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Autore: mylittlehope    28/08/2014    2 recensioni
Lei esitò per un attimo, ma poco dopo gli diede il buon giorno, mentre si trovavano ancora davanti allo stipite della porta. «Penso ti possa piacere» continuò il biondo, porgendole una piccola margherita.
// dal testo //
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tristan Evans
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti :) Era da tanto che avevo in mente una storia del genere e quindi eccola qui.
Ringrazio Morfeo che ha fatto sì io sognassi,
ed ecco il risultato un po' romanzato di un sogno fatto qualche sera fa.
L'idea iniziale era quella di una serie di one shot,
ma non credo che alla fine sarebbe andata bene con il proseguimento della storia,
la quale non sarà molto lunga ( almeno per ora lol)
Spero vi piaccia, buona lettura! :)


 
Nessuno vorrebbe star seduto nel giardino dell'istituto scolastico dopo il tramonto. A detta di molti è un posto inquietante, ma  Deamira la pensava diversamente. A lei piaceva guardare il cielo imbrunirsi, essere appoggiata ai tronchi delle betulle e sentire l'aria fresca delle serate d'autunno raggelarle le guance. Deamira aveva lunghi capelli neri e ricci, scuri come la pece. Due grandi occhi marroni le illuminavano il viso e la carnagione quasi olivastra si sposava con il tocco mediterraneo del suo corpo e dei suo lineamenti; fini, quasi a sembrare disegnati. In quel momento, appoggiata alla betulla che si trovava affianco all'entrata posteriore dell'istituto, indossava ancora l'uniforme scolastica che consisteva in pantaloni blu scuro e cardigan dello stesso colore, l'unica cosa che differiva era la camicia grigia al di quest'ultimo. A dire il vero l'uniforme aveva due versioni per ogni stagione, di fatti ai pantaloni si poteva alternare una gonna fino al ginocchio, grigia. Deamira pero' preferiva il blu al grigio, quindi molto spesso indossava la prima uniforme. Apparteneva al dormitorio  "Atena", uno dei tre dormitori dell'istituto. Quest'ultimo era situato in un paesino a nord della Scozia ed era chiamato "Anthea High School". Oltre alle solite materie che si studiano in un liceo, qui c'era un "qualcosa in più", che forse molti non volevano sapere o semplicemente deridevano.
La notte era arrivata e il tramonto si era trasfomato in un manto corvino illuminato da alcune stelle pigre. Deamira si guardava spesso intorno, forse preoccupata da qualcosa.
<< Ti stavo cercando, mia matta amica >> esordì Josephine, avvicinandosi all'amica con passo veloce. La ragazza all'udire la voce dell'amica si voltò di scatto, facendole un sorriso accompagnato da un cenno del capo. << Hanno servito la cena ormai da un pezzo, e non ti sei nemmeno degnata di avvertirmi che non ti saresti presentata, diamine mi sono preoccupata. >> continuò Josephine con tono offeso. Deamira si voltò completamente verso l'amica. 
<< Hai ragione, Jo. Ti avevo detto che sarei tornata per cena, ma seduta qui il tempo sembra volare e non me ne sono proprio resa conto, anzi, me ne sono proprio dimenticata. >> rispose abbassando di un po' lo sguardo, come per scusarsi. La bionda, che nel frattempo si era seduta vicino l'amica, alzò gli occhi al cielo. << Non cambierai mai. >> disse ridendo piano. Josephine aveva dei capelli biondi e setosi, che arrivavano all'altezza delle spalle. I suoi occhi erano molto vispi, comunicavano molto ed erano circondati da degli occhiali con una montatura nera e leggera. Apparteneva al dormitorio "Afrodite" ed aveva 18 anni, un anno in meno di Deamira. Aveva cominciato gli studi un anno prima, perchè era nata nel quinto mese dell'anno e quindi era stato possibile farle anticipare un anno di studi. Si erano incontrate un pomeriggio nella biblioteca della scuola e da quel momento in poi divennero inseparabili. Restarono lì, appoggiate alla solita betulla per un po' di tempo, col viso verso il cielo cercando di riconoscere le costellazioni. 
Nonostante tutto Deamira non si sentiva tranquilla, nel senso che si sentiva osservata e per questo motivo ogni tanto si guardava attorno. Spostò lo sguardo verso il balcone del dormitorio maschile e riconobbe i suoi capelli biondi splendere sotto la luce soffusa della luna. 
Evans, domitorio "Poseidone", ultimo anno. Lo colse a fissarla, mentre la notte avanzava e avanzava. Indossava ancora l'uniforme. Riuscì a notarlo quando lui affiancato dal suo amico e compagno di dormitorio, McVey, si appoggiarono al balcone dell'ampia terrazza. Quello era un luogo comune, riservato a tutti i ragazzi. 
