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Autore: pikychan    28/08/2014    0 recensioni
Questa fanfiction comincia da Lucinda.
Ora ha tredici anni e anche quest'anno parteciperà al Gran Festival.
Poco prima della finale però conoscerà una ragazza che sembra conoscere Ash. Questa decide di ripartire per trovarlo.
Preoccupata per le sorti della ragazza ne parla con la sua amica Zoey.
...
"...Non ti piacerebbe rivedere Ash?"
...
Le consiglia di ripartire con questa ragazza, ma Lucinda è confusa.
Che cosa farà alla fine?
{Pearlshipping and Elettricshpping}
[AshxLucinda and CamillaxLem]
Genere: Demenziale, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Lucinda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon: Le mie fanficition sulla pearlshipping'
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Avanti tutta! È una missione!!

 

Lo scenario era scuro.

Sono così contento di rivederti” disse una voce di un ragazzo. I suoi capelli avevano una forma indescrivibile e i suoi occhi erano marroni scuro, quasi neri. Indossava un cappello rosso con in alto il disegno di una PokèBall azzurra. Il suo tono era allegro, ma allo stesso tempo piuttosto tranquillo.

Oh Ash, anch'io sono contenta di rivederti” disse un'altra. Una ragazza dai capelli blu e gli occhi dello stesso colore. Chinò la testa di lato nella speranza di non lasciare trasparire il suo imbarazzo. Le sue guance si colorarono di un debole rosso.

I due ragazzi si guardarono. Ash con sguardo fermo, mentre lei alzò la testa più timidamente.

A quel punto dall'alto cominciarono a cadere petali di rose rosse. Erano sotto una pioggia floreale che creava un'atmosfera unica. Tuttavia sembrava non importasse molto a nessuno dei due. Sarebbe potuto cadere un meteorite in quell'istante e loro non se ne sarebbero accorti.

Quei petali non cadevano dal cielo, ma un angelo bianco con delle piccole ali dall'alto li faceva cadere da un vaso dall'aria molto antica. L'angelo indossava una lunga tunica bianca e aveva i capelli mori che le arrivavano fino alle spalle. In realtà aveva un'aria piuttosto famigliare. Sorrideva. Un grande sorriso soddisfatto sul suo viso.

Partì una musica. Una dolce melodia che però a un certo punto si fermò bruscamente. Una ragazza arrivò di corsa da loro con una falce e...

 

Lucinda si svegliò cacciando un urlo.

“Ehi Lucinda, va tutto bene?” chiese la ragazza accanto a lei. Sembrava avere un'aria piuttosto preoccupata.

“Eh? Camilla? Ma allora tu...? Aah, meno male, era soltanto un sogno...” farfugliò mettendosi una mano sulla testa e lasciandosi ricadere indietro.

“Un sogno? Di cosa stai parlando? Non dirmi che stavi solo dormendo!” l'amica a sentire le sue parole si arrabbiò molto. Pensava fosse svenuta. Che avesse avuto un calo di zuccheri o qualcosa di simile.

La ragazza sorrise imbarazzata, non sapeva che dirle. Sì. Si era addormentata. Alla vista di quelle fotografie attaccate al muro, aveva desiderato di teletrasportarsi via. Un Ambra, ecco, avrebbe voluto esserlo con tutto il cuore. Ma siccome non poteva aveva simulato un mancamento. Poi, come spesso succede quando si chiude gli occhi per molto tempo, doveva essersi addormentata. Se ne vergognava e le dispiaceva avere fatto preoccupare Camilla e la signora che le aveva accolte. Ormai era fatta. Non poteva cambiare il passato.

Si guardò intorno. Il posto dove si trovavano era vagamente famigliare. Ora si sentiva tranquilla e al sicuro. Le pareti erano chiare, forse era per questo che le trasmettevano calma e serenità. Il pavimento di legno chiaro, il soffitto bianco.

“Dove ci troviamo?”

