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Autore: TonyHale    30/08/2014    0 recensioni
Joshua Blacksilver aveva solo sedici anni quando la sua vita fu completamente stravolta. Scoprì di essere uno Shadowhunter,un cacciatori di demoni.Verità nascoste e parenti rivelati. Di chi ci si può fidare quando tutti ti vogliono dalla loro parte e scopri che hai vissuto parte della tua vita basandoti sulle bugie?
E se le forze del male ti affascinassero?
Genere: Avventura, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
 
Il prescelto si manifesterà nella città del destino.
Avrà immensi poteri.
Luce e tenebre in un unico essere, un Nephilim diverso dagli altri.
Nella città del destino, il prescelto si manifesterà.
Decidendo di morire salvando tutti o rimanere a guardare l’Apocalisse.      
Mi alzai di scatto dal letto, con il dorso della mano mi asciugai la fronte,ero completamente sudato. Ormai erano giorni,se non settimane, che avevo lo stesso incubo o sogno. Tutto bianco, e poi c’era questa voce che narrava sempre le stesse frasi.
-Josh alzati,farai tardi a scuola- urlò mia madre -Come tutte le mattine.
Di malavoglia mi alzai dal letto e controllai l’ora, 7:00. Non male, di solito mi alzavo anche più tardi. Avevo solamente mezz’ora per prepararmi. Dopo una doccia veloce,presi un paio di attillati jeans scuri, una t-shirt nera e i miei anfibi. Scesi al piano di sotto e vidi mia madre intenta a preparare l’ennesima colazione che non avrei mangiato.
-Buongiorno tesoro,buon compleanno.
-Grazie.                
-Questo è per te- mi porse un regalo. Impacchettato in quel modo così imbarazzante,proprio come piaceva a lei.
-Mamma sai che odio queste cose- Mi lamentai
Lo scartai rivelando il regalo. Era un ciondolo,un simbolo nero fatto d’argento.
-Era di tuo padre, avrebbe dovuto regalartelo lui è un ciondolo ereditario-vidi il suo volto intristirsi, le mancava mio padre, ed anche a me.
Lo indossai nascondendolo sotto la t-shirt. Mia madre tossì liberandoci dal quel momento imbarazzante.
-Allora vuoi delle uova o del baco…
-Mangerò qualcosa per strada.
Sentii mia madre sbuffare, ormai non protestava più non mangiavo la colazione da anni. Presi il mio zaino,le chiavi e il cellulare e diedi un bacio a mia madre prima di uscire.
 -Josh sta attento- disse
-Ma io sono un ragazzo prudente,lo sai- dissi facendo cogliere la mia nota di sarcasmo.
-Tesoro dico sul serio, non t’intrattenere e vieni subito a casa- si fece più seria.
-D..D’accordo- risposi senza farci poi troppo caso.
Scesi in strada e controllai l’orologio, 7.20.Merda,mal che vada salto la prima ora. Il mio cellulare vibrò avvertendomi di una chiamata,Kaila.
-Pronto?
-Si può sapere dove ti sei andato a cacciare? 
-Sono per strada, questione di minuti e arrivo.
Intanto un gran fracasso copriva la voce di Kaila.
-Kaila che succede? Dove ti trovi? 
-Sono a scuola, Chris sta picchiando il professore di storia
Ecco spiegato il fracasso.
-Se lo merita, mi ha mandato in presidenza per avergli dato del pallone gonfiato.
-Ma è ovvio che l’abbia fatto,non puoi dargli del pallone gonfiato.
-Sono fuori scuola, ci vediamo al solito posto
Non attesi una risposta, sapevo che ci sarebbe andata. Tutti noi ci andavamo. Era dietro la scuola e ci riunivamo lì. Kaila,Chris,Alex, Madison ed io. Arrivai sul retro della scuola ed erano tutti lì.
Kaila intenta a sistemarsi i piercing, Chris e Madison a pomiciare e Alex a fumare.
-Giorno- mi appoggiai al muro, lasciando cadere lo zaino a terra.
-Auguri tesoro- disse Kaila posando il suo cellulare in tasca e abbracciandomi
