Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: Elissa_Bane    28/08/2014    0 recensioni
"Sebastian Moran era figlio di un uomo potente.
Sebastian Moran era stato un uomo potente, in Afghanistan.
Sebastian Moran era un assassino.
Il migliore in circolazione, naturalmente.
Non mi sarei accontentato di meno."
*******************************
Storia scritta a quattro mani con seeyouthen.
[SebastianMoran/JamesMoriarty]
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, John, Watson, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran, Sherlock, Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ECHO.

Capitolo primo.

The only one in the world.













Sebastian Moran

Le cose non iniziano.

Le cose non finiscono.

Esistono.

Noi, miserabili esseri umani, esistiamo.

Viviamo, respiriamo, mangiamo, facciamo sesso, fingiamo di amare per non restare soli, ma non nasciamo e non moriamo.

Sono termini riduttivi.

Noi iniziamo o cessiamo di esistere.

Io faccio sì che le persone cessino di esistere.

Io, che non ho mai iniziato ad esistere.

Sono un assassino. Il migliore di tutti i tempi.

È per questo che mi scelse.





James Moriarty

Era una giornata di settembre calda e monotona.

Gli affari prosperavano, la mia rete si allargava sempre di più nei territori extraeuropei. Passare il confine era stato uno dei trionfi migliori della mia carriera, e fu proprio grazie ai miei informatori asiatici che il suo nome arrivò a me.

Era uno dei migliori uomini delle truppe britanniche mandate in Afghanistan e il suo talento non era passato inosservato né tra i compagni, nè tra le mie spie. Capitano Sebastian Moran, quello era il suo nome, ed era appena tornato in Inghilterra dopo aver passato sei mesi al fronte.

Sangue freddo, nervi saldi, mira eccellente: una descrizione promettente. Era esattamente l'uomo di cui avevo bisogno. Aveva tutte le carte in regola per diventare il mio killer personale.

Cliccai il tasto verde di chiamata guardando fuori dalla finestra dell'appartamento. Piccole nuvole bianche erano sparse nel cielo azzurro brillante. Il rumore delle macchine si sovrappose a quello del telefono che squillava.





SM

Il telefono squillò non appena mi fui versato un bicchiere di whiskey, la solita suoneria a ricordarmi che ero nessuno solo fino a quando il mio nome non veniva scelto e contattato. Non era facile farlo, quindi risposi.

«Pronto.»

«Sebastian Moran?»

«Dipende.»

«Da cosa?»

«Da quanto mi pagherai.»

L'uomo che mi aveva chiamato sembrava sorridere persino attraverso il telefono.

«Stiamo già parlando di affari? Quanta fretta.»

«Preferisci prima portarmi fuori a cena e regalami delle rose rosse?» risposi incurvando un angolo delle labbra e bevendo un sorso di whisky, che mi riscaldò la gola.

Lui era diverso da tutti gli altri.

Non aveva paura, non era spaventato che qualcuno lo potesse intercettare, non temeva di venire scoperto. Quindi le opzioni erano due: o era un pazzo, o un genio. O, magari, entrambi.

«Stai suggerendo un appuntamento, Sebastian?»

Risi. Non potei farne a meno.

«Posso prima almeno sapere come ti chiami?»

Ora, solitamente ho quattro tipi di clienti: quelli che mi dicono un nome falso, quelli che sono onesti, quelli che si nascondono dietro un intermediario e quelli che mi dicono che sarò pagato e quello mi deve bastare.

«Sono James Moriarty.»

«Bene James. Ho solo due domande: a che ora e dove, stasera?»





JM

Il ristorante si trovava nella campagna in prossimità di Londra, elegante e lontano da occhi e orecchie indiscrete. Il proprietario era sotto il mio controllo da più di un anno, ormai, ed era sempre disposto a tenermi pronto un tavolo nel suo locale.

Attesi in auto l'arrivo di Sebastian, mentre un cd di musica classica suonava la sua melodia. Seguii le note con la mente, tenendo il tempo con una mano, e chiusi un istante gli occhi sul mio pezzo preferito, dove il violino raggiungeva le note più alte.

Quando li riaprii vidi Moran scendere dalla sua macchina nera. I suoi occhi filavano veloci nel parcheggio in mia ricerca, la sua fronte era solcata da una ruga di concentrazione. Era molto più bello di quanto le fotografie avessero lasciato intendere.

Stava per prendere il telefono quando scesi dalla macchina, dopo aver interrotto la musica.

«Sebastian» chiamai per attirare la sua attenzione, «è un piacere conoscerti.»

Allungai una mano che non tardò ad afferrare. La sua presa era forte, sicura. Lasciai scivolare forse troppo lentamente le dita sulla sua pelle mentre scioglieva la stretta.

«James, temevo che avrei dovuto rinunciare al piacere di fare la tua conoscenza».

