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Autore: biancoceano    30/08/2014    0 recensioni
Il ragazzo sì voltò.
"Duemiladieci, hai detto?" Urlò il Dottore.
Kurt annuì. "Precisamente."
"Oh, allora scommetto che il prossimo sarà davvero un anno favoloso per te. Buonanotte!" Aggiunse, e lo salutò con la mano.
"Lo spero. Grazie." Disse, con una faccia interrogativa.
Per tutto il tragitto, Kurt continuò a domandarsi l'identità di quello strano ragazzo. Diceva di essere un dottore, ma era fin troppo giovane; parlava di "Terra" come se lui fosse un alieno.
Forse aveva la febbre e forse aveva davvero le allucinazioni.
Giunse finalmente alla porta di casa sua. Prima di infilare la chiave nella toppa, si girò verso la direzione dove doveva esserci la cabina. Non c'era più. Vuoto.
"Non sono pazzo, non immaginato tutto, andiamo!" Disse, alzando gli occhi al cielo.
Ritornò a volgere lo sguardo verso quell'angolo. "Il prossimo anno sarà un anno fantastico, eh?" Rise, e infilò finalmente la chiave nella toppa. "Nah, non ci credo."
Genere: Angst, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Will you ever come back?
-Ready for the fight.


Kurt e Blaine stavano camminando nel mercato più grande e famoso dell'universo. Ovunque erano esposte strane maschere e candele dai colori sgarganti e dai profumi stranamente dolci. Il ragazzo, affascinato, chiese a cosa servissero e il Dottore rispose che erano oggetti legati alla religione dei caledoniani. Era di tipo politeista: adoravano il Padre Sole e la Madre Luna, ma la divinità creatrice di tutto era la Divina Terra.
Avevano usanze molto particolari: per esempio, al mattino tutti i componenti di un nucleo familiare dovevano riunirsi attorno ad una tavola imbandita e ringraziare la Divina Terra per aver concesso alla loro anima un'altro giorno di vita sulla Terra. Era davvero importante rispettare questo rituale, perché gli dei sapevano essere molto vendicativi; soprattutto la dea creatrice.
Per loro sfortuna, i caledoniani erano molto ingenui e molto credenti, così osservavano tutte le regole fissate per evitare ripercussioni.
Kurt adorava ascoltare storie di paesi lontani e di religioni sconosciute; lo affascinavano, un po' come le stelle.
Adesso che ci pensava, non aveva ancora detto al Dottore la sua passione per i corpi celesti.

"Dott- Dannazione, mi dimentico sempre." Si corresse, sbattendosi una mano sulla fronte. "Volevo dire che queste storie sono davvero piacevoli da ascoltare. Ed è raro che qualcosa, oltre ai corpi celesti, mi affascini."

"BANG!" Fece lui, prendendo una banana da un banco e puntandogliela contro.

"Santo cielo, ma cosa ti prende?" Si mise le mani sui fianchi e abbasso il frutto che teneva puntato addosso. "Sarai anche ultracentenario, ma a volte ti comporti come una bambino."

"Kurt, ne ho viste tante e ho imparato che un po' di infantilità fa sempre bene." Rispose lui, sbucciando la banana. "Altrimenti la mia vita sarebbe un dramma continuo. Vuoi?" Gli porse il frutto sbucciato, ma il ragazzo rifiutò.

"Sarà. Non ho avuto il tempo di sperimentare questa tua filosofia di vita." Continuò Kurt. "Cosa stavi dicendo?" Chiese, con la bocca piena. "Che la religione dei caledoniani mi affascina."

"Già, è davvero bella. Ha un qualcosa di esotico." Fece una pausa, fissando il cielo privo di nuvole. "Ti va di prendere un frozen yogurt al dentifricio?" Ed iniziò ad avviarsi.

"Ehi, aspetta." Lo trattenne per un braccio. "Al dentifricio? Vuoi dire che qui fanno frozen yogurt al dentifricio? Santo cielo, devono avere uno stomaco di ferro da queste parti."

"Non solo al dentifricio. Anche al detersivo, alla ruggine, al sapore di fiume inquinato e altri gusti che non vorresti ascoltare." Ammiccò.

Kurt arrossì. "Già, sono già disgustato abbastanza."

Il Dottore si avviò di nuovo verso la via del frozen yogurt, poi si fermò di scatto. "Però hai ragione. I corpi celesti sono proprio affascinanti." Sorrise tra sé e sé e riprese a camminare, con Kurt che gli stava dietro.
Sfortunatamente, nessuno dei due si accorse dell'ombra nascosta che li stava osservando.



Il locale in cui entrarono era abbastanza normale, se non fosse stato per le strane bevande esposte. Avevano colori sgargianti e alcuni avevano anche bulbi oculari all'interno.
A Kurt vennero i brividi.

