Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Jay_Stark    29/08/2014    2 recensioni
Ogni decisione genera una conseguenza, e Jon Snow aveva preso la sua.
Abbandonare i guardiani della notte ed infrangere il suo giuramento per combattere insieme a suo fratello quella guerra.
Non gli era minimamente importato di quali sarebbero state le conseguenze di un tale gesto, lui le conosceva tutte eppure non aveva esitato.
Il suo posto era affianco a suo fratello, non alla barriera. Se c'era una sola cosa che lui sapeva, era questa, e la sapeva sin dall'inizio.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jon Snow, Robb Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-POV JON-

«Non dovresti essere qui.»
La voce di Jon era soffusa, titubante. 
Il capo chinato ed entrambe le mani chiuse a pugno contro la cornice che circondava la finestra della stanza in cui aveva passato innumerevoli notti. 
Non aveva udito i suoi passi, ma la sua presenza, la presenza di Robb.
Lui la percepiva sempre, non c'era mai stato momento in cui suo fratello fosse riuscito a coglierlo di sorpresa.
Già, suo fratello.
Ma cos'era in realtà Robb, per Jon? 
Decisamente molto di più di quanto gli altri potevano anche solo immaginare.
Le cose però erano cambiate. 
Percepì un brivido percorrergli la schiena nel momento in cui il giovane lupo era avanzato di un paio di passi verso il centro della stanza.
Faceva freddo, o forse quella era solo la sensazione che provava Jon per via di quelle lievi e piacevoli scosse che si estendevano lungo lo strato della sua pelle chiara.
Forse, invece, era soltano il vento.
A tale pensiero il suo volto si sollevò appena, scrutando il paesaggio che si presentava d'innanzi ai suoi occhi. Un gigantesco fossato artificiale, vuoto, profondo. 
Non vi era vento, comunque.
Jon inspirò a fondo, socchiudendo gli occhi per una frazione di secondo mentre la sua mano destra stretta a pugno picchiettava contro la cornice della finestra.
Nel momento in cui si voltò, il suo sguardo incontrò i grandi occhi chiari di suo fratello. Era posato, composto, come sempre d'altronde. Compostezza che si addiceva al Re del Nord.
Lui però lo conosceva meglio di chiunque altro, sapeva cosa si nascondeva dietro quello sguardo fiero, quello sguardo duro che mostrava a tutti.
Jon sapeva scavare dentro di lui, coglieva quella fragilità e quella paura che un giovane ragazzo in vista di simili eventi poteva provare.
Quel silenzio imbarazzante, quegli occhi fissi gli uni dentro agli altri portarono lo stomaco di Jon a stringersi in una morsa agghiacciante.
Occhi chiari, labbra carnose e volto scolpito.
Lo stesso volto del ragazzino che ricordava.

«Attento, Jon!»
Robb gli sorrise mentre la spada di legno colpiva ritmicamente contro la sua.
Erano due bambini, entrambi con i capelli ricci dal colore differente. Volti puliti, pelle liscia, chiara, priva di cicatrici o segni indelebili di una battaglia.
Due bambini ingenui la quale paura, seppure infantile, non era dovuta al pensiero di una guerra, ma bensì dalle storie che raccontava la vecchia Nan.
Si trovavano all'aperto, a Grande Inverno. Ciò che si udiva era soltanto il rumore di quelle false armi che si scagliavano l'una contro l'altra con forza - la forza massima di cui un bambino poteva disporre - fra di loro, con velocità, e quello dei loro respiri affannati.
Jon aveva il fiatone, così come suo fratello. Le labbra schiuse, le guance arrossate ed entrambe le mani strette sull'elsa di legno.
Destra, sinistra, in basso, a destra.
Jon si muoveva rapidamente, tentò di poggiare la parte laterale della spada - lì dove in una normalissima arma ci sarebbe la lama - contro il fianco del fratello, ma Robb riuscì a difendersi, muovendo abilmente la sua.
Sorrise, di nuovo.
«Ti insegnerò una cosa, Jon.»
Il fratello mosse agilmente la spada, cogliendo Jon di sorpresa. Premette la punta delicatamente contro il suo petto, mantenendo lo sguardo fisso sugli occhi di lui. Le labbra gli si incurvarono lievemente.
«Infilzali con la punta
Gli occhi di Jon fissavano quelli del fratello. Una manciata di secondi interminabili e poi si ritrovò ad annuire con decisione. Lui dava sempre ascolto a Robb, nonstante fosse il figlio che suo padre prediligeva. Doveva odiarlo, lui era l'erede di Grande Inverno mentre Jon non sarebbe mai stato niente. Viveva con questa certezza sin da bambino, e per lui era demoralizzante.
Tuttavia no, non avrebbe mai potuto odiarlo. Tra di loro c'era quel forte legame che mai aveva avuto con nessun altro, neanche con il suo stesso padre.



