Fanfic su artisti musicali > EXO
Segui la storia  |      
Autore: arashi17    27/08/2014    7 recensioni
Baekhyun è solo un pazzo che blatera ai fiori.
Chanyeol è solo la prima persona che decide di non pensarla così.
“Non ti dà noia startene giornate intere chiuso in quel buco a parlottare alle piante?”
"Non ti spaventano gli alberi? Sono così alti..."
"Vuoi arrampicarti?"
"Baekhyun, tu sai parlare con i fiori. Cosa significa se ti regalassi un Tulipano o un'Orchidea?"
“Questo è un Fiordaliso, lo conosco. Ma quest’altro?”
“Un Rododendro.”
"Baekhyun perché non puoi uscire mai?"
"Chanyeol, credi che riuscirò a veder sbocciare i Bucaneve?"
Finalmente è fuori, ma il freddo è troppo alto e lui è troppo piccolo. Lui ha paura delle cose immense e quindi si lascia scivolare, e come neve fragile, si infrange su di essa.
Ha appena smesso di piovere e Baekhyun sorride lieve, come seta giapponese, fasciando i sensi di un Chanyeol che non comprende più niente.
-BaekYeol-
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa è una dedica. A mia madre che mi supporta sempre e a Chanby, che ama i fiori.
Different dei Winner è la colonna sonora. Non chiedo di ascoltarla mentre si legge, ma di leggerne il testo dopo, che anche se può non sembrare, è molto azzeccato per la storia.
Io comunque, i link ve li metto.
https://www.youtube.com/watch?v=OI8WBKjlrMI
http://popgasa.com/2014/08/11/winner-different/


Langue Interdite
Linguaggi proibiti


I R I S . . .



C’è un posto nel mondo, in cui respirare è più che vivere.
C’è un posto nel mondo, dove le anime disperse, vagano e si riuniscono, cercando tregua dalla vita che le ha viste vittime di effimeri avvenimenti.
C’è un posto nel mondo, a cui basta pensare per scoppiare improvvisamente di felicità.
C’è un posto, e questo posto può essere il castello più bello che sia mai stato costruito, ma anche l’angolino di casa, quello tra il letto ed il muro, dove ci si sente protetti, protetti nel mondo.
Per Baekhyun, il posto nel mondo è la serra sotto la sua casa. Poco virile e fuorimoda per gli standard dei giovani moderni, ma lui non ci dà peso, semplicemente appena può scende lesto la lunga scalinata fiabesca che costituisce la fiancata destra della sua villetta, e si rintana dentro la struttura vetrata, mozzandosi il fiato per svariati istanti. E questo accade sempre, tutte le volte che vi mette piede.
Baekhyun non ha amici. Non gli interessa averne, non li cerca e non fa nulla per avvicinarli. I suoi unici amici sono i fiori, diafani e angelici, così silenziosi ma capaci di urlare messaggi proibiti all’universo, laddove il coraggio delle bocche umane perde vitalità e si racchiude, muto e instabile, circondandosi di dubbio meschino.
Baekhyun lo sa, può comunicare con le piante di qualsiasi cosa egli voglia e quelle saranno felici di dargli il responso che ignorava. È così semplice parlare ai fiori, pensa sempre Baekhyun, eppure, per la gente sono un pazzo che blatera da solo.
La serra che suo nonno ha costruito anni e anni addietro, è davvero enorme. Contiene una quantità indefinita di fiori e piante e, solo da poco Baekhyun ha deciso di coltivare dei piccoli Bonsai, perché li ama tanto e nella sua collezione di colori non possono mancare. Tratta con cura ogni vaso, li accudisce come fossero i figli della donna che mai sposerà, insegna la vita ai germogli timidi e innocui, mentre anche lui cresce, nel posto più ignoto del mondo, ignorato dal resto del mondo.
Ma è tutto okay così, perché Baekhyun è solo un pazzo che discute con foglie e terriccio.



