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Autore: Fraraphernelia    30/08/2014    1 recensioni
E' l'ennesima storia sulla morte di Fred e quello che succede dopo. Ho cercato di renderla meno triste possibile e credo di esserci riuscita. Sono convinta che se quello che ho scritto fosse succeso sarebbe andata esattamente così. Spero vi piaccia! :D
***
"Ah, quanto gli mancavano i giorni ad Howgarts. Gli mancava tutto di quei sette anni di vita, e ad ogni passo, ad ogni pietra che spostava un nuovo ricordo riaffioriva nella sua mente. Ogni cosa gli ricordava un episodio divertende: per esempio ora si trovava davanti alla scalinata (crollata) che portava al secondo piano e gli venne in mente quando -per sbaglio, ovviamente- lui e suo fratello incendiarono la coda di Miss Norris, la gatta di Gazza."
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La McGranitt non aveva perso tempo: a due giorni di distanza dalla sconfitta definitiva di Voldemort aveva chiamato a raccolta l'Ordine della Fenice (almeno, i sopravvisuti) per riparare il castello. Pensava che così facendo, con il castello come nuovo, tornasse tutto alla normalità. Niente più battaglie, niente più paura, niente più vittime.
Nonostante la paura era finita, nell'aria non aggirava un'atmosfera felice, anzi.
Era stata una battaglia brutale, quella combattuta due giorni prima: erano successe le cose più tremende: tanti ne uscirono feriti e molti non superarono la notte.
George Weasley era stato uno dei primi ad arrivare per dare una mano a ricosrtuire il castello. Anche lui aveva combattuto e anche lui era una vittima di quella lotta.
Non aveva riportato danni fisici (se non qualche livido e graffio qua e là), ma aveva perso una persona importate. Diciamo che un pezzo di sè se ne era andato per sempre, insieme a suo fratello.
George non era presente quando Fred fu ucciso, lui era occupato con Lee a tenera a bada due Mangiamorte. Fu uno shock quando, entrando nella Sala Grande, vide sua madre sdraiata su qualcuno a piangere e Percy, voltato dall'altra parte, con le mani che gli coprivano il viso.
A quella vista aveva già intuito qualcuno della sua famiglia era morto e a quel pensiero gli si strinse il cuore. Ma poi si ricordò di aver incontrato Fred e Percy sulle scale dirette al settimo piano e di come Fred gli aveva fatto il pollice in su, dicendo che andava tutto bene. A quel punto iniziò a camminare lentamente verso sua madre con un nodo enorme in gola.
Si trovava ancora lontano da loro e non riusciva a distinguere il corpo immobile sotto le braccia della madre. Non voleva avvicinarsi. Credeva di sapere, anzi, sapeva chi c'era steso su quella barella. Ma poi si fece coraggio e si avvicinò.
Stava già piangendo quando attraversava la stanza, ma quando Percy si voltò verso di lui gli crollò il mondo addosso. Non aveva ancora abbassato lo sguardo sulla barella, aveva paura. E chi non l'avrebbe avuta?
George restò fermo a fissare gli occhi pieni di lacrime di Percy e poi abbassò lo sguardo.
Sapeva già che Fred era là disteso immobile, ma vederlo fu tremendo.
L'immagine di suo fratello morto lo perseguitava, era sempre lì, tutte le volte che chiudeva gli occhi.
Il giorno prima si erano svolti i funerali dei catudi della Battaglia di Howgarts.
Era stato, secondo George, il giorno peggiore della sua vita. Non era mai stato ad un funerale, evitava sempre di venire a contatto con qualunque cosa che rappresentasse la morte, perchè lui si riteneva un po' immortale. Pensava che due tipi come lui e Fred non potessero morire. Ma quando si trovò tra la folla ad ascoltare la cerimonia funebre capì che si sbagliava.
A dirla tutta George era felice di poter rendersi utile in una situazione del genere perchè, il più delle volte, erano proprio lui e Fred a disrtuggerlo il castello, nell'intento di fare qualche scherzo.
Ah, quanto gli mancavano i giorni ad Howgarts. Gli mancava tutto di quei sette anni di vita, e ad ogni passo, ad ogni pietra che spostava un nuovo ricordo riaffioriva nella sua mente. Ogni cosa gli ricordava un episodio divertende: per esempio ora si trovava davanti alla scalinata (crollata) che portava al secondo piano e gli venne in mente quando -per sbaglio, ovviamente- lui e suo fratello incendiarono la coda di Miss Norris, la gatta di Gazza.
Era da qualche ora che George girava per il castello e in realtà non aveva ancora fatto nulla di produttivo. Se ne andava in giro a pensare ai bei vecchi tempi e quando incontrava qualcuno cambiava velocemente strada. Non erano molti quelli che avevano acconsentito a tornare nel castello dopo la battaglia.
