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Autore: Edward_Son 2    28/08/2014    3 recensioni
Un percorso introspettivo di uno dei personaggi più controversi ma spettacolari della serie: Rumplestiltskin e il suo viaggio che l'ha portato alla follia. Perchè nessuno nasce cattivo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rumplestiltskin si potrebbe paragonare a un muro. Un muro pieno di crepe, che non sono altro che ferite arrecate alla sua anima.
Ma c’era voluto tempo prima che questo muro diventasse un ricettacolo di fenditure, spaccature che l’avevano piano piano portato a perdere sé stesso.
Tutto era iniziato quel disgraziato giorno di, ormai, secoli fa. Non ne ricordi con precisione quanti ne siano passati o forse non hai voglia di ricordarlo.
 
“Ehi, sono tornato a casa! Milah?” sei entrato, col tuo passo claudicante, conseguenza del tuo ginocchio che ti sei  rotto con una pietra, pur di fuggire la guerra. Pur di stare con la tua famiglia.
Nessuna risposta arrivò. Sei stato nell’altra unica “stanza” che dividevi con tua moglie per scoprirla deserta.  La cosa che ti insospettì è che non v’era traccia delle sue vesti. Un brutto presentimento ti colse.
Nella suo giaciglio, Bae riposava sereno.
Dov’era Milah?
Come in risposta, arrivò un frenetico bussare alla porta.
Ti sei precipitato, per quanto la tua gamba te lo consentisse.
“Rumplestiltskin! Sono arrivati i pirati! Hanno preso tua moglie!” ti ha annunciato la voce allarmata di una giovane donna.
Sei rimasto shockato, non volevi crederci. E intanto qualcosa dentro di te cominciò, pericolosamente, a incrinarsi. Sentivi che non saresti stato più lo stesso, e a quel tempo, non potevi sapere quanto avevi ragione.
Hai lasciato Bae alle sue cure e ti sei diretto verso il molo. Dovevi assolutamente riportarla indietro.
Era la madre di tuo figlio, non potevi permettere che crescesse senza di lei.
La Jolly Roger si stagliava imponente, attraccata al molo, contro il tuo misero villaggio.
Avevi quasi il fiatone, per la quasi corsa che hai fatto per raggiungere la nave.
“Chiedo….di poter salire a bordo. Per favore..vi prego”  eri terrorizzato. Non avevi mai avuto a che fare con quella gente, dalla non certo buona fama.
“Oh bene, chi abbiamo qua?” a parlare era stato il capitano della nave.
Rumple voltò lo sguardo in direzione della voce. A parlare era stato un uomo, sulla trentina, dai corti capelli neri,occhi color ghiaccio. Allora non sapevi che sarebbe stato uno di quelli che ti avrebbe portato alla rovina.
“Solo un umile filatore..io..sono venuto qui  per..riprendermi mia moglie.”
L’altro inarcò un soppracciglio.
“Spiacente, non abbiamo donne a bordo. Sai, siamo dei pirati…” disse con scherno. La ciurma rise.
“Mi è stato detto…che…avete preso una donna. Mia..moglie”  testardo hai continuatoi a tua battaglia. Anche se stavi morendo di paura.
Il pirata parve capire.
“Si chiama per caso Milah? Eh?”
il filatore annuì.
“Vi…scongiuro. VI prego, liberatela. Nostro figlio…ha bisogno di sua madre..” hai proferito con voce strozzata.
“Sapete sono un uomo d’onore e concedo sempre al mio avversario una possibilità di…riscattarsi” Disse con tono derisorio.
Gli lanciò una spada, che finì ai piedi del filatore zoppo.
“Duellate con me e riavrete vostra moglie” disse. Ti sei aggrappato a quel bastone come se fosse la tua ancora di salvezza. Tu non volevi combattere.
“Io…non voglio..combattere. Vi supplico.” Non sapevi più che altro fare. Non ti saresti abbassato cosi facilmente ma nemmeno l’avresti lasciata nelle loro mani.
“Bene. Allora noi qui abbiamo finito.”
“Come?...” hai chiesto confuso.
“Bè niente duello, niente Milah. Spiacente” 
Un altro colpo, duro, per la tua anima. E quel muro che essa era cominciò a presentare delle imperfezioni.
“E…cosa dirò a mio figlio?” hai chiesto disperato.
“La verità. Che suo padre è un codardo!” disse sprezzante il capitano. E la ciurma rise, ancora.
Ti guardasti attorno, sconvolto. Poi semplicemente abbandonasti la nave,  sconfitto.
L’imperfezione diventò più marcata, più profonda. E non era l’unica.
 