Il modesto negozietto dei signori Park è appena dopo la panetteria, al centro di quel piccolo paesello forse un po’ datato, ma sicuramente accogliente. Baekhyun frequenta con assiduità quel negozio, del resto è l’unico che tratta articoli da giardinaggio in tutto il paese. Ricorda perfettamente la prima volta che ci ha messo piede insieme a suo nonno, quando aveva appena quattro anni, e da allora continua puntuale ad andarci. Il nonno gli aveva insegnato a cosa servisse ogni attrezzo, come sarebbero dovuti essere coltivati i fiori, gli aveva spiegato le differenze dei vari terricci e tutto il necessario per crescere un giardino in armonia. Anche dopo la morte di suo nonno, ha continuato a prendersi cura dei suoi fiori.
È da poco passata la metà di Settembre, quando Baekhyun entra in negozio e saluta cortesemente il figlio dei proprietari, disteso con le braccia sul bancone, prossimo ad uno sbadiglio annoiato.
Il figlio dei signori Park è uno dei ragazzi più alti del paese, ha i capelli castano chiaro, più o meno lunghi, le orecchie che sporgono e delle braccia muscolose. Ogni volta che Baekhyun lo vede, pensa che quelle braccia sarebbero utili a trasportare i vasi più pesanti nella sua serra.
“Non so se ringraziarti per venire qui così spesso e non farmi morire di noia, o se odiarti perché non ti fermi mai a parlare cinque minuti e far trascorrere la mia giornata.” Dice svogliatamente il figlio dei proprietari, dopo aver sbadigliato ed essersi stravaccato completamente sul bancone. Baekhyun si blocca davanti alcuni vasi colorati e volta il capo in direzione del suo interlocutore. Non è un tipo di molte parole e i suoi modi sono così innocui e delicati da sembrare come quelli di un bimbo, o di una ragazza purissima, pensa il ragazzo dietro il bancone.
“Mi scusi, ma i fiori mi aspettano.” Risponde senza preamboli Baekhyun, tornando a fissare quei vasi.
“Non ti dà noia startene giornate intere chiuso in quel buco a parlottare alle piante?” Azzarda il più alto, ricomponendosi sul bancone, incuriosito come al solito da quello strambo personaggio.
“Se mi desse noia, non ci starei, mi pare una cosa ovvia.” Il sopracciglio del proprietario del negozio si arcua e la sua espressione muta leggermente, non cogliendo il senso delle parole di Baekhyun che, imperterrito, fruga tra quei vasi.
“Anch’io sto sempre chiuso qui ma di noia me ne dà eccome.”
“La differenza è che a me, quel che faccio, piace. A lei no.” A questa risposta, il proprietario si stizza e decide di ignorare Baekhyun. Non gli è mai piaciuto più di tanto, lo ha sempre visto come un lupo solitario, il tipo strano da evitare, quello che comunque ha una strana relazione con la natura e non con gli esseri umani.
“Quanto vengono questi?” Domanda Baekhyun indicando alcuni sacchi di terriccio proprio accanto ai vasi che poco prima stava osservando. L’altro ragazzo sbircia annoiato e lievemente infastidito e gli indica la somma con le dita. Passa poco che paga il conto: due sacchi di terra e alcuni vasi di differenti colori; poggia tutto nel retro della sua piccola automobile e sparisce dalla visuale del figlio dei Park che lo osserva circospetto, provando quasi una leggera antipatia.



“Si può sapere cosa stai facendo? Guardati, sei tutto sporco di terra…” La voce familiare che giunge dalle spalle di Baekhyun lo fa sussultare appena, ma continua ad affondare le mani delicate nei granelli marroni che popolano l’aiuola.
“Pianto i Bucaneve.”  Ammette Baekhyun sorridendo dolce. L’altro ragazzo pensa di aver davanti una ragazzina e arrossisce, scrollando subito la testa.
“Siamo in autunno genio. Quei fiori sbocceranno agli inizi della primavera.” Gli comunica poggiando la spalla allo stipite della porta, incrociando le braccia. Baekhyun arresta ogni movimento e si volta verso di lui, restando accucciato sul pavimento. Lui è altissimo, gli si staglia immenso dinnanzi agli occhi e la luce dei raggi solari che si increspa fra i ciuffi dei suoi capelli lo fa sembrare di una bellezza eterea.