Con un po' di fortuna era riuscito a salire al secondo piano, nonostante la scalinata quasi completamente crollata e ora si stava dirigendo verso il tezo piano, ora il quarto, il quinto, il sesto... Finalmente arrivò al settimo, dove aveva passato la maggiorparte del suo tempo ad Howgarts. Infatti al settimo piano si trovavano la Torre Grifondoro e la Stanza delle Necessità. Nessuno lo sapeva ma I gemelli Weasley avevano scoperto quest'ultima al secondo anno ed era propio lì che architettavano i loro scherzi.
Ci passò davanti e per un momento pensò di entrarci ma decise di andare oltre.
-George, ti occupi tu della Torre Grifondoro? Una parte del tetto è caduta.- Era Aberforth, il fratello di Albus Silente, che aveva appena visto arrivare dalla parte della Torre Corvonero.
George fece il pollice in su e gli sorrise con lo sguardo basso. Cercava sempre di sembrare allegro perchè la faccia triste non gli si addiceva, e di solito riusciva ad essere sempre positivo, ma erano due giorni che non riusciva nemmeno a pensare alla parola 'positivo' senza che gli venisse da dire 'che cosa c'è di positivo nell'avere tuo fratello morto?' e allora crollava di nuovo. George era sempre quello forte, quello insensibile, quello che prendeva tutto alla leggera ma non c'era nulla di leggero in tutto questo.
SI avviò verso la torre ed in poco tempo si ritrovò davanti al buco che conduceva nella Sala Comune. A quanto pareva qualcuno aveva rubato i dipinto dell Signora Grassa.
Entrò e notò con gran sorpresa che tutto era piuttosto in ordine, tranne che per un buco abbastanza grande nel soffitto e i residui di quest'ultimo sparsi per la stanza.
George si guardò un po' intorno e gli tornò quella fastidiosa nostalgia che lo perseguitava da quando aveva messo piede nel castello quella mattina presto.
Non perse tempo. Impugnò più saldamente la bacchetta e la sollevò, fece per pronunciare un incantesimo ma si fermò.
Aveva sentito qualosa, o meglio, qualcuno parlare. Si diresse verso l'entrata della sala per controllare se ci fosse qualcuno. Tirò fuori la testa ma niente.
-No, sono qui!- George fece un salto. Non poteva essere.
Si girò in direzione della voce e quello che vide lo spiazzò.
Non sapeva se scoppiare a ridere o piangere ma fatto stava che un Fred Weasley biancastro e semi-trasparente stava fluttuando a pochi centimentri da terra con un sorriso a trentadue denti.
George sbanchì completamente e, a quanto pare, Fred se ne accorse: -Ehi, perchè sei così pallido? Fino a prova contaria sono io il fantasma.- esclamò Fred scherzoso, ma c'era un pizzico di amarezza in quell'affermazione.
A George scappò una risata. Sta succedendo davvero? si chiese.
-Ehi, Georgie? Stai bene? Se vuoi torno in un altro momento.-Fece Fred, mentra fluttuava più vicino a suo fratello.
-Fred?- azzardò George.
-Già.- e con questa affermazione George crollò, per l'ennesima volta. Non sapeva però se piangeva per tristezza, per nostaglia o magari per gioia.
-No. Se vedermi ti fa piangere allora me ne vado!- si affrettò a dire Fred, indietreggiando. Se non fosse stato per il fatto che fosse un fantasma, sarebbe andato a spattere conto il bracciolo del divano, ma questo gli attraversò il bacino.
George scosse la testa velocemente, non voleva che se ne andasse, ma comunque era un po' preoccupato: perchè Fred era un fantasma? Insomma, di solito le persone felici non diventano fantasmi, giusto?
-Ma come è possibile...?- sussurrò appena George.
Fred tornò a sorridere e si avvicinò ancora (e il bracciolo gli passò attraverso, di nuovo) e si mise di fronte al gemello, poi parlò:
-Non lo so nemmeno io!- esclamò allegro e gettando le braccia in aria -Insomma, non so come spiegarmelo ma è da un po' di tempo che sono nel castello e fluttuo ingiro cercando di spiegarmi il perchè, ma credimi non ne ho idea.- concluse poi. Sembrava sconvolto quanto George, mentre piegava.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Anche da morto sei più lento di un troll che cerca di capire come funziona il Quidditch.- ridacchiò George. L'ho detto davvero? si chiese.
-Ah perchè tu hai qualche idea del perchè sono qua invece di essere là?- urlò Fred, facendo il finto offeso e indicando il cielo di maggio attraverso il buco nel tetto.
George scosse la testa.
-Bene, quindi fino a prova contraria tu sei lento quanto me.- fece Fred incrociando le braccia al petto con fare altezzoso.
-Io sono comunque più bello di te.- buttò lì George e i due gemelli iniziarono a ridere.
Stava succedendo davvero o stava sognando? a George non importava, si sentiva bene. Fred era, in qualche modo, lì con lui e stavano scherzando. Si sentiva bene.
