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Autore: Midori No Esupuri    27/08/2014    5 recensioni
[WARNING: MORMOR/MORMORSTAN]
L'evoluzione del rapporto tra l'ex colonnello Sebastian Moran e il consulente criminale Jim Moriarty tramite messaggi.
(11.19) Mi sta assumendo come killer?
(11.20) Esattamente. JM

[...]
(11.24) Stia tranquillo, la sua ferita all’occhio non sarà un problema. So che possiede un conto bancario, mi occuperò di versarle la somma necessaria al costoso intervento che deve sostenere per recuperare la vista. JM
(11.26) Perché?
(11.26) Gliel’ho detto. Mi serve un collaboratore. JM

Nota: Capitoli comprensivi di messaggi e parte narrativa.
Genere: Angst, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Mary, Morstan, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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#2: Grazie
 
Domenica 29 dicembre
 
I giorni erano passati piuttosto lenti, nella routine di caffè amaro, docce fredde e incubi. Passava il suo tempo a guardare la tv a volume basso, a mettere insieme qualche avanzo di cibo per mangiare, ma per la maggior parte del giorno si allenava e dedicava più attenzione possibile a medicarsi l’occhio. Gli faceva male, spesso lacrimava e la benda prudeva da morire, il medico militare della sua squadra non gli aveva spiegato alcun provvedimento da prendere e un insulso farmacista gli aveva dato delle gocce da spremersi per qualcosa tipo sei volte al giorno. Le odiava, gli mandavano la pupilla a fuoco e l’occhio lacrimava ancora di più, se possibile.
In ogni caso, era quasi passata una settimana – cinque giorni, per l’esattezza – dal messaggio dell’inquietante tipo che diceva di aver fatto ricerche su Sebastian, e l’uomo si era tranquillizzato ripetendosi che era stato solo uno stupido scherzo e che le persone avevano davvero molta inventiva su come divertirsi e rompere i cosiddetti al prossimo. Non aveva festeggiato il Natale, in verità, ma si era concesso un panettone fra i meno cari del supermercato vicino casa e una bottiglia di vin santo italiano, più che altro per non sentirsi solo a tavola. Era il ventinove dicembre quando, svegliatosi dopo l’ennesimo incubo e intento a tuffare svogliatamente il panettone nel caffè, il suo telefono ebbe un fremito sul tavolo plastificato.
 
(10.20) Buongiorno. JM
 
Inarcò un sopracciglio, la certezza che qualcuno aveva solo combattuto la noia mandandogli sms si sgretolò con la stessa rapidità del panettone nella tazza bianca dell’esercito e Sebastian pensò se rispondere o  meno al messaggio.
 
(10.22) Salve.
 
(10.22) Salga in macchina. Ha un’operazione da affrontare, ricorda? JM
 
Per poco non si strozzò con un boccone di panettone, iniziò a tossire e si portò una mano all’occhio, poteva sentirlo scuotersi fastidiosamente sotto la benda ad ogni colpo di tosse.
 
(10.23) Le avevo detto che le avrei mandato i soldi necessari sul conto, no? I migliori medici di Londra sono pronti, la stanno aspettando. JM
 
(10.24) E lo stesso sta facendo il mio autista fuori. JM
 
Sebastian si alzò di scatto e si avviò a grandi falcate verso la finestra della cucina, per quel poco che vedeva oltre le tendine ingiallite c’era davvero una macchina fuori da casa sua. Una coincidenza? Poteva essere. Era una macchina nera, una berlina, lucida e senza alcun graffio, vetri oscurati. Quante macchine del genere esistevano a Londra? Pensò rapidamente, non era spaventato perché il servizio militare era volto ad eliminare qualsiasi paura in un essere umano, ma doveva ammettere che quella vettura fuori casa era veramente inquietante.
 
(10.27) Quella è la sua macchina?
 
(10.27) Una delle tante. Coraggio, salga. JM
 
Strabuzzò l’occhio non appena intravide la portiera aprirsi per mano di un autista vestito interamente di nero, che fece il giro della vettura e si portò davanti alla finestra e si spostò poco dopo, rivelando il posto del passeggero davanti all’ex colonnello. Indietreggiò di un passo, poi si decise ad afferrare il cellulare dal tavolo, il portafogli da un mobile vicino alla porta ed uscì nel freddo di Londra, infilandosi in macchina. L’interno della vettura era imbottito, pulito fino al limite estremo dell’ossessione e c’era odore di dopobarba, nonostante l’uomo alla guida fosse palesemente privo di peluria sul viso… Al contrario di Sebastian, che poteva vantare un’ispida barba bionda di almeno un centimetro. Da quant’è che non si faceva la barba? Mesi, sicuramente, in trincea di certo non ci si preoccupava di apparire trasandati… E, personalmente, adorava l’idea di apparire poco curato alle altre persone. Lo faceva sentire diverso, magari anche pericoloso, come al liceo quando le ragazze si fissavano ad accarezzargli le guance ruvide o a giocare con la barba chiara. Gli piaceva, anzi in certi momenti lo eccitava persino.
-Dove stiamo andando?- domandò, ma non ricevette alcuna risposta. Il veicolo partì e Sebastian si ritrovò a guardare freddamente fuori dal finestrino, Londra scorreva sotto il suo occhio sano mentre lottava contro la voglia di strapparsi la benda e tormentarsi l’altro.
 
(10.35) E’ nervoso? JM
 
(10.35) No. Ma il suo autista è maleducato.
 
(10.36) Sta solo seguendo i miei ordini. JM
 
(10.37) Ah.
 
