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Autore: cliffordsarms    30/08/2014    5 recensioni
"Anche se quella, alla fine, si era rivelata l'esperienza di una notte, era stata una prova, un test, che, nonostante entrambi avessimo gradito, non si era ripetuta, perché, essendo tutti e due sotto l'effetto della droga e dell'alcol, avevamo dimenticato.
O forse, era un'esperienza che entrambi avevamo fatto finta di dimenticare."
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Alla Sbriciula.
 
 
Only One Night?
 
You got something to say?
Why don't you speak it out loud,
Instead of living in your head?
It's always the same.
Why don't you take your heart out,
Iinstead of living in your head?
 
Ci conoscevamo da tempi remoti, eravamo diventati amici da bambini, tanto che anche le nostre madri si erano affezionate. Siamo sempre stati solo amici, nient'altro, non saremmo nemmeno riusciti a immaginarci diversamente.
Ma negli ultimi tempi Matty era cambiato, non era più lo stesso. Non solo nei comportamenti, era cambiato il suo stile di vita. Per quanto riguardava il comportamento, era sempre stanco e cercava continuamente di trovare qualche posto in cui poter schiacciare un pisolino, potevo dedurre che non doveva dormire molto la notte e mi domandavo cosa facesse. Inoltre, il sabato sera, verso le 10.30 p.m., mi chiamava e, con la voce che aveva solo quando fumavamo erba insieme, mi chiedeva di andare a qualche festa di qualche popolare della nostra scuola. Il che era molto stano per lui, non aveva mai voluto andare a quelle feste, aveva sempre preferito i pub; non davo mai molto peso alla voce, probabilmente fumava di sera, ma eravamo adolescenti, lo facevamo spesso. Questo riguardava anche i cambiamenti nello stile di vita, Matty non era mai stato un tipo festaiolo e ora, ogni sabato sera, mi trascinava a una festa diversa, iniziavo a non capirci nulla.
Dopo quasi tre mesi in cui ogni sabato andavamo a una festa diversa, avevo notato che ognuna di esse aveva qualcosa in comune: Matty spariva in bagno e quando tornava era completamente fuori. All'inizio non ci avevo dato peso, pensavo che fosse già fuori e la concomitanza tra bagno e questo fosse solo una coincidenza, ma dopo tre mesi che questo accadeva, avevo capito che non poteva essere tutto un caso.
Quel sabato sera ero intenzionata a passarlo chiusa nella mia stanza, stesa sul mio letto, luci spente e musica a palla; non cercavo di coprire i pensieri, anzi il contrario, cercavo di pensare a Matty e a questi suoi cambiamenti degli ultimi tempi.
Era appena partita "Break Your Little Heart" degli All Time Low, quando la porta della mia stanza si era aperta, facendo in modo che un Matty leggermente fatto entrasse, seguito dal suo solito odore di fumo. Io mi ero affrettata a sedermi sul letto e spegnere la musica con il telecomando dello stereo, accendendo l'abat-jour sul mio comodino.
Lui si era portato una mano davanti al viso, come quando si ha il sole contro, e si era seduto sul mio letto con poca delicatezza. Mi ero fatta scappare una risata e lui si era alzato di nuovo, aprendo uno dei cassetti del mio armadio e tirando fuori i miei pantaloncini di pelle a vita alta. Poi aveva aperto un altro cassetto e aveva lanciato sul mio letto un corpetto corto, sempre nero. Solo quando l'avevo visto prendere i miei tacchi alti neri e appoggiarli vicino al letto avevo realizzato cosa volesse fare.
«Una festa anche stasera? Non stiamo un po’ esagerando?» avevo chiesto contrariata.
Lui si era limitato a guardarmi e a fare un cenno con il capo, indicando l'outfit che aveva creato appoggiato sul letto. Io avevo sbuffato ed ero andata in bagno a cambiarmi. Quand'ero uscita Matty mi aveva porto il suo, per me enorme, chiodo e mi aveva aiutato a indossarlo. Mi ero avvicinata allo specchio per guardare come quell'outfit mi stesse e dovetti ammettere che il mio migliore amico aveva gusto. Lui si era messo dietro di me e aveva fatto un sorriso compiaciuto notando la mia sorpresa nel vedere che anche lui sapeva qualcosa di moda.
«Ti sta benissimo.» mi aveva sussurrato all'orecchio con un tono malizioso, poi aveva strusciato il naso nell'incavo del mio collo. Io avevo sussultato e mi ero spostata, sentendo inoltre il suo respiro odorare di erba.