“Per decreto del Nostro Re, chiunque sia in grado di tenere un arma in mano è chiamato alle armi per contrastare gli orchi invasori”
Quando hai letto quel dispaccio, ti sei subito preoccupato. A te non ti avrebbero certo chiamato, eri considerato il codardo del villaggio, lo storpio che rifiutò la guerra. Non importa perché tu l’avessi fatto, per gli altri non eri considerato nememno un uomo. E questo faceva tanto male.
Soprattutto quando ti sei accorto, una sera, che erano venuti davanti a casa tua, quei soldati.
Erano cinque e ti stavano di fronte con le più chiare intenzioni.
“Siamo stati informati della sua…impossibilità a partecipare alla guerra.” Disse guardandolo con disgusto. Qualcuno ridacchiò.
“Papà? Chi sono?” la voce di tuo figlio ti strappa dai tuoi cupi pensieri.
“Nessuno…non sono nessuno. Rientra in casa Bae.”
“E’ tuo figlio?” chiese una delle guardie.
“Si ma…lasciatelo qui. Vi prego”
L’altro sorrise sprezzante.
“E perché mai? È grande…può benissimo andare in guerra!”
“Cosa…? No no..è solo un bambino . Ha solo 10 anni vi prego…”
“Non voglio andare con loro papà!” era spaventato tuo figlio.
Nonostante l’età sembrava aver capito cosa volessero quei signori da lui.


“E come pensi di fermarci? Eh? Codardo che non sei altro?”  poi, come se non fosse abbastanza, il capoguardia lo colpì, forte.
Sei caduto riverso a terra, il tuo bastone poco lontano. E ti picchiarono. Due calci diretti al tuo stomaco ti fecero piegare in due dal dolore.
Il tutto contornato dalle risate degli altri.
“Papa!!!” tuo figlio si è inginocchiato vicino a te.
“Sto…bene. Torna…torna in casa” sei riuscito a pronunciare quelle parole con voce spezzata.
“Ehi, non ti rialzi? Ma in fondo fai bene a stare a terra…sei solo un verme!” altri colpi.
Non ce la facevi più, volevi che finisse presto. Ma il dolore peggiore non era quello fisico, era quello interiore. Ti stavi lentamente lacerando.
TI spaventasti sul serio quando hai visto uno di loro afferrare tuo figlio. TI sei rialzato, con l’ausilio del tuo bastone.
“No! No! Lasciatelo qui, è l’unica cosa che mi rimane, non toglietemela!”
Bae ti guardava terrorizzato.
“E sentiamo, cosa pensi di fare tu? Un innocuo e patetico filatore? Eh?” e concluse il tutto con una risata cattiva.
“Sei talmente patetico che ti abbasseresti a baciare i miei stivali vero?”
Il filatore alzò la testa. Non sapeva più che fare. Volevano umiliarlo davanti a suo figlio?
Ma non lo avevano già fatto abbastanza?”
“Hai sentito? Bacia il mio stivale, codardo!” urlò. Rumplestiltskin guardò la calzatura, si abbassò, e prima che potesse toccarla venne calciato lontano.
“Patetico…non servi a niente. E tuo figlio sarà uguale. Andiamocene ragazzi, qua è tutto tempo sprecato…”
Se ne andarono tra le risate, e tu rimanesti li, sdraiato sulla nuda terra, sconvolto e dolorante. E a nulla servivano le parole dolci di tuo figlio.
E, non lo sapevi, ma stavi via via precipitando sempre più nell’oscurità. La tua anima, disperata, si stava lacerando piano piano, appunto come un muro che oramai si stava riempiendo di orribili cicatrici, sempre più grandi e profonde.
 