(10.39) Ci sentiamo più tardi, colonnello. JM
 
Sollevò nuovamente un sopracciglio per quel saluto così brusco, ma quando l’auto nera si fermò davanti ad un ospedale capì perfettamente a cosa si riferisse quel tipo. Ne ricercò il nome nei messaggi precedenti, che non aveva cancellato principalmente per pigrizia, e lo archiviò in un angolo della sua mente. James. James Moriarty. L’uomo più pericoloso di Londra, aggiunse mentalmente, e per poco non scoppiò a ridere sarcasticamente. Aveva a che fare con una persona davvero di grande inventiva per gli scherzi... O almeno, lo pensò finché quattro uomini avvolti in camice bianco non lo trascinarono all’interno dell’ospedale con un fazzoletto sulla bocca e ostacolarono il suo ovvio ribellarsi con una puntura sul collo. Pochi secondi e Sebastian si sentì pesante, irretito, lo scenario circostante si sfocò alla vista fino a diventare nero, il silenzio pressante sui timpani.
Il vuoto più totale.
Si svegliò molto tempo più tardi, non sapeva definire quanto in verità ma fuori da una grossa finestra quadrata il cielo era scuro, piccoli puntini bianchi ne interrompevano il tessuto increspato dalle solite nuvole gonfie di pioggia che tanto amava di quella città. Si guardò intorno, sentiva dolore all’occhio e qualcosa di fastidioso in faccia, alzando una mano notò di essere stato intubato e attaccato ad un paio di macchinari, la conclusione logica era solo una: aveva subìto l’operazione all’occhio. Stentava a crederci, aveva ancora una benda ma era molto più leggera della precedente, di garza ospedaliera, e sicuramente era anche più pulita. Tentò di alzarsi a sedere, o almeno di assumere una posizione più comoda su quel letto troppo morbido per i suoi gusti, nella stanza c’era anche troppa luce e l’odore di disinfettante gli dava la nausea.
-Come si sente?
Si voltò di scatto verso la porta della stanza, bianca e grigia chiara, ma non vide nessuno. Anzi, la porta era persino chiusa.
-Sono qui.- ripeté la voce. -Alla sua sinistra.
Si voltò di nuovo, stavolta nella direzione indicata, e si trovò davanti una figura snella avvolta  in un camice bianco, armato di cartella clinica e di una piccola torcia.
-Stanco.- rispose Sebastian, la voce roca dal tanto dormire. Gli girava persino la testa.
-E’ comprensibile.- fece eco il dottore, posando la cartella clinica sul tavolino accanto al letto e armandosi per srotolare la benda chiara dal viso del colonnello. Sebastian rimase immobile, sentendo il peso sul viso affievolirsi, finché l’aria fresca della stanza non si infranse sulla pelle calda dell’occhio ancora chiuso, lo avvertiva pulsare fastidiosamente.
-Cerchi di aprire l’occhio, per quanto le riesce.- consigliò il medico, armandosi della torcia e accendendola. -Con calma, molta calma.
Allora aveva subìto davvero l’operazione? Riuscì ad aprire l’occhio con cautela e lo sentì subito bruciare, il medico puntò con gentilezza la luce fioca della torcia contro la pupilla azzurra e la spostò a destra, poi a sinistra, a Sebastian spettava l’ovvio compito di seguirla.
-Bene, la pupilla è reattiva. Ci vede?
Rimase in silenzio, quasi soffocato da quell’opportunità di poter vedere di nuovo, poi lentamente annuì.
-In modo chiaro?- insistette l’uomo in camice bianco.
-Abbastanza.
-Ottimo. Le rimetterò delle bende pulite, per un paio di giorni resterà sotto osservazione.
Si lasciò fasciare come un bambolotto di dimensioni spropositate, il cervello sembrava essere momentaneamente disattivato e si ritrovò, molti minuti più tardi, sprofondato a sedere in quel letto a fissare la notte scura sul profilo monotono di Londra. Il cellulare vibrò improvvisamente, Sebastian non si era nemmeno accorto che qualcuno lo avesse posato sul tavolino accanto al letto ma lo prese comunque, una parte di lui si aspettava di ricevere un messaggio da quel James Moriarty.
 
(23.49) Mi hanno informato che l’intervento è perfettamente riuscito. JM
 
(23.49) Sì.
 
(23.50) Molto bene. JM
 
(23.50) Grazie.
 
Si lasciò andare nuovamente al sonno, l’occhio sotto la benda era affaticato e pulsava ancora molto, ma non era nulla in confronto a ciò che aveva passato in trincea, quando quella scheggia di vetro gli aveva deturpato il viso in seguito ad un’esplosione. Pregò soltanto di non risognare quella scena e accennò un sorriso, finalmente aveva di nuovo la possibilità di vedere. 
 
•Nota dell'autrice~
Ed eccomi di ritorno, almeno in questa ff perchè le altre sono ancora a macerare nel pc in attesa che mi venga voglia di controllare i capitoli e di metterli su questo adorabile sito che oggi mi dà un po' di problemi ♥ E' vagamente più lungo *una pagina in più, coff* ma era una cosa necessaria, dovevate sapere tutti di come Sebby abbia ripreso la vista del suo bell'occhio azzurro e della grazia con la quale Jim lo abbia spedito ad operarsi -v- Ho intenzione di pubblicare un capitolo a settimana di tutte e tre le fanfiction, da adesso, magari a giorni alterni... Vedrò di organizzarmi, ma lo farò sicuramente.
Come al solito, concludo ringraziando chi segue, recensisce e anche chi legge soltanto, rinviando magari i commenti ad una giornata meno svogliata o a... Boh, non lo so. Grazie a tutti, e non mi aspettavo nemmeno che questa ff finisse fra le seguite di così tanta gente D: Mi stupisco sempre, davvero.
Bon, a settimana prossima a chiunque ci sarà~
  
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