Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |      
Autore: Elwing Lamath    29/08/2014    2 recensioni
Post 5x03 (The death song of Uther Pendragon):
“Poesia?!” Merlin aggrottò le sopracciglia, cercando di nascondere un sorriso.
“Non fare il finto tonto con me! Quella scusa che hai inventato con Leon mentre inseguivamo il fantasma di mio padre! Che diavolo ti è passato per la mente per dire che mi stavi insegnando della poesia?”
“E’ stata la prima cosa che mi è venuta in mente!”
“Perfetto! E grazie alla magnifica trovata che ha partorito la tua zucca vuota, i miei cavalieri mi hanno preso in giro per tutto l’allenamento!
[...]
“Vedi allora che sei veramente una ragazzina innamorata?!” […] Il re si avvicinò fino ad un soffio dal naso di Merlin, poi sussurrò: “No, il mio problema è che sono innamorato di un idiota.”
[Quinta classificata al contest “On the run with no one to love. That was me before you came along.” indetto da Mad_Fool_Hatter sul Forum di EFP]
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia partecipa al  contest “On the run with no one to love. That was me before you came along.” indetto da Mad_Fool_Hatter sul Forum di EFP


Disclaimers: These characters don’t belong to me. Eventual issuing gets me no profits. All rights reserved to the legitimate owner of the copyright.


NOTE DELL’AUTRICE: La storia è ambientata dopo l'episodio 5x03, "The death song of Uther Pendragon".

In particolare prende spunto da una scena che ho adorato, ovvero quando Merlin ed Arthur durante la caccia al fantasma di Uther  incontrano Leon. Arthur dice a Merlin di inventarsi una scusa per giustificare  il loro girovagare per il castello in piena notte, e Merlin dice al cavaliere di stare  insegnando della poesia ad Arthur.

Se non ve la ricordate, il mio consiglio è di andarvela a rivedere prima di leggere la storia, anche solo per rifarsi quattro risate XD… Ecco il link per vedere la scena su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=fT8C74BvoFg
Nel testo ho fatto pronunciare da Merlin due frasi in inglese (compreso il prompt del contest) per ragioni di metrica e di suono... si capirà meglio durante la lettura, non temete… qui però rischierei di spoilerare qualcosa con la mia prolissità.

Vi lascio alla lettura. Spero che vi piaccia, e che troviate il tempo per lasciare una recensione! Anche piccola, mi farebbe molto piacere, come sempre!

Un bacio,

Elwing…


 

Concerning poetry

 

Un rombo di passi lunghi, decisi. Anche se mischiati a mille altri, probabilmente Merlin sarebbe stato in grado di riconoscerli lo stesso. Ampie falcate che si avvicinavano alla porta. Un attimo dopo quella porta fu spalancata con un gran fracasso per far entrare il sovrano inferocito negli appartamenti reali.

“Merlin!!!” Urlò Arthur, nonostante il ragazzo fosse a pochi metri da lui.

Nessuno però da anni faceva più caso ai loro battibecchi o alle sfuriate del re. A palazzo c’era da meravigliarsi quando non si sentivano, o meglio, a palazzo in molti bisbigliavano quando per ore o giorni interi Arthur e Merlin misteriosamente sparivano dalla circolazione. Tuttavia nessuno aveva mai osato fare domande, nemmeno la regina, e il re ed il suo servitore avevano smesso di preoccuparsi di cosa potessero pensare da un bel po’ di tempo.

“Tu!” inveì puntandogli un dito contro. “Con quella tua maledetta trovata di ieri sera sulla poesia, mi hai condannato a diventare lo zimbello dei cavalieri!” Arthur era rosso come un peperone, sudato e spettinato, con gli abiti tutti arruffati, chiaro segno che si era tolto l’armatura da solo di fretta e furia.

“Poesia?!” Merlin aggrottò le sopracciglia, cercando di nascondere un sorriso.

“Non fare il finto tonto con me! Quella scusa che hai inventato con Leon mentre inseguivamo il fantasma di mio padre! Che diavolo ti è passato per la mente per dire che mi stavi insegnando della poesia?”

“E’ stata la prima cosa che mi è venuta in mente!”

“Perfetto! E grazie alla magnifica trovata che ha partorito la tua zucca vuota, i miei cavalieri mi hanno preso in giro per tutto l’allenamento!

“Suvvia, non è da Leon prenderti in giro!” cercò di rabbonirlo Merlin.

