: giallo
Genere: angst, drammatico, introspettivo
Note/Avvertimenti: /
Prompt (se presente): /
Note dell’autore: in questa fanfiction Sirius forse appare più irritabile e volubile che nei libri, ma secondo me Azkaban e i mesi di fuga durante i quali è stato perseguitato dalla volontà di fare giustizia hanno esasperato la sua natura irascibile.

 


Ora e allora
Mi sento strano mentre vago per i corridoi. Anche se nella Sala Grande ci sono moltissime persone ho l'impressione di essere in un luogo abbandonato.
Poi capisco perché: Ramoso è morto; Lunastorta mi odia; Codaliscia scappa da me. Per la prima volta sono da quando ci sono arrivato 22 anni fa, a Hogwarts non mi aspetta alcun amico.
Dei Malandrini non resta altro che odio.
Ma non è tristezza quella che provo, no. Per quella ho avuto tempo ad Azkaban. Da quando sono evaso quello che mi permette di tirare avanti è la rabbia.
Lontano dai Dissennatori la sicurezza di essere innocente non serve. L'unica cosa che mi trattiene dall'impazzire è la convinzione che vendicherò James e Lily.
Sono tutti a cena, dunque mi concedo il lusso di perdermi un'ultima volta tra queste mura cariche di memoria.
Quando arrivo all'entrata della sala comune sento la felicità che mi sale nel petto e oscura la mia rabbia cieca. Per la prima volta da anni sono in un posto in cui mi sento a casa.
La figura della Signora Grassa, un attimo fa così accogliente, distrugge però pezzo dopo pezzo la mia gioia.
«Da quando sono qui non ho mai fatto entrare qualcuno senza la parola d'ordine. Non ho certo intenzione di iniziare adesso.»
Per proteggermi infilo di muovo la mia maschera di rabbia. Tutti ce l'hanno con me: mi tradiscono, non mi credono, mi arrestano, mi rifiutano un semplice piacere. Ma più ci penso e più mi arrabbio, quindi cerco di convincere la Signora Grassa. In fondo, anche se non posso svelare la mia identità, sono un vecchio Grifondoro e ho il diritto di entrare.
Le mie argomentazioni sono una più vana dell'altra. Tutto ciò che mi viene in mente è che sono io l'artefice della mia sventura. Io ho dato fiducia a Peter e non a Remus. Questo mi altera ancora di più, perché è tutta colpa mia.
Poi non ce la faccio più. Urlo. Per sfogarmi, ma anche per guadagnarmi l'ingresso: forse come pluriomicida sono più convincente.
«Io sono Sirius Black!»
Ma le mie grida sono solo benzina sul fuoco. Mentre la rabbia continua a crescere dentro di me, la mia mente torna all'unica volta in cui mi sono sentito così.
Regulus, al suo secondo anno, mi fronteggia con i suoi amichetti Serpeverde alle spalle. Mi dice che non vuole più avere a che fare con me, che io non sono degno di chiamarmi Black. I suoi occhi, una volta così sorridenti, sono di ghiaccio e riflettono l'odio che prova. Io mi arrabbio, perché quei maledetti sono riusciti a strappare da me il mio fratellino. Con le loro ossessioni hanno distrutto anche il bambino che sognava di essere come il fratello maggiore. Voglio reagire, per un folle momento mi dico che la mia furia farà tornare Regulus in sé. Però prima che io abbia il tempo di fare niente James mi trascina via.
Solo che questa volta non c'è James a trattenermi, a impedirmi di fare pazzie. Così tiro fuori dalla tasca il coltello che avrebbe dovuto uccidere quel topo schifoso e squarcio il quadro della Signora Grassa.
  
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