“Per questo si piantano in autunno.” L’alto ragazzo pare pensarci un paio di minuti prima di azzardare una prossima risposta. Baekhyun non sembra rispecchiare le dicerie che vagano in paese su di lui.
“E tu pianti ora qualcosa che vedrai nascere tra mesi e mesi?”
“Una madre resta incinta nove mesi prima per veder nascere suo figlio nove mesi dopo. È essenzialmente la stessa cosa.” Dice tranquillo Baekhyun poggiando il mento sul palmo della sua piccola mano, ignorando il terriccio presente. L’altro ragazzo resta di stucco, non afferra bene cosa potrebbe rispondere, non si aspettava di certo una frase del genere.
“Sì, ma stiamo parlando di figli adesso.”
“Appunto, i fiori sono i miei figli. Mi scusi adesso, dovrei passare.” E Baekhyun si fa spazio tra l’entrata della serra ed il ragazzo, superandolo e risalendo la scalinata, sotto lo sguardo confuso del più alto.



“Ieri Chanyeol mi ha detto che stavi piantando i Bucaneve, è vero Baekhyun?” Baekhyun è nel negozietto dei Park, si è accorto proprio quella mattina di non aver abbastanza terriccio per delle Rose che sta coltivando. La voce del proprietario gli giunge cristallina da dietro il bancone. Si tratta della signora Park, oggi fasciata da soffici abiti di cotone.
“Mi scusi signora Park, ma chi è Chanyeol?” Chiede innocente il ragazzo, avvicinandosi alla donna. Quella sorride e poi copre le labbra appena macchiate di rossetto per soffocare una risata.
“Ma come chi è? Non dirmi che quel maleducato di mio figlio non si è mai presentato!”
“Continuo a non capire, mi scusi.”
“Chanyeol è mio figlio, quello scansafatiche che finge di dare una mano in negozio.” Baekhyun non sa perché, ma il fatto di conoscere il nome di quel ragazzo, lo fa sentire stranamente bene con se stesso.

È da poco iniziato Ottobre e Chanyeol ha ripreso i corsi al conservatorio. Ha sempre amato il freddo invernale e constatare che quest’anno non si sia fatto attendere molto lo riempie di gioia. È avvolto nella sua lunghissima sciarpa di lana grigia, il cappotto nero lo slancia elegante e le suole delle sue scarpe lasciano delle lievi impronte sul terriccio appena dopo la ferrovia.
Il cielo è coperto da nuvole, le fissa per un po’ mentre percorre un viale dove gli Aceri rossi fanno da padroni e nota che alcune hanno la forma di strani animali mutanti. Sorride pensando che quella più piccina, proprio sotto questi strani animali, somigli ad un fiore, e tutto ciò gli fa rimembrare di quello strano ragazzo che trascorre la sua vita in quella serra.
Di colpo si ferma, abbassa la testa e aggrotta le sopracciglia. Non comprende cosa gli sia appena successo, perché il ricordo di Baekhyun gli sia affiorato in mente e perché abbia sorriso alla vista di quella nuvola.
Quando ricomincia il cammino, lo fa molto più lentamente, godendosi il fruscio del fogliame di quegli alberi che tanto ama. Rilassa la mente e si lascia cullare dalla brezza fresca dell’autunno. Ha da sempre amato gli alberi, soprattutto gli Aceri rossi tipici del suo paese e non può fare a meno di ammirarli in tutto il loro splendore. Così alti ed eleganti, così rossi e maestosi, gli appaiono come una manifestazione d’amore eterno invece che ricordargli il sangue e la guerra. Potrebbe restare lì per ore a contemplarli e non se ne annoierebbe.
Ricorda perfettamente quando da piccolo aveva provato ad arrampicarsi su uno di loro, riuscendoci solo dopo svariati tentativi e graffi sparsi sulle gambe. Quando poi c’era riuscito, intrufolandosi tra le foglie rosse, ricorda di aver visto il paese nel suo scatto migliore. Da lassù è tutto più bello. Da lassù, l’onnipotenza si impossessa del suo essere.
