Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Lylyt26    27/08/2014    1 recensioni
[2220 words]
«E nessuno si è mai lamentato, perché ci stava bene così, ci è sempre andata bene qualsiasi cosa, basta fossimo insieme per affrontarla. E mi sento così smielata e nauseabonda scrivendo queste cose, ma per raccontare agli altri di noi non mi viene in mente nessun'altra parola, o frase da usare. Forse perché noi non vivevamo di frasi o parole, ma di sguardi, di momenti, di espressioni.»
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Author's Corner; 
Voglio solamente dire che non ho idea di come questa cosa sia venuta fuori, ho solo aperto la pagina di word e buttato giù tutto quello che avevo dentro. La protagonista non sono io, e questo non è neanche il mio genere abituale. Spero comunque che almeno a qualcuno piaccia.
Con affetto,

Lylyt. 

********************* 

Ehi, sai a cosa stavo pensando? Che nella vita mi sono resa conto di non aver mai avuto qualche tipo di talento, non sono mai stata brava a cantare, o a disegnare, sono negata con qualsiasi tipo di strumento in mano, e negli sport ho sempre fatto schifo.

L'unica cosa in cui sono stata davvero brava è stato amarti, in silenzio. Perché la vita non ha voluto neanche donarmi un carattere coraggioso, ma mi ha donato te, quindi non posso lamentarmi. Si, amarti è stato il mio miglior talento. Non è semplice vedere la persona che ami sorridere a qualcuno come tu vorresti sorriderle, non è facile vederla con lo sguardo perso e sapere che non è per te che il suo cervello si è fuso. Ma ehi, questa è la vita reale, e in questa vita è normale che le cose vadano così. Infondo, tutte le storie parlano di qualche tipo di amore; quello fraterno, quello carnale, quello non corrisposto, insomma, l'amore è ovunque.

Ma del mio di amore, quello che ho sempre provato per te, non ne ho mai sentito parlare, davvero. E la cosa forse un po' mi spaventa, forse mi spaventa davvero tanto. Perché tutti sono bravi a parlare dell'amore, di riempirsi la bocca di frasi fatte e discorsi poetici che in realtà non vogliono mai dire niente. Ed io, infondo, cosa ne so dell'amore? Non ho mai voluto nient'altro che te, mai, ma non ti ho mai avuto. Non ho mai saputo cosa vuol dire svegliarsi una mattina stretta nelle braccia della persona che ami, non ho mai saputo cosa vuol dire sentirsi amati, col corpo, con la mente e con l'anima, non lo so e non lo saprò mai.

Perché il tipo di amore che dico io, quello che mi lega a te, è qualcosa che non passa, non va via, come un tatuaggio. Come quello che vi siete fatti tu e lei un paio di anni fa, a Parigi, giusto? Quello che citava qualche smielata frase d'amore in lingua. No, il mio amore è diverso anche da questo ora che ci penso, il tatuaggio sorpassa un paio di strati di pelle, quello che provo io lo sento radicato dentro le ossa, è come avere una corda di violino tesa per tutto il corpo, e l'unico in grado di attivarla sei sempre stato tu.

Tu, con quei tuoi occhi luminosi, e se ci penso, quanto mi hanno fatto dannare quei tuoi occhi. Non ho mai capito di che colore fossero, eppure c'ho speso così tanto tempo a guardarli, praticamente so anche quante ciglia avessi, eppure se qualcuno mi chiedesse di colore fossero non lo saprei dire, forse perché in realtà non li ho mai guardati davvero, li ho solo provati, assaporati come si può fare con un sentimento, oppure con un bel dolce. Li guardavo e boom, il mondo intorno a me spariva, eclissato dietro a quelle iridi indefinite, che mi portavano al mare nei giorni più cupi, nelle foreste più verdi nei giorni allegri e nelle montagne viscose in quelli tranquilli.

Si, eri il mio personale aereo di volo, e uno steward come te non si troverà mai più. E fossero stati solo i tuoi occhi a mandarmi in pappa il cervello! Era molto, molto di più.

Iniziamo con le cose più banali, il tuo sorriso. Io lo so che si legge ovunque, ma io un sorriso così non l'ho mai visto, potevi illuminare una città intera, e affanculo l'Enel. Praticamente eri una torcia umana, altro che batterie ricaricabili. E poi, davvero, devo continuare? Oh ma sì, devo farlo, perché di te mi rimane questo, ricordi, e quindi facciamolo, ricordiamoci fino a farci del male, fino a sentire il cuore che scoppia e la gola che brucia, perché l'amore probabilmente è anche questo, ma chi sono io per dirlo? Ed ora, parliamone, che madre natura ti voleva bene l'avevo capito da tempo, ma perché fare del male all'umanità con quelle labbra? Perché? Le ho sempre associate alle porte del paradiso, e passavo le notti a chiedermi che sapore avessero.

