“Ricordati che domani siamo a pranzo
dai nonni” sottolineò Louis, pizzicando alla base della nuca un ragazzo dai
corti capelli neri.
“Vivo ancora con i miei: me lo
ricorderanno” gli rispose piccato Kevin, voltando il viso. Il finestrino
dell’automobile gli restituì l’immagine di un ragazzo appuntito, col volto
ovale coronato da labbra sottili e perennemente strette.
“Stai ammettendo di aver bisogno di
qualcuno che ti ricordi le cose?” Commentò Nick accanto a lui, dal suo posto di
guida. I tre ragazzi stavano tornando da una delle loro esibizioni in un bar di
Philadelphia. Il loro gruppo musicale non era famoso ma serviva bene allo scopo
per cui Louis l’aveva creato: dare voce alla sua passione, che poi era anche
quella di suo cugino, Kevin, e del suo migliore amico, Nick.
“Non è colpa mia se di solito sono gli
altri a necessitare del mio aiuto e non il contrario”
Louis si passò una mano sulla corta
barba bionda che gli cingeva il viso, meditando tra l’altro su quanto tagliarla
in occasione della visita ai nonni. Decise infine che i cari coniugi avevano pensieri
più urgenti, dei quali probabilmente il cugino non era a conoscenza. “Non credo
che le aziende chiamino i tecnici informatici se hanno i computer funzionanti.
Ma se ti decidessi a uscire dal tuo ambito lavorativo capiresti le tue
debolezze. Per esempio…”
“Suono in questo meraviglioso trio”
disse Kevin con sarcasmo “ti pare parte del mio lavoro?”
Louis proseguì ignorandolo: sarebbe
stato inutile spiegargli che andare su un palco a suonare la batteria
scambiando poche battute nelle pause e non volendo conoscere nessuno non era la
sua idea di vita sociale. “… parliamo di ragazze”.
Nella macchina calò il silenzio,
interrotto dallo sbuffo di Kevin che prese a fissare ostinatamente davanti a
sé. Il biondo si sentì in dovere di proseguire “I nonni vorrebbero conoscere la
tua fidanzata. D’altronde sei il loro nipote più grande e, a rigor di logica,
il primo che darà loro dei nipoti. Nessuno in famiglia ha avuto il coraggio di
ammettere che probabilmente i tuoi nipoti non esisteranno mai, poiché sarà difficile
trovare qualcuno che ti sopporti. Darai ai nonni un dolore immenso, lo capisci,
cuginetto?” Aggiunse con l’epiteto finale che lo faceva irritare come non mai.
“Sono più grande di te, Louis!” Abbaiò
Kevin come programmato, fissando ostinatamente fuori dal finestrino.
“Sei il più grande qui dentro e quello
con meno conquiste all’attivo: c’è da preoccuparsi” calcolò rapidamente Louis.
“Il fatto è che, quando guardi una
ragazza, sembri pronto a chiederle che modello di computer usa. O quale
antivirus ritiene megliore. Alcune si spaventano,
tutte capiscono che sei uno svitato e si allontanano” rincarò la dose Nick.
“Non mi interessano le ragazze” Kevin
cercò di chiudere il discorso ma una risata volutamente non trattenuta di Louis
riecheggiò nell’abitacolo.
“Nick è stato diretto quando mi ha
detto di essere gay: proclamalo anche tu e cominceremo a cercarti un ragazzo.
Ma l’impresa è altrettanto disperata”.
L’interessato si voltò verso Kevin,
approfittando di un semaforo “Non vuoi uscire con me?” gli chiese, sporgendosi
decisamente verso di lui. Troppo decisamente per Kevin, che lo allontanò con le
mani riportandolo sul suo sedile.
“Sono un eterosessuale che non desidera
una fidanzata. Vi arriva il concetto o devo mandarvelo per mai?” finì di
brontolare, spalmandosi sempre di più contro il finestrino. Le case erano
sempre più vicine e si intravedevano condomini spuntare qui e là: dovevano
essere quasi arrivati a casa di Louis. Ma questo discorso doveva essere portato
fino in fondo.
