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Autore: _ifyoucandream    28/08/2014    7 recensioni
«Se non ti conoscessi meglio, caro il mio ladruncolo» disse il pianista della taverna con un’espressione solenne a nascondere un sorriso beffardo, mentre puliva con un panno il suo uncino «direi che sei un po’ geloso»
Eugene e Rapunzel hanno occhi soltanto l'uno per l'altra. Ma cosa farebbe Eugene se fossero gli occhi di un altro ragazzo a posarsi su Rapunzel?
Una one shot per ritrarre con vena comica in questa bellissima coppia un sentimento fin troppo umano: la gelosia.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Flynn Rider/Eugene Fitzgerald, Nuovo personaggio, Rapunzel, Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era da un po’ di tempo che non facevano visita ai loro amici al Bell’Anatroccolo.
Era tutto come al solito: Attila aveva appena sfornato i suoi deliziosi dolcetti e Rapunzel non sapeva mai quale scegliere per primo, mentre Eugene non si faceva ripetere due volte, o meglio, nemmeno una, di assaggiarne quanti ne voleva; Uncino stava componendo nuove melodie, dando di matto ogni volta che quel gancio di metallo che aveva al posto della mano si incastrava tra un tasto e l’altro del pianoforte; Nasone se ne stava seduto a pensare, con lo sguardo puntato sul soffitto, a sorridere e sospirare.
Qualcosa di diverso, però, c’era: molto più rumore e baldoria del solito. Sembrava che ci fossero altre persone oltre ai clienti abituali.
«Uncino, chi sono loro?», chiese Rapunzel con il suo solito tono allegro.
«Uhm… be’, viaggiatori, credo. Non li ho mai visti da queste parti»
«Già, non li ho mai visti nemmeno io», commentò Eugene.
«Salve, signorina»
Una voce sconosciuta e quel saluto inaspettato fecero sobbalzare Rapunzel, che si girò e vide davanti a sé un ragazzo giovane, più o meno della sua età, vestito elegantemente e con capelli color del grano e occhi di un blu intenso.
«Buongiorno», rispose la fanciulla, sorpresa ma contenta di fare una nuova conoscenza.
«Posso offrirti qualcosa da bere, mentre mi dici come ti chiami?»
Uncino non poté frenare la curiosità di posare lo sguardo su Eugene. Dovette trattenere un ghigno quando notò l’espressione che aveva assunto. Stava fissando quel ragazzo con occhi che dichiaravano guerra.
«Sei molto gentile, grazie! Mi chiamo Rapunzel, tu?»
«Io sono Ferdinand»
Lo straniero le rivolse un sorriso smagliante, sfoggiando denti bianchissimi e perfetti che sembravano illuminare la stanza più dei candelabri. Eugene era pronto a giurare di averne visto uno storto.
«Ti va di sederci lì? Ci sono due posti liberi»
«Certo!»
«Ra…»
Eugene non fece in tempo a pronunciare il suo nome che lei si stava già sedendo su uno sgabello davanti al bancone.
Il ragazzo inspirò ed espirò con forza, riempendo d’aria i polmoni, senza staccare lo sguardo dalla sua Rapunzel e quel damerino.
«Se non ti conoscessi meglio, caro il mio ladruncolo» disse il pianista della taverna con un’espressione solenne a nascondere un sorriso beffardo, mentre puliva con un panno il suo uncino «direi che sei un po’ geloso»
«Cosa? Io geloso? Perché mai dovrei esserlo?»
La risposta era arrivata troppo presto per poter essere sincera.
«Ah, sì? E che mi dici di quello lì?»
Eugene sbuffò, facendo un gesto con la mano come se stesse cercando di cacciare una mosca.
«Quello? Stai scherzando? Non regge il confronto con me»
La risata limpida e dolce di Rapunzel riempì per un attimo la sala e Eugene si girò con una rapidità incredibile. Che cosa le aveva detto di tanto divertente da farla ridere così? Che stavano combinando? Probabilmente, Rapunzel si era solo accorta che aveva qualcosa tra i denti. Sì, di certo era quello il motivo.
«Be’, direi che il tuo dessert prova il contrario»
Eugene guardò Uncino con aria interrogativa. Capì a cosa si riferiva solo quando vide quello che prima era un pasticcino ridotto in briciole e poltiglia nella sua mano.
«No, no. È solo che non mi andava più»
Vide Uncino che alzava un sopracciglio. No, di certo non la dava a bere a nessuno, lo sapeva benissimo.