Josephine diede un colpetto di gomito alla sua amica, richiamando la sua attenzione.
<< Sbaglio o ci sono Evans e McVey, dormitorio "Poseidone", ultimo anno, che ci fissano appoggiati al balcone della terrazza? >> domandò sorpresa la bionda
<< Perchè non urli un altro po'? Così glielo fai sentire quanto sei stupita, meravigliata e onorata! >> replicò Deamira con tono secco e scocciato
<< Stai calmina, amica >>
Deamira pensò che il momento per tornare in dormitorio e lasciare quel posto era arrivato. Lanciò un'ultima occhiata verso i due ragazzi, i quali continuavano a guardare nella sua direzione e parlare tra loro. Josephine non stava nella pelle, era un po' troppo emozionata per quella situazione, un motivo in più per ritirarsi a dormire.
Prima di separarsi per raggiungere i proprio dormitori, le due amiche si diedero la buona notte e si diedero appuntamento per il giorno successivo al solito posto, ovvero davanti al dormitorio della loro amica Leontine.
***
La mattina era un po' umida e Deamira pensò di indossare la sciarpa blu che si intonava con la divisa. Aveva iniziato la giornata un po' prima del solito, nonostante fosse andata a letto tardi i suoi occhi si erano aperti alle sei, giusto in tempo per vedere l'alba.
La sua camera era quasi il riflesso della personalità e dei gusti di Deamira, le pareti erano di un lilla carico, le aveva pitturate lei con l'aiuto di suo padre, il quale le aveva anche disegnato un piccola margherita appena affianco alla finestra. La margherita era il suo fiore preferito. Simboleggiava la verità, la pazienza, la semplicità e la modestia. Nella sua stanza non mancava mai uno stelo o due, anche a volte appassiti, poggiati nel vaso, sulla scrivania di ciliegio.
Ad un tratto qualcuno bussò alla sua porta e la riccia sussultò. Si affrettò a raccogliere i capelli ai lati verso l'alto, si diede un'occhiata allo specchio e stretta nella sua camicia da notte, aprì lentamente la porta. Non appena focalizzò chi si trovava davanti per un attimo non riusci a respirare regolarmente, poi ritornò alla normalità non appena il ragazzo che aveva di fronte le rivolse la parola.
<< Buon giorno, signorina >> esordì Tristan Evans in persona
Lei esitò per un attimo, ma poco dopo gli diede il buon giorno, mentre si trovavano ancora davanti allo stipite della porta. « Penso ti possa piacere»continuò il biondo, porgendole una piccola margherita. Deamira rimase stupita da ciò che stava avvenendo sotto i suoi occhi, ma ritrovò il senno poco dopo. << Come hai fatto ad entrare nel dormitorio femminile Tristan? >>
<< Ah, conosci anche il mio nome >>
Deamira alzò un sopracciglio.
<< Mi spiego >> disse lui, entrando quindi in camera sua, mentre osservava le pareti lilla << Pensavo che sapessi solo il mio cognome, visto che la tua amica ieri continuava a ripetere "Evans e McVey" >>
Deamira strabuzzò gli occhi, controllò che nessuno fosse nei paraggi e chiuse la porta alle sue spalle. Si piazzò, così, davanti al biondo. << Si può sapere chi ti dà il diritto di entrare in camera mia, di mattina presto, con me in camicia da notte?! >> 
La ragazza era furiosa e come darle torto. Di certo nessuno sarebbe rimasto impassibile davanti un comportamento del genere.
<< Ti piacciono le margherite, allora? >> fece Tristan, evitando le sue domande, cosa che fece innervosire ancora di più la nostra Deamira.
<< Mi stai ascoltando? >> domandò lei
Tristan si voltò verso di lei con nonchalance e le sorrise << Se vuoi farti dire che sei sexy in camicia da notte, beh te lo dico. >>
Deamira avvampò e indietreggiò, sedendosi sul letto con Tristan che camminava per la sua stanza, osservando tutte le piccole scritte che lei aveva fatto sulle pareti. 
<< Comunque vorrei un po' di té se non ti dispiace, non ho fatto colazione. >> esordì lui
Lei lo fissò, domandandosi fin dove l'arroganza di quel ragazzo potesse arrivare.
<< Allora mio caro Tristan >> cominciò, sottolineando con la voce il suo nome, cosa che lo fece sorridere << forse non ti è chiara la situazione... >> 
D'un tratto si avvicinò verso di lei, si abbassandosi verso il suo viso, quasi sfiorandole il naso. 
