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Autore: Jamima    30/08/2014    1 recensioni
"Il più forte che schiaccia il più debole" ecco cosa si ripete Jasper mentre corre per le strade di Seattle in cerca di vittime per placare la sua sete di sangue umano ma improvvisamente un muro grigio di emozioni gli si manifesta di fronte costringendolo a rallentare la sua corsa.
-FanFiction scritta con la mia adorata Fwooper-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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La Luna era alta nel cielo e il giovane corpo del ragazzo era steso nell’oscurità, ogni candido muscolo tremava senza motivo e i suoi occhi erano chiusi, i capelli biondi con sfumature miele erano perfettamente pettinati all’indietro lasciando scoperta la fronte pallida, respirò profondamente e si girò su di un lato rannicchiando le ginocchia contro il corpo, non che avesse davvero bisogno di respirare, ma per lui era una fonte di rilassamento che gli impediva di esplodere in un milione di pezzi. Restò immobile come una statua non appena il rumore dei suoi passi divenne più vicino, l’aveva riconosciuta già da un chilometro di distanza ma non aveva avuto la forza di andarle incontro, lei stava ritornando dalla caccia , sentiva la sue emozioni contrastanti sempre più nitide, man mano che i passi si facevano più vicini, spalancò gli occhi e il mondo apparve nitido come sempre, perfino il lento movimento della polvere aveva un suo perfetto moto.
Quando Alice entrò nella stanza le sue emozioni gli avvolsero completamente la mente facendogli scordare tutti i suoi pensieri sulla necessità di sangue umano. I passi si fecero sempre più vicini finché non gli si fermarono accanto. La leggerezza della ragazza si posò delicatamente sul letto e Jasper riuscì quasi a percepire il calore inesistente che lei emanava, si mise a sedere e la guardò negli occhi in quel momento così diversi dai suoi, quelli della ragazza erano di un colore simile all’ambra, vivi sotto le lunghe ciglia nere, quelli di Jasper invece erano neri e piccoli, segno che aveva assolutamente bisogno di nutrirsi, le sorrise e alzò una mano coperta di cicatrici nella sua direzione, con delicatezza, quasi avesse paura di farle del male, lei la prese e se la portò alle labbra baciandone il dorso, lui sorrise con uno scintillio dei lunghi canini e le sussurrò:” Mi sei mancata lo sai?” Alice allora tirò delicatamente una mano attirandolo verso di se e lo baciò con passione, finito di baciarlo gli rispose: “Ti ho pensato tutta la notte e ho rimpianto il fatto che tu fossi stato male” e sfiorò il suo naso contro quello di Jasper che sospirò: “Ora mi sento meglio, è stato tutto merito di Carlisle, credo che quando Edward uscirà a caccia lo seguirò”. La ragazza gli sorrise e mentre i suoi denti riflettevano la luce della luna Jasper riuscì a sentire i suoi sentimenti, riusciva a vedere una massa confusa piena di colori, era impressionante vedere quante emozioni riusciva a provare in un unico momento Alice, anche per questo la amava, la sua multiformità lo attirava ogni giorno di più. Vedeva in lei le emozioni che provava in quel momento ma allo stesso tempo anche quelle di qualche ora prima, la preoccupazione si univa alla passione e il compatimento alla serenità, Alice sprigionava un arcobaleno intorno a lei. Pur provando a concentrarsi sulle emozioni positive della ragazza Jasper non riusciva a perdonarsi per quello che aveva fatto, aveva perso il controllo e se non fosse stato per Carlisle avrebbe potuto fare del male ad Alice e questo non poteva permetterselo.