“Con queste battute non hai proprio
speranze. Secondo me sei consapevole dei tuoi limiti e non vuoi accettare una
sfida che sai di perdere” fece Louis con aria saputa.
“Credo di avere più successo di te con
le donne. E nemmeno mi interessano” concluse Nick ingranando la marcia per ripartire.
“Detta così suona veramente male…” Commentò Kevin, stendendo le lunghe gambe. Una cosa
che adorava del fuoristrada di Nick era la grandezza dei posti del passeggero
(e del bagagliaio, che consentiva loro di trasportare tutto l’occorrente per
una serata).
“Ti stai forse deprimendo per la prima
volta nella tua fulgida carriera?” Louis colse la palla al balzo. D’altronde
Kevin aveva sempre serbato un forte orgoglio per la sua vita organizzata,
istigato dalla rapidità con cui, appena terminata la laurea, gli erano state
proposte varie offerte lavorative.
Il cugino lo liquidò però con un gesto:
“Nicholas è uno sbruffone come al solito” disse rimarcando le origini francesi
dell’altro usando il suo nome completo.
“Ehi, non scherzo!” disse Nick, poi ci
pensò su “Scommettiamo che, lasciando fare a me, entro un mese avrai una
fidanzata?”
Lo sguardo che Kevin alzò al cielo fece
capire a tutti che non credeva minimamente a ciò che diceva l’amico. “Cosa ci
guadagnerei io, se non essere tormentato da te e da ragazze per il prossimo
mese?”
“Ci guadagni una fidanzata se vinco e… cosa vuoi nella poco probabile ipotesi che io perda?”
Kevin ci riflettè sopra, meditabondo
“dettare le scalette del gruppo per almeno un mese, senza rimostranze da parte
vostra”.
Louis intervenne con un suono strozzato
tirandosi su dai sedili posteriori, su cui si era tranquillamente allungato.
“Perché dobbiamo mandare all’aria il lavoro di mesi?” Non che Kevin fosse un
perfetto incompetente in fatto di musica, faceva anche il batterista. Solo che
non era competente quanto lui e Nick: probabilmente avrebbe finito per far
addormentare la sala.
“Non tiriamo Louis dentro la nostra
scommessa” cercò di riparare Nick “non vuoi niente per i tuoi numerosi computer?”
“Un altro hard dick”.
“Se avessi tante foto di ragazze quanti
hard disk…” Commentò Louis tornando a sdraiarsi.
Ormai il pericolo era passato: Nick aveva capito quanto fosse pericoloso dare
il gruppo nelle mani di suo cugino e lo avrebbe impedito. Anche perché Louis
non era poi così sicuro che avrebbe vinto: sicuramente il suo migliore amico aveva
un fascino invidiabile e le ragazze sarebbero state più che felici di uscire
con lui ma non sapeva quanto avrebbero apprezzato la compagnia di uno come Kevin.
Era una lotta che Louis per primo voleva gustarsi con tranquillità.
“Te lo comprerò” lo assicurò Nick.
“Con che capacità?”
“Quella che vuoi”.
“Di che marca?”
“Quella che ritieni migliore”. Le
competenze informatiche di Nick erano veramente scarse, meditò Louis.
Dopo il rapido interrogatorio Kevin si
chiuse nel suo mutismo.
“Allora?” provò a svegliarlo Nick.
Louis sapeva che il cugino stava silenziosamente valutando i pro e i contro
dell’accordo e si limitò a sperare che lo giudicasse abbastanza soddisfacente.
“A queste condizioni posso accettare di
essere torturato per un mese” proclamò alla fine con tono altisonante.
“Questo accordo mi pare vantaggioso”
sogghignò Louis ancora sdraiato, fissando il tettuccio del fuoristrada.
Sicuramente era meglio il tettuccio apribile che aveva sulla sua macchina: le
ragazze stravedevano per il cielo notturno. Non che Nick ci portasse ragazze in
quella macchina… Forse i maschi avevano altri
desideri.
“Però voglio un premio anch’io, in nome
della fatica che dovrò fare per convincere le ragazze a darti una possibilità”
riflettè Nick. Svoltò nella via dove abitava Louis e si fermò davanti a casa
sua ma il ragazzo non scese, curioso di sapere cosa avrebbe chiesto. “Dovrai
portarmi a casa delle tazze di caffè per un mese”.
