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6 - They
have all been blown out
L’infermiera
a cui è toccato il
turno di notte doveva avere altri programmi quella sera a giudicare
dalla
quantità di sbuffi che senti mentre fingi di dormire.
La percepisci
accanto a te,
vicino al monitor che mostra le tue funzioni vitali e poi si allontana
verso
quello di Castle.
Immobile,
aspetti che faccia il
suo dovere e solo quando lei esce dalla vostra stanza osi aprire gli
occhi.
È
quasi una settimana che sei
costretta a stare sdraiata e cominci a sentirti in trappola.
Non sei tipo che
ozia a letto o
che resta inattiva per troppo tempo e quella degenza forzata ti sta
facendo
impazzire più dei racconti assurdi dei vostri famigliari e
amici.
Un paio di
infermieri vi
aiutano a riattivare i muscoli atrofizzati massaggiandoli e piegandoli
varie
volte ma di camminare o muoversi liberamente ancora non se ne parla.
In definitiva
l’unico movimento
che fate è portare la forchetta dal piatto alla bocca.
Sospiri
afflitta. Almeno ora
riuscite a parlare quasi normalmente e le corde vocali non vi bruciano
più.
La cosa peggiore
di quella
situazione è il non sapere.
Siete ricoverati
in ospedale e
non sapete il perché.
Non vi ricordate
niente
dell’ultimo anno e nessuno vi dice nulla.
La scusa
più gettonata è quella
di non stressarvi ulteriormente e di non turbarvi.
Così
sì
che stiamo calmi e rilassati.
Meno i vostri
amici vi vogliono
dire, più capite che deve essere grave.
E allora come
stare calmi?
Il bip
dell’elettrocardiografo
aumenta di velocità, sottolineando la tua agitazione.
Riprendi il
controllo e cerchi
di calmarti o nessuno vi racconterà più nulla se
ogni volta vieni sedata.
Concentrati
sulle cose
importanti.
Sono
viva.
Castle
è vivo.
Siamo
insieme.
Le pulsazioni
tornano
immediatamente regolari anche se nulla ti impedisce di domandarti come
ha avuto
inizio tutto questo e perché non te lo ricordi.
“Vuoi
sentire la mia teoria?”.
Ti volti verso
la sua voce e
grazie alla poca luce che filtra dalla finestra scorgi il suo profilo,
anche
lui insonne, perso a fissare il soffitto.
“Sì”,
gli rispondi.
“Gli
alieni ci hanno fatto il
lavaggio del cervello”.
Sorridi grata di
averlo come
compagno.
Compagno di vita
e, mai come
ora, compagno di stanza.
Basta una
stupida battuta per
sentirti in pace.
Per farti
battere il cuore.
Perché
lui deve farti ridere,
deve alleggerire i tuoi pensieri a costo di fare lo stupido.
Ci sono momenti
nella vita in
cui è giusto essere incoscienti e fregarsene delle regole,
dei medici, dei
parametri vitali.
È
questo che pensi mentre
scosti le coperte e ti togli i sensori da petto.
Scendi piano dal
letto e ti
accorgi di quanto il tuo corpo ti sembri pesante da sorreggere.
“Kate,
sei impazzita? Torna a
letto!”, la preoccupazione nella voce di Castle non ti frena.
Ti appoggi al
muro e hai la
fortissima sensazione che siano trascorsi secoli dall’ultima
volta che hai
camminato.
Ti gira un
po’ la testa quando
finalmente arrivi al suo letto.
“Ecco
fatto”, gli dici
sorridendo per nascondere il dolore che hai in tutti i muscoli.
“Dovresti
essere a letto a
dormire” ti rimprovera ma ha già le braccia aperte
per accoglierti.
Ti sdrai accanto
a lui ed è
come se all’improvviso tutto fosse tornato al proprio posto.
“Non ho sonno”,
confessi sul suo petto “Mi sembra di dormire da una
vita”.
Castle ti da un
bacio sulla
testa “Fra cinque minuti esatti si accorgeranno che qualcosa
non va con il tuo
monitor e verremo rimproverati a dovere”.
