Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: seeyouthen    30/08/2014    6 recensioni
Remus ha paura di volare in sella alla Triumph di Sirius.
"«Ti porto a fare un giro», disse improvvisamente Sirius. Non si era nemmeno accorto di averlo detto ad alta voce. Credeva di averlo solo pensato, ma la sua lingua si era dimostrata troppo veloce, come al solito.
Remus scosse la testa. «Stai scherzando, vero? Sai che mi fa paura anche volare troppo in alto con la scopa, figuriamoci volare con una moto!»."
*******************************************
Nata in un momento di follia di una sera.
[Wolfstar][Fluff, troppo fluff]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

high speed

 


Per Cecilia,
che mi sopporta ogni giorno.




 

 

Sirius Black aveva sedici anni e una Triumph Bonneville T120 nuova fiammante. Almeno, lo era diventata dopo qualche ritocchino.
Era andato a comprarla il giorno precedente insieme a James, che nonostante le sue origini purosangue era perfettamente in grado di utilizzare i soldi babbani.
In verità era l'unico argomento babbano nel quale era superiore a Sirius: il ragazzo, infatti, era esperto di musica, motociclette e sigarette, tutte cose di cui James faticava persino a trovare il senso. Come potevano i Babbani suonare senza gli incantesimi del suono? Perché usare scomodi, pesanti, rumorosi ed enormi aggeggi al posto delle comode scope? Cosa diamine era una sigheretta? Sirius ormai si era stufato di provare a dare risposte all'amico.
Al negozio di motociclette usate, Sirius aveva parlato di motori e scelto il modello mentre James aveva dovuto solamente pagare, dopo essersi guardato intorno con un'espressione a metà tra lo spaventato e lo stupito, muovendosi cautamente tra quei 'gioiellini' che tanto piacevano al suo migliore amico. Sirius aveva sogghignato di nascosto per tutto il tempo, e alla fine si era fatto anche beccare da James. Inutile dire che il giovane Black si era guadagnato una gomitata.
Ora Sirius era in sella alla sua moto nera, sudato per averci lavorato tutto il pomeriggio con attrezzi babbani mentre Ted Tonks, il fidanzato di sua cugina Andromeda, lo aveva aiutato con tutte le magie che non poteva compiere prima di Smaterializzarsi in tempo per l'appuntamento con la sua ragazza.
Sirius era soddisfatto e di ottimo umore.
Il sole di fine Agosto scottava sulla sua pelle.
«Okay, baby, partiamo», mormorò girando la chiave. La moto partì con un rombo e Sirius diede gas, l'eccitazione che cresceva ad ogni ruggito della sua nuova compagna d'avventura.
Corse tra l'erba verde con grida di gioia. Era in aperta campagna, lontano dai suoi genitori – che ovviamente non sapevano nulla riguardo al suo nuovo acquisto – e da occhi babbani indiscreti.
Accelerò, ancora e ancora.
Una manciata di secondi dopo stava volando sulle campagne inglesi, sempre più in alto. Il vento sferzava sul suo viso con prepotenza ma non gli importava. Si sentiva libero, era libero.¹
La sua mente vagava senza freno, così come la sua moto tra le nuvole. Chiuse gli occhi per un attimo. Pensò a James che rideva, che piangeva, che catturava il boccino, che lanciava incantesimi a Mocciosus, che si trasformava in Ramoso; pensò alla Evans, che leggeva, che lanciava bigliettini ad Alice, che teneva testa al suo migliore amico; pensò a Peter, che gli portava sempre panini extra dalle cucine, che si prendeva la colpa per una delle sue malefatte, che incendiava per sbaglio un libro durante lo studio notturno; pensò a Marlene, che si prendeva la testa tra le mani dopo una battuta orribile, che lanciava certi sorrisi maliziosi... Poi pensò a Remus. Aveva così tante immagini di Remus in quella testa dove regnava il caos. Vedeva Remus rotolarsi nel prato tra le risate, quelle poche volte che perdeva la serietà da perfetto Prefetto, lo vedeva lanciare sassi nel Lago Nero, pensieroso, durante i giorni troppo vicini alla luna piena, lo vedeva asciugarsi i capelli con l'asciugamano, rendendoli più disordinati di quelli di James, lo vedeva ancora mentre prendeva appunti e mentre leggeva romanzi dei babbani. Sirius vedeva Remus.