Kevin lo potè finalmente fissare negli
occhi birbanti. Louis e Kevin conoscevano l’impellente necessità di Nick (o
fissazione, come la definiva l’informatico) di essere svegliato con una tazza
lunga di caffè, in particolare con quello di un bar della zona. Avevano provato
a regalargli una macchina per poterlo fare a casa (ricordava perfettamente come
l’avesse fatta scegliere a Kevin, essendo Louis del tutto incapace di valutare
i prodotti dell’elettronica) ma il ragazzo continuava a preferire il caffè del bar.
Un mese era un periodo lungo…
“Del bar nella traversa di casa tua. Va
bene”. Gli disse Kevin infine.
Louis, rizzatosi a sedere per scendere,
infilò la testa tra i loro sedili “Ora stringetevi la mano e sancite questo
patto. Vi faccio da testimone” assicurò, dando all’accordo un’aria solenne che
non aveva.
Nick, con quei suoi occhi sempre
incurvati in un sorriso, tese giovialmente la mano a Kevin, che la strinse
titubante, come se si aspettasse che il bassista cercasse di stritolargliela da
un momento all’altro.
*
Dopo aver accompagnato a casa anche
Kevin, Nick era tornato nella villetta che i suoi genitori gli avevano comprato
quando aveva deciso di andare a studiare a Philadelphia. Suo padre, da grande
manager quale era, l’aveva spacciata come un’idea geniale per un investimento a
lungo termine, solo che Nick cominciava a rendersi conto che non aveva la
minima intenzione di tornare in Francia. Bastava aspettare e se ne sarebbero
resi conto anche i suoi genitori.
Controllò i messaggi di posta e stese
il bucato. Guardò nel frigo e pensò a cosa avrebbe potuto mangiare il giorno
seguente. Si mise alla scrivania e divise le pagine del libro che avrebbe
dovuto studiare per il suo prossimo esame. Prese anche in considerazione l’idea
di fare una corsa intorno all’isolato.
Alla fine si rassegnò e salì nella
mansarda che aveva adibito a propria camera da letto. L’orologio segnava
inesorabile l’avvicinarsi del mattino, con i suoi numeri verdi lampeggianti sul
soffitto: era ora di sdraiarsi.
Si tirò il lenzuolo sopra la testa e
chiuse gli occhi.
Ora avrebbe dormito e l’indomani
mattina sarebbe uscito per comprare il suo caffè.
Caffè.
Scommessa.
Kevin.
I suoi pensieri erano virati
esattamente dove non dovevano virare. Ritardare di coricarsi non era servito ad
evitare di riflettere su ciò che era accaduto durante la giornata e con quello
che era successo ne avrebbe avuto da pensare.
Cosa gli era saltato in mente di
stipulare una scommessa simile con Kevin? Sarebbe stato divertente, avrebbe
pregustato grandi risate, se al suo posto ci fosse stata qualsiasi altra
persona. Non il ragazzo che gli piaceva.
Dannazione.
Nick era perfettamente consapevole di
non avere speranze: Kevin era eterosessuale e questo bastava a troncare anche
la più remota delle possibilità. Si era rassegnato e aveva cercato di
toglierselo dalla testa ma non poteva negare che vederlo non interessato
all’amore gli fosse di consolazione. Fino a quella sera.
Buttò la testa contro il cuscino
chiudendo gli occhi. D’altronde, che Kevin avesse o meno la ragazza non avrebbe
cambiato la sua situazione: avrebbe sempre considerato Nick il rumoroso
migliore amico di Louis. O forse Kevin lo considerava già un suo amico: era
così chiuso che era difficile capirlo ma Louis diceva che loro erano le persone
con cui passava più tempo. Sì, forse Kevin lo avrebbe considerato un amico. Con
la fidanzata o meno, Nick sarebbe sempre stato solo un amico.
E allora il suo amico gli avrebbe
trovato una fidanzata adatta. E lo avrebbe fatto divertire mentre la cercavano.
Questo era il suo compito, no?
La storia partecipa al contest dei Clichè di Exoticue sul forum di efp.