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Autore: lapoetastra    30/08/2014    3 recensioni
E se Nuwanda incontrasse Towanda?
L'attimo fuggente/Pomodori verdi fritti
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Charlie Dalton
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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<Nonna? Nonna, sono a casa!>, disse Charlie, entrando nella piccola abitazione che avrebbe condiviso con la nonna per una settimana. I suoi genitori erano infatti impegnati in un viaggio di lavoro all’estero e non si erano sentiti di lasciare il figlio adolescente in casa da solo per tutti quei giorni.
<Charlie!! Ma cosa ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?>, chiese Ninny Dalton, entrando nello spartano soggiorno.
Pur essendo molto avanti con l’età, sembrava ancora una ragazzina. La pelle, perfettamente liscia ed uniforme, era priva di rughe e gli occhi, anche se ingrigiti a causa del passare degli anni, erano ancora svegli e vispi.
<Nonna, sono iniziate le vacanze di carnevale, te l’avevo scritto nell’ultima lettera che sarei tornato a casa per un po’, non ricordi?>
<Sì, io… scusa, tesoro, è solo che in questo periodo ho la testa altrove. Ora vieni, ti preparo il tè con i biscotti che adori tanto, eh?>.
Pochi minuti dopo, Charlie stava facendo merenda, con la nonna seduta accanto a lui.
<Sai, nonna, che faccio parte, a scuola, della setta dei poeti estinti? Ecco, rispettando lo spirito di appassionata sperimentazione dei nostri poeti, io rinuncio al nome di Charlie Dalton, d'ora in poi chiamami… Nuwanda>.
<Nuwanda?? E cosa significa?>
<Bhe, vedi, nonna. Nuwanda è… il corrispettivo maschile di Towanda. Non è questo il soprannome che aveva la tua amica Idgie quando eravate giovani?>
<Sì. Ah, ho capito. Sei proprio rimasto colpito da lei, non è vero?>
<Bhe..sai, nonna.. da quanto mi hai raccontato di lei nelle tue storie ho visto che è molto simile a me. Anche lei così ribelle, spavalda, testarda... Io mi rispecchio molto con Towanda. Ed è per questo che ho scelto di essere il suo Nuwanda, il suo uomo. Capisci, nonna?>.
Ninny per poco non si mise a ridere.
Da quando aveva iniziato a raccontare al nipote delle avventure della sua giovinezza con le uniche due amiche che avesse mai avuto nella vita, Ruth Jamison e Idgie Threadgoode, lui era rimasto inequivocabilmente affascinato dalla seconda, Towanda come la chiamavano tutti.
Era vero in effetti che i due giovani si assomigliavano. Forse era per questo che Charlie aveva provato un’innata simpatia per la ragazza.
<Sai, nonna, sono convinto che Idgie fosse anche una bellissima ragazza, non è vero?>, chiese Charlie, con un’espressione ferina sul volto magro.
<Bhe, tesoro, se proprio vuoi vederla, ho una sua foto. Vado a cercarla. Dovrebbe essere nel quarto cassetto a destra…>.
Dopo pochi istanti Ninny tornò, con in mano un plico contenente diverse foto ingiallite a causa degli anni.
Charlie ne prese una e la studiò con attenzione.
Vi erano rappresentate due ragazze, una, la più alta delle due, aveva capelli neri sciolti sulle spalle esili, occhi dolci e grandi, da cerbiatta, ed un atteggiamento e un abbigliamento molto femminili.
“Deve essere Ruth”, pensò Charlie, ricordando le storie della nonna.
La seconda, invece, indossava una camicia sgualcita e poco adatta ad una ragazza e pantaloni troppo lunghi, che le arrivavano oltre i piedi. I suoi capelli erano biondi e ricci, e cadevano disordinatamente sul volto, atteggiato in un’espressione birichina.
Charlie sentì un tuffo al cuore. Eccola lì, Idgie, la ragazza che lo aveva tanto colpito per il suo carattere quasi maschile. Towanda. Era proprio come se l’era sempre immaginata. Bellissima.
Successivamente guardò tutte le altre foto conservate nel plico. Raffiguravano sempre le due ragazze, impegnate nelle attività più disparate: correre, raccogliere fiori, servire pomodori verdi fritti da dietro un bancone, ridere…
Charlie notò però una cosa che fece immediatamente presente alla nonna.
<Nonna, perché in tutte queste fotografie tu non ci sei mai? Non mi avevi detto che voi tre eravate inseparabili, facevate tutto insieme?>, le chiese con curiosità.
La nonna parve stranamente sorpresa da quella domanda, come se il nipote le avesse chiesto un’assurdità.
Dopo pochi secondi ritrovò il controllo di sé e rispose con voce calma e sicura.
<E’ solo che… che a me non piaceva farmi fare foto, tutto qui>.
<Capisco. Bhe, però mi sarebbe piaciuto vedervi tutte e tre insieme. E beata te che hai conosciuto Idgie, è davvero bellissima>.
<Già, hai ragione. Ora devo uscire, Charlie>, disse Ninny, riponendo le fotografie e prendendo il cappotto dall’attaccapanni.
<E dove vai? E’ quasi sera.. e fa freddo>, le chiese il nipote, preoccupato. Sua nonna non era mai stata una a cui piacesse uscire con il buio.
<Io… non ti spaventare… devo andare… andare a fare la spesa, sì, sì, prima che il supermercato chiuda, è meglio che mi sbrighi. Tornerò presto, non ti preoccupare, ed allora mi racconterai tutto della scuola, intesi?>. Così dicendo Ninny uscì, lasciando il nipote a bocca aperta.
Charlie si accorgeva sempre se la nonna mentiva, e questa era una di quelle volte.