Così eravamo saliti sulla sua macchina nera e lui aveva abbassato il finestrino, iniziando a fumare la sigaretta che teneva appoggiata sull'orecchio. Guidava, tenendo lo sguardo fisso sulla strada e il braccio fuori, per evitare di far finire la cenere nella sua amata auto. E mentre lui non mi degnava di uno sguardo, io non potevo fare altro che osservare il suo profilo. Era leggermente illuminato dai lampioni sulla strada, ciò produceva un'ombra su di me, che speravo facesse in modo non si accorgesse che lo stessi fissando. D'un tratto sorrise compiaciuto, come se avesse capito, ormai, cosa stessi facendo.
Aveva dato un ultimo tiro alla sigaretta e l'aveva lanciata fuori da finestrino, poi aveva tirato un po’ su il vetro, ma che continuava a far entrare abbastanza vento per scompigliargli i capelli mossi. Mi aveva appoggiato perciò la mano sulla gamba, all'altezza del ginocchio, e in poco, era risalito fino a pochi centimetri dall'orlo dei miei pantaloncini. L'avevo fermato, poggiando la mia mano sulla sua e lanciandogli uno sguardo fulminante, che probabilmente si era sentito addosso, perché aveva subito rimesso la mano all'altezza del mio ginocchio.
Eravamo arrivati al parcheggio sopra al lago, così era sceso e, vedendo che non mi ero mossa, era passato dall'altro lato e mi aveva aperto la portiera, invitandomi a scendere.
«Matty, dì qualcosa almeno, dove stiamo andando? Non è da te non dire nulla.» avevo detto, incrociando le braccia al petto ma continuando a seguirlo. Sì, il suo alito puzzava di erba e, sì, stava esagerando con queste feste, ma io mi fidavo di lui, l'avevo sempre fatto e, anche quella volta, l'avevo fatto.
Si era voltato e mi aveva sorriso. «Andiamo, è solo una festa. Dobbiamo arrivare dall'altro lato del lago, quella terrazza.» aveva detto pacatamente, indicando un enorme balcone dall'altro lato della distesa d'acqua, tutto illuminato, da cui provenivano delle basse a un volume assurdo.
Si era poi avvicinato, nonostante io continuassi a camminare verso la direzione della casa. Si era messo dietro di me e si era avvicinato al mio orecchio, infilando una mano nella tasca del suo giubbotto.
Data la grandezza dello stesso, la tasca arrivava precisamente all'altezza della mia parte intima, perciò quando aveva iniziato a smuoverla mi aveva sfiorata, facendomi uscire un gemito. Poi aveva tirato fuori le sigarette e «Mi servono queste.» aveva soffiato nel mio orecchio. Sentendo il mio gemito, inoltre aveva sorriso compiaciuto, cosa che avevo percepito nel tono della sua voce.
I comportamenti di Matty quella sera iniziavano a diventare troppo strani, non aveva mai fatto così. Non si può dire che fosse un santo, cedeva anche lui alla tentazione di toccare le donne, ma con me, non si era mai permesso. Inoltre il suo odore, non era la solita erba, e anche la sua auto sapeva dello stesso. Avevo già sentito quella puzza, perché non penso che si possa chiamare odore; ma non su Matty, non nella sua macchina, non su qualunque cosa che lo riguardasse. Non era il tipo, lui era più nicotina/marijuana, non Chocolate.
Questi pensieri ora mi stavano tormentando e camminavo facendo con le braccia movimenti semicircolari intorno alla vita. D'un tratto avevo sentito qualcuno prendermi la mano, fermando il mio "passatempo", se così lo vogliamo definire. Mi aveva attirata a lui, fermando inoltre la mia passeggiata verso quella terrazza. Ci stavamo impiegando troppo tempo a raggiungerla e, alla fin fine, avevo bisogno di quella festa, dovevo distrarmi da tutti quei pensieri.
Mi aveva attirata a sé, facendo aderire i nostri bacini, e mi aveva fatto incrociare le braccia sul petto, tenendo le sue mani intrecciate alle mie. Aveva appoggiato il mento sulla mia spalla e aveva sospirato, stringendo l'abbraccio.
«Rilassati Ali.» mi aveva sussurrato all'orecchio, per poi baciarmi il collo, rischiando quasi di lasciarci un segno.
