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Autore: Macy McKee    29/08/2014    15 recensioni
Sei sull’orlo dell’abisso con gli occhi chiusi.
Palpebre serrate e cuore aperto, così ti hanno detto di presentarti al giorno del giudizio.
Tu non gli hai creduto: ti sei stretto nelle spalle e hai detto loro che avresti tenuto gli occhi ben aperti. Poi hai riso e hai chiesto come si facesse ad aprire il cuore: non è una porta.
La verità è che non hai capito cosa intendessero e hai paura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The fall
Sei sull’orlo dell’abisso con gli occhi chiusi.
Palpebre serrate e cuore aperto, così ti hanno detto di presentarti per il giorno del giudizio.
Tu non gli hai creduto: ti sei stretto nelle spalle e hai detto loro che avresti tenuto gli occhi ben aperti. Poi hai riso e hai chiesto come si facesse ad aprire il cuore: non è una porta.
La verità è che non hai capito cosa intendessero e hai paura.
E ora sei lì, il giorno del giudizio, e i tuoi occhi non si aprono. Però senti attorno a te le persone che si avvicinano, si fermano, guardano l’abisso con le palpebre ben chiuse e il cuore spalancato e si buttano.
Si buttano uno dopo l’altro, come tante gocce di pioggia, e tu ti chiedi se giù ci sia qualcuno che le guardi cadere. A te piace guardare la pioggia che cade. Quando le gocce scendono lentamente, poche per volta, ti piace cercare di contarle. In fondo all’abisso ci sarà qualcuno che conta le persone che cadono?
Qualcuno si avvicina. Non lo vedi, ma senti che si tratta di una donna. Suo figlio maggiore è appena andato a vivere da solo, e lei, sola in quella casa così spaziosa, vorrebbe abbattere con le sue stesse mani quei muri che diventano più stretti ogni giorno che passa e rompere gli specchi che non nascondono le rughe che incorniciano i suoi occhi.
Non la conosci, ma la senti. Senti la sua storia, senti la sua paura.
La senti perché il tuo cuore è aperto? Tu preferiresti dire che la senti perché alla fine, di fronte all’abisso, siete tutti uguali, siete tutti la stessa persona.
Senti che la donna si è fermata. Forse la conosci, dopotutto. Forse è la donna che incroci al mattino quando vai a prendere il pane. Ma come potresti saperlo con certezza? Siete tutti uguali, davanti all’abisso.
La donna salta.
Tutti saltano, alla fine. Salterai anche tu.
Un uomo si avvicina, si ferma e guarda l’abisso. Lo senti. Senti sulla sua bocca il sapore delle labbra di due donne diverse mescolato al gusto dolce del segreto e del proibito. Senti nella sua tasca il peso di una pistola fumante: era nelle forze dell’ordine, ha premuto il grilletto una volta di troppo. 
Accanto a lui si ferma una bambina. Sua madre è la direttrice di una grande azienda e le porta tutte le bambole che potrebbe desiderare. Ha appena scoperto che suo fratello maggiore non tornerà più a casa per lasciare un biscotto sul suo comodino la sera.
Loro percepiscono l’abisso nel cuore. Sai che è così quando li senti saltare.
Deve esserci qualcuno che conta le persone che cadono, sul fondo. Altrimenti qual è il senso di cadere? Tu non lo vedi, il senso. Non lo capisci.
Vorresti essere l’unico a non capire, perché saresti diverso. Ma non è così, e lo sai perché senti le persone che si fermano sul bordo. Si fermano perché non capiscono, poi capiscono e saltano.
Salterai anche tu.
Siete tutti uguali, in fondo. Forse è per questo che c’è un solo abisso.
Pensi che l’abisso è lo stesso per tutti.
L’abisso in cui salterai è lo stesso in cui salterà quel tuo professore dell’università che ti odiava, è lo stesso in cui salterà l’anziana gentile che ti saluta sempre quando passi davanti all’edicola, è lo stesso in cui salteranno coloro che ami e coloro che odi.
Non importa da dove vieni, ti dici. Non importa quanti soldi hai, quanto dolore hai sopportato. L’abisso ti attende.
Ma cos’è questo abisso?, ti chiedi. Ti vergogni a chiederlo: sei l’unico che ancora non l’ha capito? Cos’è che ti chiama e ti aspetta e ti chiede di chiudere gli occhi e aprire il cuore?
Poi capisci.
E nel momento in cui capisci, diventi come le persone che saltano.
Ora sei uno di loro.
Ora senti l’abisso.
Salti.
Hai paura, ma salti lo stesso.
L’abisso ti sente saltare e ti dà il benvenuto.
Tu gli rispondi.
Ho paura di te, perché so cosa sei, gli dici. Tu sei il futuro.
E il futuro ti inghiotte.
 
 

Note:
Questa storia non è una vera e propria riflessione, e nemmeno un vero e proprio sfogo. Questa storia sono io che cerco di sbloccarmi scrivendo qualcosa e mi ritrovo con un sacco di parole sulla pagina senza sapere come io sia finita a parlare di un argomento che mi sta tanto a cuore.
Questa storia parla del futuro, dell’incertezza, ma spero di essere riuscita a esprimerlo in modo abbastanza sensato da avervi fatto dire “ah, ma l’abisso è il futuro” prima di arrivare qui. 
   
 
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