Manca poco alla fine del viale e Chanyeol sa perfettamente in cosa si imbatterà svoltando l’angolo, solo non capisce perché avverte irrequietezza in sé pensandoci. La villetta di Baekhyun è lì, poco distante da lui e vorrebbe tanto evitarla, ma sa che è impossibile: se vuole entrare nel paese, deve passare per quel tratto di strada. Cosa sarà mai poi, qualche metro, pochi attimi, la fragranza di mille fiori nell’aria. Poi tutto scompare, tutto svanisce dietro le sue spalle e lui può tornare a vivere sereno.
Ha appena superato l’ultimo della lunga sfilza di Aceri e ha la casa di quel ragazzo davanti agli occhi. Nota subito che la serra è chiusa con un lucchetto e che la luce nella stanza al secondo piano che solitamente è spenta, ora è accesa e illumina l’abitacolo. Vede poggiata al vetro la sagoma di una donna e pensa sia la madre di Baekhyun.
Non sa perché, ma dentro di sé avverte una sensazione di sconforto che non riesce a decifrare e che, secondo dopo secondo, lo costringe a prendere fiato prima di ricomporsi e tornare sui suoi passi, dritto verso casa sua.



È il venticinque novembre quando Baekhyun apre il lucchetto della sua serra dopo quasi due mesi. Poggia piano le mani sulle maniglie del portoncino e si ferma raccogliendo aria a volontà nei suoi polmoni. Quello che sta per vedere non gli piacerà, ma non vuole ancora perdere le speranze, vuole crederci, almeno un secondo in più.
Si richiude la porta alle spalle e scivola lentamente lungo ad essa. Gli occhi sgranati stanno cedendo alle lacrime, il battito del suo cuore esplode e lo avverte pulsare piccino, come quello di un passerotto nel suo petto soffice. Si stringe alle ginocchia ed è inevitabile che la sua mano scompigli i capelli neri e nasconda il viso che ormai è un pozzo senza fondo, uno specchio di lacrime che lo sfiancano e gli lacerano il respiro.



“Allora? I tuoi Bucaneve come stanno?” Chanyeol è davanti al bancone oggi, come sempre è annoiato ma sorride, stranamente le sue labbra sono incurvate in un ghigno sottile e questo Baekhyun lo nota, come nota i suoi capelli non più castano chiaro e lunghi, ma rossicci e corti.
“I miei Bucaneve sono tutti morti.” Risponde schietto Baekhyun. La sua voce non tradisce nessuna emozione, fa quasi paura la durezza con la quale dona la vita a quei pochi suoni, e Chanyeol si mette a sedere sul bancone, le gambe penzoloni e il retro delle sue Nike a picchiettare contro il legno mogano.
“Hai lasciato che i tuoi figli appena nati morissero, giusto?” Azzarda Chanyeol, osservandolo attentamente. Baekhyun ha un leggero fremito all’altezza delle spalle ma mantiene un certo decoro.
“Sono morti anche quelli più grandi. E le Orchidee che avevo piantato sono tutte appassite.” Baekhyun ha un tono serio e rilassato eppure Chanyeol percepisce, come se fosse l’unica persona al mondo a poterlo fare, che c’è qualcosa di incrinato in quelle parole.
“Si può sapere come hai fatto? Non mi sembri il tipo da lasciar appassire le tue piante.”
“Cose che succedono.”
“No. Non a uno come te che ci tiene così tanto.” Ribadisce Chanyeol scendendo dal bancone e avvicinandosi al ragazzo presente in sala. L’atmosfera circostante pare essersi rarefatta e i loro respiri sospesi sono quasi inesistenti. Alla fine, Baekhyun decide di sviare la conversazione, per salvarsi la pelle.
“Quanto viene questo concime?”
“Lo sai perfettamente quanto costa, lo prendi sempre da quando venivi con tuo nonno. Perché hai lasciato morire la tua serra?” Continua indifferente Chanyeol, alzando anche di qualche decibel il tono della voce per quanto gli sia possibile, visto e considerato quanto sia bassa e rauca.
“Non vedo perché dovrebbe interessarla. Non le siamo mai andati a genio né io né i miei fiori.” Baekhyun punta sulla difesa, e quando Baekhyun decide di imprigionarsi dietro ad una muraglia fatta di pensieri solidi, è impossibile fargli cambiare idea.
