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Autore: Mikirise    28/08/2014    3 recensioni
Quando la professoressa Trinket era entrata nella Sala Comune dei Grifondoro, chiedendo dove fosse finito Peeta Mellark, Finnick si era gettato sul divano, sperando che non lo vedesse e che non gli chiedesse di andarlo a cercare.
Quando, qualche ora dopo, Cinna cercava Peeta per i corridoi, Finnick si era nascosto dietro Johanna, sperando che la ragazza non lo tradisse, costringendolo ad aiutare i professori a cercare il Tassorosso Mancato, come lo aveva soprannominato lui.
Quando però Haymitch era andato da lui e, con l'alito che puzzava a scotch, gli chiese di andare a cercare il biondo, Finnick aveva deglutito preoccupato. "Pensi...?" aveva iniziato a chiedere.
"Cercalo" aveva tagliato corto il professore "e trovalo"
{Storia partecipante al contest "Hogwarts VS Panem -Che la sfida abbia inizio" di Triz}
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: MichiGR (sul forum); M I K I (su EFP)

Titolo: Non esiste solo un modo

Squadra: Hogwarts

Pacchetto: Wingardium Leviosa

Genere: Fantasy, Malinconico, Slice of Life

Pairing:FinnickxAnnie (accenni); Everlack (accenni)

Raiting:Verde





 

Non esiste solo un modo

 




"Uscirai mai da là sotto?" chiese Finnick, guardando il nulla, davanti alle mura della scuola.

Un ciuffo biondo comparve timido, muovendosi freneticamente a destra e poi a sinistra, per poi scomparire di nuovo, sotto il mantello dell'invisibilità.

Finnick sorrise, strappando di dosso il mantello al primino, poi si sedette accanto a lui, sull'erba, carezzandogli i capelli "Hai saltato il pranzo."

Peeta sbuffò, riprendendo il mantello dell'invisibilità e coprendosi tutto il corpo ad eccezione del viso, pieno di graffi e lividi. Si morse un labbro, non disse niente.

"Cos'è successo?" chiese quindi il prefetto, infilandosi in bocca una zolletta zucchero e porgendone un'altra al bambino, che la rifiutò educatamente.

Peeta riusciva a stento a trattenere le lacrime.

Il maggiore si chiese se fossero dovute ai graffi che aveva sul viso. Si disse che un bambino non piangeva solo per dolori fisici. E fece una smorfia amareggiata.

"Volo" borbottò il biondo, posando il suo sguardo sull'erba "Non è andata molto bene"

"Direi che è stato un disastro" scoppiò a ridere Finnick, alzando per un braccio il biondo. Peeta sospirò, pulendosi la divisa dalla terra. "Ma si può sempre migliorare, no?" continuò, prendendo la scopa che la scuola dava in dotazione ai novellini e poggiandola a terra. Roba da quattro soldi, quella scopa, da buttare via il prima possibile; ma perfetta per i principianti. Soprattutto per i principianti impediti, come il piccoletto davanti a lui.

Molte volte Finnick si era chiesto per quale motivo il Cappello Parlante lo avesse smistato trai Grifondoro. Lo vedeva meglio trai Tassorosso, a dirla tutta.

Non aveva sprecato molto tempo pensando a quello scricciolo, comunque.

Aveva cose migliori da fare, lui; come essere corteggiato da tutte le ragazze -e ragazzi- di Hogwarts. Ed era divertente, -molto divertente- anche se doveva stare attento a quei filtri d'amore che gli propinavano tutte le volte che potevano. Non a caso era diventato molto amico di Madama Mags. Era stato avvelenato da quei filtri così tante volte, che passava più tempo in infermeria che a lezione, e poteva considerare Mags una sorta di nonna, da cui si andava a nascondere tutte le volte che non aveva fatto i compiti di Pozioni, o Divinazione.

Durante quelle ore in infermeria, si divertiva a parlare con Annie, di Corvonero. Una ragazza troppo buona. La sola ragazza che amava, e non capiva se fosse un miracolo, od una disgrazia, amare; non per lei, non per lui, ma per la loro situazione.

"Chiama la scopa"

Peeta sospirò, guardandolo prima con occhi supplicanti, poi abbassando le spalle e pronunciando un debole "Su".

