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Autore: FrancyBorsari99    30/08/2014    2 recensioni
Mi chiamo Harriett Danion.
Mi sono data io questo nome, dal momento che nessuno si è mai preso il disturbo di sceglierne uno per me.
Non ho veri e propri genitori, ma non sono orfana.
Sono nata con la consapevolezza delle mie origini, e non sono mai stata bambina.
In termini umani, avrei sedici o diciassette anni. In termini... Beh... Miei, ho tre anni, quindi sono piuttosto giovane, ma il vantaggio di sbucare dalla terra come da sabbie mobili al contrario è che sai già tutto quello che c'è da sapere.
Immagino vi stiate chiedendo quale orribile mostro possa nascere già sedicenne di tutto punto, senza genitori, senza un nome, senza un'infanzia come base per il futuro.
È complicato.
Io sono figlia dell'Odio.
Più precisamente, di quello di Gea.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Harriett Danion.
Mi sono data io questo nome, dal momento che nessuno si è mai preso il disturbo di sceglierne uno  per me.
Non ho veri e propri genitori, ma non sono orfana, e probabilmente colei che mi ha dato la vita non sa nemmeno che esisto.
Sono nata con la consapevolezza delle mie origini, e non sono mai stata bambina, invidio tutte le persone di questo mondo che non hanno idea di quanto siano fortunate  ad aver avuto un infanzia mentre io ho preso corpo e coscienza  cosí come sono ora.
In termini umani, avrei sedici o diciassette anni. In termini... Beh... Miei, ho tre anni, quindi sono piuttosto giovane, ma il vantaggio di sbucare dalla terra come da sabbie mobili al contrario è che sai già tutto quello che c'è da sapere.
Il mio aspetto muta più lentamente di quello degli altri, ma di questo non mi lamento affatto. 
Immagino vi stiate chiedendo quale orribile mostro possa nascere già sedicenne di tutto punto, senza genitori, senza un nome, senza un'infanzia come base per il futuro. 
È complicato.
Io sono figlia dell'Odio.
Non suona uno spasso, lo ammetto, e devo dire che me lo si legge in faccia a  volte.
La verità è che l'odio è ben altro che un sentimento che il piú delle volte ti porta a fare cosa di cui ci si potrebbe pentire, è una malattia, un cancro al quale non basta esistere nella testa delle persone e cibarsi della loro razionalità e senso del perdono, è un tumore che spinge nei recessi del cervello per essere qualcosa di più concreto che un semplice pensiero, e nel mio caso, l'odio era talmente forte ed agguerrito che ha dovuto assumere un corpo. Il mio corpo.
Tanto per puntualizzare, l'odio in questione era quello di Gea.
Era stata come un'esplosione, qualcosa che si espanse alla velocità nella luce, che visse al pieno di ogni forza un attimo prima di morire. Il rancore bruciante per la sconfitta la prevase e, questione di una frazione di secondo, nacqui io. 
Eppure, io non odio le persone. E non sono odiata.
Sono più il tipo che si fa i fatti suoi senza dare troppa attenzione agli altri. Nei canoni di una sedicenne del ventunesimo secolo sono abbastanza normale. Mi piacciono i film di fantascienza, mi piacciono i libri gialli e credo di avere una preoccupante ossessione per la serie tv Sherlock, soffro di vertigini e le scelte difficili mi mandano un po' in confusione.
Solo un tratto del mio carattere mi lascia perplessa: non ho mai amato nessuno, nemmeno una cotta in tutta la mia vita -che anche se abbastanza breve, ero già piuttosto esperta su come muovermi nel mondo-. Ho provato a farmi piacere un ragazzo, l'anno scorso, ma non è successo nulla. Ho tentato con le ragazze, e anche quelle non mi attraevano per niente. Non mi piacciono le persone e basta. Ogni forma di affetto verso un essere vivente è una manifestazione a me estranea. Sono apatica. Sociopatica anche.
Forse è il mio difetto fatale. Ricordo che quello di Percy Jackson era la lealtà, circa il mio opposto: a lui riesce facile amare le persone e farsi carico delle loro vite. Per me, una cosa del genere è inconcepibile su tutta la linea, nelle forme più variegate del termine.
Questa è l'allegrissima storia della mia vita, che per ironia della sorte sto ripetendo al tizio che ha allenato Achille, Chirone.
Che c'è? Se si nasce con la conoscenza ed occasionali ricordi della propria madre, certe cose non le si possono dimenticare. Specie se le hai inculcate a forza nel cervello. 
Il centauro tace finchè non finisco. Anche se in vita di mamma ho già visto dei centauri è abbastanza distraente dover parlare direttamente con uno di loro. Mi viene da chiedermi se podssa toccarsi le punte degli zoccoli anteriori con le dita. 
Dioniso, fino ad ora molto occupato a travasare intere bottiglie di Lambrusco italiano in calici di bronzo nella speranza che non mutino in acqua, batte irritato un pugno sul tavolo.
-Diamine!- sbotta, alzandosi in piedi.
-Sigor D, vorrei sperare che abbia ascoltato la storia di Harriett, perchè è davvero importante. 
Il dio alza lo sguardo colpevole su di me.
-Certo che ho ascoltato!!- replica, indignato.
-Ah, davvero? E come è nata, visto che ha sentito la conversazione dalla prima all'ultima parola?- 
Dioniso spalanca la bocca, ma si blocca prima di dire una stupidaggine. Mette su un broncio un po' infantile, e si risiede.
-Te la ripeterò solo una volta. La nostra nuova arrivata ha alle spalle una storia complessa e...-
-Sono figlia di Gea. Più precisamente del suo istinto omicida.
Spero che Chirone non si arrabbi per essere stato interrotto, ma i giri di parole chilimetrici sono le ricorrenze che prferirei evitare.
Il Signor D alza un sopracciglio.
-Che bella notizia...- borbotta, scocciato. 
Ci sono alcuni miei sospetti di cui dovrei informarli, e se avessi ragione le belle notizie sarebbero oro colato, ma tengo la bocca chiusa. Sono solo stupidi presentimenti, che verrebbero a malapena ascoltati.
-Ehm.. Più precisamente, quando saresti nata?- 
Il doverglielo ripetere mi scoccia non poco, ma credo di non avere alternative. 
-Tre anni fa.- 
Provo l'immenso impulso di sfugurare quel sorriso divertito e beffardo che ha stampato in faccia, ma mi trattengo senza tradire alcuna emozione. 
-Be', parli davvero bene.-
Faccio roteare gli occhi.
-Sapevo già fare tutto quello che mi avrebbe consentito di sopravvivere nell'esatto momento in cui sono venuta al mondo. E sapevo ogni cosa che fosse necessaria. Per il resto imparo decisamente più in fretta degli altri, ad esempio ho imparato a suonare il piano in tre settimane, o giù di lí. 
Dioniso emette uno sbuffo, come se fosse irrilevante, e si abbandona sulla sedia stringendo le tempie tra le dita.
-Visto che non ci aspettavamo figli di Gea potrai alloggiare in una stanza della casa grande. Vedi di non combinare casini. 