“L’ultimo
ricordo che ho è il
dolore di saperti morto, per mano di Jerry Tyson, o così
credevo in quel
momento... Posso sopportare di essere sgridata dalle infermiere. Lascia
che mi
goda questi miseri cinque minuti”, lo dici stringendoti
ancora di più a lui.
“Non
sarebbe nello stile del
3xk, dati i nostri trascorsi sarei già morto a
quest’ora...”, dice pensieroso
“Però
ricordo di essere stato tirato fuori dall’auto, Kate... o
almeno credo... ma
tutti sostengono che io sia uscito da solo barcollando fino al primo
paese
vicino... forse me lo sto sognando... qualunque cosa ci sia successa,
mi sta
scombinando il cervello. Stento a credere a quello che ci raccontano, ai nostri comportamenti. Ma
sono i nostri amici
e i nostri parenti, non ha senso pensare che stiano mentendo
giusto?”
“Mi
sento come te”, nemmeno tu
hai risposte “Odio non sapere”.
“Quindi
dobbiamo capire perché
ci siamo comportati così”
prosegue Castle “Perché
in un anno
non abbiamo riorganizzato il matrimonio, perché
sembra che pomiciamo davanti a tutti senza il minimo pudore, perché io non mi interesso della vita
scolastica di mia figlia e perché
mai
tu dovresti consigliarle di civettare e fare la smorfiosa con i
ragazzi!”,
l’ultimo punto viene enunciato come se fosse molto, molto
più importante degli
altri, facendoti sorridere nuovamente.
Stai per
rispondergli quando
l’infermiera del turno di notte irrompe trafelata nella
stanza.
Si precipita al
tuo letto,
trovandolo vuoto “Ma che...?”.
Poi ti vede:
“Signorina
Beckett!”.
“Beccati”,
sussurra Castle al
tuo orecchio.
“Com’è
riuscita ad alzarsi?”,
ti domanda mentre ti aiuta a scendere dal letto per ritornare nel tuo.
“Forza
di volontà?”, le
rispondi prontamente.
“Mi
voleva troppo”, dice invece
Castle.
Gli getti
un’occhiataccia
mentre lo scopri intento a sbirciare nell’apertura del camice
sulla tua
schiena.
“Non
si sarebbe dovuta staccare
gli elettrodi ed è stato estremamente rischioso alzarsi
così!”, ti ammonisce la
ragazza.
“Se
sapessi con esattezza la
mia condizione fisica potrei valutare meglio cosa è o non
è rischioso”, ribatti
con fermezza.
“Voi
dovete solo fare quello
che vi dicono i dottori, sono qui apposta per farvi stare
meglio”.
Non rispondi
altro perché sai
che ha ragione, lasci che ricolleghi il monitor e che ti rimbocchi le
coperte.
“Ha le
rotelle questo
aggeggio?”, le domandi colta da un’improvvisa idea.
“Sì,
perché?”.
“Perché
le posso assicurare che
quello che è successo stanotte
accadrà
ancora e ancora solo che stavolta porterò con me il
monitor”.
“Ma...
no, lei.. non può...”,
cerca di replicare la povera infermiera a cui siete capitati.
“Avvisi
pure le altre
infermiere, il primario o chi vuole lei!”.
“Adoro
quando è così
ostinata!!”, dice Castle rivolto alla ragazza.
La vedi scuotere
la testa. Un
po’ ti dispiace, sta solo facendo il suo lavoro.
Si avvia verso
la porta della
vostra stanza ma sulla soglia si volta con un sorriso comprensivo in
volto “Voi
due mi metterete nei guai”.
Ivi’s
corner:
Un po’ di romanticismo in
questo sabato nuvoloso, almeno qui da me :)
spero che da voi
ci sia il sole
*-*
Nessuna risposta in questo
capitolo ma su che i Caskett pucci pucci vi vanno bene lo stesso, no?
Scusate l’attesa, avrei voluto
pubblicare giovedì sera x festeggiare i pugni indomiti di
Nathan e la foto
spoiler di Arrow (ujdhvbfuefuioeouifb) ma poi sono andata al cinema e
non ce l’ho
fatta >.<
Anyway, buon weekend!