E’ notte fonda eppure tu non riesci a chiudere occhio. Sei nervoso, vorresti fare qualcosa ma non hai ben chiaro cosa. Ti rigiri nel letto, attento a non fare troppo rumore per non svegliare Bae.
Baelfire. L’unica cosa che ormai contava veramente per te e avevi rischiato di perderlo. Non volevi che succedesse di nuovo, dovevi agire. Per una volta avresti cercato di essere coraggioso.
Per tuo figlio. Per té stesso.
Tese la mano e la infiò sotto il letto. C’era una sacca sdrucita, la afferrò. All’interno di essa, vi era un pugnale. Con inciso un nome “Zoso”. 


Era il pugnale del Signore Oscuro.  Sei riuscito a fregarlo all’uomo, ancora non capisci bene come. Nella tua disperazione non ti è venuto in mente che magari che l’avesse lasciato li apposta, senza cura e né senza alcun incantesimo a proteggerlo, in quella radura dove lo hai trovato.
Perché un oggetto del genere andava preservato con la massima cura. Per evitare di poter prendere il controllo del proprietario.
A passi lenti, a causa del bastone, ti sei avviato tremante, verso il letto di tuo figlio.
Ne hai accarezzato la testa, questo però lo svegliò. Sei stato veloce a nascondere il pugnale.
“Papà…vai via?” chiese.
“No no, papà deve fare una cosa…si devo assolutamente farla.” Hai ammesso forse  più a té stesso.
“Non andare” gli chiese implorante.
“Tranquillo, tornerò, non aver paura. Sarà questione di pochissimo”
“E’…per quello che c’è in quella sacca?” chiese allora.
Rumple si bloccò. Come faceva a sapere?
“Non sei mai stato tanto bravo a nascondere le cose. Cosa vuoi…fare?” chiese incerto.
“Non andare. Succederà qualcosa di brutto, me lo sento.”
Rumple accarezzò la testa del figlio.
“Non preoccuparti. Qualsiasi cosa accada questa notte, ti vorrò sempre bene” gli disse quasi commosso.
“Ora…dormi.” Gli hai detto prima di dargli un bacio sulla testa.
Poi, per una volta sicuro, sei uscito dalla tua capanna.
Sapevi benissimo cosa fare. Dovevi, a tutti i costi, rivalerti su chi ti aveva denigrato, insultato, umiliato, persino davanti a tuo figlio. Non era una cosa che potevi tollerare, dovevi rimediare. Non volevi che un giorno, il tuo Bae provasse vergogna verso di te.
Dovevi dimostrargli che anche tu, umile filatore, eri capace di grandi cose.
Sei ormai arrivato al limite. Quelle crepe che via via si stavano delineando nella tua anima, raggiunsero il culmine quando persino Zoso, mostro quanto furbo, ti ha offeso, pesantemente e minacciando.
Conosceva, di fama, il filatore.
Sapeva che era solo un povero disgraziato, che sarebbe bastato poco per farlo crollare. Così avrebbe potuto finalmente liberarsi di quell’eredità oscura che stava diventando troppo…scomoda. E per farlo aveva scelto un’anima disperata.
Sorrise, maligno, quando il filatore lo colpì con un colpo secco.
E tu, all’inizio non hai capito perché fosse cosi soddisfatto.
“Hai…fatto esattamente quello che…volevo” disse ghignando.
“Ricordati bene questa lezione: ogni magia ha un prezzo. E tu ne stai per pagarne uno molto alto!” un ultimo ghigno di derisione,  poi Zoso mori’.
Hai osservato il pugnale, la lama lunga,ondulata, ed insanguinata,che recava ora, il tuo nome.  
Hai sentito qualcosa crescere in te, la magia fluire nelle tue vene, come qualcosa di potente e inarrestabile, come lo saresti diventato da li a poco. L’aver spezzato una vita umana (?) ti ha distrutto, e tutto ciò che avevi dovuto subire ti passò davanti agli occhi, come in un film.


L’abbandono di Milah, lo scherno di Hook, le botte subite dai soldati della guardia, l’umiliazione perpretata davanti  suo figlio e la consapevolezza di aver spezzato una vita, sono state troppo per te.
Quel muro, una volta solido, forse, ora presentava una fittissima ragnatela di crepe, spaccature che lo resero instabile, annebbiarono la sua mente, rendendolo preda del suo dolore. E della follia.
Ora nulla e nessuno avrebbe potuto più fermarti. Chi ti aveva disprezzato ora ti avrebbe portato rispetto.
Una risata acuta e stridula si sparse per la foresta.
 