Bella accoglienza, niente male davvero.
Visto che quei due non hanno null'altro da dirmi, faccio quattro passi per conto mio, esplorando questo "Campo mezzosangue" in cui sono capitata accidentalmente facendo la stessa cosa che ho intenzione di fare ora. 
Effettivamente, quel che ho detto a Dioniso é vero: ho sempre imparato con una velocità sconcertante tutto quello che mi veniva insegnato, ho una memoria infallibile e dettagliatissima, con cui ricordo ogni informazione che mi viene fornita. 
Gli insegnati mi hanno sempre guardata con timore e rispetto, cosa che non mi è mai dispiaciuta, devo ammettere, ma che dopo un po' mi dava sui nervi, e che cominciavo a... Odiare. 
È carino qui. È pieno di persone, ragazzi e bambini soprattutto, che praticano sport e si allenano con le spade ed altre armi. Un campo greco con i controfiocchi.
Si respira un'aria buona, pulita e che sa di natura, alberi e piante e... Fragole. Effettivamente, c'è un campo di fragole più in là, grossi frutti scarlatti pendono dai gambi reclinati al suolo. Ne sento il sapore in bocca. 
Mi avvicino, ed il profumo si fa intenso ed inebriante. Una lieve scossa parte dai miei piedi e si snoda sotto terra per alcuni metri, fino ai cespugli, che improvvisamente crescono in fretta di qualche centimetro. 
Per ereditarietà, qualsiasi potere derivante dalla terra mi appartiene di diritto. Da essa traggo beneficio e risorse, e risponde ai miei comandi come se fosse un'estensione del mio corpo. Io sono la personificazione della terra, come "mamma". 
Mi allontano nella direzione opposta e lentamente giungo al laghetto delle canoe. La spiaggia è sgombra, e mi siedo a riposare, affondando le dita in quella sabbia grigia e spessa.
Mi affaccio sull'acqua e il mio riflesso ammicca dall'altra parte: a prima vista non sembro la figlia di una divinità primordiale, ho lunghi capelli castani ed occhi neri, un viso leggermente pallido e dall'espressione scaltra.
Mi ritraggo e faccio scivolare indietro la testa.  
Appena chiudo gli occhi la vista di un sogno che ho fatto di recente mi incade le palpebre. Un vulcano in eruzione, la terra che si spacca, zolle che volano ovunque, terremoti, e un ruggito malvagio. 
No, non può voler dire nulla. I miei brutto presentimenti sono totalmente infondati. Forse è cosi che si sarebbero manifestati il suo odio e la sua rabbia se io non fossi nata. 
Meno ci penso meglio sto. 
-Ehi, sei nuova?
Alzo lo sguardo su una ragazza dal fisico slanciato, gli occhi caleidoscopici brillano alla luce del sole, i capelli tagliati asimmetricamente sono legati in piccole treccine in più punti e mi sorride allegramente.
Ah, allora è questo il comitato d'accoglienza vero e proprio.
-Sí. Mi chiamo Harriett.- dico. allungo la mano e stringo la sua.
-Piper, figlia di Afrodite.- risponde lei, e noto del risentimento nella sua voce. Non indago per discrezione. 
-Da quanto sei qui? Al campo, intendo. - 
-un'oretta, più o meno. - rispondo, un po' evasiva, lasciando calare un silenzio imbarazzato.
Lei deve aver capito che la compagnia non è una cosa con cui ho a che fare spesso, perchè sorride mesta e si alza. 
-Ci si vede in giro allora. Se hai bisogno di una bussola, vieni a cercarmi nella cabina di Afrodite, la si nota a miglia di distanza. A proposito, chi è il tuo genitore divino?-
Resto in silenzio riordinando quello che per me è già un profluvio di parole. 
Lo dico o non lo dico? Lei era una dei sette, magari non mi parlerà più se lo viene a sapere. È indifferente.
-Non dirlo in giro, okay? Mia madre, se di madre si può parlare, era...-
Adoro creare suspece. Tipica dei film migliori che mi piacciono tanto. 
-Gea.
La sua faccia, oddei miei, è qualcosa di impagabile!


Angolo autrice
Non mi ammazzate, ve ne prego. Non so cosa sia questo. Non ne ho idea. Lol.
Spero che sia scorrevole e che la storia vi abbia incuriositi, lasciate una recensione!!!!
  
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