Senza pensarci troppo, decise di andare da lui. Non poteva rischiare di farsi vedere dai Babbani mentre svolazzava sopra i sobborghi inglesi, per cui atterrò e proseguì a terra.
Guidò un'ora, cantando i Led Zeppelin a squarciagola e in preda alla felicità.
La casa di Remus non era grande, ma era bella. Aveva muri bianchi e un giardinetto ben curato e rigoglioso.
Un grande albero, a qualche metro dall'edificio, produceva una grande ombra, perfetta per i pic-nic.
Sirius parcheggiò rapidamente e corse alla porta. Si rese conto solo in quel momento di essere completamente sporco di olio e grasso, dalla testa ai piedi. Macchie nere ricoprivano la sua t-shirt bianca.
Una piccola, piccolissima parte di lui si vergognava di presentarsi in quel modo ai genitori di Remus, tuttavia suonò lo stesso il campanello. Non aveva fatto tutta quella strada per nulla.
Aprì il padre del suo amico. Somigliava molto a Remus, sia nell'aspetto fisico che nei modi di fare, scoprì Sirius più tardi.
«Sirius?», domandò leggermente preoccupato dall'aspetto del ragazzo, «Sei Sirius Black, vero? È successo qualcosa?».
«No, signore. Ho solo rimesso a nuovo una moto», spiegò Sirius con un sorriso.
Il signor Lupin scoppiò a ridere. «Immagino che tu sia qui per Remus, ora vado a chiamarlo. Non mi aveva detto che saresti venuto».
«Non lo sa nemmeno lui, in verità», ammise Sirius. Lyall Lupin non smetteva di sorridere. Sembrava sinceramente felice della sorpresa che aveva fatto Sirius a Remus presentandosi a casa sua senza preavviso.
Disse di nuovo di stare per chiamare Remus ma fu frenato dal ragazzo stesso, che dal fondo del corridoio domandò chi fosse alla porta.
La sua testa fece capolino da dietro il signor Lupin, e i suoi occhi verdi si spalancarono dalla sorpresa.
«Sirius!», esclamò prima di correre ad abbracciare l'amico. Erano passati quasi due mesi senza che si vedessero.
Il cuore di Sirius si riempì di gioia mentre stringeva Remus tra le braccia ridendo. «Sorpresa», gli disse nell'orecchio, a voce così alta che Remus si scansò lanciandogli un'occhiataccia prima di scoppiare di nuovo a ridere.
«Cosa ci fai qui? Credevo dovessimo vederci dopodomani a Diagon Alley», domandò Remus trascinandolo in giardino. Non degnò nemmeno di uno sguardo suo padre.
«Sono venuto a farti vedere la moto. L'ho presa», annunciò Sirius fieramente. Indicò il suo acquisto parcheggiato poco più in là. Remus si avvicinò e la studiò attentamente, come se fosse un esperto. Sirius sospettava che non avesse mai nemmeno toccato una moto.
«Ti porto a fare un giro», disse improvvisamente Sirius. Non si era nemmeno accorto di averlo detto ad alta voce. Credeva di averlo solo pensato, ma la sua lingua si era dimostrata troppo veloce, come al solito.
Remus scosse la testa. «Stai scherzando, vero? Sai che mi fa paura anche volare troppo in alto con la scopa, figuriamoci volare con una moto!».
«Dai, Moony, fidati di me. Ti lascerei mai cadere giù?», cercò di persuaderlo Sirius.
«Forse sì», disse Remus con il tono di chi la sa lunga. Sirius sbuffò.
«Quella volta con la Nimbus è stato un caso, ed era colpa di quell'idiota di James, non mia», si difese l'altro indignato. «E poi con la moto sono molto più bravo».
Remus ci pensò su, mentre Sirius attendeva impaziente e speranzoso.
Acconsentì, anche se con poca sicurezza. Sirius si lasciò sfuggire un grido trionfante e montò in sella. Fu un gesto naturale, come se avesse passato la sua vita sulla sua moto.
Remus si sedette dietro di lui, incerto.
«Tieniti forte», esclamò Sirius mettendo in moto. Più tardi, Remus capì che non era il classico modo di dire. Doveva davvero tenersi forte, o sarebbe caduto.
Afferrò prima la maglia di Sirius, stropicciando il tessuto e stringendola sempre più, in maniera proporzionale alla crescita della sua paura. Quando decollarono, poi, Sirius si sentì improvvisamente abbracciare dall'amico, così forte che i suoi muscoli si tesero repentinamente prima di tornare rilassati. L'aveva colto di sorpresa.