Il ricordo arrivò nitido come succedeva sempre a quelli della sua razza e si ripeté nella sua mente come un filmato
: il sole era da poco tramontato sulla piovosa cittadina di Forks e il ragazzo come ogni giorno a quella parte stava uscendo da scuola, erano già un paio di giorni che non beveva e la sua sete era diventata un cupo brontolio in fondo alla sua mente. Più di una volta quella mattina si era ritrovato a fiutare l’aria con il naso , proprio come una tigre che cerca le tracce lasciate dalla sua preda, si era anche trovato a fantasticare sul fatto che non ci fosse niente di male nel sacrificare una vita umana per nutrirsi. Il solo pensiero di sangue caldo e succulento che gli scendeva giù per la gola lo convinse di quest’idea. Era da molto anzi, troppo tempo che non assaggiava il sangue umano e più pensava al suo sapore più lo bramava. Alla fine delle lezioni evitò di stare assieme agli altri membri della sua famiglia, non voleva che Edward gli leggesse i suoi pensieri e ostacolasse la sua caccia. Mentre camminava si ripeteva continuamente che non stava facendo nulla di male, era la legge del più forte quella che stava mettendo in pratica “Il più forte che schiaccia il più debole” si ripeteva  mentre la sua sete di sangue aumentava, non ce la faceva più, doveva ed esigeva di nutrirsi della linfa vitale di un umano. Non prese la machina ma incominciò a correre verso Seattle, la sua destinazione: i quartieri malfamati della città. 
C’era però qualcosa che aveva dimenticato durante la sua folle corsa, qualcosa che la sua mente aveva fatto finta che non fosse importante per far spazio al desiderio, i capelli gli ricadevano sul viso a ciocche scomposte mentre correva sempre più velocemente, un piccolo campanello che già stava cercando di tintinnare da un po’ nella sua mente emise un piccolo trillo che lui prontamente fece tacere, poi un muro di emozioni lo colpì quasi facendogli perdere l’andamento, era un muro nero e grigio ciò voleva dire disapprovazione e delusione, il muro ora non era più solo davanti a lui ma anche ai suoi lati e dietro, e in mezzo a quale muro una sola crepa di un colore rosso che faceva da contrasto a tutto il resto. Si fermò un attimo e subito venne circondato dalla sua famiglia, nei loro occhi c’era solo un fragile eco delle emozioni che stavano provando, scattò di lato per evitare Esme davanti a lui ma si trovò a pochi centimetri dal viso di Emmett, tornò indietro come un animale in trappola, urtò contro Edward, il suo istinto da predatore si fece largo in lui e sentendo una presenza alle sue spalle si girò pronto a combattere. La sua arma nel combattimento non era la forza ma la velocità. Emise un lieve sibilo mentre Emmett gli si avvicinava con tutta la sua possenza e all’improvviso scattò. Fece un balzo felino sopra di Emmett il quale cercò di afferrarlo per la caviglia, ma ormai era troppo tardi, Jasper lo scavalcò  senza problemi e un sorriso gli affiorò sulle labbra. Durante la sua sospensione in aria però vide gli occhi ambrati di Alice, esprimevano risentimento e compassione, quello sguardo lo distrasse completamente dall’avversario seguente, Edward. Il fratello lo afferrò per una gamba facendolo cadere a terra e gli poggiò un piede sulla schiena costringendolo a stare fermo mentre gli teneva bloccate le braccia con una presa ferrea, lui cercò inutilmente di divincolarsi ma riuscì solo a provocare l’irritazione di Edward.
D’un tratto Carlisle si abbasso al suo livello parlandogli con dolcezza: “Calmati Jasper, ti prego” sul volto di Jasper comparve una maschera di rabbia che costrinse Carlisle a proseguire “Alice aveva previsto un massacro e per questo siamo qui, ora Edward ti lascerà, promettimi che non cercherai di attaccarci”  Jasper non perse per un secondo il contatto visivo con quello di Carlisle, mentre si dimenava sotto alla presa del fratello le emozioni di Carlisle lo travolsero completamente, la rabbia e la sete di sangue vennero placate dalla pace e dalla serenità. Nello stesso momento in cui le sue emozioni si affievolirono i suoi muscoli si distesero fino a che l’unico movimento percettibile non rimase il continuo abbassarsi e alzarsi della cassa toracica. Respirò profondamente e l’aria che respirava gli passava tra i denti producendo un continuo sibilo. Chiuse gli occhi e annuì privo di forze aspettando che Edward allentasse la sua presa. 


“Mi dispiace molto Alice” disse Jasper “Avrei dovuto resistere alla tentazione causata dal sangue ma… non ci sono riuscito, io…” stava per continuare quando Alice gli coprì le labbra con un dito “shh” gli sussurrò “Se riuscito a fermarti, per questo sono fiera di te!” detto ciò lo baciò dolcemente.
La porta si aprì improvvisamente facendo entrare Edward e le sue emozioni a seguito “Allora Jasper” disse sfregandosi le mani “Io sto per andare a caccia, vieni con me?”
Jasper si alzò dal letto tenendo la mano ad Alice “Arrivo” gli rispose.
Edward annuì e uscì dalla stanza lasciando Jasper e Alice da soli.
“Io vado” le restituì un bacio “Ci vediamo questa sera” le strinse più forte la mano e si avviò verso il bosco dove, finalmente, avrebbe placato la sua sete di sangue.

   
 
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