“No, infatti!” disse Arthur sarcastico. “Peccato che sia andato a dirlo a Gwaine! Mi hanno dato il tormento!” gridò, protendendosi in avanti, fino ad arrivare a un centimetro dal viso del mago. “Possibile che non riuscissi ad inventarti qualcosa che non mi facesse sembrare una ragazzina innamorata!?”

Merlin ridacchiò, fissando prima le sue labbra piene e poi i suoi occhi azzurri con uno sguardo furbo: “Ma tu sei una ragazzina innamorata!”

Arthur lo fulminò, riducendo gli occhi a due fessure: “Oh, sta zitto Merlin!” disse un secondo prima di agguantarlo con una mano dietro la nuca e coprire la bocca del mago con la sua.

Fu prima di tutto uno scontro di labbra. Uno di quei baci che aveva il sapore dei loro battibecchi, delle loro lotte e delle loro riappacificazioni.

Merlin afferrò il volto di Arthur con entrambe le mani, tirandoselo ancora di più addosso, mozzando ancora di più il respiro ad entrambi. Durante quei baci persino l’aria sembrava diventare superflua, tutto vorticava in funzione del loro sapore mischiato insieme, e nessuno avrebbe potuto dire chi dei due aveva più fame dell’altro. Arthur gli morse il labbro inferiore, possessivo, smanioso di prendersi una piccola, deliziosa vendetta. Merlin gemette, già ebbro di quel bacio, e rispose alla provocazione, schiudendo le labbra e chiedendo deciso accesso alla bocca dell’altro. Le loro lingue danzarono in una lotta tanto dolce da risultare sfiancante. Erano loro, completamente ed indissolubilmente, e trasformavano anche quei baci in duelli affamati. Quando l’aria divenne indispensabile, finalmente si staccarono, rimanendo ugualmente a fissarsi.

Il volto e la voce di Arthur ritornarono seri per un momento: “Togliti i vestiti, dobbiamo parlare.” Gli disse dipingendosi poi un sorriso sghembo sulle labbra.

Merlin rise: “Prima i tuoi. Non sei poi così bravo a parole, meglio che ti spieghi con i fatti.” Gli sussurrò prima di riagganciare le labbra a quelle del suo re.

 

 

I vestiti di entrambi mescolati e gettati qua e là per tutta la stanza. Il letto del re ridotto ad un groviglio di coperte e lenzuola. Arthur e Merlin giacevano ancora abbracciati in quell’intreccio di corpi e lino, avvolti nel silenzio in cui era magicamente sprofondato il castello sul calar della sera.

Arthur, con il capo abbandonato sul suo petto, inspirò profondamente il profumo di Merlin.

“Se restassimo così per sempre? Pensi che qualcuno avrebbe qualcosa da ridire?” disse il biondo, prima ancora di realizzare di aver formulato quel pensiero.

Sentì Merlin ridere contro il suo orecchio: “Vedi allora che sei veramente una ragazzina innamorata?!”

Arthur si tirò su, puntellandosi su un gomito e fissandolo indignato, poi il suo volto si addolcì. Il re si avvicinò fino ad un soffio dal naso di Merlin, che non riuscì a far altro che trattenere il respiro, poi sussurrò: “No, il mio problema è che sono innamorato di un idiota.”

Annullò la distanza con un bacio.

“Beh, io sono innamorato di un asino. A conti fatti, sono messo peggio io.” Soffiò Merlin sornione. Un altro bacio.

Un ghigno andò a sollevare un angolo della bocca di Arthur, e Merlin capì che non ne sarebbe venuto nulla di buono.

“Sai cosa stavo pensando, Merlin?”

“Mh…” mugolò il mago, preoccupato.

“Visto che ieri sera ti sei proclamato mio insegnante di poesia, dovresti proprio farmi sentire come ti destreggi in cotale sublime arte…” sorrise, divertito.

Il terrore attraversò il volto di Merlin: “Oh, no!”

“Oh, sì, principessa!” lo sbeffeggiò ancora.

“Altrimenti, che mi fai?” Merlin tentò di sviare l’argomento con un’espressione furba.

“Nell’immediato futuro, ci devo pensare. Più tardi però, la gogna potrebbe essere una valida alternativa.” Ancora quel ghigno stampato su una faccia da schiaffi.

Merlin lo fulminò. Ma poi, soppesando il mal di schiena e la puzza di verdura marcia da una parte, e qualche presa in giro nel segreto della loro stanza da letto dall’altra, si rassegnò ad assecondare l’Asino reale.

“E va bene!” sbuffò il mago, alzando gli occhi al cielo.