Così fecero gli altri, ma si sa l’abbraccio più caloroso fu quello di Alex.
Alex mi porse il pacchetto di sigarette, ne presi una. Non era un tipo di molte parole, ma quello era un suo modo per darti il buongiorno.
La campanella suonò.
-Dovremmo tornare in classe-disse Madison
-Proprio sul più bello-fece Chris
-Muoviti, andiamo in classe- lo prese per il colletto della camicia e lo trascinò a scuola.
Risi.
-Quei due non la smetteranno mai.
-Lo credo anch’io- aggiunse Kaila
Mi voltai verso Alex  che stava fissando il vuoto, aveva l’aspetto da cattivaccio, ma era così dolce.
-Ci vediamo dopo-dissi lasciandogli un bacio sulla guancia.
Un sorriso comparve sulle sue labbra, era sempre molto apatico e farlo sorridere mi rendeva orgoglioso. Insieme a Kaila ci dirigemmo in classe. Kaila prese posto tra i primi banchi, ma lo fa solo perché deve colpire i professori e non ha una buona mira. Ignorandola mi sedetti all’ultimo banco, da solo.
La giornata passò velocemente.
Tornai a casa e ascoltai quello che mia madre mi ordinò di fare anche perché non avevo voglia di litigare di nuovo con lei. Ma ricevetti una
-Tesoro puoi farmi un favore?-sembrava stesse correndo
-C..certo, ma che succede ti sento strana…
-Niente, ma promettimi che non tornerai a casa 
-Ma mi avevi detto di tornare in fretta…-ero sempre più preoccupato
-Lo so cosa ho detto ma tu non tornare- adesso ero sicuro che stava correndo
-Va bene, ma che sta succedendo? >>
- Promettimelo
-Ma mamma che succe…
- Ho detto promettimelo- urlò
-D’accordo te lo prometto- dissi seriamente preoccupato
-Va a casa di zia Allison 
Poi la telefonata finì. Non sapevo cosa stava succedendo ma avevo il presentimento che zia Allison sapeva qualcosa. Mi diressia casa sua, non era la mia vera zia ma era un’amica di mia madre e la conoscevo da praticamente tutta la vita. Era come di famiglia e la consideravo davvero una zia.
Una volta fuori casa sua bussai ripetutamente. Ero piuttosto agitato. Aprii quasi subito la porta.
-Sono già qui non è vero? -disse, si guardò intorno e poi mi trascinò nel suo appartamento.
Sul tavolo del salone aveva ogni tipo di arma. Non erano armi normali, erano strane. C’erano pistole con strani proiettili, spade e alcuni pugnali credo.
-Cosa sta succedendo?E perché hai delle armi in casa?-domandai esasperato.
-Non c’è tempo per le spiegazioni-rispose fredda.
Prese una cintura e me la lego intorno ai fianchi. Era nera e al centro portava uno strano simbolo,assomigliava a un rombo con le ali. Zia Allison velocemente prese alcune armi e me le infilò nelle tasche della cintura. Poi mi portò verso il retro dell’appartamentento. Aprii la porta e ci trovammo sulle scale che portavano al retro del palazzo. Accanto ad una busta dell’immondizia c’era una Harley Davidson. Zia Allison mi porse il casco e salì sulla moto.
-Da quando hai una moto?- domandai allibito
-Non è mia, è di tua madre-rispose divertita
Mia madre aveva una Harley Davidson ed io non lo sapevo?
Indossai il casco e neanche il tempo di aggrapparmi bene alla moto che mia zia già sfrecciava per le strade di New York.
Arrivammo fuori qualcosa che doveva essere una chiesa abbandonata. Notai una scritta, Institute. Al centro aveva lo stesso simbolo che c’era sulla mia cintura. Intanto zia Allison stava sussurrando qualcosa che fece aprire la porta. Quello che i miei occhi videro dopo fu qualcosa di surreale. L’interno era un enorme palazzo. Il soffitto sembrava non avesse fine, dal centro della sala partivano due eleganti scalinate che portava a corridoi che sparivano nell’ombra. Appese alle pareti delle scalinate c’erano dei quadri. Zia Allison prese una di quelle scale, sembrava conoscere quel posto.