Avevo emesso un gemito, buttando la testa indietro in modo che si appoggiasse sulla sua spalla, ma poi avevo capito cosa stesse facendo e mi ero sciolta dalla sua stretta, nonostante stessi bene tra le sue braccia. Credevo che fosse leggermente fatto e di conseguenza non fosse in sé, non era Matty e io non volevo che quello che lui stava per fare accadesse, eravamo amici, niente d'altro.
Arrivati alla festa, persi di nuovo di vista Matty, come ogni altra volta. Avevo perciò deciso di andare al bancone e bere qualcosa, avrei ammazzato così il tempo.
D'un tratto avevo sentito qualcuno mettere una mano sulla mia spalla, facendomi irrigidire, e poi ordinare una bottiglia di vino. Per fortuna era solo il mio migliore amico, così mi ero un po rilassata. Inoltre solo Matty avrebbe potuto ordinare una bottiglia di vino rosso a una festa privata, normalmente si ordinavano altri alcolici, questa era un'abitudine che non era cambiata e mi faceva pensare che ci fosse ancora qualcosa del mio migliore amico in mezzo a quella strana persona che mi poggiava la mano sulla spalla; sorrisi a quel pensiero.
Presa la sua bottiglia di rosso si era avvicinato al mio orecchio, nuovamente, avevo iniziato a pensare che avesse sviluppato una specie di fissazione per il mio padiglione auricolare, o forse per il mio collo, che aveva sfiorato con il naso prima di sussurrarmi «Balliamo?». così mi ero alzata dallo sgabello e mi ero fatta trascinare da Matty in mezzo alla pista da ballo.
Eravamo schiacciati in mezzo a troppe persone e solo quando mi avevano spinta addosso a lui mi ero resa conto che aveva la camicia sbottonata. Avevo poggiato le mani sul suo petto e alzato lo sguardo verso di lui che mi aveva sorriso maliziosamente, per poi fare un sorso dalla sua bottiglia. Quando avevo intuito che aveva finito, gliel'avevo presa di mano, facendo un sorso, ma senza staccare gli occhi dai suoi. Mi guardava in modo malizioso ancora, ma allo stesso tempo contrariato, non amava il fatto che gli avessi rubato la bottiglia di mano.
Quando gliel'avevo restituita mi aveva preso la mano e mi aveva fatto fare una giravolta su me stessa, facendomi voltare. Aveva fatto aderire il suo bacino al mio basso ventre e aveva iniziato a strusciarsi. Dovevo essere completamente ubriaca, perché avevo alzato il braccio e avevo appoggiato la mano sulla sua spalla, facendolo avvicinare a me ancora di più e iniziando a muovermi anch'io.
Avevamo continuato così per diverse canzoni, continuando a strusciarci uno all'altra. Avevo capito di non essere ubriaca, forse brilla, ma era quello che volevo, ed ero sicura che anche Matty lo volesse, d'altronde "In vino veritas"; anche se alla fine, in quel momento, non avevo dato peso a ciò, ero presa dall'attimo, ero presa da lui, dalla musica, dalla festa, dall'odore di droga che emanava il suo corpo, che forse, aveva un po’ tirato in ballo anche me; o semplicemente, volevo che accadesse.
Mi aveva trascinata in bagno, dove c'erano dei ragazzi che ridevano come dei pazzi e altri, che sembravano un po’ più normali, intenti a preparare qualcosa sul bordo della vasca.
«Ti va?» mi aveva chiesto Matty.
Cos'era? Cocaina. E, a giudicare dallo sguardo che mi aveva rivolto, per lui non doveva essere la prima volta. Avevo annuito, senza pensare, infondo, cos'avevo da perdere? E poi, i rischi che succedesse qualcosa erano davvero minimi.
Mi avevano spiegato come fare ed io e il mio migliore amico ci eravamo guardati, lui cercando di rassicurarmi con lo sguardo.
Quando eravamo usciti e ci stavamo avviando verso la macchina, Matty aveva appena comprato un'altra bottiglia di vino che, questa volta, avevamo condiviso. Perciò, in poche parole, eravamo fatti e ubriachi. Eravamo giovani, se non l'avessimo fatto ora, quando avremmo potuto?
Continuavamo a ridere, per nostra fortuna non passava nessuno. Gli avevo preso la bottiglia e avevo fatto un sorso. Quando gliel'avevo restituita mi aveva preso per il braccio e  attirata a lui, facendomi sbattere nuovamente contro il suo petto, ancora nudo. Mi aveva abbracciata stringendomi con un solo braccio, mentre con l'altro beveva il vino. Io mi ero accoccolata sul suo petto, assumendo l'odore che emanava, Chocolate mista a nicotina e sudore; non era uno dei migliori, certamente, ma in quel momento, mi rilassava. Poi mi aveva stretta a lui anche con l'altro braccio e io avevo alzato il viso nella sua direzione, facendogli un sorriso che lui aveva ricambiato allo stesso modo.
