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Autore: Doroth_    30/08/2014    1 recensioni
Questa è una FF su Gakuen Alice.Parte dal momento in cui Mikan scopre di possedere l'Alice del Furto e,in questa storia,ha sedici anni...ora è diventata cupa e nemmeno la confortante presenza di Hotaru o di Natsume al suo fianco riescono a darle conforto...ad un certo punto poi,arriverà anche un presunto rivale in amore per Natsume...cosa succederà?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve Uhm...Volevo solo dirvi che,sì,chiedo perdono per la lunghissima assenza.

Ammetto che era da un sacco di tempo che non ritornavo a dare un’occhiata,causa numerosi impegni scolastici e non.

Ma spero che, con questo capitoletto un po’ più lungo degli altri,riusciate a perdonarmi. 

Spero che vi piaccia,pure e soprattutto Ahah.

Alla prossima.

_An_

 

Capitolo 5.

 

“Una mosca su un vetro, ecco cosa vorrei essere.” Pensai, mentre sgusciavo fuori dalla mensa, seppur riluttante.

Ammetto che la curiosità mi divorava perché Natsume che chiede aiuto a qualcuno e, per di più, a Tsubasa, è uno spettacolo più unico che raro.

Feci qualche altro passo in direzione dell’aula adibita al festival, intenzionata a rimanermene lì, in un angolo, ad assistere all’operato della classe di abilità speciali.

Anche se nessuno lo sapeva, io adoravo quei ragazzi: sempre positivi, forti e determinati, simpatici e assolutamente divertenti; Insomma, persone con il quale non importa quale sia il tuo nome o di quale anno o classe  tu sia lo studente, per loro sarai sempre un nuovo amico e, in quanto tale, ti rispetteranno e ti permetteranno il grande lusso di sentirti a tuo agio. Un lusso che, diciamocelo, all’accademia era quasi impossibile.

Mi bloccai un secondo, solo dopo aver udito un leggero rumore provenire dal locale da cui ero appena andata via, una sorta di tonfo contro il muro.

Quel suono sospetto era stata la scintilla in grado di risvegliarmi dai miei pensieri e di riportarmi alla realtà dei fatti.

Feci dietro front e accelerai il passo, per poi appostarmi dietro la porta principale.

Dalla finestrella di quest’ultima, riuscii a scorgere Natsume che, con la sua solita e, oramai per me, non più minacciosa, fiammella dalle sfumature fra il blu e il rosso-arancio, aveva costretto il suo senpai* ad indietreggiare, al punto di sbattere contro lo spigolo del tavolo che, a sua volta, era stato spostato contro la parete, dal movimento improvviso.

Tsubasa, però, non sembrava affatto intimidito. Anzi. 

Lanciava, a sua volta, uno sguardo duro a quel ragazzino, alto quasi quanto lui, che lo aveva intrappolato lì. 

Tra i due l’aria appariva crepitante e l’atmosfera sempre più insopportabile e pesante.

Un sorriso sbilenco si posò dolcemente sulle mie labbra un po’ pallide.

Mi ero ripromessa di lasciare loro un po’ di spazio, un momento delicato in cui, due vecchi “rivali”, sempre che così possano essere chiamati, si incontrano e discutono faccia a faccia.

Purtroppo, però, in quell’occasione, mi lasciai sopraffare dal mio lato curioso e decisamente infantile, quel lato idiota che mi preoccupavo da sempre di sopprimere.

Indossato il mio aggeggio per rilevare ogni tipo di onda sonora, cominciai ad ascoltare le scontrose parole di Natsume, in netto contrasto con la voce, sì dura, ma sempre caratterizzata da quella sfumatura calda e confortante, di cui solo il caro vecchio Tsubasa era capace.

-Devi farlo.- 

Il diciannovenne sospirò ,concedendosi di indirizzare uno sguardo al linoleum.

Scuoteva il capo, d’improvviso colto da un’onda carica di profondo sconforto.