Il sole è appena sorto, i primi raggi illuminano quella foresta dove tu sei appena diventato L’Oscuro Signore.
Ancora non sai bene cosa puoi fare e non, ma quella scarica di potere, magia pura, ti ha esaltato, ti senti potente e ora vuoi ripagare il male  che ti è stato fatto.  E non ci andrai leggero.


Sorridi, sai perfettamente da chi iniziare.


Fai qualche passo, e ti accorgi di una novità: non hai più bisogno del bastone. La magia, evidentemente ha preso si la tua anima ma ti ha “curato”, facendo in modo che potessi camminare senza supporto.
 
Hai raggiunto veloce il tuo villaggio, ancora non sai bene usare i tuoi poteri, ma hai la netta sensazione di esserti mosso molto più velocemente. E vedi subito una cosa che non ti piace.
Uno dei soldati sta strattonando tuo figlio, portandolo dai suoi compagni, per arruolarlo.
“qui abbiamo finito. Possiamo andare” dice quello che sta ancora bloccando Bae.
Il soldato a cavallo non fa a tempo a replicare che sente un dolore atroce alla schiena, poi cade morto.
I presenti si voltano nella tua direzione, anche Bae, e ti vedono.
Noti il terrore sui loro volti. Hanno notato il pugnale.
“Tu…non ci credo” dice quello che ti ha umiliato. Ti guarda sorpreso e spaventato, finalmente ha perso la sua aria tronfia
Ti avvicini piano, inesorabile come sarai d’ora in poi.
“Qui c’è gente di troppo…” dici, e la tua voce suona più acuta,stridente.
Fai schiocchiare le dita e indichi l’uomo inginocchiato.
“Tu, per esempio.”
“Che…cosa vuoi da me?”
“Inginocchiati” e lui, terrorizzato, obbedisce. Fissa con sgomento il pugnale insanguinato dove ora c’è il tuo nome.
“Bacia il mio stivale” dici con voce ferma e bassa. L’altro ti osserva, troppo shockato per replicare. Si inginocchia e prima che possa abbassare la testa, gliel’afferri. Per torcerla con un colpo secco.
“Alle armi!” urla uno dei presenti ma non fa in tempo a sfoderare l’arma che ti vede arrivare, sei veloce ora, lo colpisci e sai che è un colpo letale. Sempre rapido raggiungi gli altri e fai fare loro la stessa fine. Ora siete solo tu e Bae.
Lo guardi. E noti il suo sguardo terrorizzato. Hai i capelli in aria, ti coprono quasi gli occhi, la pelle sembra più scura. Ha paura di te.
Non sembri rendertene conto.
“Ora sei salvo, Bae. Ti senti salvo…si?” gli chiedi.
“Che ti è successo?...” ti chiede sgomento.
“Uh…niente. Anzi, sono davvero in forma. ” Cerchi di rassicurarlo ma a quanto pare ottieni l’effetto contrario.
“No, stai lontano. Davvero.”
“Bae, non devi aver paura. Perché nemmeno io ne avrò più, d’ora in avanti.” Gli dici con un tono di voce strano, più acuto del normale.
E sul tuo viso, rovinato, si dipinge un ghigno folle. Un accenno di risata, stridula, esce dalle tue labbra.
Ora le crepe, nella tua anima, nemmeno si contano più. Sei già soggiogato dal potere Oscuro, che ti farà perdere Bae e probabilmente, definitivamente, la sanità mentale. Ma cercherai ogni mezzo per poterlo ritrovare.
Dovrai aspettare , però, quasi 300 anni prima che le tue ferite vengano sanate.
Risanate proprio grazie a uno dei tuoi amati accordi. La tua salvezza verrà dal regno di Avonlea. Ma ancora questo non lo sai.
 


Che ve ne pare? Spero di aver catturato la vostra curiosità e pareri positivi. Come sempre, ben gradite sono le critiche purchè costruttive. Ringrazio anticipatamente chi recensirà o anche solo leggerà.
Grazie!
Alla prossima! Ciao!!!
  
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