Forse di zucchero? Forse di quel dolce che ti piaceva tanto, quello col nome strano che non mi ricordo mai. O forse sapevano semplicemente di te, e sicuramente era il sapore migliore.

Neanche questo saprò mai, e va bene così. No, sti gran cazzi, non va bene per niente, ma il destino ha voluto così, ed io al destino non c'ho mai creduto, ma allo specchio si, e chiunque essere con un minimo di neuroni funzionanti l'avrebbe capito che tra me e te non sarebbe mai potuto succedere niente. Ma vogliamo continuare lo sproloquio su di te, si? Sai, rileggendomi ti sto descrivendo come un dio greco, o come l'incarnazione della perfezione, ma non lo eri, non lo sei mai stato.

Perché non potrò mai dimenticare le sere dove bevevi fino a star male, perché era divertente, perché eri giovane, perché era giusto così. E poi, vogliamo parlare di quella scommessa? Quella di quando ti sei fatto rasare completamente le sopracciglia? Eri qualcosa di inguardabile.. no, balle, eri bello da far schifo comunque, ma eri terribilmente divertente da vedere.

La cosa che mi sorprende di più e che la gente dice che se passi troppo tempo con una persona poi ti stanchi, inizia a conoscere tutti i suoi difetti, le sue cicatrici e te ne stanchi, e vai via. Sarò io strana, ma le tue di cicatrici le ho contate e ricontate milioni e milioni di volte, e tutte le volte me ne innamoravo sempre più, senza tregua, tanto che mi rendevo conto di essermi imbambolata nel vuoto per ore, e tu ridevi, perché io credo che tu l'abbia sempre saputo, ma che nessuno l'abbia mai voluto ammettere, non per davvero. Ed io che dovevo fare? Come ho già detto il coraggio non è una mia dote, anzi, diciamola tutta, ancora devo capire quali siano le mie doti. O ancora meglio, se esistano proprio. Mi hai sempre detto di essere un'ottima amica, posso considerarla una dote questa? Forse no, dato che ogni volta che te lo sentivo dire un po' mi sentivo morire, e mi sentivo una persona davvero cattiva, perché era vero, ero tua amica, niente di più, eppure quella parola sulle tue labbra stonava talmente tanto che ti avrei voluto prendere a pugni, ed una volta l'ho anche fatto, e probabilmente mi sono fatta più male io di te.

Ti ho picchiato -o almeno ci ho provato- il giorno che mi hai detto che volevi mollare tutto, che era troppo per te, che era arrivato il tuo momento e tante altre stronzate varie, e andiamo, era ovvio che il ceffone ti arrivasse diretto, senza stop. Perché se tu volevi mollare, io cosa avrei dovuto fare? Io che non sono mai stata un granché, e non è mancanza di autostima la mia, è semplicemente accettare quello che ti si trova davanti.

Io, che non ho mai avuto alcun tipo di coraggio, di forza interiore cosa avrei dovuto fare? Posso giurare che quello è stato il giorno in cui ho avuto più paura. E non posso dimenticare lo sguardo che mi desti dopo quella batosta, hai avuto il coraggio di guardarmi con gli occhi feriti, pieni di dolore. Ed è vero che il giorno è stato quello in cui ho provato più paura, ma è stato anche il giorno in cui ho fatto la cosa più giusta, andarmene. Ho preso la mia borsetta e sono scappata via, lasciandoti lì come un cretino ed evitandoti per un intera settimana. Che forse sembra poco, ma per due che si sentono ogni momento della giornata, anche solo per insultarsi o commentare il tempo è un'eternità.

E andiamo, posso anche solo sperare di poter dimenticare l'abbraccio in cui mi stringesti dopo avermi messa all'angolo di quel bar? Ho ancora il cuore in cardiopalma se ci penso, quindi sono convinta che sarà un'altra di quelle cose che di te, di noi, mi rimarrà marchiata dentro, su ogni centimetro di pelle ed anima.

E forse è stupido, perché era solo un abbraccio, ma è inutile che cerchi di spiegare a parole cosa mi comunicasti con quelle tue braccia troppo lunghe e muscolose, uscirebbero parole senza senso, o forse no, ma non voglio provarci, perché poi qualcuno ti verrebbe a cercare per un tuo fantomatico abbraccio e potrebbe rimanerne deluso, ed io non voglio nessuna anima distrutta sulla coscienza.