“Al Centro Pokèmon di questa città”

“Cioè mi hai portata in spalla fino qui...!?” domandò terrorizzata, ormai il suo senso di colpa si era fatto sentire, lei non avrebbe mai voluto una cosa del genere.

“Sei pazza? Non ci penso neanche a sollevarti, è stata la signora che è stata tanto gentile a chiamare l'infermiera Joy”

“Ah, capisco...” emise guardando altrove.

“Di la verità, ma ti ha così scoccata la vista di quelle fotografie a cuore?”

“Beh...”

“Ash è carino, non pensi che possa piacere alle ragazze?”

“C-certo...! Io non ho mai detto il contrario!” si difese agitandosi un po' per poi continuare con tono più pacato distogliendo lo sguardo “E' solo che mi ha spaventato, tutto qui”

“Ma Lucinda, tu ti spaventi per poco, sono sicura che ai frainteso” le sorride caldamente.

“Forse hai ragione...”

La blu non la vide perchè per un attimo di inquietudine guardò basso, ma la sua amica Camilla si era alzata in piedi. Le tendeva la mano.

“Allora? Vogliamo andare?”

Lucinda osservò il suo viso sinceramente sorridente e rassicurante. Solo dalla sua espressione si vedeva la convinzione e la determinazione. Sembrava una ragazza simpatica, tenera e un po' ingenua ma era molto più tenace di quanto sembrasse.

“Io non capisco tutta la tua ansia, però, se sei così preoccupata andiamo, troviamolo al più presto”

L'amica annuì e si alzò, ma non prese la mano dell'altra.

“Sì, troviamolo!” chiuse la mano a pugno con convinzione.

“Molto bene allora” sorrise ancora.

Camilla prese per mano Lucinda e cominciò a correre come un missile fuori dal Centro Pokèmon. Si può dire che la trascinasse. Letteralmente. Se la tirava dietro come una zavorra. Sorrideva spensierata. L'amica blu invece era proprio l'esatto opposto. Il ritratto umano della paura. Chiedeva disperatamente a Camilla di rallentare, ma lei neanche la ascoltava. Bisognava proprio ammettere che per la sua altezza modesta e per la sua corporatura minuta l'aveva un po' sottovalutata.

 

Alla fine erano arrivate in poco tempo in un altro paesino. Anch'esso piccolo, ma con diversi negozi e un bar che occupava quasi un quarto del paese.

“Siamo arrivate! Come si chiama questo posto?” emise la mora prima entusiasta poi perplessa. Controllò la mappa “... siamo a Rio Acquazzello” annunciò infine.

L'altra intanto era piegata in due dalla fatica. Respirava affannosamente. Non era più quella di un tempo. Anche se si parlava di soli tre anni fa. Non era più allenata per certe cose.

Alzò solo la testa per correggerla. Non sapeva neanche lei come, ma mentre la trascinava aveva intravisto un cartello con il nome del paese.

Rio Acquarello!” disse con aria arrabbiata. L'aveva quasi uccisa con quella corsa. Ma in effetti forse si era solo vendicata...

La ragazza dagli occhi blu si trascinò su una sedia del bar completamente distrutta. Con una faccia esasperata, come a volere invocare pietà.

“Lucinda cosa fai?! Non c'è tempo di riposarsi!”

“Per favore aspetta un attimo, con la corsa che mi hai fatto fare potrei vomitare la colazione!”

“Se vuoi trovare Ash dobbiamo muoverci!”

“Ma che fretta hai?”

Mentre discutevano l'attenzione di Camilla cadde su un cartello vicino al fiume che passava da quel paese. Senza pensarci due volte gli corse incontro entusiasta. L'altra ragazza confusa, ma al tempo stesso curiosa decise di seguirla.

“Lucinda guarda! Il cartello indica che questo è il posto ideale per farsi una foto!” cominciò a saltellare sul posto.

“Hai bisogno di un cartello che ti dica quando fare una foto?” commentò rassegnata. Non conosceva da molto Camilla, ma questo tempo le era bastato per capire che era un tipo fuori dal comune.