«Hai troppa poca fiducia in me, non avrei mai rinunciato ad un appuntamento con un uomo come te. Penso che scoprirai di avere alcuni interessi che combaciano con i miei, e che inizierai a fidarti di me molto presto» replicai con un ampio sorriso.

«Questo è un appuntamento?» domandò alzando le sopracciglia.

«Sei stato tu a chiedermi di uscire» precisai soddisfatto. Sebastian scosse la testa.

«Touché. Allora, abbiamo intenzione di entrare o di rimanere nel parcheggio per tutto il resto della serata?».

«Entriamo, il signor Lemaire ci ha lasciato il tavolo migliore». Feci una pausa, incamminandomi con Sebastian alla mia sinistra. «Ma intanto dimmi dell'Afghanistan. Ho sentito dire che ti sei fatto notare».

«Non ci vuole molto a farsi notare. Basta rimanere vivi».

Lo squadrai lentamente, dai tratti duri del viso alle mani grandi e sicure, dagli occhi ora sfuggenti alle labbra socchiuse.

«Restare vivi e centrare da una ragionevole distanza un uomo in corsa esattamente nella tempia durante una missione sono due cose differenti. Uno è istinto di sopravvivenza, l'altro è talento».

«Possibile. Ma io parto in svantaggio, James. Non so nulla di te».

Sebastian Moran mi osservava con enigmatico interesse. Era così adatto alla sua professione. Era glaciale e attraente.

«Potrei offendermi per questo, sono piuttosto famoso. Sono un consulting criminal. L'unico al mondo». Sottolineai la parola unico, facendo attenzione alla sua reazione. Non si scompose per nulla.

«E», domandò, incurvando le labbra, «che cosa desidera l'unico consulting criminal al mondo da me?».

Feci schioccare la lingua. «Tutto. Mi serve un uomo come te. Sei fuori dal comune».

«Su questo non ci sono dubbi, James».

«Bene, Sebastian», dissi quindi indicando un tavolo e sedendomi di fronte a lui, «prima di discutere i dettagli direi di cenare. Gli affari possono aspettare».

Versai il vino rosso nel suo bicchiere, senza distogliere i miei occhi dai suoi azzurri, che non sfuggivano più. Erano glaciali e magnetici. Sorrise alzando il calice di vino in segno di assenso.

«Allora James, raccontami qualcosa di te», disse, chinandosi poi verso il mio orecchio e sorprendendomi. «La coppia al tavolo tre, sono qui per te. Quindi, se ci tieni al tuo bel corpicino, fingi di essere il mio appuntamento», aggiunse con voce più bassa. Continuai a comportarmi con estrema scioltezza, per nulla allarmato.

«Mi piaci, Moran. Hai già iniziato a lavorare», sussurrai sorridendo, poi bevvi un sorso di vino.

«Ora, se non ti dispiace James», mormorò senza smettere di sorridere e prendendomi la mano. I miei occhi scattarono rapidamente verso l'unione dei nostri corpi. «Parla normalmente e fingiti almeno interessato a noi. Non vorrei ritrovarmi un cadavere nel letto, stanotte».

Risi, muovendo il pollice sulla sua pelle calda. L'elettricità che aleggiava da quando ci eravamo incontrati era quasi palpabile.

«Prendo questa frase come una promessa», risposi alzando gli occhi di nuovo per incontrare il suo sguardo.

«Io mantengo sempre le mie promesse» disse, la voce bassa ma sicura.

«Sei assunto. Questo è il tuo lavoro: evitare che io venga ucciso, eliminare chi mi intralcia la strada e mantenere le promesse. Ma, naturalmente, sarai pagato solo per i primi due incarichi».





SM

Adesso, ripensandoci, mi rendo conto che James mi è sempre piaciuto. Non solo come uomo, naturalmente. C'era qualcosa in lui che affascinava, la grazia sinuosa dei movimenti che strideva con la mente acuta e fredda.

Ma, allora, lui era il mio nuovo datore di lavoro e l'unica cosa che avevo in mente non era certo di chiedergli di sposarmi, anzi.

La coppia del tavolo tre ci seguì anche nel parcheggio, quindi feci in modo di continuare a flirtare con James. Non che avessimo queste grandi difficoltà. Aveva iniziato a piovere.

«Allora», dissi, inclinando un poco il capo di lato, «Ti andrebbe di passare a bere qualcosa da me?».

«Mi andrebbe molto, Sebastian, ma la mia macchina?».

«Manderò qualcuno a riprenderla». James apparve sorpreso e io risi.

«Davvero professionale», rispose sorridendo, «allora fai strada».

Arrivammo a casa mia poco dopo, la macchina blu della coppia che parcheggiava poco distante dal portoncino d'ingresso. Sorrisi a James e aprii la porta di casa. Poi mi voltai verso di lui e risi liberamente, come se mi avesse appena fatto la battuta più divertente che io avessi mai sentito. Mi chinai con deliberata lentezza verso il suo volto.

«James», mormorai, «entra in casa».