Le iridi di Jon si erano soffermate fin troppo a lungo su quelle di suo fratello.
Erano tanti i ricordi che giorno dopo giorno affioravano con prepotenza nella sua mente. Non poteva fare a meno di rammentare tutti quei momenti passati a Grande Inverno, così come non poteva fare a meno di pensare a suo padre, Eddard della Casa Stark, il quale destino era stato più che brutale, inaccetabile. Con lui si era frantumato anche quel briciolo di speranza che Jon nutriva di poter conoscere la verità sulle sue origini. Mai l'avrebbe più saputa.
«Lo so, eppure sono qui.»
Fu Robb a parlare, con fermezza e decisione, nonostante avesse atteso svariati attimi prima di articolare quelle parole.
Era rimasto fermo al centro della stanza, a fissarlo.
Qualche giorno era passato dal matrimonio alle Torri Gemelle di Edmure Tully e Roslin Frey. 
Qualche giorno era passato dal massacro.
Tutta Westeros sapeva ed entrambi portavano con loro i postumi di una simile devastazione.
"Se io non fossi stato lì..."
"Se io non mi fossi allontanato dal banchetto..."
Tutti quei se si stavano affollando nella sua testa. 
Non sapeva cosa sarebbe accaduto ma di certo non molti sarebbero sopravvissuti.
In quel momento però non voleva pensarci, anche se di quella lunga nottata rammentava poco e niente. Era come se nella sua mente ci fosse un enorme blocco che gli impediva di pensarci.
«Come sta Lady Catelyn?
E tua moglie?»
Nel pronunciare quell'ultima parola Jon avvertì lo stomaco contorcersi, ma non diede nulla a vedere.
«Come vuoi che stiano? Sono passati solo due giorni.»
«Loro mi odiano.»
«Talisa non ti odia.»
«Ma Lady Catelyn si. Sempre è stato, sempre sarà.
Adesso mi da anche dello squilibrato
Ci fu silenzio da entrambe le parti, Robb esitò prima di rispondergli.
«Tu le hai salvate entrambe a costo di rimetterci la vita, e nessuna delle due significava qualcosa per te.»
Jon si spinse in avanti, lo sguardo esterrefatto inchiodato negli occhi del fratello. 
Come poteva soltanto pensarlo? Quella donna che Robb aveva sposato portava in grembo suo figlio, lui non avrebbe mai permesso che gli si fosse fatto del male.
«Loro significano qualcosa per te.
Lei significa qualcosa per te.»
Non menzionò il bambino, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era a quella donna, quella Talisa che aveva sposato.
"Non puoi farlo." avrebbe voluto dirgli."Non devi."
Ma quelle parole, a quel tempo, non venirono mai fuori dalle labbra di Jon.  