“Sei stato chiuso in casa per due mesi.” Chanyeol è l’attacco e cerca di sfondare la barriera insormontabile dell’altro. Non sa perché lo fa, neanche gli importa di saperne i motivi, eppure qualcosa dentro di lui gli suggerisce di andare a fondo.
“Tenga il resto. Buona giornata.” Esclama Baekhyun poggiando su una pila di vasi neri e bianchi molte più banconote di quante dovrebbe lasciarne. Prende il suo concime per Orchidee e sfugge rapido, corre via da quel negozio non badando ai richiami di Chanyeol.
“Baekhyun! Aish-” E Chanyeol grida il suo nome, capendo solo che imprecare è l’unica soluzione al dilemma. Che poi, perché mai gli importa di quello strano essere solitario? A questo, neanche una camminata sotto agli Aceri rossi, saprebbe rispondere.



Baekhyun è chiuso come sempre nella sua serra, protetto dalla pioggia incessante che sta oscurando il suo piccolo paese. Sta dolcemente piantando per l’ennesima volta un vasetto di Pratoline sperando che riuscirà a vederlo crescere in salute. Deve ricominciare tutto daccapo, e non ha il tempo necessario. Molti fiori hanno già passato il loro tempo di semina e probabilmente non riuscirà a farli sbocciare in primavera. Ma ci mette tutto se stesso e con buona parte dei suoi fiori può ancora sperare.
Chanyeol è da poco giunto nei pressi della sua villetta e da lontano spia Baekhyun che, come al solito, è nella serra e ha lasciato la porta aperta. Lo vede mentre sotterra dei piccoli semini e risistema con amore il terriccio. Lo vede spruzzare dell’acqua ad una pianta dalle grandi foglie. Lo vede mentre sistema al meglio alcuni vasi colorati in un angolino in vista nella serra. Lo vede mentre appende delle rampicanti appena nate a delle sospensioni metalliche che sporgono dal tetto. Lo vede sorridere per la prima volta in vita sua e ribadisce il fatto che somigli in tutto e per tutto ad una ragazzina spensierata.
Arrossisce appena, Chanyeol, mentre lo osserva accucciato a terra, dietro ad una pianta di cui non conosce il nome. Pare un tutt’uno con quelle foglie, pare essere il prolungamento di quel verde smeraldo che fa venir voglia di sorridere. Baekhyun è l’essere più innocente e puro che abbia mai conosciuto, quasi più puro di quei fiori che ama, e ne ha una sorta di timore intimo. Chanyeol non si spiega il perché, ma sente il bisogno di proteggere quel fiore umano, candido e bellissimo. Anche se ha delle spine insopportabili, alle volte.
Anche oggi, Chanyeol sta tornando da Seoul, dal conservatorio. Ha attraversato lentamente sotto il suo ombrello azzurro la coltre di Aceri rossi e ha svoltato l’angolo, dove si è fermato ad osservare Baekhyun per circa un’ora.
Baekhyun non se n’è mai accorto, ha continuato senza sosta a far rivivere le sue amabili creature e ogni tanto canticchiava loro canzoni allegre, che per qualche bizzarria del fato, non stonavano affatto con il tempo cupo e triste.
Quando decide di farsi avanti, percepisce un’inquietudine pericolosa e strana nello stomaco. Gli capita ogni qualvolta entra in contatti con quel ragazzo, ma tenta di sovrastarla, perché la voglia di parlare con lui è più forte.
“Sei riuscito a salvare qualche tuo amichetto?” Chanyeol si maschera della sua ombra carica di presunzione e beffeggia modellando il suo tono di voce l’operato dell’altro ragazzo. Quello si volta con lentezza ma alcuni ciuffi dei suoi capelli neri vibrano sulla fronte appena imperlata di sudore. Baekhyun ha un sorriso celestiale e a Chanyeol pare d’aver ascoltato il coro degli Angeli, perché quel sorriso non è tanto una meraviglia visiva quanto un’esplosione di suoni e melodie contrastanti e bellissime.