-E a che servirebbe?- Tornò a posare i suoi grandi occhi rattristati su quelli impassibili e penetranti del suo interlocutore. -Non mi ascolterà. Perché dovrebbe...?-

Natsume lo interruppe, colto come da un violento spasmo di rabbia.

L’incredulità che le sue iridi colsero, lo costrinse a ritornare sui suoi passi e a scuotere il capo, nel tentativo di recuperare la calma quel minimo per ricominciare a parlare con il solito tono scostante.

-Ascolta. Mikan ti adora, lo ha sempre fatto.- Si fermò un istante, dimostrando quanto effettivamente, gli costasse ammetterlo. -Lei stravede...-

-Ti correggo, stravedeva.-

-Non importa. Comunque lei prova un affetto immenso per te e ti ha sempre considerato come un fratello maggiore. Ricordo che, non poche volte, parlando allegramente con noi come era suo solito fare prima delle lezioni, ti citava sempre, indicandoti come il suo Onii-Chan.

E lì, al suono di quella parola, smisi di guardare e scivolai lentamente lungo la porta, per poi sbattere con l’osso sacro per terra. Lo sguardo perso nel vuoto, gli arti molli e rilassati, tanto da non riuscire più a reggermi.

Mai come in quel momento, la consapevolezza che la piccola e sorridente Mikan Sakura non c’era più mi investì, come un’ondata di gelo, quelle mattine d’inverno in cui il cielo è blu come il non-ti-scordar-di-me.

Fino ad allora, pur conoscendo la situazione, mi ero sempre ripetuta che, in fondo, probabilmente era soltanto una settimana un po’ storta, uno di quei pochi momenti in cui anche lei si lasciava andare alla malinconia e alla frustrazione. Volevo crederlo. Volevo dare un peso minore di quello che meritasse a quella situazione strana.

Ma, adesso, lì, seduta fuori dalla mensa, le gambe distese rigide, fui colta, per la prima volta, da un senso di... Terrore. Rischiavo sul serio di aver perso un’amica, forse anche per sempre.

E, tutto ciò a cui potei aggrapparmi, pur trattandosi della speranza più flebile ed inutile, fu l’idea di Tsubasa che la faceva tornare in sé, con quelle sue parole dolci e quei suoi consigli che, a malincuore, mi portavano a pensare al fratello che, di fatto, non avevo mai potuto avere, un fratello che a stento mi aveva salutata o mi aveva parlato, per quel periodo in cui i miei e i suoi studi erano coincisi, alla Alice Academy. 

Ora era negli Stati Uniti e, con il suo Alice quasi miracoloso, collaborava con un’equipe di medici, dediti alla ricerca, nel tentativo di combattere le malattie e le epidemie che, da sempre, affliggono il mondo. Mi chiesi quando e se avrei potuto rivedere quel viso spigoloso e dominato dallo sguardo di un ragazzo costretto a crescere troppo in fretta, lontano dalla sua famiglia.

Chiusi gli occhi, facendo ben tre respiri profondi.

“Riprenditi.” Mi imposi, secca, abbandonando, così come era arrivato, quello stato d’animo in cui lo sconforto faceva da padrone.

Mi drizzai in piedi e tornai ad assistere alla scena.

Mi sembrava di aver perso la maggior parte del confronto. Durante quei pochi attimi, avevo perfino smesso di ascoltare.

Le uniche battute che erano potute pervenire al mio orecchio erano state un mugolio sorpreso da parte del ragazzo con la maledizione marchiata sul viso e un respiro che trasmetteva solo durezza da parte del sedicenne che gli si era parato di fronte.

Poi nient’altro. 

Ora, Natsume si era scostato, permettendo all’altro di mettersi diritto e di riassumere una posizione eretta e comoda.

