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Autore: Sadie_Trilly_Annie5    30/08/2014    1 recensioni
Questa storia parla di Janette, Sereniti, e Mary grandi amiche, che scopriranno segreti che non avrebbero mai voluto sapere.
Janette aveva una bella vita, più o meno, ma quei tre ragazzi, quella notte, le mandarono tutto a all'aria. Una sorella gemella che adorava con tutto il cuore, una sorellina che la amava, un'amica stramba, una madre e un padre comprensivi, viveva in una città stupenda, ma tutti sanno che nulla dura per sempre, e che quel sogno era desinato a finire ma.... con una sorella piena di misteri, un'amica pazza e una città magica, forse non tutto è perduto.
Spero che la mia storia vi piaccia, e vi prego di recensire
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve, sono Janette Amarista, ho 14 anni e vivo a Napoli. Sono liscia e bionda con gli occhi di un blu che ricordano il mare nelle belle giornate d'Agosto, snella e alta, pelle di un marroncino chiaro.

Avevo una vita strana già di mio, poi arrivarono quei tre ragazzi durante la notte, e quello che adoravo della mia vita andò distrutto, più o meno. Meglio che incominci tutto dall'inizio.

Era una giornata calda di inizio Giugno come le altre, stavo con Luigi e Mery, i miei migliori amici, a giocare a calcio nel parcheggio di un'asilo vicino alla piazza. Mery è bruna, con i capelli mossi, e gli occhi castani, lei è un poco più bassina di me, siamo vicine di casa e amiche dall'asilo; Luigi, invece, è con i capelli neri, gli occhi grigi, alto e tutto pelle e ossa. -Ultimo calcio poi basta. Mi sto stancando- dissi in italiano allontanandomi dalla ''rete'' fatta con dei bidoni della pittura, insieme al pallone (non di cuoio, era un Super-santos, quei classici palloni leggeri che hanno tutti i ragazzi della terra)-Dai, se segni ammetterò che sei più brava di me a calcio, se invece sbagli viceversa. Ok? Tanto siamo pari- disse Luigi sistemandosi davanti alla porta - Ok- affermai posando il pallone a terra e indietreggiando, dopo essermi allontanata due o tre metri dal pallone presi la rincorsa e segnai. -Gooool, e Janette segna la vittoriaaa. Goool- urlò Mary scendendo dal cofano della macchina, dove si era appostata per fare la telecronista, il mio amico prese il pallone e disse di malavoglia-Ok, sei la più brava--Non mi serviva che lo dicessi, ma già che ci sei che ne dici se lo registro, Giggi?- dissi soridendo sotto i baffi -Scordatelo- disse lui scuotendo la testa. Andammo in piazza, dove Luigi se ne dovette andare con i genitori, io e Mery intanto andammo al bar. -uffà, il video lo dovevo fare però- disse lei parlando in inglese. E si, io e lei abbiamo le mamme Americane, che essendo del Messico parlavano molto anche lo spagnolo, quindi entrambe parlavamo tre lingue: Italiano, Spagnolo e Inglese. Se eravamo solo noi due o in famiglia parlavamo inglese, invece con gli altri italiano naturalmente. -Sarà per la prossima volta, tanto lo batto sempre- affermai sedendomi ad un tavolino -Ci prendiamo dei gelati?- chiese lei-Sempre se non sono già sciolti- dissi alzandomi ed entrando dentro. Il bar all'interno era mooolto più fresco dell'esterno, era piccolo, con due tavolini per tre persone, la cassa, il frigo con le bibite, e ''L'angolo del cuoco'' come lo chiamavo io, ovvero un angolo con macchina per il caffè, frigo bar per le bibite, macchina per le granite, microonde per i cornetti e le pizzette, e il congelatore per i gelati. Io scelsi uno Smarties, Mery un Cornetto (il gelato intendo), E ci sedemmo fuori che, anche se faceva più caldo, lo spazio era maggiore, con tre o quattro tavolini che potevano occupare anche sei ragazzi se ci si metteva bene, e poi il tendone creava un'ombra che regalava accoglienza, e poi si affacciava alla piazza, che brulicava di vita anche a mezza notte. Assaporammo i gelati cantando le musiche della radio e scherzando. C'erano però dei ragazzi che rendevano nervose entrambe. Due ragazzi e una ragazza sui 17, 18 anni. La ragazza era bruna, un ragazzo con i capelli biondi, e l'altro era un pò più basso con i capelli neri e vestito di nero, perchè ci rendevano nervose? Ci guardavano per tutto il tempo, e li avevamo già visti anche quando stavamo al parcheggio, non ci badammo troppo però. Dopo un poco andammo a casa, mi sentivo ancora osservata, e infatti c'era una donna che ci seguiva, svoltammo in un angolo cieco e la aspettammo. Ci imbattevamo spesso in persone matte che ci volevano derubare, o sequestrare, oppure erano solo dei pazzi, quando arrivò disse -Finalmente sole- facendo un sorriso agghiacciante, apposto delle gambe le comparsero due serpenti, una delle allucinazioni che avevo sempre insieme a Mery e a mia sorella. Subito io e la mia amica sguainammo i nostri coltellini svizzeri, ce li avevano dati le nostre mamme per difenderci, e appena cerco di prenderci le pugnalammo le mani, e scappammo. Arrivamo presto a casa mia, stava a 3 passi da lì, quando attraversammo il cancello ci sedemmo vicino al muro e prendemmo fiato. -Più cresciamo, e più gli attacchi aumenta, non è che sono attratti dalla nostra bellezza?