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Autore: AriannaGi    29/08/2014    0 recensioni
Tutte le fiabe che leggevo da bambina iniziavano così: "C'era una volta..", ma la mia no. Perché la mia non è una fiaba, ma una storia che inizia nel momento esatto in cui inizia il buio. Ma quel buio è il momento in cui ho iniziato a vivere davvero per la prima volta. È la storia di un omicidio sì, ma anche di un amore.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I.
Quella mattina la sveglia suonò presto. Sembrava un giorno come tanti altri quel giovedì ma ancora non sapevo che quel giorno la mia vita non sarebbe stata più la stessa. Nelson, il mio gattone rosso che ormai condivideva la vita con me da 10 anni, sbadigliò non appena fui capace di aprire tutte e due gli occhi.  Fin da bambina ho sempre avuto l'abitudine di alzarmi e aprire la finestra: mi piace che la prima cosa ad entrare nella mia stanza sia la luce del sole. E quella mattina il sole aveva deciso di sfoggiare il suoi raggi migliori. "Magghy" sentì urlare dalla cucina. Mia mamma mi ha sempre chiamata così, ed il che è un bene perché odio chi mi chiama Margherita. 
"Arrivo mamma" urlai a mia volta. Scesi velocemente le scale, mi aspettava una colazione a base di latte,brioches marmellata all'albicocca e burro, prima di affrontare cinque ore in quella maledetta scuola. Entrai in cucina e vidi mia mamma che leggeva il giornale con aria turbata. Alzò lo sguardo verso di me e senza darmi il buongiorno sentenziò "Che mostri!" 
Nel frattempo mi ero seduta e avevo iniziato a ingozzarmi, avevo una fame da lupi quella mattina ma appena mia madre aprì bocca il mio stomaco si chiuse improvvisamente.
"Sarah Brenner è stata uccisa questa notte. Hai presente? Quella ragazza americana, bionda e tanto carina di cui mi hai parlato tante volte. Sul giornale dicono anche che sia stata violentata. Sicuramente erano in più di uno, succede sempre così." Sapevo benissimo chi fosse, la vedevo ogni giorno a scuola, aveva la mia età ed era nell'altra sezione. Ne avevo parlato qualche volta con mamma, ma solo perché la ritenevo viziata, antipatica e troppo bionda ma forse non era il momento adatto per fare certi pensieri. Ormai erano le otto, uscii di casa e salutai mia mamma. Che trambusto ci sarebbe stato a scuola a seguito di questo spaventoso accaduto? Purtroppo non lo seppi, perché quella mattina la mia giornata prese una piega diversa. Ero quasi arrivata alla fermata dell'autobus quando mi sentii chiamare da una voce sconosciuta "Ehi Margherita, vieni con me."
   
 
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