-Natsume...- Tsubasa scattò contro di lui, afferrandolo per la collottola e lasciandolo allibito e paralizzato, a causa del suo Alice sulle ombre. -Io SO che tutti voi contate su di me. E SO anche come stanno le cose. Non ci sono dubbi riguardo al fatto che io ami Mikan dal profondo del mio cuore, come se fosse sul serio la mia Imouto**,ma non sono sicuro di riuscire, semplicemente perché conosco i tuoi sentimenti e i suoi nei tuoi confronti!-

Il fuoco si diradò all’istante. Natsume reclinò il capo e strinse le palpebre.

Capii che anche lui, solo in quell’istante, aveva realizzato il quadro completo di tutta quella faccenda.

Potevo addirittura percepire quel senso di panico che si stava impossessando delle sue membra senza pietà, perché era anche il mio.

Anche il senpai parve coglierlo e mollò la presa dalla camicia del ragazzino.

-Volete che le parli? Va Bene. Va bene, lo farò, sia perché voglio che lei riprenda il pieno controllo di sé e la consapevolezza di chi è, sia perché non voglio affatto che si dica in giro che, Tsubasa Andou, non ha fatto nulla per riportare la sua piccola amica sulla buona strada.- 

E gli ammiccò, consentendo a quel bel sorrisetto beffardo di danzare nuovamente su quella sua faccia da schiaffi.

Natsume non riuscì ad evitare di mostrarsi felice e diede perfino spazio ad un sorriso che, seppur flebile, emanava una sorta di energia positiva, che permeava l’aria, dando alla stanza e all’intera discussione, una sfumatura più tranquilla e serena.

-Però...-  Tsubasa gli fece la linguaccia. -Non credo agirò se non fino a quando non mi dirai le due magiche paroline!- 

E inarcò le sopracciglia, voltandosi verso la sua destra, con fare di superiorità, un comportamento che non gli si addiceva affatto ma che mi portò al tentativo di trattenere una risata.

-Le due magiche...?- Il ragazzo dall’abilità pericolosa parve, inizialmente, non capire, per poi, in seguito, sospirare, trovatosi improvvisamente spalle al muro.

-Avaaaaanti.- Il tono sempre più irritante. 

Ad un certo punto, Tsubasa tentò perfino di improvvisare uno sguardo alla bambi, per beccarsi solamente un cazzotto proprio sul capo da parte dell’altro.

-E va bene.- Risollevò lo sguardo ardente. -...Per Favore.-

-Uhm,come?- Il senpai incrociò le braccia al petto. -Non credo di aver sentito bene.-

-PER FAVORE!- Ruggì allora il giovane Hyuuga. - Io la... Amo.-

Perfino io fui scossa da un fremito.

Ero consapevole dei sentimenti che da sempre provava per la mia migliore amica ma, in quel momento, sentirglielo dire, mi lasciò di stucco.

Era proprio lui quello che poteva riportare indietro la mia, la nostra, Mikan. Non Tsubasa Andou e il suo essere divertente e protettivo. Ora lo avevo ben compreso. Quel disperato tentativo da parte del ragazzo delle abilità speciali sarebbe stato alquanto inutile. 

D’un tratto,udii un rumore di passi dall’interno.

Ancora colpita, mi rimisi in piedi. Dovevo andare prima che raggiungessero l’uscita.

Mi avviai in direzione dell’aula in cui, Misaki e una decina di suoi doppioni assieme a tanti altri ragazzini, stavano allestendo come meglio potevano.

Quando Tsubasa irruppe, mi lanciò un’occhiata sorpresa ma anche trionfante.

-Ehi.- Mi sentii dire dal diciottenne mingherlino con l’Alice della danza della pioggia.-Ma che ci fai qui?-

Gli tirai un pugno con il mio aggeggio preferito e scossi il capo, quando mi accorsi dello sguardo di tutti i presenti concentrato sulla mia figura pallida e scostante.

-Baka. Io sono sempre stata qui.-

*Senpai= Compagno di scuola(o sul lavoro)più "anziano",esperto.

**Imouto=Sorella Minore

  
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