<< Hai ragione, riformulo la cosa >> fece lui con tono gentile << Per caso avresti un po' di té?Sai, non ho fatto colazione per arrivare da te in tempo senza esser visto dagli altri. Semplicemente volevo portarti una margherita. >> concluse sorridendo
Fecero colazione assieme velocemente, ma il tempo fu necessario per sciogliere il ghiaccio tra loro e per scabiarsi qualche chiacchiera.
<< Fai veloce e non farti vedere, Evans! >>
<< Tristan, mi chiamo Tristan >>
<< Tristan Evans >>
Lui gli fece un cenno della mano prima di sviare a destra del corridoio principale.
***
<< Sai cosa significano le margherite? >> esordì di colpo Leontine non appena Deamira raccontò l'accaduto.
<< Lo abbiamo studiato al secondo anno nel corso della Roberts, ricordi? >> continuò la rossa
<< Sì che lo sa Leontine! Ti pare? Le margherite sono anche il suo fiore preferito. >> fece Josephine, intenta ad addentare una mela.
Deamira sbuffò sonoramente per poi esclamare << "Quando qualcuno regala delle margherite ad una persona vuole elogiare le virtù di quest'ultima, ovvero, tante virtù quanti sono i petali delle margherite.. >>
<< E può significare anche una promessa d'amore fedele! >> le ricordò Leontine
Deamira la guardò male e poi continuò a mangiare la sua insalata, mentre ripassava per l'interrogazione di letteratura dell'ora dopo.
D'improvviso Tristan le si sedette vicino << Ti piace il pollo con l'insalata, vedo >>
Lei si voltò di scatto << Ci si rivede >> disse con un sorriso tirato
Quella non era di certo una situazione in cui Deamira avesse preferito esser colta di sorpresa, l'insalata infatti, quando lo vide affianco a lei, quasi le andò di traverso. Quando mangiava voleva stare calma e Evans non era certo qualcuno che la rendeva calma, anzi.
<< Avrei bisogno del tuo aiuto >> fece lui con nonchalance
<< Dimmi pure >> 
<< Mi servirebbero delle foglie di betulla, dei lamponi e dei mirtilli >>
<< E... lo chiedi a me? >>
<< Sapevo che ti intendevi di betulle..o almeno che ti piaceva osservarle >>
<< Sì, di solito quando ho tempo libero mi trovo sempre in giardino >> esitò << dove mi hai visto ieri >> concluse lei
<< Allora, me la darai una mano? >> riprese lui con gli occhi fissi nei suoi
<< Vedrò cosa posso fare, Evans. Ci vediamo nel tardo pomeriggio nel giardino del mio dormitorio >>
<< Dove stavi ieri, quindi? >> disse lui con un occhiolino
<< Esatto >> 
***
<< I lamponi e i mirtilli si raccolgono da giugno ad agosto circa >> esclamò lei
<< Davvero? >> domandò lui con finto stupore
<< Mi stai prendendo in giro? >>
<< Semplicemente volevo una mano a cercarne qualcun altro rimasto, magari ai piedi degli alberi, tra i viottoli dei vari giardini >>
<< E' spettacolare rendersi conto che hai sempre una risposta per ogni cosa, e la fai apparire anche ovvia! >>
Tristan sorrise furbo, già consapevole di ciò che la ragazza che le stava dicendo. Lui era carismatico, aveva un sorriso smagliante e dei tratti molto fini ed eleganti. La sua figura era magra e slanciata. Quella sera i capelli abbastanza lunghi, erano tirati all'indietro mentre un ciuffetto laterale scendeva sulla fronte.
<< Il giardino del lato est è chiuso, o almeno è chiuso agli studenti, non possiamo andare. Penso dovremmo dirigerci verso il lato ovest e .. >>
Deamira non ebbe tempo di finire la frase che Tristan cacciò fuori dalla tasca un paio di chiavi argentee.
<< Per entrare lì hai bisogno di queste >> disse alzando le chiavi all'altezza del viso di lei << vogliamo andare? Possiamo se vuoi. >>
<< Noi non dovremmo, sai? >> affermò Deamira con un'espressione corrucciata << E poi, potrei sapere come hai queste chiavi? Non dovresti averle per niente. >> continuò
Tristan rise rumorosamente, pensando quanto ingenua alle volte fosse Deamira, ma la ragazza irritata da quel gesto e non volendo sembrare assolutamente una stupida, lo riprese << Non c'è nulla da ridere in questo modo, davvero. >> esclamò lei << Anzi, a me sembra soltanto che tu stia evitando la domanda con questo comportamento, sai? >>
Tristan tornò serio e la scrutò per qualche attimo. << Vogliamo andare allora? >> propose lui, evitando di nuovo la sua domanda.
  
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