“Non tutti, ma parecchi sì. Non dovrebbero morire più.” Chanyeol resta spiazzato. Osserva un nuovo Baekhyun, un Baekhyun felice e radioso, pronto a fare qualsiasi cosa pur di rivedere in quella serra dei piccoli germogli.
“Cosa stai piantando adesso?”
“Iris.” Dice senza allusioni il più basso dei due. Passa le dita soffici tra i capelli neri e alcuni chicchi di terra si infrangono tra di essi.
“Iris.” Ripete Chanyeol, come a voler saggiare meglio il nome di quei fiori. “Sai anche cosa significano?”
“La storia vuole che Luigi VII, uscito vittorioso da una battaglia, abbia voluto fare dell’Iris il suo emblema poiché il campo su cui si era svolto il conflitto ne era meravigliosamente madido. Il popolo, allora, lo soprannominò fiore di Luigi, ma a causa della pronuncia contratta divenne fleur-de-lys, cioè fiore di giglio. Bizzarro non trovi? Come un suono possa cambiare le sorti anche di un semplice fiore… Nel linguaggio segreto dei fiori, l’Iris porta novità e buone nuove.” È la prima volta che sente parlare tanto Baekhyun. Si rende conto immediatamente che la voce del più basso è lievemente acuta e melodica, sembra canticchiare filastrocche per bambini e questo a Chanyeol scaturisce un sorriso nel cuore.
“Non immaginavo che dietro un fiore potesse essere narrata la storia di un re. È curioso. Ci sono altre storie? Magari associate ad altri fiori.” Non si trattiene dal domandargli di altre storie. Ha scoperto un mondo nuovo, ha scoperto che la voce di Baekhyun gli trasmette un interesse smisurato verso quella passione per i fiori che considerava esclusivamente prerogativa femminile.
“Ogni fiore ha una sua storia o delle sue leggende. L’Anemone… oh, questo fiore mi piace tanto! Una leggenda narra che Anemone fosse una ninfa della corte di Flora. Un giorno Zeffiro e Borea s'innamorarono di lei, ma Flora infastidita decise di punirla tramutandola in fiore. La condanna peggiore fu che Anemone era destinato a schiudersi precocemente e subire i venti di tramontana Borea ancora freddi, che spargono nell'aria i suoi petali, così che all'arrivo del venticello primaverile Zefiro il fiore fosse già avvizzito.” Baekhyun parla sciolto, si è seduto su di uno sgabello e gioca con gli steli recisi di una pianta che ha rinvasato precedentemente. Chanyeol ha il fiato sospeso, le labbra sono schiuse ed è completamente stregato dall’incantesimo che gli ha segretamente lanciato l’altro ragazzo. Solo dopo una manciata di secondi ritorna in sé e prende in mano la situazione.
“Questa è ancora più bella! Ma non ho la più pallida idea di come sia fatto un Anemone. Verrò a vederli una volta sbocciati.”
“Sono bellissimi. Sbocciano in primavera.”
“Lo terrò a mente. Ora devo andare, se non torno in tempo per la festa di compleanno mi ammazzano.” Ammette Chanyeol sbrigandosi a prendere il suo ombrello azzurro.
“Posso chiedere chi sia il festeggiato?” Baekhyun non si scompone, resta seduto immobile, come fosse una statua ornamentale in quel tripudio di naturali colori e ciò fa vibrare di nuovo Chanyeol. Un lesto brivido lo percorre. È come essere in quei film gotici: Baekhyun è la statua che prende vita al calar delle tenebre ed io non so dove fuggire, pensa in un lampo di pensiero, Chanyeol.
“Oh, sono io. compio ventuno anni.” Improvvisamente, l’eclissi sovrana in quella serra scompare e Baekhyun si muove, adesso più che una statua di marmo, pare una candida farfalla che svolazza da fiore in fiore alla ricerca di quello più bello. Così è che fa lui, mentre pare cercare un vasetto tra i tanti.
“Tieni. È una Camelia Sasanqua. È un fiore tipico del Giappone. Siccome resiste all’inverno è una delle poche piante che non è appassita. Accettala come regalo.” In mano stringe questo vaso di medie dimensioni e il fiore bianco e fine che ne ricama dolcemente le foglie e il terriccio, è un fiore che Chanyeol non ha mai visto e impara ad amare sin dal primo istante.