Arthur sorrise, beffardo e compiaciuto, lasciandosi cadere di nuovo sul petto di Merlin molto poco delicatamente, facendo rimbalzare insieme materasso e suoi annessi abitatori.

La mano del mago andò ad accarezzare distrattamente i capelli biondi del re.

“Mmm… vediamo… Ecco ci sono!” esclamò Merlin schiarendosi la voce con fare solenne. “Many things in this world may pass, but you’ll still be an arrogant ass!

“Merlin!!!” esclamò Arthur indignato, tirandogli un pugno su un fianco, mozzando il respiro del povero mago. “Questa non vale!”

“Ma è in rima!” rise Merlin.

“E’ un insulto, non una poesia!” ancora quell’irritante, adorabile, tono indignato. “Su, impegnati, puoi fare di meglio, insegnante di poesia!”

“Te la do io la poesia…” borbottò Merlin.

Poi si fece silenzioso, e per qualche istante l’aria fu mossa solo dai loro respiri mescolati, dal pulsare del cuore del mago che Arthur avvertiva con l’orecchio a contatto con la sua cassa toracica, dal leggero fruscio della mano di Merlin tra i capelli del re.

La voce delmago uscì in un sussurro: “On the run with no one to love. That was me before you came along.”

Le pronunciò esattamente come le aveva formulate in testa, quasi automaticamente, senza applicarvi nessun filtro o nessuna riflessione.

Fu Arthur ora a rimanere senza fiato. Si voltò a guardare il compagno, e per un lungo, lunghissimo istante, i loro sguardi si fusero in un oceano di indiscutibile appartenenza.

“Davvero?” disse il re, serio.

“Cosa?”

“Eri in fuga, senza nessuno da amare?” gli chiese, quasi strozzandosi nelle parole.

Arthur si rigirò di nuovo, ritornando nella posizione precedente, col capo appoggiato al petto nudo del moro, lasciandogli tempo per rispondere.

Il cuore di Merlin mancò un colpo. Si sentì annaspare per un attimo. Quando se n’era andato da Ealdor, era sì scappato via dagli occhi sospettosi e discriminatori degli abitanti del villaggio, ma aveva ancora sua madre e Will che gli volevano bene, e aveva conosciuto Gaius, che lo aveva accolto come un figlio fin dal primissimo momento. Ma quell’amore era qualcosa di totalmente diverso.

Arthur con la sua presenza aveva donato un nuovo significato alla vita di Merlin, alla sua magia persino, sebbene il re ne fosse all’oscuro. Quando Arthur gli si schiacciava contro, proprio come in quel momento, si incastrava perfettamente con tutti i vuoti della sua anima, anche quelli che non era consapevole di avere, ed essi non erano più vacui. Un amore come quello era inesprimibile, se non nell’immagine della completezza totale di spirito e corpo. E come avrebbe potuto Merlin spiegarlo a parole ad Arthur? Sarebbe stato superfluo, inoltre.

Perché per comprendere la pienezza di quell’amore bastava vederli. Negli sguardi, nei baci, negli scherzi, nelle parole sincere scambiate davanti a un fuoco, nei pericoli, nelle mille lotte affrontate fianco a fianco, nel rischiare la propria vita per quella dell’altro, semplicemente e incondizionatamente. Perché anche senza dirselo, glielo si leggeva negli occhi che avrebbero passato la vita ad aspettarsi, a trovarsi, a volersi, a prendersi.

“Da quando ti ho incontrato tutto è cambiato. Tu mi hai cambiato.” Disse dolcemente Merlin.

“Tu mi hai fatto crescere. Anche se non lo ammetterò mai.” Sussurrò Arthur, il mago lo sentì sorridere contro la propria pelle.

“Siamo cresciuti insieme, Arthur.” Disse accarezzandogli il viso.

“Chi l’avrebbe mai detto, considerando i nostri primi incontri.”

“Oh, c’erano tutti i pronostici!” esclamò Merlin, divertito.

“Mi insultasti!” si lamentò Arthur.

“Già... E tu mi buttasti in cella.”

“La volta dopo cercai di spaccarti la testa con una mazza ferrata!”

“Esattamente!... Vedi?! In questo non sei cambiato proprio per niente! Continui a trattarmi male!” in contrasto con le sue parole, Merlin sembrava assolutamente compiaciuto.

Arthur scoppiò in una risata cristallina: “Beh, però adesso possiamo sempre fare pace a letto.”

Il mago sembrò riflettere per qualche istante, poi con fare scettico disse:

“Sì, devo ammettere che questo è uno dei pochi lati positivi di tutta la faccenda.”