La scopa non si mosse di un millimetro, né da terra, né a terra. Il biondo si morse le labbra, guardando altrove, pronto a dire qualsiasi cosa per far finire quella lezione di Volo, che si prospettava umiliante quanto quella a cui aveva partecipato ore prima, ma Finnick lo colpì alla testa, facendolo tacere.

"Così si chiama una scopa?" chiese, abbassandosi all'altezza del ragazzino "Una scopa si chiama come si chiama una donna, Peeta. La chiameresti così una donna?" Finnick non avrebbe mai chiamato così Annie! Mai! E sperava bene che quello scricciolo non chiamasse così la piccola Serpeverde dagli occhi grigi! Se Peeta chiamava così Katniss, meritava tutta l'indifferenza della ragazzina!

"Facile per te" sbuffò il piccoletto. "Cercatore, giusto?" rinfacciò, poi.

Finnick si chiese se avesse dovuto dire che, anni prima, era nella sua stessa situazione, nel volo, solo con più graffi, più ferite e più Johanna che rideva di ogni sua singola caduta dalla scopa.

Forse non avrebbe avuto neanche bisogno di dirlo al ragazzino: Johanna continuava a raccontare dei fallimenti di Finnick Odair in Sala Grande, e non gli avrebbe mai fatto dimenticare la volta in cui, volando su quella scopa malridotta che gli avevano dato i professori, per colpa di un uccellino sbadato, era caduto trai rami del Platano Picchiatore, dove Johanna stava gridando e tirando fatture contro l'albero. Finnick non sapeva chi tra il Platano Picchiatore e Johanna gli avesse fatto più male, quel giorno.

Forse era stato il marchio a fare più male, ad entrambi.

"Credimi. Ti capisco." si grattò la testa il ragazzo. "Vuoi vedere una cosa?" chiese poi, sorridendo, prima di chiamare la scopa verso di sé "I Corvonero non sono gli unici che sanno usare la testa" rise, lasciando levitare la scopa e saltandoci sopra, come se fosse una tavola da surf. "Prova" incoraggiò il biondo, che lo guardava dubbioso.

Peeta chiuse gli occhi e sospirò, mentre distendeva la mano sulla scopa e si concentrava per chiamarla. "Su!"esclamò dolcemente, aprendo gli occhi e vedendo la scopa avvicinarsi alla sua mano lentamente.

Finnick sorrise. Imparava in fretta, il biondino. "Prova a salirci sopra"

Il ragazzino cercò di lasciare la scopa a mezz'aria, ma questa cadde a terra, con un tonfo secco.

Finnick scosse la testa. "Devi chiederglielo."

Peeta aggrottò le sopracciglia, richiamando la scopa. Accarezzò il manico, poi, mentre la posizionava orizzontalmente. "Potresti, per favore, levitare?" chiese poi così soavemente da far arrossire anche Finnick, che lo osservava dall'alto della sua posizione. La scopa rimase orizzontale anche quando le mani del ragazzino abbandonarono il suo manico.

Il prefetto pensò che, un giorno, avrebbe spiegato al piccoletto che stava prendendolo in giro ed era lui a far levitare l'oggetto -Wingardium Leviosa, semplice ed efficace dal primo anno-, ma era così buffo, mentre si sforzava di flirtare con la scopa, che voleva godersi il momento.

Peeta si arrampicò goffamente sulla scopa, allargando gambe e braccia; iniziava a sembrare una stella marina, per posizione. "S-sono in equilibrio!" esclamò sorpreso.

"Il manico. Sembra essere fatto apposta per starci in piedi. Almeno quella per principianti. È grossa e piatta, vedi? Qua e qua." sorrise Finnick, nostalgico.

Lui aveva dovuto smettere di salire sulla scopa in quel modo da quando Johanna, durante una partita di Quidditch, gli aveva tirato addosso un bolide, buttandolo da 6 metri di altezza e facendo in modo che i Grifondoro perdessero la partita contro i Serpeverde. Inutile dire che, da quando aveva preso a volare alla maniera dei plebei, tutte le volte che saliva su una scopa gli faceva male il sedere come non mai, e se ne lamentava pubblicamente, senza vergogna.

Lui e Johanna sapevano che non era quello il vero motivo per cui aveva smesso di surfare tra le nuvole.

Finnick sorrise sereno, sentendosi libero, quando il vento sollevò le loro scope, facendoli salire di parecchi metri.