Circa un’ora dopo, la nonna tornò.
Charlie abbandonò il libro di poesie che stava leggendo e la squadrò bene.
<Dove sono le borse? Non hai detto che uscivi per andare a comprare?>, le chiese, in modo più brusco di quanto avesse voluto. Non gli piaceva che la nonna gli nascondesse qualcosa.
<Ah.. io.. bhe, vedi tesoro, quando sono arrivata al supermercato ho capito che… che avevo tutto e non mi serviva niente. Non so perché non me ne sia accorta a casa. Comunque, guarda, mentre tornavo ho trovato un alveare e ho raccolto un po’ di miele. Sei contento?>
Charlie sapeva dell’abilità della nonna a raccogliere quell’alimento prelibato e zuccherino senza farsi pungere neanche una volta dalle api.
Quando, la prima volta, si era complimentato con lei, Ninny gli aveva risposto che tutto ciò che sapeva le era stato insegnato da Idgie, che era una vera e propria “Ammalia api”, soprannome che le aveva dato Ruth.
Charlie, seppur ancora turbato per lo strano comportamento della nonna, mangiò con lei e le raccontò le cose più strabilianti ed incredibili che gli erano capitate a scuola dall’inizio dell’anno scolastico: l’arrivo di un nuovo professore fuori dalle righe, la nascita della setta dei poeti estinti, la passione di Neil Perry per il teatro.
La serata trascorse in modo gaio e tranquillo, e Charlie non pensò più ai segreti che la nonna gli nascondeva.

Nella settimana successiva, però, Charlie notò che la nonna continuava ad uscire diverse volte, anche mentre lui dormiva fino a tardi, la mattina, e quando le chiedeva spiegazioni e indicazioni su dove fosse andata, lei rispondeva sempre in modo vago e cambiava immediatamente argomento.
Il ragazzo si fece sempre più preoccupato, ma decise di non chiedere più nulla alla nonna.
Avrebbe scoperto da solo che cosa nascondeva.
Un giorno, dopo che Ninny fu uscita, Charlie andò a frugare nei suoi cassetti.
Sapeva che era una cosa che non avrebbe dovuto assolutamente fare e che se la nonna lo avesse scoperto si sarebbe arrabbiata moltissimo, ma doveva capire che cosa le succedeva.
Era convinto che la nonna avesse un amante, ed è per questo che stava cercando delle prove, come delle corrispondenze, dei messaggi, dei regali strani.
In men che non si dica, trovò infatti una lettera, tenuta chiusa con cura da uno spago ormai quasi del tutto rovinato.
Con delicatezza, Charlie la aprì.
Non era di sicuro recente, a vedere dal tipo di carta utilizzata e dalla polvere che la ricopriva.
Le parole, però, erano ancora chiaramente visibili e così Charlie iniziò a leggerla.