“Kika-chin, scelgo te!” lanciò la PokèBall per fare uscire il Pokèmon giallo, poi si rivolse all'amica “Lucinda fai uscire il tuo Piplup che ci facciamo una foto tutti insieme”

Alla ragazza non dispiaceva. Camilla questa volta aveva avuto proprio una buona idea. Adorava farsi delle foto. Erano ottime per immortalare i momenti di vita vissuta. E sapeva che anche a Piplup l'idea sarebbe andata a genio.

Fece uscire il Pokèmon dalla Sfera Pokè. L'unica cosa che adesso dovevano risolvere era come fare a scattare la fotografia. A questo ci pensò la mora. Fermò un passante. Un ragazzo di poco più grande di loro. Lui anche se stranito dalla richiesta prese la fotocamera.

Lucinda prese in braccio Piplup sorridendo a occhi chiusi, mentre invece Camilla fece salire Kika sulla spalla. Mise un braccio intorno alle spalle dell'amica e con l'altra mano fece il segno della vittoria. Sorrise e fece l'occhiolino.

Il ragazzo scattò. Poi restituì la fotocamera. La ragazza dagli occhi nocciola insistette anche per sdebitarsi, ma alla fine non trovando né monete né altro nel suo zaino decise di dargli un croccantino per Pokèmon e gli disse di accettare senza fare complimenti. Il ragazzo sempre più stranito le salutò e se ne andò.

“Allora? Ci rimettiamo in marcia?” chiese la blu retoricamente.

“Certo andiamo!” esclamò alzando un pugno al cielo.

Uscirono da Rio Acquarello e si ritrovarono a percorrere la via lungo un fiume. L'acqua era limpida, quasi quanto il cielo. Invogliava a tuffarsi. E chi sa. Magari se fosse stato per Camilla si sarebbe anche tuffata. Forse se non ci fosse stata Lucinda...

“Seguendo il corso del fiume arriveremo senz'altro alla città” commentò la mora.

Lucinda invece pareva pensosa, cosa che non passò inosservata all'amica.

“Luncida, cosa ti prende?”

“Ah...! No, niente!” rispose quasi subito persa alla sprovvista.

La ragazza con i codini fece subito una faccia perplessa, ma poi esplose in un sorriso.

“Guarda che l'ho capito, sai?” disse con aria furbastra disegnando un cuore, partendo dal fondo, con la punta delle dita.

Lucinda spalancò la bocca lasciando trasparire il suo stupore. Cosa stava facendo? Non aveva capito. Non ebbe il tempo nemmeno di chiedere spiegazioni perchè arrivarono davanti a un cartello.

Bosco di Novartopoli

C'era scritto così. Le due ragazze si guardarono ed entrarono. L'atmosfera del bosco non era proprio delle migliori. Si intravedevano solo spiragli di luce. Forse era per questo che l'erba sembrava tanto scura.

Quel posto era capace di mettere i brividi anche a Camilla che era sempre allegra e solare.

“Questo posto mi fa venire i brividi... torniamo a Rio Acquarello, dai...!” si era nascosta dietro all'amica. La teneva stretta saldamente per una spalla. Come se le potesse stappare via da un momento all'altro.

“Non se ne parla proprio” negò con tono un po' severo.

Attraversarono il bosco. La mora restò incollata alla blu almeno fino a quanto non incontrarono un branco di Pikachu. Ma questo incontro avvenne solo alla fine quando poco prima dell'uscita dei cespugli cominciarono a muoversi. Camilla aveva paura si potesse trattare di alcuni Pokèmon violenti. Potete immaginare la sua faccia quando invece scoprì che si trattava di un branco di morbidi Pikachu. Alla fine Lucinda l'aveva dovuta trascinare a forza. E non fu per niente una passeggiata.

Una volta fuori non ci volle molto per le due ad arrivare alla città. Il cartello si presentò da subito di fronte a loro, quindi non c'era bisogno che la nocciola controllasse sulla cartina.

“Novertopoli” lesse.

“Con la A... possibile che tu non legga mai bene i nomi?”

“Ah, quella sarebbe una A? Sembra una E...”