"Blaine, sei sicuro che qui facciano frozen yogurt? Voglio dire, l'unica cosa di ghiacciato che vedo è questa scultura qui sopra che- AAAAAAAAAH!"
La strana forma che Kurt aveva scambiato per scultura era, bhè, un essere vivente.
Con grande spavento del ragazzo, questa si mosse ed iniziò a parlare con voce sorprendentemente umana.

"Come posso servirla, signore?" Disse la forma di ghiaccio. Aveva le sembianze di un grosso pesce in abiti vittoriani con tanto di monocolo.

"Vorremmo un frozen yogurt. Al dentifricio, per favore." Chiese il Dottore, con altrettanta educazione.

Il pesce di ghiaccio chiamò a gran voce un cameriere e quello si precipitò subito. "Alfred? ALFRED! Vieni qui, i signori desiderano un frozen yogurt al dentifricio. Ti prego di esaudire il loro desiderio." Disse ad un'altra forma di ghiaccio dalle sembianze di una lumaca. "Vi prego di scusare la sua lentezza. Oggigiorno tutti rifiutano la gavetta e il lavoro duro."

"Non si preoccupi, non abbiamo alcuna fretta." Rispose il Dottore con cordialità, e si andò a sedere ad uno dei tavoli vicino al bancone.

Kurt era ancora scosso dalla vista di quei pezzi di ghiaccio prendere vita.
Andiamo, da quando il ghiaccio parlava e indossava abiti vittoriani oppure aveva un lavoro? Non avrebbe mai immaginato che gli alieni fossero così, soprattutto il Dottore.

"Non vi avevo immaginato così." Esordì il ragazzo all'improvviso.

"Cosa?" Rispose il Dottore. Stava osservando degli strani frutti viola accanto al reigstratore di cassa.

"Intendo, tutti sulla Terra immaginano gli alieni come esseri verdi e viscidi con grossi occhi neri e mani con dita palmate." Spiegò Kurt. "Invece siete così diversi. Soprattutto tu; sei così simile a me.. cioè, a noi umani."

"Non è vero, siete voi che siete più simili ai Signori del Tempo. Ricorda: noi esistiamo da molto prima." Disse Blaine con un sorrisino soddisfatto dipinto sul volto. "Comunque, alieni verdi e bavosi esistono. Si chiamano Slitheen e vivono su Raxacoricofallapatorius."

"Razza di cosa?" Kurt non aveva capito una singola parola di ciò che il suo amico aveva detto.

"Raxacoricofallapatorius. Il loro pianeta natale."

I due frozen yogurt arrivarono in un vassoio d'argento portato da Alfred.
Il Dottore lo ringraziò e gli diede delle strane strisce di alluminio come mancia.
O era tirchio oppure era la moneta utilizzata su quel pianeta.

"Ecco qui. Assaggia e dimmi cosa ne pensi."
Il ragazzo assaggiò con molta cautela e, fortunatamente, aveva un buon sapore. "Mh, buono."

"Deve esserlo. E' semplice menta; ho detto dentifricio solo per vedere lo sguardo sconcertato prendere vita sul tuo volto." Disse il Dottore, mandando giù una grossa cucchiaiata di yogurt.

Kurt arrossì all'improvviso. Come si permetteva? Non poteva prendersi gioco di lui in questo modo.
Stava per rispondere quando scorse qualcosa di metallico nel suo yogurt. Lo prese e lo osservò; alcune lettere erano incise su, ma appartenevano ad un altro alfabeto.

"Blaine, dai un occhiata a questo."
Il Dottore prese lo strano cilindretto ed iniziò a studiarlo accigliato. Si accorse quasi subito delle strane lettere incise su ed impallidì.
L'avevano scovato anche lì.
Kurt notò subito lo sguardo del Dottore e gli chiese cosa stesse accadendo.

"Ci hanno trovati." Disse lui, semplicemente.

"Chi?"

"Gli esseri comparsi dal nulla nel bagno di casa tua, quelli che hanno portato via Rachel." Spiegò. "Non posso più scappare."

A Kurt vennerò in mente le parole che gli aveva detto il Dottore poche ore fa; non era mai scappato da nulla, ma lo aveva fatto quando quegli esseri avevano invaso il suo bagno.

"Mi hai detto che non sei mai scappato da nulla; allora, perché l'hai fatto quando hai incontrato me? Perché non sei rimasto a combattere quegli esseri?"

"Perché sapevo di non avere speranze e non potevo metterti in pericolo. Li conosco e non potevo permetterlo. Hai ragione: ti conoscevo appena, ma sentivo di doverti proteggere. Non chiedermi perché." Spiegò il Dottore, con semplicità.

"D'accordo, non lo farò. Ma devo chiederti cosa hai intenzione di fare adesso." Disse il ragazzo, fissando il cilindro tra le dita del Dottore.

"Finire lo yogurt e andare all'indirizzo scritto qui sopra."

"Cioè?" Chiese Kurt.

"Londra, Regno Unito." Finì ciò che aveva davanti e si alzò. "Pianeta Terra."