Piano piano, anche la presa di Remus si allentò, tuttavia l'abbraccio non fu sciolto. Sirius si sentiva bene tra le sue braccia. Era una delle migliori sensazioni mai provate. Remus era caldo, sicuro. Ecco, Sirius accanto a lui si sentiva libero e al sicuro. Sapeva che Remus non se ne sarebbe mai andato, che non l'avrebbe mai lasciato solo. Era sempre stato un punto fisso nella sua vita, in modo diverso da James. James era un fratello per Sirius, mentre Remus era... diverso. Sirius non avrebbe saputo dire il perché. Era qualcosa di forte ed indefinibile. Si rese conto di quanto gli fosse mancato, in quelle settimane, e rise. Remus percepì la sua risata roca e il tremore dei suoi muscoli come se fossero suoi.
«Tutto okay?», domandò Sirius. La sua mano si posò distrattamente su quella di Remus per qualche istante. Remus annuì contro la sua schiena e Sirius tornò a guidare tranquillo. Gli sembrava di aver passato una vita tra le braccia di Remus. Scosse la testa, cercando di non pensare a certe cose, quali i capelli di Remus che ogni tanto sfioravano il suo collo o alle mani di Remus poggiate sui suoi fianchi. Era sempre uno dei suoi migliori amici.
Atterrarono dopo venti minuti e Sirius accese una sigaretta, soffiando il fumo in faccia a Moony che si lamentava senza ottenere alcun risultato.
Poi Remus propose di entrare in casa, offrì da bere e da mangiare a Sirius, lo presentò con calma ai suoi genitori - si erano visti una volta soltanto a King's Cross - e gli fece visitare l'edificio, seppur piccolo.
Quando Hope Lupin decise di dover iniziare a cucinare, i due Grifondoro andarono insieme sotto quel grande albero che Sirius aveva già notato dal suo arrivo e rimasero sdraiati tra l'erba per delle mezz'ore, scherzando e parlando delle loro vacanze, finché entrambi non si addormentarono.
Un attimo prima di cena, quando per Sirius fu ora di andare, nessuno dei due riusciva a dire ciao. Si sarebbero rivisti due giorni dopo, ma non importava. Importava quel momento di quel giorno, nel quale entrambi si sentivano a casa.
Sirius salì in sella alla sua moto e sorrise a Remus.
«Ci vediamo a Diagon Alley», disse, «O vuoi un passaggio in moto?».
«No, basta così con le moto, grazie Pad», rise Remus, poi fece una pausa. Un lampo illuminò per un breve istante i suoi occhi, prima che li abbassasse celandoli alla vista di Sirius. «Non mi aspettavo che venissi, grazie».
«Lo ammetto, Moony, non potevo più sopportare questa atroce distanza», scherzò Sirius in maniera melodrammatica.
«Nemmeno io», disse Remus tutto d'un fiato, prima di alzarsi sulle punte, baciare rapidamente, senza preavviso e in maniera tutt'altro che delicata le labbra di Sirius e poi scappare via senza voltarsi.
Sirius rimase qualche istante spiazzato, incapace di parlare, pensare o muoversi. Sentiva solo le labbra bruciare. Se in quella casa non ci fossero stati Lyall e Hope Lupin, sarebbe di sicuro corso dentro per restituire quel bacio più e più volte.
Invece mise in moto e sparì nei cieli inglesi, senza preoccuparsi di essere visto. Si sentiva talmente leggero che non poteva far altro che volare. Non aveva mai pensato di baciare un ragazzo, non prima di quel pomeriggio, almeno. Quel pomeriggio dove quei cinque anni di amicizia erano diventati qualcosa di più grande, qualcosa che forse stava solo aspettando il momento giusto per mostrarsi ma che c'era sempre stata. Era nelle loro parole, nei loro gesti, nei loro occhi. Sirius l'aveva capito quel giorno. Ora sapeva. Come sapeva di non dover tornare indietro.
Avrebbe avuto tutto il resto della vita per baciare Remus John Lupin. Quello era solo l'inizio.

 



¹Semi-citazione di Jack Kerouac. “Mi sentivo libero e perciò ero libero”, da I vagabondi del Dharma. 






NdA: Hi people! Non so come queste 1600 parole che traboccano fluff mi siano passate per la testa, ma non mi andava di lasciarle morire nel fondo del pc, per cui, nonostante non sia per niente convinta di questa cosa pubblico comunque. Perché un po' di Wolfstar fa sempre bene. E perché Remus che prende l'iniziativa mi piace davvero troppo. Ora evaporo, che è meglio, e chiedo perdono per quel po' di OOC che credo di aver messo. L'OOC è il mio incubo.
Bye xxx

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: seeyouthen