Sai, ci sono un sacco di cose di cui sono sicura, ma del perché e del quando mi sono innamorata di te rimarrà uno dei misteri della vita, per sempre. Ed andiamo, che qualcuno non tiri fuori la stronzata che l'amicizia tra i sessi opposti non esiste, perché lo prendo a pugni. Io non avevo alcun motivo per innamorarmi di te, non era nei miei piani. Non eri il mio tipo, che diamine. Sei sempre stato arrogante all'inverosimile, sicuro di se tanto da risultare borioso e così pieno di insicurezze da confondere. E lo so che è un contro senso, ma uno che ti chiede venti volte al giorno perché gli vuoi bene deve avere sicuramente qualche problema di insicurezza. Ed io non ti ho mai risposto, non seriamente, perché non l'ho mai saputo, tutt'oggi non lo so. Sei semplicemente capitato, come può capitare trovare un euro per la strada e gioirne, per me sei stato lo stesso. Non sei stato premeditato, non sono stata mesi ad inseguirti per farmi notare, eri lì, io anche, ed è successo. E il colpo di fulmine non è mai successo, al massimo speravo che un fulmine colpisse te, in testa. Ne è passata di acqua sotto i ponti prima che decidessi che forse, ma solo vagamente, ne valevi la pena. E da lì tutto si è stravolto, sei entrato come un razzo nella mia routine, tanto da farmi chiedere se fossi sempre stato lì nascosto, magari sotto il divano, o dentro il freezer.

Ho iniziato a conoscerti, ed è stata la mia fine, ed il mio inizio, e anche il mio intervallo, perché da te poi non mi sono mai mossa. Un po' come quando vai al cinema a vedere un film che non ti ha particolarmente interessato, e poi ti siedi, e ti rapisce così tanto che non hai neanche la forza per alzarti ed andare a sgranchirti le gambe, perché ingenuamente pensi che se ti allontanassi anche solo un poco perderesti il filo, e non è una cosa assolutamente concepibile. Solo che al cinema ci stanno le pause, mentre tra di noi non sono neanche mai apparse da lontano, siamo stati come un treno in corsa, per una corsa lunga, presumibilmente infinita.

E nessuno si è mai lamentato, perché ci stava bene così, ci è sempre andata bene qualsiasi cosa, basta fossimo insieme per affrontarla. E mi sento così smielata e nauseabonda scrivendo queste cose, ma per raccontare agli altri di noi non mi viene in mente nessun'altra parola, o frase da usare. Forse perché noi non vivevamo di frasi o parole, ma di sguardi, di momenti, di espressioni. Detto così c'è quasi del romantico, ma tra noi no, c'è stato di tutto, ma l'amore era lontano anni luce, almeno per te. E davvero, mi sta bene, perché sono convinta di averti amato abbastanza per entrambi, ma forse n'aiutino me lo potevi anche dare.

Quello che in realtà mi sono sempre chiesta era se tu sapessi o no, se ci avessi anche solo mai pensato, o se solo l'idea ti faceva impallidire. O se forse sei stato troppo cieco verso di me, perché i segnali delle altre li capivi al volo, io invece avrei anche potuto presentarmi coi cartelloni e tu mi avresti guardata come sempre, come si guarda un'amica, una sorella, un punto fermo.

Precisamente eravamo questo l'uno per l'altra, un punto fermo; un rifugio, una scappatoia da quella che era la nostra vita continua. E nonostante non ci sia mai stato amore, io lo so che per te ero l'unica. L'unica di cui ti fidassi, l'unica con cui parlassi, l'unica con cui hai dormito e basta, l'unica a cui hai aperto il cuore senza donarlo. E se questo fosse stato quello che ha voluto la vita per me va bene, l'avrei accettato senza problemi.

Ma perché portarti via? Perché decidere che il tuo tempo era scaduto e basta? Perché non darmi altre occasioni, altre opportunità per.. non lo neanche io per cosa, le meritavo e basta. Perché vedere l'amore della tua vita amare un'altra fa male, ma vedertelo portare via senza poter fare niente, con la consapevolezza che è troppo tardi, ti uccide. Ed io son sicura di essere morta con te, perché io vivevo di te, respiravo te, amavo te, sognavo te. E quando smetti di amare e di sognare automaticamente hai smesso di vivere. E non posso dire altro, perché c'ho provato a parlare di te, di noi, c'ho scritto sopra più di mille parole, ma nessuno potrà mai capire, niente e nessuno.

Ed io sono sola, a ricordare e a farmi male, ma tra poco arrivo, lo prometto. E forse sarà la prima volta che arrivo in anticipo, senza dover stare ore a prepararmi ed a truccarmi, perché saremo solo noi, senza altre complicazioni, solo noi due, in un posto dove l'aria profuma di te e che ha le mie risate negli occhi.

Aspettami, sto arrivando, e sta volta per davvero.
Grazie.  

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lylyt26