“E lei cosa significa?”
“Ha troppi significati, ma quello che le do io adesso è gratitudine.” Risponde sincero Baekhyun, guardandolo dritto negli occhi, senza il minimo timore. Chanyeol rimane interdetto e davvero non riesce a capire.
“Mi sei grato per cosa?” Allora Baekhyun fa due passetti indietro, afferra l’ombrello di Chanyeol e lo richiude. Ha appena smesso di piovere e Baekhyun sorride lieve, come seta giapponese, fasciando i sensi di un Chanyeol che non comprende più niente.
“Per esser stata la prima persona ad ascoltarmi senza pensare che fossi un pazzo.”



Baekhyun non ha mai messo piede fuori casa. Esce solo per andare nella sua serra e al negozio dei Park. La scuola in cui si è diplomato è molto vicina alla sua villa, ma non si può certo dire che abbia mai percorso quel tragitto con le proprie gambe. I suoi genitori lo hanno sempre accompagnato in auto, quindi, Baekhyun del suo paese non sa niente.
Lui non lo ricorda, ma quando era molto piccolo è dovuto andare a Seoul con la sua famiglia per diverso tempo. A volte ci pensa, a come potrebbe esser fatta una capitale e quasi gli viene mal di testa perché ciò che gli si figura in mente è di proporzioni gigantesche.
È da poco cominciato dicembre, la neve prende il posto ai sentieri e alle stradine, il cielo plumbeo pare tagliare nettamente in due il paesaggio e l’aria gelida distorce i contorni delle cose, e del piccolo naso di Baekhyun, che a intermittenza gocciola, lievemente raffreddato.
Sta osservando Chanyeol da diversi minuti e non si decide sul da farsi. Stava curando le sue Orchidee quando il ragazzo del negozio si è materializzato davanti alla sua porta. Chanyeol ha corso, è zuppo di neve e ha un fiatone senza eguali, ma cerca di parlare nonostante tutto, ricominciando ad ansimare violento l’attimo dopo.
“Vuoi dell’acqua?” Baekhyun non conosce bene Chanyeol anche se si può dire che siano cresciuti insieme, eppure non ricorda quando ha mandato a farsi benedire le formalità e ha iniziato a dargli del tu. Molto più semplice così, ha l’impressione di discutere con un ragazzo della sua stessa età. E inoltre, Chanyeol non ha mai mostrato del rispetto nei suoi confronti, pur essendo più piccolo.
“Sto- sto bene, grazie! Ora- adesso mi riprendo.” Boccheggia ancora Chanyeol, ma sembra star meglio. “Mi sono fatto mezzo paese per venire qui. Correndo.”
“Perché?” Chiede semplicemente Baekhyun che non si scompone e sbatte le ciglia lentamente, facendo avvampare il più alto.
“Hai mai visto il viale durante una nevicata del genere? L’ultima volta che ha nevicato così forte e le foglie degli Aceri non sono appassite per via del freddo risale a quasi dieci anni fa!” Chanyeol è entusiasta e al settimo cielo. Il suo sorriso dilaga felice in tutto il viso e la brillantezza nei suoi occhi è talmente forte da accecare Baekhyun stesso, che lo guarda senza capacitarsi di cosa stia avvenendo all’interno del suo petto.
Non ci sono parole adatte a descrivere questa meraviglia che gli si erge davanti, resta in silenzio, appare quasi apatico ma davvero, proprio non riesce. Chanyeol l’ha sconfitto senza sferrare nessun attacco. Ha momentaneamente abbattuto la muraglia di pensieri che si staglia attorno al più basso dei due, e neanche se ne rende conto.
“Non ho mai visto il viale.” Ammette mortificato Baekhyun e si stringe nelle spalle delicate, deviando lo sguardo. Chanyeol smette di sorridere ma il bagliore nei suoi occhi non cessa di esplodere.
“Amante della natura quale sei, non puoi ignorare gli alberi!”
“Gli alberi sono troppo alti, mi mettono soggezione e terrore. Meglio se piccoli Bonsai.” Baekhyun si accuccia a terra accanto al Bonsai di Biancospino – Crataegus che ormai ha circa undici anni ed è cresciuto insieme a lui, sotto le attente cure del nonno.