- disse Mery per fare una battuta - Se, come no. E dato che ci attaccano quando non c'è mia sorella vorresti dire che lei è brutta?- dissi guardandola con un sopraciglio alzato - No, tu e tua sorella siete goccie d'acqua, e sai che stavo scherzando- disse lei alzando le mani in tono difensivo, io scopiai a ridere, era troppo divertente quando si difendeva. Erano quasi le 8 di sera, stavamo giocando a pallone con Luigi dalle 4, eravamo stanche, e dato ce di notte non camminiamo troppo tra le nostre case Mery decise di andare a casa sua, io entrai dentro e dissi -Buongiorno--Giorno- mi salutarono mio padre e mia madre che stavano cucinando. Mia madre si chiamava Teresa Aurimil Amarista, e bionda come me e con gli occhi castani, la pelle era scura, ma non troppo, era una donna mite e gentile. Mio padre, Jake Trainor, invece era con i capelli neri, e gli occhi blu elettrico, lui non era il mio vero padre, si era sposato con la mamma quando avevo 9 anni, il mio vero padre, diceva mamma, era partito per l'America quando ero appena nata, la stessa cosa Mery, solo che a lei la madre non si era risposata. -Ciao sorellona- mi accolse la mia sorellina Emily, lei era figlia di Jake, era con i capelli neri e lunghi e gli occhi grigi, aveva 5 anni. -Ciao Emy, ti va se stasera vediamo le stelle? ho sentito che la luna sarà più vicina alla terra o qualcosa del genere--Davvero? Evvai- disse lei abbracciandomi e andando nella sua camera a fare non sò cosa, -Avete intenzione di passare tutta la serata fuori?- mi chiese mamme mentre preparava le ultime cose per la cena -Non tutta la sera, ma perchè oggi mangiamo più presto? Perchè manca Sere?- dissi abbracciando lei e Jake -No, che vai dicendo--Mamma, scherzo. Comunque fai bene, così possiamo vedere meglio le stelle--Accenderete un falò vero?--Ma certamente- affermai sorridendo, mentre mi diriggevo verso l'uscita del retro, che si affacciava sulle terre campagnole. Credo che sia ora che vi descriva casa mia. La mia non è proprio una casa, è una villa a 2 piani più o meno; ha 3 bagni al piano di sotto, e uno al piano di sopra, ognuno di noi aveva un bagno personale, 2 camere da letto al piano di sotto, i miei genitori e mia sorella, e sopra altre 2, una per gli ospiti e una per me, poi giù c'era la cucina che aveva al centro una penisola, era tutta bianca e blu e con tutti i mobili tra un misto Italo-americano, il salone era grande, un puzzle da 3000 pezzi sulla parete destra appena entravi, che rappresentava l'intero planisfero. La tavola era grande per otto persone, tutta di legno con sopra un piccolo strato di vetro. Il tetto era spiovente, solo un quadrato di 5 metri quadrati era piatto, si poteva raggiungere solo per un'entrata nascosta da dentro la camera mia. Il cortile era grande, girava tutt'attorno alla villa, le piastrelle erano di un beige, color terra secca, sul retro era situato un piccolo sgabuzzino dove siamo soliti mettere la legna da ardere, mi diressi lì per prendere un bel pò di legna, e lo sistemai al centro del cortile di dietro. Il cortile finiva con un muretto alto poco più di un metro, fatto con mattoni rosso scuro. Nell'angolo nord-est della casa c'era una discesa per andare nella terra di mio nonno, che ora era passato a mia madre. Misi due sedie sdraio attorno alla legna, e andai a mangiare. Quando finii di cenare il sole era già tramontato da un pezzo, mangiamo sempre con una certa lentezza, presi dello spirito dallo sgabuzzino, un paio di fiammiferi, e della carta da giornale. Accesi il fuoco e aspettai che Emily venisse, quando arrivò subito si sdraiò, mettendo il suo peluche al proprio fianco, e si zittì. Rimanemmo lì in silenzio, a contemplare il cielo notturno, ed ad ascoltare le civette che vivevano tra gli alberi, per molto tempo, poi chiesi -Emily tutto bene?