“Stupido, piccolo ingrato.” Arthur lo morse, lasciando un segno rosso che sarebbe rimasto a far bella mostra di sé per almeno due giorni.

“Ahia! Ma sei scemo!?” Merlin gli assestò una piccola sberla sulla nuca, guadagnandosi uno sguardo truce da quegli occhi cerulei. “Comunque sono contento che certe cose non siano mai cambiate.” Concluse.

Arthur gli sorrise, con una luce che arrivò sino ad illuminargli le pupille sgranate. “Già. Anch’io.”

In un momento come quello, in cui tutto intorno a loro stava mutando, in cui nuove forze e nuovi mali sorgevano all’orizzonte, in cui il loro destino sarebbe stato scritto definitivamente, entrambi sapevano fin troppo bene di aver bisogno di punti saldi a cui aggrapparsi. Ed erano consapevoli di essere l’uno la certezza dell’altro, la roccia che se squassata da un terremoto, non si sarebbe mai lasciata spezzare, sapendo che l’altro aveva bisogno di quel sostegno.

“Non mi hai ancora detto da che cosa eri in fuga.” Continuò Arthur dopo una lunga pausa di silenzio.

Merlin trasalì. Non poteva rivelargli la verità, non tutta, non ancora. Non era il momento di metterlo in difficoltà. Lui si stava guadagnando l’affetto e il rispetto di tutti come re, ma la magia non era ancora libera a Camelot, e Merlin non avrebbe mai voluto mettere il suo re ed il suo amore davanti ad una scelta del genere. Decise quindi di rispondere con una mezza verità:

“Da tutti. Dalla mia vita a Ealdor. Ma soprattutto da me stesso.”

Il re tacque. Merlin lo sentì incredibilmente immobile contro di sé, quasi come se fosse in attesa. 

Continuò: “Quando sono arrivato qui, e ti ho incontrato,  pensavo fossi un completo idiota. E bada bene, a volte lo sei ancora... Poi però ho imparato a conoscerti, ed è stato allora che ho trovato anche me stesso. Ho capito che non ho più bisogno di fuggire.”

Arthur si tirò su, voltandosi verso Merlin, per poterlo guardare bene.

“Sai, Merlin… tutte le volte che ti chiamo femminuccia o codardo, io non lo penso davvero. Non l’ho mai pensato, nemmeno una volta. Ho sempre ammirato il tuo coraggio e la tua forza, dal primo giorno in cui ti ho visto. Eri lì, magrolino e con quelle improbabili orecchie a sventola, a fronteggiare un ragazzo armato grosso quasi il doppio di te. E ti ho ammirato, dal primo istante. Anche se questa è un’altra di quelle cose che non ammetterò mai.”

Risero entrambi, insieme. “Perciò no, non credo che tu dovresti mai più fuggire. Qualsiasi cosa sia, la potremo affrontare insieme, come abbiamo sempre fatto… Tu combinando pasticci, ed io cercando di rimediarvi!”

“Ma sentilo!” esclamò Merlin. “Tu non hai idea di quante volte saresti già stato morto stecchito se non fossi intervenuto io a salvare il tuo reale posteriore!”

“Ma piantala!” Arthur poi girò la testa, facendo finta di studiare il proprio fondoschiena, poi sorrise di nuovo a Merlin con un’aria furba: “Beh, finora si è conservato piuttosto bene!”

Il mago scosse la testa con un’espressione esasperata: “Sei proprio un cretino.” Sbuffò.

Arthur si spalmò letteralmente su di lui, coprendolo con tutto il suo corpo. Lo baciò così intensamente che Merlin si sentì quasi prosciugare di tutte le energie, una poltiglia deliziosamente inerme tra le sue braccia.

“Sì, e tu sei un idiota.” Gli sussurrò il re respirandogli sulle labbra. “E ora sbrigati. Alzati e vammi a prendere la cena, sto morendo di fame!” disse con un tono a metà tra l’imperioso e il giocoso.

Il mago, che proprio non aveva la benché minima voglia di muoversi da quella posizione, lo provocò:

“Oppure?”

“Oppure avrò te per cena!”

Merlin fece finta di pensarci su per un momento, poi gli sorrise beffardo: “Penso che sceglierò la seconda opzione, Sire.”

Un secondo dopo, attirò a sé il viso di Arthur con tutte e due le mani, facendoli sprofondare entrambi in un unico groviglio di cuscini e lenzuola.

 


  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Elwing Lamath