Kurt lo guardò con un sopracciglio alzato senza muove un muscolo. "Una sola domanda: perché devi rendere tutto sempre così teatrale?"

"Ti prego, sono un Signore del Tempo. Ho la teatralità nel sangue."



Il TARDIS li portò in un batter d'occhio a Londra. Come al solito, pioveva e l'aria era pungente. Il Dottore si precipitò fuori dalla cabina con Kurt alla calcagna.

"Okay, siamo qui. Ora vuoi spiegarmi cosa ci siamo venuti a fare?" Chiese il ragazzo, un po' infastidito.
Perchè doveva sempre tenerlo all'oscuro di tutto? Era con lui da mezza giornata e non sapeva praticamente nulla di ciò che stesse accadendo.

"Il cilindretto conteneva un foglio all'interno. Una specie di rompicapo che, grazie alla mia mente brillante, sono riuscito a risolvere." Si pavoneggiò il Dottore.

"E' arrivato Capitan Modestia." Borbottò Kurt sottovoce.

"Cosa? Non ho sentito."

"Non ho proferito parola." Rispose il ragazzo, sorridendo angelico. "Allora, cosa dice il rompicapo?"

"Che dobbiamo farci un giro sulla London Eye." Rispose lui, semplicemente.

"Stai scherzando." Da quando gli attacchi alieni avvenivano in pieno pomeriggio, di fronte a mezza popolazione londinese e a più di cinque metri da terra? Forse anche loro si erano evoluti.

"Per nulla. Abbiamo appuntamento alle 18:00, quindi..." Controllò un orologio da taschino. "abbiamo dieci minuti di tempo. Muoviamoci."



Pochi minuti dopo, i due erano già in una delle cabine della ruota panoramica.

"Adesso mi spieghi cosa c'è scritto su quel pezzo di carta che hai mostrato all'ingresso." Chiese Kurt, sbalordito.
Era stato in gita a Londra con la scuola da adolescente e avevano aspettato ore in fila prima di salire su. ll Dottore aveva semplicemente mostrato un foglio di carta e la folla si era aperta come se fosse arrivata la regina Elisabetta II.

Gli mostrò la carta. "Assolutamente nulla. Si chiama carta psichica, appare un nome di una personalità importante ogni volta che ne ho bisogno." La guardò e se la rimise in tasca. "Ora sono il presidente della Repubblica Italiana. Mi chiedo come abbiano fatto a crederci, dato che l'ultima volta che ho controllato il presidente era ultra ottantenne."

"Sei pieno di sorprese." Gli disse Kurt, guardandolo con aria divertita.
Non aveva mai conosciuto un essere così interessante in tutta la sua vita.
Ed era anche attraente.
Scosse la testa.

"Dovrebbe partire a bre-AAAAAH!" Non riuscì a finire la frase, perché la cabina in cui alloggiavano si staccò dall'impalcatura ed iniziò a volare da sola nel cielo.
Kurt soffocò un grido di paura mentre il Dottore cercava di guarare fuori dalle finestre per vedere cosa stesse accadendo.

"Oh santo cielo." Fu l'unica cosa che riuscì a dire. "Ci hanno trovati prima del previsto."

Si voltò verso Kurt e lo prese per le spalle.
Si ritrovò di nuovo a fissare quegli occhi troppo blu per essere di un essere umano. Era come se il cielo, il mare e l'oro si fossero fusi insieme per dare colore agli occhi di quel ragazzo. Doveva indagare, perché c'era qualcosa sotto.
Doveva.

 "Kurt." Iniziò, fissandolo. "Sta per succedere di nuovo. Vogliono la mia mente, ma io non posso lasciargliela; l'universo con tutte le sue stelle cadrebbe se anche solo ci pensassi. Ti chiedo solo una cosa: fai attenzione."

"O-okay." All'improvviso i dolcetti fosforescenti e le statue di ghiaccio viventi sembravano giocattoli. Guardò ancora una volta fuori dalla finestra della cabina e notò un'astronave sopra di loro; casa sua gli sembrava lontana anni luce.

"Allora tieniti forte." Gli prese la mano. "Erchomai!" Urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni.
Erchomai.
Sto arrivando.
 



Angolo autrice: E dopo 15 giorni di sole e mare (aggiungiamoci anche il naso scottato e i capelli indomabili), eccomi qui con un nuovo capitolo!
Spero che questo vi piaccia, dato che il precedente non ha ricevuto recensioni; ci tenevo molto a sapere la vostra opinione su Rachel...
Ad ogni modo, vi avverto da ora che il prossimo capitolo si concluderà con un cliffhanger. Quindi, tenetevi pronti.
Oh, e cosa ve ne pare di Twelve e della nuova serie? Io lo adoro già e la stagione sarà grandiosa, secondo me.

La canzone che vi consiglio per questo capitolo è Bones di James Blunt.

Ci vediamo fra 8 giorni.

P.S. Grazie ad Ivola per il banner. <3


 
  
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