-ma lei non rispose, allora mi voltai e vidi che la mia sorellina si era addormentata ''Beh, è normale. E' stata in piscina tutta la giornata, che mi potevo aspettare?'' pensai, quindi mi alzai per portarla a letto. Ma mentre stavo per prenderla sentii un urletto provenire da oltre il muro, mi girai in quella direzzione e vidi una luce accendersi. Corsi vicino al muretto e guardai giù, vidi una luce spegnersi, poi sentii i versi dei serpenti e la luce si riaccese. Scoprii che c'erano tre ragazzi là sotto, uno coi ricci castani, uno con i capeli neri, e una ragazza al centro con i capelli biondi e ricci. I tre ragazzi arretrarono mentre venivano circondati dai serpenti. Corsi nello sgabuzzino, e presi un bastone con sulla punta infilato un serpente per la testa, presi un legno con la punta bruciata dal falò e corsi per la discesa che portava nella terra. I ragazzi stavano arretrando un poco alla volta, i serpenti li stavano del tutto circondando, allora corsi davanti a loro e sporsi il serpento ucciso sulla torcia naturale, i serpenti arretrarono, dissi agli estranei, in italiano, -Presto, salite sopra- loro mi guardarono confusi, allora lo dissi in inglese -Salite sopra- loro capirono e salirono. Intanto i serpenti accumularono coraggio e si fecero avanti, camminai all'indietro cercando di non scivolare sul terreno muschioso. Uno di loro si stava avvicinando velocemente al mio piede sinistro, allora lo puntai e lo infilzai con la mia lancia, aggiungendo così un'altro corpo morto, i serpenti allora andarono indietro, nelle crepe del muro, e io intanti corsi sopra, spargendo il veleno per i serpenti a terra, come per chiudere il muro. I ragazzi erano vicino al fuoco, e corsi da loro dicendo, a bassa voce- Chi siete? Perchè stavate nella mia terra?- loro mi guardarono confusi, la ragazza allora disse -Non parliamo Italiano- in un'inglese perfetto, allora riformulai la domanda, ma in un'altra lingua-Chi siete? Perchè stavate nella mia terra?- i ragazzi si guardarono e dissero fra di loro -Come glielo diciamo?-chiese il ragazzo con i capelli neri alla bionda, che fece spallucce -Dirmi cosa?- dissi avvicinandomi e posando la lancia a terra, -Con chi vivi? Tua madre, tuo padre...-chiese la bionda -Entrambi. Ma chi siete? Cosa dovete dirmi? Perchè stavate nel mio giardino?--Ci sono in casa?- domandò ancora la bionda, come se non mi avesse sentito, odio quando fanno così. -Ditemi prima chi siete, e cosa volete- dissi guardandoli tutti e tre, avevo posato il bastone nel fuoco, quindi ero senza niente tra le mani -Dobbiamo parlare con i tuoi genitori- disse la ragazza. Non riuscivo ancora a vederli bene, il fuoco del falò era piccolissimo e a malapena illuminava la sedia di mia sorella. Presi in braccio Emily, senza farla svegliare, e senza farle scivolare il suo pupazzo e avvicinandomi alla porta dissi -Seguitemi-. Quando entrai andai subito nella stanza di Emily, che era subito alla destra, per posare mia sorella, poi andai con loro in cucina, lì c'erano mia madre che lavava i piatti e mio padre che scriveva le uscite e le entrate della giornata sul suo quaderno, -Mamma, Papà, ci sono questi ragazzi che vogliono parlarvi- dissi io, loro si voltarono verso gli sconosciuti e dissero all'unisono -E voi da dove uscite?-, i miei genitori sospesero le loro  facende in quell'istante e si diressero dai tre ragazzi alle mie spalle, io subito mi diressi alle scale di legno che portavano al piano superiore, e quindi nella mia stanza, e dissi -Io vado a togliermi gli infradito sporche-. Nella mia stanza mi tolsi le infradito bianche, e mi passai dei fazzoletti inbevuti sul piede sinistro, che era leggermente sporco di sangue di rettile a sangue freddo, finita la pulizia scesi giù con un'altro un'alto paio di infradite, identiche, ma nere. Quando arrivai al piano terra riuscii a vedere meglio i ragazzi: quello coi capelli nero corvino non poteva avere più di 19 anni, era alto, muscoloso ma al tempo stesso magro, occhi come i miei, ed era anche ben abbronzato; l'altro ragazzo era più basso, doveva avere 18 anni, era più minuto, pelle e ossa, capelli ricci e castani, occhi di un castano scuro; la ragazza invece era riccia e bionda, occhi grigi ,alta , solita abbronzatura californiana, muscolosa e dall'aspetto agile, doveva avere anche lei 19 anni. I miei genitori mi guardarono tristi e dispiaciuti, -Janette, loro sono Leo Valdez e Annabeth Chase -disse Jack indicando la bionda e il castano, poi disse mia madre -E lui e Percy Jackson, tuo fratello-





Angolo Autrice
Salveeee allora spero tanto di avervi incuriosito abbastanza, vi prego non cambiate storia, non è come le solite storie che la protagonista è figlia di Poseidone eccetera, no, assolutamente no. Leggendo i prossimi capitoli vedrete che la storia non sempre è come sembra all'inizio. Baci baci Sadie_Trilly_Annie5
P.S.= Vi prego di recensire
 

  
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