“E' una A...” Lucinda si era stranita completamente. In vita sua non aveva mai conosciuto una ragazza così. Le stava simpatica, ma a volte non sapeva proprio come comportarsi.

La blu si riprese completamente quando videro un negozio molto carino dall'aspetto giovanile. Non era tanto grande anzi, ma per qualche strano motivo ne sentì subito il richiamo.

“Io devo entrare assolutamente!” disse congiungendo le mani. Gli occhi le brillavano alla vista di quell'edificio.

“Sarà, allora io ti aspetto”

Camilla l'aveva lasciata andare. Un po' perplessa dal suo comportamento. Lei non aveva intenzione di entrare, ma alla ragazza blu non importava. Stava avanzando verso il negozio come se fosse posseduta.

Quando aprì la porta si ritrovò praticamente nel suo regno. Maglie, gonne, vestitini, cappelli... mai visto tanto splendore. Ora capiva come mai si fosse sentita tanto attratta da quel negozio.

Restò per un paio di secondi sulla porta con occhi sognanti, poi entrò. Si caricò di vestiti e andò nel camerino a provarseli. Erano tutti splendidi e le stavano molto bene. Però pensò anche che non poteva perdersi con lo shopping. E così, a mal in cuore, alla fine non comprò niente e uscì.

 

Quando tornò nello stesso punto dove aveva lasciato Camilla non la trovò più. Allarmata pensò subito al peggio. In effetti l'amica era una ragazza gracile e minuta. E se l'avessero rapita? No, non poteva neanche pensarci. La cuginetta della sua amica Zoey... come minimo non le avrebbe più rivolto la parola.

Decise di cercarla. La chiamò correndo per la città. Anche se non dovette cercare a lungo. La ragazza era seduta al bordo della fontana della città. Senza perdere altro tempo la raggiunse.

“Eccoti! Perchè non mi hai aspettato?” chiese con le mani sui fianchi. Poi guardò meglio cosa stava facendo l'amica mora. Il bagnetto a Kika... il bagnetto a Kika?! In quella fontana? Quella ragazza era davvero capace di stupirla “Ma cosa stai facendo...?” domandò solo non sapendo cosa dire.

“Faccio il bagnetto a Kika-chin, a lei piace, perchè non lo fai anche a Piplup?”

La sua totale ingenuità la spiazzava. Non è che magari faceva apposta?

“Lo sai che non puoi farlo, vero?” le chiese sperando che il suo fosse solo un atto di ribellione.

“PISTAAAA!” sfrecciò verso di loro una ragazza con i pattini ai piedi. Non riusciva più a fermarsi. Le sarebbe venuta addosso, ma la ragazza dagli occhi blu era paralizzata sul posto. Non riusciva a muoversi. Riusciva solo a vedere la ragazza che veniva verso di lei come anteprima dell'impatto...

SPLASH!

“Lo sapevo che sarebbe finita così...” emise bagnata fradicia. Era caduta come una pera dentro la fontana. Ormai non ne poteva più. Anche quando aveva dei dubbi la conferma arrivava. Lei odiava Kalos. La odiava dal profondo.

“Lucinda, non è giusto! Avevi detto che non si può!” si lamentò l'amica.

“Ti sembro contenta!?” le gridò esasperata.

“Allora perchè ci sei caduta, Lucinda?” domandò con espressione ingenua portandosi un dito alla bocca.

“Perchè ho perso l'equilibrio!”

Camilla si arricciò. Sorrise e il suo sorriso divenne presto una risata.

“Oh, Lucinda sei così buffa!” la ragazza ironizzò sul fatto che l'amica oltre che all'equilibrio aveva perso anche la pazienza. Lei non sapeva più che dire. Tramutò la sua espressione da arrabbiata a perplessa e confusa. Ora non era più arrabbiata. Odiava Kalos, ma gli era davvero grata per l'avventura che le stava permettendo di vivere. Sorrise. Rise di gusto. A questo punto trovava anche divertente essere finita nella fontana.

  
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