«D'accordo», rispose avvicinandosi a me con la stessa calma.

In questo modo le nostre labbra quasi si sfioravano, e sperai che la coppia fosse abbastanza lontana da credere che lo stessi baciando.

Una mano sfiorò con delicatezza il viso di James.

«Arrivo subito».

Avendolo visto entrare nell'appartamento uscii dal cancello e mi accostai alla macchina. «Cosa volete da lui?», domandai.

L'uomo e la donna strabuzzarono gli occhi.

«Non...noi...beh...ecco...». Sfilai lentamente la pistola dalla giacca.

«Potete andare e dire a chiunque vi abbia mandati che può evitarsi il disturbo».

Misero in moto la macchina e se ne andarono senza aggiungere nient'altro.

Aprendo la porta dell'appartamento scoprii che James si era accomodato su una delle poltrone nel soggiorno. Mi avvicinai al mobiletto bar, scrutandolo di nascosto. Gli occhi neri s'intrecciarono ai miei e io deglutii, lievemente in imbarazzo per essermi fatto scoprire, come un adolescente alla sua prima cotta.

«Cosa vuoi da bere?».

«Vedo che ti piace il whisky. Quello andrà bene», disse con naturalezza, come se conoscesse perfettamente le mie abitudini.

Ne versai in due bicchieri, mentre fuori un temporale infuriava minaccioso. Gli porsi un bicchiere e mi sedetti di fronte a lui.

«Non credo che la coppia ci darà ancora fastidio. Erano dilettanti, è bastato mostrare loro la pistola e se ne sono andati con la coda fra le gambe».

«Il mondo è popolato fondamentalmente da idioti, e la maggior parte di quelli che si mettono contro di me appartengono a quella categoria. Non vorrei che pensassi di essere stato assunto per questo tipo di persone. Di questi tempi Mycroft Holmes si sta interessando un po' troppo a me», spiegò tra un sorso e l'altro, «ho bisogno di qualcuno che non faccia errori nel suo lavoro».

«Ho sparato novecento pallottole da quando sono tornato in Inghilterra, James, e nessuna ha mai mancato il suo bersaglio, che fosse un cervo o un uomo. Ma naturalmente questo lo sapevi».

Fuori la pioggia non accennava a cessare. Si alzò in piedi, avvicinandosi alla finestra che dava sul giardino interno.

«Sì, lo sapevo, come ora so di potermi fidare di te quando la mia strada si incrocerà con quella di Sherlock Holmes, il fratello dell'uomo che ha in mano il Governo. E accadrà molto presto, Sebastian».

«Esattamente», mormorai, alzandomi in piedi e avvicinandomi alle sue spalle, «quanto presto?».

«Mentre noi stiamo parlando un uomo sta cercando di ucciderlo. So che non ce la farà, ma in questo modo il gioco è iniziato», disse girandosi verso di me e piantando i suoi occhi nei miei.

Gli presi il bicchiere di mano e lo appoggiai sul tavolino accanto al mio, poi mi chinai verso di lui.

Lo vidi tremare leggermente, già conscio di quello che sarebbe accaduto. Diamine, lo eravamo sin dall'inizio della serata.

Mi chinai lentamente fino a poggiare le labbra sulle sue. All'inizio fu un contatto timido, ma una volta che aprì le labbra le cose cambiarono rapidamente.

Infilai una mano tra i suoi corti capelli castani e me lo tirai addosso. Mi piaceva il suo sapore, non celato minimamente dal gusto del whisky bevuto poco prima. James sapeva di violetta.

Slacciai in fretta la sua cravatta e lo sospinsi verso la mia camera da letto.

Sorrise contro le mie labbra e disse semplicemente: «Sebastian».

Giurai a me stesso che il mattino dopo quella sarebbe stata l'unica parola in grado di ricordare.



 
*.*.*





Mi svegliai nel letto vuoto, senza sorprendermi minimamente di ciò. James aveva capito perfettamente come sarebbe stato il nostro rapporto.

Sulla scrivania la sua cravatta nera giaceva abbandonata, un biglietto bianco adagiato sopra.


 

Non credi di aver bruciato le tappe, Sebastian? Non credevo che le tecniche di corteggiamento fossero ormai così tanto sottovalutate.

JM





Afferrai il cellulare e scrissi velocemente un messaggio.

Ci vediamo stasera a Hide Park. Vestiti elegante. SM








NdA: Cao a tutti!
Questa fanfiction è stata partorita dalle menti malate di Danae98 e seeyouthen, rispettivamente Sebastian Moran e James Moriarty, dopo un pomeriggio di puro fangirling.
Speriamo, in questi otto capitoli, di farvi appassionare alla storia mai raccontata di Mr. Sex e del suo serial killer. La fanfiction segue gli eventi della serie tv, ogni capitolo rappresenta infatti indicativamente ogni episodio di Sherlock.
Enjoy!
Al prossimo capitolo, xxx
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Elissa_Bane