-POV ROBB-

«Vostra Grazia?»
Era stato uno degli uomini del nord, a parlare.
Robb era seduto, il suo sguardo inchiodato sull'enorme mappa di Westeros posizionata su di un tavolo, nella tenda in cui risiedeva.
Grazie alla bravata di sua madre non aveva più lo Sterminatore di Re. Quell'uomo gli serviva e lei lo sapeva, eppure non aveva esistato a portarglielo via alla prima occasione.
«Robb?»
La fronte del giovane lupo si crucciò, chi mai lo avrebbe chiamato in quel modo?
Quella voce però era diversa rispetto alla precedente, era familiare.
«Non osare rivolgerti a lui in questo modo.»
«E' mio fratello!»
Sbigottito, Robb sollevò il volto.
Avrebbe potuto riconoscere quella voce fra un centinaio, un migliaio. 
«Jon?»
Le labbra gli si schiusero. Balzò in piedi, osservando suo fratello che si trovava lì, proprio davanti ai suoi occhi, in carne ed ossa.
Non era possibile, temeva che la sua stessa vista lo stesse imbrogliando.
Sentì il corpo tremare, anche se impercettibilmente all'occhio umano, lui percepiva quel tremolio sotto la pelle.
Assurdo.
Lui era Jon.
Lui non avrebbe dovuto essere lì, lui aveva scelto di andarsene, di lasciarlo da solo a Grande Inverno.
Lui aveva scelto di non rivederlo mai più, di intraprendere un percorso dove Robb non sarebbe mai più esistito.
Lui lo aveva abbandonato, aveva preso la sua decisione che gli sarebbe costata un'intera vita lontano da quella persona che reputava importante più di qualunque altra cosa.
Era questo che Robb aveva sempre creduto, ma quell'ultima volta in cui lo vide, la volta dell'abbandono, non ne fu più tanto certo.
«Lasciaci soli.»
«Come desideri, Maestà.»
L'uomo del nord abbandonò la tenda e Robb rimase immobile a guardare suo fratello. Più lo faceva, più tutto appariva ai suoi occhi in maniera surreale.
Che la sua mente gli stesse giocando un brutto scherzo? 
Si mosse, lentamente, raggirando il tavolo sino ad arrivare di fronte a Jon.
Furono i loro occhi a parlare, le loro labbra non emisero alcun suono ma quegli sguardi, incatenati a vicenda, riuscivano ad esprimere più di quanto mille parole avessero potuto fare.
Il braccio di Robb si allungò, andando a stringere con la mano quello del fratello.
Non distolse lo sguardo dal suo volto neanche per un momento.
«Sei reale..»
Disse incredulmente, con sollievo. Nei suoi occhi vi era un velo di lucitià, presero a pizzicargli fastidiosamente, mentre le dita della mano destra erano strette su quel braccio.
Robb sapeva quanto poteva essergli costato tutto ciò, abbandonare i guardiani della notte ed infrangere un giuramente non era cosa da niente.
Era tradimento.
«Sono reale.»
Affermò Jon, con un sorriso tremolante sulle labbra, nei suoi occhi risiedeva lo stesso velo di lucidità.
A sua volta, Robb sorrise. 
Entrambe le braccia si strinsero attorno a lui, percepiva tutta quell'energia, il suo calore, il desiderio di non lasciarlo mai più andare via.
Strinse gli occhi, il volto era appoggiato alla sua spalla mentre i loro corpi erano come uniti in uno soltanto.
Assaporava tutto ciò che c'era da cogliere in quel gesto, mai avrebbe più pensato di stringerlo in quel modo, di sentire il suo respiro, la sua voce, o di giovare della sua presenza.
Si sentiva completo.
Era come se fosse imprigionato dentro un sogno, il sogno di rivedere quella persona che più di ogni altra aveva significato troppo per lui.
Un sogno che mai e poi mai avrebbe creduto potesse avverarsi.
Il doversi dire addio era stato difficile per entrambi.
Però, in quel momento, Jon era lì.
«Starò qui al tuo fianco, combatterò con te questa guerra.
La combatteremo insieme.»
Avrebbe voluto lasciarsi completamente andare, persino piangere, tra le braccia di suo fratello ma non riuscì a farlo.
Non poteva farlo.
In quell'attimo sentiva di essere tornato un ragazzino,.
Un ragazzino diciottenne privo di qualunque responabilità, privo di qualunque titolo.
In quell'attimo non era più il re del nord, era soltanto Robb Stark.
Nell'udire le parole di Jon, dentro la sua mente cominciò a riecchegiare il nome della donna per la quale aveva iniziato a provare qualcosa.
La stessa donna con cui aveva passato una notte d'amore, in quella tenda.
Ma cos'era Talisa in confronto a Jon?
Per un momento Robb ebbe paura.
Con delicatezza, sciolse quell'abbraccio bramato da oltre un anno.
"Io ho preso quella donna", si ripeteva.
Non riuscì più a guardare Jon negli occhi.
«I miei uomini ti troveranno una sistemazione..»
Quelle parole sembravano invitare Jon ad uscire da lì, ad allontanarsi da lui di nuovo.
Uscirono insicure dalle labbra di Robb, c'era troppa confusione nella sua testa eppure sapeva qual'era la cosa che più desiderava.
Ma quanto diverso sarebbe stato?



«Apri gli occhi, fratello.»
Un lieve ed aspro sorriso si estese sulle labbra del giovane lupo, un sorriso quasi supplichevole.