Si era man mano avvicinato, arrivando a far sbattere le nostre fronti. Ci guardavamo negli occhi e ci perdevamo nelle iridi l'uno dell'altra, che entrambi avevamo contornate di rosso. Mi piacevano le sue iridi marroni, nonostante non avessero nulla di particolare in sé: erano delle normali iridi castane. Ma mi piaceva il modo in cui mi scrutavano, in cui osservavano ogni volta ogni mio minimo particolare o dettaglio, ogni mia minima mossa o comportamento.
Matty aveva appoggiato la bottiglia sulla panchina alle sue spalle e aveva fatto scivolare entrambe le mani sotto il mio sedere, facendo dei passi indietro, per avvicinarsi di più alla panchina. L'aveva stretto e poi mi aveva fatto allargare le gambe, prendendomi in braccio. Si era poi lasciato cadere malamente sulla panchina, ma avevo capito che non era stato intenzionale, solo che era fatto e ubriaco e non si era controllato.
Aveva passato le mani sul mio fondoschiena ed io avevo intrecciato le mie tra i suoi capelli. Ammetto che avevo potuto sentire la sua erezione crescere nei suoi pantaloni, così avevo iniziato a baciargli il collo, spostando le mani sulle sue spalle. L'avevo sentito lasciarsi uscire un gemito e avevo sorriso soddisfatta. Aveva poi iniziato a farmi spingere, facendomi strusciare, così mi ero lasciata uscire io un gemito, più sorpreso che altro.
Nonostante tutti questi siano ricordi abbastanza offuscati, ricordo perfettamente lui avvicinarsi al mio viso e attaccarsi alle mie labbra, come se non avesse aspettato altro per tutta la durata della sua esistenza fino a quel momento. Era un bacio veloce, affrettato, era un bacio pieno di passione e malizia, pieno di voglia di esplorarsi, o meglio, di esplorarmi. Non avevo fatto nulla per impedirlo perché, lo ammetto, non mi era dispiaciuto per niente baciare Matty in quel modo, tutt'altro. Forse era la cocaina in circolo, forse era l'alcol, forse erano le due cose insieme, qualunque cosa fosse, baciarlo era stata la cosa migliore della serata. Mi ero sentita libera, mi ero sentita giovane, avevamo diciott'anni, cavolo!
Anche se quella, alla fine, si era rivelata l'esperienza di una notte, era stata una prova, un test, che, nonostante entrambi avessimo gradito, non si era ripetuta, perché, essendo tutti e due sotto l'effetto della droga e dell'alcol, avevamo dimenticato.
O forse, era un'esperienza che entrambi avevamo fatto finta di dimenticare.
 
Ora, siamo seduti uno affianco all'altra sul muretto di mattoni che fa da confine a una casa abbandonata che si affaccia su una vasta distesa di campi che sembra infinita. Stiamo fumando una sigaretta dopo l'altra in silenzio, siamo già alla terza a testa, e nessuno dei due sembra avere la voglia di spiccicare parola. Sono passati due mesi dalla notte da me raccontata poco fa e, come appunto dicevo, abbiamo fatto finta di averla dimenticata, per quanto mi riguarda è fingere, poiché nessuno dei due hai mai avuto la minima intenzione di tirare fuori questo discorso.
Sto pensando già da qualche giorno di chiedergli di cosa si ricorda di quella sera, perché dopo di essa non mi ha più chiamato per andare a nessuna festa e spero vivamente che sia perché non è più andato a strani party. Mi sembra ora il momento più adatto perché, alla fine, non stiamo parlando di nulla, letteralmente. Ma non voglio essere diretta, tipo da «Hey Matty, ricordi di quel sabato sera che abbiamo quasi scopato su una panchina?», ci girerò intorno.
«Matt?» lo chiamo, mentre faccio uscire il fumo dalla mia bocca, e lui si volta verso di me.  «Come mai non siamo più andati a nessuna festa?» chiedo, facendo rimanere come aperta la frase, in modo che alluda a un «Dopo l'ultima volta».
Lui mi guarda negli occhi, per poi voltarsi e far uscire il fumo dalla sua bocca. È sempre stato un tipo un po’ strano, di poche parole ma di quelli che quando iniziano a parlare non la smettono più, timido ma che ci sa fare con le ragazze, una contraddizione umana ma abbastanza normale. Anche descriverlo fa fare le contraddizioni!