-Come stanno gli altri? Insomma... - dopo una pausa Fred fece la fatidica domanda, ma prima che George potesse ribattere, il gemello riprese a parlare:
-Non dirgli che sono qui, non sono sicuro che ci rimarrò per molto, non lo so, ho una strana sensazione. E poi non voglio che mi vedano così, sai come è fatta la mamma...- si fermò di nuovo. -Non voglio che sappiano che io sono qui.- conscluse infine con sguardo basso.
-Daccordo.- sussurrò George -Comunque, non c'è bisogno che ti dica come stanno, lo puoi immaginare. Sai, ora "Perce-La-Lagna" sta facendo di tutto per tirarci su di morale, strano vero? Cerca di fare il forta ma in realtà non nasconde proprio bene la tristezza che prova. Ginny, lei è quella che ci tiene su tutti. D'altronde è sempre stata lei quella forte, in questi due giorni è sempre attaccata alla mamma, che non ha detto una sola parola da quando... Beh, in breve non ce la passiamo bene.- concluse in fretta per evitare che il nodo alla gola che si era appena sciolto dopo due giorni si ricomponesse.
Fred annuì debolmente. Pur sapendo quello che era successo due giorni prima, non si aspettava che suo fratello gli dicesse che stavano tutti male. Era una cosa molto egoista, ma in fondo lui non stava male ed era lui quello morto.
Odiava con tutto se stesso quando qualcuno era triste. La tristezza, infatti, era una sensazione che Fred non aveva mai provato in vita sua ed a essere sincieri, non invidiava affatto la sua famiglia che, a quanto pare, di tristezza ne provava in grande quantità in questo momento.
Anche George era dell'idea che la tristezza fosse una cosa da evitare, ma da quando Fred non c'era più era stato difficile non abbandonarsi ad essa. Tutta via, ora quell'ombra nera e fredda che lo aveva seguito nei due giorni passati, era sparita e si sentiva leggero, nonostante stesse parlando con il fantasma di sue fratello.
-Ma ci pensi? Ron, il nostro fratellino, insieme a Harry e Hermione hanno sconfitto Voldemort! Abbiamo vinto Georgie! Ma mi sono perso qualche passaggio: come abbiamo fatto a vincere?- chiese poi Fred, cercando di alleggerire la conversazione, anche se in effetti voleva sapere come era andata a finire, visto che lui si era fermato a quando Percy aveva schiantato il Ministro della Magia.
George ridacchiò leggermente: -Mettiti comodo Freddie, è una storia lunga.- e con quetsa affermazione iniziò a spiegare di come Harry avesse, finalmente, confitto il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi.
Gli raccontò di come, attraversando la Sala Grande aveva visto un sacco di gente ferita, di come la sua ultima speranza si frantumò quando vide il corteo di Mangiamorte emergere dalla foresta capitanati da Hagrid che teneva in braccio Harry morto (-Ma come morto? come è possibile?!- -Zitto Fred e lasciami finire!-), gli raccontò di come Neville aveva ucciso Nagini con la spada Grifondoro e di come Harry aveva affrontato Voldemort.
Fred era senza parole ma sorrideva come non mai.
-Sai sono felice che tu possa vivere in un mondo dove non devi stare attento a pronunciare un nome!- esclamò Fred, infine.
George rise ancora.
-Sai credo di sapere perchè sei diventato un fantasma.- fece George allegro come non mai.
-Illuminami, fratellino.-
-Ti hanno rispedito perchè nessuno lassù ti sopportava!- rivelò George, prima di scoppiare in una vera risata.
-Sai, hai ragione, Georgie. Insomma, ho ancora molto lavoro da fare qua giù!- disse ridendo Fred.
Risero insieme per un po', chissà quanto. Poi a George venne in mente un'idea folle, una proposta da fare al fratello. Aprì bocca ma non fece intempo a parlare.
-George! Eccoti, santo cielo, è da una vita che ti cerco!- il ragazzo si voltò di scatto per vedere la faccia sporca di terra di suo padre, Arthur Weasley. George si girò nuovamente verso l'interno della stanza, aspettandosi di trovare Fred, ma questo non c'era.
Eccolo, il nodo alla gola si stava riformando e questa volta aveva l'impressione di essere più forte che mai.
-Che diavolo stai facendo? Non l'hai ancora riparato?- esclamò il Signor Weasley, facendo capolino nella stanza. In men che non si dica i residui di soffitto si alzarono in aria e si riattaccarono al soffitto, riparandolo.
-Andiamo George, abbiamo ancora molto lavoro da fare.- e con questo Arthur Weasley diede una pacca sulla spalla al figlio e uscì dalla stanza.
Poco dopo George lo raggiunse nel corridoio, con lo sguardo basso, cercando di nascondere gli occhi pieni di lacrime.
  
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