-POV JON-

Cos'era che portava Jon a rimuginare su quei ricordi?
Lo facevano star male.
Sentiva di aver sbagliato tutto con lui, di non aver colto ciò che avrebbe dovuto cogliere quando era il momento di farlo.
Giorno per giorno si malediva, vittima dell'esitazione, del dubbio, di una mente sin troppo colma di pensieri per poterlo far ragionare con lucidità.
La cosa per cui però s'incolpava di più, era di essersene andato quando in realtà sarebbe dovuto restare a Grande Inverno.
"Apri gli occhi", era questo che Robb gli aveva detto.
«I miei occhi sono aperti già da tempo.»
Ribattè Jon, guardando suo fratello.
«Sono state le mie labbra a restare sigillate per troppo tempo.»
Robb rimase stranamente in silenzio, ad ascoltarlo senza volerlo interrompere.
Voleva che lo dicessa.
Voleva che quelle parole sepolte da tempo venissero tirate fuori proprio lì, in quel momento.
Era importante che ciò accadesse.
«Non me ne sarei dovuto andare da Grande Inverno.
Il mio posto era al tuo fianco già da all'ora ed io l'ho capito troppo tardi.
Forse, dentro di me, ero consapevole che ciò che stavo facendo non era ciò che volevo realmente, ma tu eri e sei l'erede di Grande Inverno, tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle avevano già un loro percorso da seguire.
Quanto a me.. Cos'è che avevo io?
Ero e sono tutt'ora il bastardo di Ned Stark, a Grande Inverno non ci sarebbe mai stato e non ci sarà mai spazio anche per me.
Ho abbandonato l'unico posto in cui potevo essere qualcuno per vendicare nostro padre, per combattere la guerra insieme a te, Robb.
Io l'ho fatto per te.
Fu un errore lasciarti, non avrei mai dovuto e l'ho capito troppo tardi.»
La voce di Jon tremava, nei suoi occhi era visibile quanto tutto il dolore che aveva provato per tutto quel tempo stesse riaffiorando dentro di lui in un'unica e grossa scarica.
Tutta la rabbia repressa verso se stesso lo stava divorando.
«Tu avevi lei, e sono stato troppo stupido a non trattenerti dal fare qualunque cosa tu abbia fatto.
Sono stato uno stupido perché avrei dovuto dirti cos'era che realmente volevo, cosa mi aveva portato da te e cosa provavo per te.
Tu non eri solo mio fratello, Robb.
Tu non sei mai stato solo mio fratello.»
I suoi occhi bruciavano, sentiva che da un momento all'altro fiumi di lacrime avrebbero potuto sgorgarvi.
Lacrime imprigionato dentro le sue stesse false convinzioni.
«Dillo, Jon, o non avrò mai pace così come non ce l'avrai mai tu.»
Tremava.
Sentiva le dita della mano muoversi istintivamente, tant'é che dovette stringerle, racchiudendola in un pugno.
Stringeva, stringeva forte e tutto quello che riusciva a percepire dentro di lui era la tristezza.
«Io ti amavo, Robb.»
«E adesso? E' cambiato qualcosa?»
«No.»
Il suo sguardo si protese verso il basso.
Il suo corpo tremava ancor di più.
«Ti amo anche ora.»
Una vampata di gelo gli si rivoltò addosso, sentiva freddo, sentiva dannatamente freddo.
Successe tutto velocemente, non si era accorto di quanto Robb fosse vicino a lui.
Quando sollevò di nuovo il capo, i suoi occhi erano proprio lì di fronte a lui, che lo fissavano.
Una lacrima, una sola lacrima cadde sulla sua guancia.
«Era proprio questo che dovevi dire.»
Quel sorriso sulle labbra di Robb lo inquietavano, provava paura.
«Io, come te, non sono mai riuscito ad ammettere ciò che provavo.
Sapevo che eri importante, convivevo con il dolore da quel giorno in cui te ne sei andato.
Ho sentito constantemente la tua mancanza, nonostante avessi le mie responsabilità, i pensieri di una guerra imminente.
Ti ho amato anche io, Jon.»
Il braccio di Robb si sollevò, la sua mano guantata andò a sfiorare la guancia di quel fratello a cui teneva più che a se stesso.
Jon, però, non sentì nulla.
«Vinci questa guerra, fallo anche per me
Tutto improvvisamente divenne più nitido.
Tentò di stringere con la mano il braccio di Robb mentre ques'ultimo continuava a guardarlo.
«Adesso puoi ricordare.
Addio, fratello.»
Quegli occhi che prima fissava si dissolsero in un fugace attimo, quel braccio che avrebbe voluto stringere scivolò via dalla sua mano.
Quell'immagine di suo fratello che poco prima era d'innanzi a lui, si era avvolta in se stessa in una folata di vento freddo.
Robb non c'era più.
Robb non c'era mai stato.
Adesso ricordava.