-Non muoverti da qui -mi disse prima di sparire tra i corridoi.
Quel posto m’incupiva nonostante fosse elegante e trasmetteva un senso di protezione. Non riuscivo a non pensare a mia madre. E cosa stesse succedendo.
-Quale onore, Joshua Blacksilver 
Una figura comparve in cima alle scale. Aveva dei folti capelli biondi e indossava una camicia abbottonata svogliatamente,la prova erano i bottoni nel posto sbagliato. Lentamente scese le scale e si avvicinò a me. Solo quando lo vidi da vicini notai i suoi occhi. Di un azzurro ipnotico.
-Tu come fai a sapere il mio nome? E dove mi trovo?- domandai indietreggiando,quel ragazzo non mi piaceva.
Un sorrisino presuntuoso comparve sul suo viso. Probabilmente il mio atteggiamento da agnellino impaurito lo divertiva.
-Credimi, ti ho visto crescere-disse -Vieni con me ti mostro una cosa
Che io sapessi solo mia madre si era presa cura di me, e di questo ero sicuro. E quel ragazzo non mi piaceva per niente.
-Allora ti sbrighi?
Salii lentamente le scale, fino ad arrivare a uno scalino inferiore al suo. Nel salire notai che quelli non erano quadri,ma foto incorniciate. M’indicò una foto. Rappresentava il posto da cui siamo entrati. Ma della chiesa abbandonata c’era un enorme edificio che ergeva imponente nel cielo. Un angelo sovrastava l’entrata. C’era una donna,mia madre. Era sicuramente alla mia età. Tra le braccia di un ragazzo. Non ne feci molto caso all’inizio ma notai una cosa,i suoi occhi. Avevo visto solo una persona con quella tonalità di azzurro,me.
-Sì, è tuo padre prima che morisse
Quindi quello era mio padre,quando aveva circa la mia età. Le lacrime iniziarono a rigare il mio viso. Perché piangevo? Forse perché non avevo mai visto mio padre o forse perché volevo solo sfogarmi, ma in quel momento mi liberai di tutta la tensione che avevo accumulato. Il ragazzo scese il gradino e mi abbracciò. Non sapevo chi fosse ma in quel momento seguì l’istinto. Gli strinsi le braccia intorno al petto e piansi forte. Sentii il suo torace vibrare, probabilmente aveva riso. Alzai il capo e lo guardai. Aveva un sorriso stampato in faccia, sembrava un angelo.
-Vieni ti accompagno in stanza hai bisogno di riposare
Non riuscii a ribattere, ero troppo stanco. Lo seguii tra tutti quei corridoi che sembravano tutti terribilmente uguali. Poi ci fermammo davanti ad una porta. L’aprii e mi  lasciò entrare. Era una delle stanze più eleganti che io avessi mai visto, se non la più elegante. C’era un letto a baldacchino fatto in legno al centro della stanza. Nel legno erano intagliati alcuni simboli. Sul lato destro della stanza c’era una poltrona sulla finestra. Sul lato sinistro un’elegante scrivania. C’era una porta, il bagno probabilmente. Mi avvicinai al letto sedendomi sulla cassa appoggiata a esso. Con le dita sfiorai i simboli intagliati sul legno.
-Sono rune della protezione 
Il ragazzo se ne stava appoggiato allo stipite della porta, fissandondomi. Sorrideva quasi come un genitore sorride ai primi passi del figlio.
-La mia camera è quella infondo al corridoi se hai bisogno di qualcosa sono lì-disse prima di chiudersi la porta alle spalle
-Aspetta-dissi alzandomi di scatto e aprendo la porta
-Non pensavo avresti fatto così in fretta >> disse sarcastico
-Qual è il tuo nome? >> domandai
-Jace-

Spazio Autore

Ciao a tutti,sono Tony. 
Questa è la mia prima fanfiction. Ci ho messo davvero molto per scriverla e spero vivamente che vi piaccia. Scusatemi se è un po' lungo ma mi farò perdonare nei prossimi capitolo.
Saluti,
Tony xxx

   
 
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