Eugene tornò a fissare i due, cercando di non lasciarsi sfuggire nemmeno un dettaglio. Lui le stava raccontando qualcosa e lei ascoltava con attenzione, ogni tanto sorrideva. Un po’ troppo spesso. Un sorriso troppo dolce. E lui stava… lo stava facendo davvero? Stava avvicinando lo sgabello al suo, cercando di non farsi notare. Ora le stava sussurrando qualcosa, sempre con quel ghigno stampato in faccia, e lei… era arrossita?
Eugene strinse il pugno con forza, trattenendosi dall’andare da quel cascamorto e mostrargli quanto fosse facile fargli cadere con un colpo solo tutti quei denti sfavillanti.
Il ragazzo non fu più in grado di controllare le sue gambe quando vide la mano del damerino muoversi e scivolare viscidamente come un serpente, diretta verso quella di Rapunzel.
Camminò a passo veloce verso di loro, intrecciò le sue dita a quelle di lei prima che fossero raggiunte da Ferdinand e la trascinò fuori dalla taverna.
«Grazie mille per la tua gentilezza, Frederick»
«Eugene, si chiama Ferdinand»
«Sì, Ferdinand, è uguale. Chiedo scusa ma abbiamo un impegno urgente, è proprio ora di andare. Vieni, Rapunzel»
«Aspetta, Eugene! Ferdinand mi stava raccontando…»
«Scusami, biondina, ma è proprio ora di andare. Ciao ciao, Frederick!»
La porta si chiuse dietro di loro.
Rapunzel si girò verso Eugene, che si trovava affianco a lei, e vide che aveva montato la faccia più innocente del mondo sul suo viso.
«Eugene…»
«Uhm? Sì?»
Batté un po’ le ciglia, come se non fosse successo niente.
«Perché mi hai trascinato via? Ferdinand mi stava parlando dei posti che aveva visitato! Devono essere così belli! Ed era così gentile con me…»
«Già, un po’ troppo gentile»
Rapunzel non capì il perché del tono stizzoso nella sua voce.
«Che intendi?»
«Ma dai, Rapunzel, era ovvio! Non l’hai notato?»
«Notato cosa?»
Eugene guardò la ragazza, turbato. Davvero non se ne era resa conto?
«Direi proprio che ci stava provando con te, biondina»
Rapunzel era confusa.
«No! Non è così! Mi stava soltanto raccontando di lui…»
«Sì, come no. E ti ha offerto da bere, ti faceva dei complimenti e ti riservava quei sorrisoni da cascamorto. Fidati, ciuffo biondo non voleva solamente essere gentile»
Rapunzel, dopo un attimo di smarrimento, guardò Eugene e vide dipinta sul suo volto un’espressione che non aveva mai visto: un misto tra una imbronciata, arrabbiata e turbata. E allora si lasciò scappare un sorriso malizioso dalle labbra.
«Incredibile»
Eugene si voltò a guardarla.
«Cosa è incredibile?»
«Il grande Flynn Rider geloso»
«Geloso? Io? A causa di ciuffo biondo?»
«Se mi sbaglio, allora non ti dispiacerà se torno dentro»
Eugene aprì per un attimo la bocca per protestare, ma la chiuse immediatamente e Rapunzel costrinse se stessa a non ridere.
«Sai una cosa?»
«Cosa?»
«Preferisco i sorrisi appena accennati a quelli smaglianti, ma la tua smorfia da seduttore è molto meglio di quella di Ferdinand»
Eugene osservò la ragazza per qualche istante. Era successo ancora. Ogni volta che la sentiva parlare, o la guardava o la sfiorava, si stupiva di come riscoprisse ogni volta di amarla.
«Ecco. È questo il tipo di sorriso che preferisco»
Eugene non si era nemmeno accorto che stava sorridendo, e rendersene conto lo portò a sorridere ancora di più.
Il ragazzo sentì le braccia di Rapunzel cingergli il collo e si baciarono.
Fu un bacio che avrebbe sciolto ogni dubbio, se ce ne fossero stati. Rapunzel voleva lui. Voleva il suo sorriso, i suoi capelli, i suoi occhi, la sua pelle, le sue labbra. Non di altri.
Rimasero per qualche secondo davanti alla porta, vicini. Fu Rapunzel a sciogliere l’abbraccio, sorridendo timidamente, per poi prendergli la mano.
«A proposito, cerca di essere geloso un po’ più spesso. Sei carino».
  
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