«So che te lo ricordi Ali, dobbiamo smetterla di aver fatto finta di dimenticarlo, perché nemmeno io l'ho fatto.» mi dice, guardandomi.
Io però distolgo lo sguardo, prima abbassandolo e poi tornando a guardare i campi. Ha ragione, lo ammetto, ma io l'ho fatto perché pensavo che lui lo avesse scordato. Pensavo che fosse completamente sotto l'effetto della cocaina e dell'alcol. Io credevo che sarebbe rimasta l'avventura di una notte, una cosa da dimenticare davvero.
«Cos'ha significato per te, Matt? Non vorrei costruirmi enormi castelli che poi si sgretolerebbero.» dico piano. Non c'è nulla da spiegare, è così, è quello che penso. L'ho detto quasi in un sussurro, ma lui ha sentito.
Io credo di considerarlo solo come un amico, ma forse, se mi dicesse che per lui ha significato di più, potrei pensarci sul serio a definire un "noi".
Tengo lo sguardo basso mentre ci penso e appena lo alzo, mi accorgo che mi è praticamente appiccicato. La sigaretta è finita e ora mi sto torturando le mani.
Mi tira su il viso, prendendo il mio mento tra l'indice e il pollice, facendo incontrare i nostri occhi, e si avvicina ancora. Fa incontrare le nostre labbra per un momento, ma subito si scosta. Non capisco cosa io abbia sentito, non so se mi sono sentita bene o se abbia sentito che questo sia un enorme errore, non so se mi abbia dato fastidio o se mi abbia fatto piacere. E non capisco nemmeno cosa abbia sentito Matty, perché mi ha baciata? E perché si è spostato immediatamente? Questo ragazzo per me rimane una contraddizione.
«Com'è stato?» mi chiede, mentre si accende l'ennesima sigaretta.
Sembra quasi che dalla mia risposta dipenderanno i suoi sentimenti e me ne sento responsabile. Se lui fosse innamorato di me ed io gli dicessi che per me non funzionerebbe, lui ci starebbe male. Però non devo farmi film mentali, anche se sarebbero degni di oscar, devo dirgli la verità e se lui soffrirà potrò solo consolarlo.
«Io... non lo so, tu?» chiedo velocemente. Meglio essere vaga, anche se, alla fine è la verità, perché io non so davvero com'è stato, come dicevo prima. Ho paura di quello che Matt mi dirà, non voglio che soffra.
«Sarò sincero Ali, non funzionerebbe tra noi, non in quel modo. Ammetto che mi è piaciuto... quello che abbiamo fatto, ma non credo che ci sia un "noi". È questo che dicono nei film, no?» dice, ridendo infine.
Sono sollevata, è quello che pensavo anch'io. Ma il modo in cui l'ha detto mi fa ridere. Insomma è partito tutto serio e poi ha concluso così, tipico suo.
Rido anch'io e annuisco.
«Concordo.» dico e mi avvicino a lui.
Ha sempre fatto lui il primo passo, non mi piace fare la passiva. Perciò, appena si volta per aver notato la presenza, gli lascio un bacio veloce sulle labbra. Proprio affrettato, così scendo dal muretto. Lui rimane un attimo interdetto, quindi lo chiamo.
«Ti sbrighi?» dico mentre inizio ad allontanarmi, è ora di tornare a casa.
Lo sento scendere dal muretto con un salto e poi iniziare a camminare dietro di me, cercando di raggiungermi. Quando mi ha affiancata, mi mette una mano intorno alle spalle e proseguiamo insieme, verso il paese.
 
Notes
Helloooo!!
Sono venuta a intasare anche questa sezione, ciao a tutti!
Per chi segue già le mie storie, so che non vi sareste mai aspettate una cosa del genere uscire dalla mia testolina, ma Matty Healy ispira ciò, soprattutto con la camicia sbottonata (la fans dei The 1975 sanno che intendo ;)).
Questa OS è infinita, su Word sono cinque pagine e mezzo, non ho mai scritto nulla di così lungo!
Spero di non avervi annoiate, se è così, chiedo umilmente venia.
So che vi state chiedendo chi sia la
Sbriciula, ma sa che le sto parlando, ciao Sbrì!
Non so se tornerò a intasare questa sezione, potrebbe anche essere, vedremo.
Alla prossima,
@cliffordsarms
  
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