Odore di sangue, di morte.
Uomini urlanti e donne piangenti.
Il corpo di Walder Frey giaceva al di sotto del tavolo sulla quale aveva banchettato e ordinato la morte di persone innocenti.
«Robb... Robb!»
Il volto di Jon era ricoperto di sangue e sudore, gli abiti strappati all'altezza del ventre e le gambe in continuo movimento.
Urlava con ferocia e con disperazione allo stesso tempo, mentre con lo sguardo cercava fra i cadaveri macellati, sperando di non doversi imbattere in ciò che più temeva.
Un massacro, gente sterminata durante un banchetto apparentemente innocente. C'erano cadaveri ovunque, pozze di sangue cosparse sul pavimento. Tavoli rovesciati, frecce appuntate su alcune teste, braccia, fianchi.
Camminava velocemente, le labbra schiuse per il respiro pesante, il cuore che da un momento all'altro sentiva sarebbe potuto esplodergli dal petto.
E poi lo vide.
Era proprio ciò che non avrebbe mai voluto vedere.
«No..»
Una semplice parola soffocata, si precipitò nel punto in cui il corpo di Robb era steso, al di sopra di una macchia di sangue metallico. 
Si rovesciò a terra, tirando su il busto del fratello con il braccio.
Lo scuoteva, in cerca di uno stupido cenno.
«Robb, no..»
Le palpebre del giovane lupo si mossero appena. Jon lo mosse ancor di più.
«Sei ancora vivo, lo so che sei ancora vivo.»
«Jon..»
Quasi non riuscì a sentirlo mormorare strozzatamente il suo nome.
Jon protrese il suo volto in avanti, cogliendo il fragile battito del suo cuore, il respiro che, seppur debole, ancora vigeva.
«Non puoi.. Non puoi andartene.
Resisti.»
Provò a tirarsi su, sollevando anche Robb ma il volto di lui si contrasse.
«No..»
Lo sentì deglutire con difficoltà.
«E' tardi..»
Si fermò, lui non voleva accettarlo, voleva e doveva salvarlo.
Mai avrebbe potuto sopravvivere lontano da lui, di nuovo.
«Io voglio solo che tu sappia..»
Robb si afflosciò, il volto chinato lateralmente ed il petto che smise di rigonfiarsi.
«No.. No!»
Urlò, mentre i suoi occhi si inondarono di lacrime.
Lo strinse a se, strinse quel corpo privo di vita a se, pensando a quanto un abbraccio di suo fratello lo facesse sentire importante, amato. In quel momento, però, l'unica cosa che riusciva a pensare era quella di averlo perso per sempre.


Jon cadde a terra, sulle ginocchia.
Il suo corpo era fragile, debole, mentre dai suoi occhi non smettevano di cadere lacrime salate che si riversavano sul pavimento freddo di quella stanza.
Il palmo delle sue mani piantato a terra ed i singhiozzi che non cessavano di smuovergli ogni singola parte del suo corpo.
«No..»
Le braccia cedettero, il suo corpo si schiantò contro il pavimento.
Aveva perduto l'unica persona a cui realmente teneva per troppe volte, credeva che il primo addio fosse stato devastante, ma quello non era stato un vero e proprio addio. Questo, invece, lo era.
Questa volta non ce l'avrebbe fatta, convivere con tutto ciò era impossibile e lui ne era conoscio.
Ammettere di amare una persona e poi vederla sparire sotto i proprio occhi come neve che si scioglie al sole, è un qualcosa che ti uccide, un qualcosa che letteralmente ti divora.
Jon si sentiva proprio così, divorato, impotente di fare qualunque cosa.

Avrebbe dovuto proteggerlo, avrebbe dovuto morire con Robb, perché morire insieme a lui era migliore di poter vivere senza.


-

Questa è la prima fanfiction in assoluto che scrivo, nonostante ne abbia lette parecchie nel corso degli anni. Siate clementi please, accetto comunque critiche e consigli! Mi farebbe piacere leggere qualche vostra recensione. :D Robb Stark è il mio personaggio preferito in assoluto in GOT, la sua morte mi ha letteralmente devastata e volevo farmi ancor più male scrivendo una cosa del genere (?) soprattutto perchè ho sempre amato il rapporto tra Robb e Jon, e volevo scrivere qualcosa su di loro, su "come fosse andata se Jon....." e niente, ecco qui la mia prima storia in assoluto. Spero vi piaccia, davvero. ^^
   
 
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