“Terrore? Gli alberi più sono alti meglio è!” Gli si avvicina Chanyeol di colpo e Baekhyun quasi non perde l’equilibrio.
“Mi intimoriscono le cose troppo alte.”
“Mettiamola così allora. Per i tuoi standard, io sono troppo alto?” Baekhyun fa per pensarci alcuni istanti e poi si perde a guardarlo negli occhi. Gli occhi di Chanyeol sono due piccole Margherite: semplicità, innocenza, spontaneità, bontà, freschezza e purezza, amore fedele. Tralasciando l’ultima, Baekhyun può affermare con estrema sicurezza che siano tutte caratteristiche peculiari del ragazzo che ha di fronte.
“Decisamente.”
“Ma non ti intimorisco per nulla, giusto?” Continua Chanyeol, il sorriso crescente e la voglia pazza di far smuovere da lì quel ragazzo.
“Giusto. Non potrei aver paura di uno con la tua faccia.” Ammette Baekhyun e le sue parole potrebbero essere fraintese, è vero, ma non ha cattive intenzioni. Il viso di Chanyeol è puro e candido come quello dei bambini, incapace di mentire e far soffrire qualcuno. Non potrebbe mai aver paura di un viso del genere, al contrario, resterebbe a fissarlo ore.
“Evitiamo certi particolari… dicevamo. Fa finta che io sia un albero! Se la pensi così non dovresti star male vicino a loro.” Conclude Chanyeol e Baekhyun ci pensa su ma alla fine capisce che quel ragionamento non fa una piega.
“No, non dovrei…”
“Allora muoviti, andiamo a vedere il viale!” In un attimo il ragazzo più alto ha sollevato Baekhyun e lo ha preso per mano tirandoselo appena fuori la serra. Il fatto è che Baekhyun non ha mai affrontato la vita, è cresciuto con i fiori piccoli e docili mentre adesso deve fronteggiarsi con alberi altissimi. Ha paura e trema. Non è solo questo, non sono solo gli alberi. Lui non può uscire, semplicemente questo.
“Chanyeol- Chanyeol non posso allontanarmi.”
“Non credi di aver passato troppo tempo stando fermo? Dai, corri!” Chanyeol ghigna mentre lo dice e stringe di più la mano del più basso. Baekhyun sa che ha ragione ma non può spostarsi, non può…
“Chan-” E l’urlo strozzato di Baekhyun risuona nella serra, mentre le braccia possenti di Chanyeol lo trascinano via, probabilmente verso il paradiso.





Non sense: Ho l'ansia a duemila ma me la faccio passare perché sì.
Questa dedica mi è venuta in mente tre sere fa parlando con Chanby. Ama così tanto i fiori che mi è stato impossibile non scriverne una storia. 
Doveva essere una one shot, ma la lunghezza e la difficoltà -perché io ne capisco qualcosina solo di alberi, di fiori e piante sono un disastro- nello scrivere mi hanno fatto capire che avrei dovuto suddividere tutto o sarei scoppiata io e anche chi avrebbe letto. 
Ho letto la bellezza di trenta siti dediti al giardinaggio più siti random per info random. Potrei aprirmi una serra davvero adesso. Ringrazio mamma per tutto l'aiuto, senza di lei e le sue nozioni di giardinaggio non avrei mai tirato fuori questa storia. La ringrazio perché è stata paziente e ha letto già la storia, aiutandomi più del dovuto. Ti regalo un'Orchidea perché le ami, la prossima volta <3 
Ma la vera protagonista della storia è Chanby, o Tsu, o BaekWoo. La storia è per te, e avrei dovuto scriverne una allegra e meno complicata, ma per te ci voleva la perfezione, e io la mia personale mera perfezione la raggiungo con le angst complicate. Spero ti piacerà, perché sono giorni che fai di tutto per saperne un minimo di trama.
E grazie per tutto, e per i Winner, che sono stati compagni stupendi durante la scrittura. 
A prestissimo con la seconda e ultima parte.
Grace


 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: arashi17