Il prefetto gridò di piegare le ginocchia e seguire il vento, come se fosse un'onda, mentre slacciava il suo mantello, che sentiva essergli d'intralcio, e lo lanciava a terra.

"Perché Haymitch non c'insegna a volare così?" chiese Peeta, lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli, mentre prendeva velocità. Superò Finnick, che lo guardò divertito, mentre allungava una mano, sfiorando una nuvola bassa. Quando poi andò sottosopra, facendo un'acrobazia degna del più esperto volatore-surfista, Finnick ebbe un tuffo al cuore, vedendolo già a terra, senza vita.

Sta bene, pensò guardando il ragazzino salutarlo con la mano. Sembrava felice, il biondino. Finnick ne fu felice di riflesso.

Iniziava a stargli simpatico, quel piccoletto. "Perché saremmo più fighi di lui" rise, zigzagando con la scopa, superandolo, con una capriola veloce e lasciandogli un buffetto sulla testa, mentre sfiorava ad una velocità allarmante la torre dei Grifondoro.

Peeta non lo raggiunse; impennò con la sua scopa e virò verso la Foresta Proibita.

Era trascinato dal vento, ovunque lo portasse, senza possibilità di ribellione.

Come me.

Finnick si portò una mano sul braccio, con una smorfia.

Era caduto sul Platano Picchiatore quando non aveva nessun marchio su quel braccio, quando era libero di fare quello che voleva fare, senza che nessuno minacciasse la sua Annie, o Mags. Ed era felice ai tempi, quando lui e Johanna non erano Mangiamorte, ma studenti normali, quando poteva volare come voleva e saliva sulla Torre di Astronomia per surfare tra le stelle, mentre i capelli andavano a finire sui suoi occhi e lui li chiudeva, ripensando alle zollette di zucchero e di stare attento al prossimo filtro d'amore.

Due ogni anno, Peeta. Sceglievano due bambini, e loro non avevano scelta, o iniziano ad uccidere, unendosi al Signore Oscuro, portando quel simbolo odioso sul braccio, che bruciava sulla pelle, come una ferita aperta, o morivano.

Peeta, volevi sapere perché Haymitch non ti farà volare così? Perché è così che Lord Snow aveva scelto Finnick. Lo aveva notato mentre volava. E tu sei un bravo ragazzo. Tu non meriti questo.

Ma nemmeno Finnick, e Annie, e Johanna lo meritano.

Erano anni che Finnick non dormiva; guardava, sdraiato sul letto, la Mappa del Malandrino, per paura di vederlo, che venisse a chiedergli qualcosa, massacrandosi le mani.

"Non esiste solo un modo per uccidere" pensava, guardando Johanna gridare contro il Platano Picchiatore e Annie tapparsi le orecchie, chiudendo gli occhi.

Finnick abbassò ulteriormente la manica della sua divisa, cercando di dimenticare il Marchio Nero.

E riprese a volare sulla sua scopa, surfando, lasciandosi portare dal vento, inseguendo il biondino che era caduto trai rami del Platano Picchiatore.

Come me.









Note dell'Autore:

Questa, o miei cari, è la prima storia che iscrivo ad un concorso e ne sono anche quasi fiera. Quasi.

Il fatto è che ho penato non poco a rimanere nei margini del massimo delle parole xD

Sono logorroica!

Però, devo ammettere, è stato divertente scrivere su Finnick. Leggendo del contest, la parte dove Triz ha scritto "I personaggi possono essere di tutto, da Studenti a Mangiamorte", ho pensato "Ma ci soni studenti mangiamorte", poi ho ripensato a Draco Malfoy, personaggio per cui ho una cotta da quando ero piccola e di cui non avrò mai abbastanza. Figlio di mangiamorte, diventato mangiamorte per forza, soffre dentro come nessun ragazzo dovrebbe mai soffire e mi sono detta "Un simile dolore è probabilmente la mietitura." e da qui la Mietitura stile Harry Potter. Ovviamente il cattivo più cattivone del mondo- sì, l'ho appena scritto- è Snow. Mica potevo degradarlo! Anche lui ha bisogno di essere apprezzato nel male.

Con la speranza che il piccolo pezzo di vita di Finnick Odair sia piaciuto,

Miki
  
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