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Autore: Ombra8    30/08/2014    2 recensioni
"Scrivimi una storia Rick, promettilo"
"Te lo prometto".
[In revisione]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Kate Beckett, Martha Rodgers, Quasi tutti, Richard Castle
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ho sempre pensato che la vita di una persona sia accompagnata da una o più colonne sonore.
Un po come quando ascolti la musica alla radio o in videocassetta, quasi ti immagini che quel singolo momento abbia una corrispondenza con le parole della canzone.
E cosi che quelle rime stuzzicano la memoria rendendo limpidi i  ricordi che pensavi fossero cancellati, archiviati.

Il viaggio con i Queen ad alto volume mi ha reso euforico, spensierato.
Dinanzi alla mia casa, però, sembra che il disco sia cambiato. Il rock abbia lasciato posto ad una di quelle musichette un po malinconiche.
Quelle a cui ricolleghi dei ricordi poco felici ma di cui non vuoi separartene. 
Ecco questa è una delle tante cose che rende l'uomo strano, autolesionista.
Teoricamente i ricordi brutti, i ricordi tristi dovrebbero essere depennati dalla nostra memoria. Alle volte accade.Altre invece, per uno scherzo del destino. il ricordo va via ma la sensazione di quello non scompare; resta attaccata alla memoria di lunga durata, per poi ripresentarsi senza preavviso, senza tatto.

Uno di questi ricordi è datato 5 anni prima di adesso. Risale all'ultima  vacanza trascorsa negli Hampton.
Avevo poco più che 18 anni.
Ero un ribelle, figlio di un attrice acclamata e amata e figliastro di uno dei banchieri più famosi di New York.
Pensavo che dalla vita tutto mi fosse dovuto. Mi sentivo un re a cavallo della sua moto. Amato dalle ragazzette viziate della New York perbene.
In realtà mi illudevo. 
Mi illudevo che agendo in quel modo, che costringendo gli altri a rispettarmi, in automatico li obbligassi ad amarmi. 
Mia madre mi amava, mi adorava, ma lo dimostrava nella maniera più stramba e sbagliata. 
Preferiva mollarmi 50 dollari a sera piuttosto che sedersi a tavola con me e domandarmi cosa mi frullasse nella testa. 
Avrei preferito che non si fosse sposata, che non si fosse affaticata a trovarmi una figura paterna.
La mia se ne era andata nella notte in cui mi aveva concepito.
Mi bastava questo per capire che mia madre sarebbe stato l'unico genitore su cui poter fare affidamento.
Non avevo bisogno di uno pseudo padre che cercava di conquistarti comportandosi da amico ma che poi ti rifilava le classiche paternali se tornavi a casa ubriaco la mattina del giorno dopo.
Ma lei voleva farmi vivere in una famiglia normale, con un padre amorevole e una sorellina troppo piccola con cui condividere questi pensieri, di cui non comprendevo nulla. Forse ero troppo egocentrico, pieno di me e focalizzato sulle banalità per capire che quello era il modo di mia madre di esprimermi il suo amore, la sua preoccupazione, la sua apprensione.

Respiro questa leggera aria di mare che arriva alle mie narici, salgo i due gradini del patio della mia villetta bianca e verde e sposto il vaso di ceramica per prendere le chiavi di riserva.
Tanto so che in casa non c'è nessuno. Sono poco più che l'una e a quest"ora mia madre e mia sorella staranno pranzando al ristorante del lido.

Come una riconferma anche casa non è cambiata. Ad eccezione di qualche mobile e una rinfrescata alle pareti.
L'ampio salone, il tavolo leccato in bianco, il dipinto comprato al mercatino locale.
Nulla sembra cambiato. È come se il tempo si fosse fermato.

Trascino le mie valigie in camera al piano superiore.
Guardo dal piccolo terrazzino e come ben avevo pensato le mie rosse stanno pranzando tranquillamente insieme ad una coppia più o meno dell'età di mia madre.

Svuoto le mie valigie e sistemo tutto nei cassetti.
Sul letto appoggio l'occorrente per il mare.
Mi dò una rinfrescata e vestitomi di costume e una leggere t-shirt scendo in spiaggia.
Il contatto con la sabbia, l'odore del mare mi fanno sentire piu leggero e scarico.
Aria di vacanza. Aria di libertà. 
 
Passeggio con calma verso il ristorantino, mi ci vuole poco per attirare l'attenzione di Alexis che si precipita verso di me, saltandomi in braccio. 

"Sei tornato" mi sussurra all'orecchio e mi abbraccia con una dolcezza decisa. 
Adoro mia sorella e adoro il modo in cui mi fa sentire quando sto con lei. Allegro e un pò bambino. Un peter pan che non vuole crescere. 

"Ehi, adesso scendi che non sei proprio una piuma"
"Sei tu che sei un pappamolle"

Ci guardiamo e ridiamo, contagiando mia madre e la  coppia seduta al nostro tavolo. 

"Tu devi essere Rick, tua madre non fa altro che parlare di te e del tuo lavoro come giornalista"
Focalizzo l'attenzione sulla donna affianco a mia madre, dalla quale arriva questa voce ammaliante.
Bruna, occhi nocciola, stilosa, una bella donna sulla cinquantina.

"Spero che non abbia esagerato con i suoi racconti. Ci sono ben altri argomenti più interessanti di me su cui colloquiale." Rispondo con un sorriso compiaciuto mentre mi siedo al tavolo.
"Oh credimi figliolo, i figli sono sempre ottimi argomenti di discussione, soprattutto per le mamme" Aggiunge questa volta il signore sorridendo verso le due donne.

"Kiddo, lasciati presentare i signori Beckett, sono nostri vicini di casa" Mia madre e la sua arte teatrale. Tutto in un'unica persona. Impossibile scinderle. 
 
"Lieto di conoscervi." 

 






E le mie vacanze sono giunte al termine.
Eccovi il terzo capitolo. 
Qualcosina e qualcuno vengono introdotti nella trama.
Cosa succederà?
Alla prossima.
  
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