Cara Idgie,
so che è passato molto tempo dall’ultima volta in cui ci siamo viste e sentite,
ma Frank non vuole che mi tenga in contatto con te.
Dice che eserciti una cattiva influenza su di me e sul bambino che attendo.
La gravidanza procede bene, sono ormai al terzo mese, ma la pancia si vede appena.
Ho già deciso come chiamarlo: Buddy, come il tuo compianto fratello maggiore.
Non posso dilungarmi tanto, tra poco Frank tornerà a casa dal lavoro e per allora questa lettera dovrà già essere stata spedita.
Non voglio che mi picchi di nuovo, non con Buddy dentro di me.
Volevo dirti che ti ho trovato uno pseudonimo con il quale potrò sempre scriverti in modo che mio marito non sospetti nulla della nostra corrispondenza. Sai che Towanda non mi è mai piaciuto come soprannome per te, quindi ho deciso che d’ora in poi nelle lettere ti chiamerò Ninny. Non è un nome molto comune, lo so, ma spero che ti piaccia.
Cosa ne dici?
Vado,amica mia
Attendo con impazienza una tua missiva.
Salutami la tua cara madre,
Ruth.


Charlie dovette rileggere l’intero testo almeno due volte prima che riuscisse a comprendere appieno il suo significato.
Quella lettera… era stata scritta da Ruth, Ruth Jamison, una delle due amiche di sua nonna. Ed era indirizzata ad Idgie, allora perché era la nonna ad averla?
Ma Ruth diceva che… che aveva trovato uno pseudonimo per lei, perché Towanda non le piaceva e aveva deciso di chiamarla…Ninny…un nome non molto comune… ma se la loro amica si chiamava proprio così!
Un altro particolare fece sbarrare gli occhi a Charlie.
Ho deciso che lo chiamerò Buddy, come il tuo compianto fratello maggiore…
Lui aveva uno zio, zio Buddy, il fratello della nonna, morto a causa di un incidente ferroviario quando era solo un ragazzo e lei una bambina.
Charlie capì di essere ad un passo dalla soluzione.
Proprio in quel momento la nonna rientrò.
Il ragazzo mise in fretta a posto la lettera ed andò adaccoglierla, facendo finta che nulla fosse successo.
Ma aveva un piano.
La prossima volta avrebbe seguito di nascosto la nonna.
Era convinto che scoprire dove andava quasi ogni giorno così in gran segreto fosse l’ultimo tassello del puzzle.

Due giorni dopo, Ninny Dalton si preparò per uscire.
Charlie le disse che lui sarebbe rimasto in casa a fare i compiti per la scuola, ma, dopo una decina di minuti si mise il cappotto e le andò dietro di nascosto.
Camminarono per un bel pezzo, fino a quando Charlie la vide entrare nel cimitero comunale.
La seguì in silenzio a pochi passi di distanza.
La vide fermarsi vicino ad una tomba, bianca.
Sapeva che non avrebbe dovuto, ma la curiosità fu più forte ed andò a fianco della nonna per capire a chi apparteneva il sepolcro. Vi era una foto, la foto di una ragazza che Charlie aveva visto già diverse volte. E, sotto di essa, incisa nel marmo candido, un epitaffio:
Ruth Jamison, 1903-1939
In quel momento, una lampadina si illuminò nella mente sveglia del ragazzo.
Si avvicinò ancora di più alla nonna.
Ninny, alla vista improvvisa del nipote, si spaventò e fece un salto per la sorpresa.
Poi, ricompostasi, non disse nulla, ma si abbassò e raccolse un piccolo biglietto bianco poggiato contro la lapide.
Senza una parola lo porse a Charlie, che lesse ad alta voce il suo contenuto.
Ti amerò sempre, l’Ammaliapi”.
<Idgie…>, disse Charlie in un sussurro alla nonna.
<Idgie è ancora viva!>, continuò poi con finta sorpresa.
Ormai aveva capito.
Tutto tornava.
La lettera, le foto, il miele, il biglietto, le uscite misteriose…
<Oh, sì. Se ne va ancora per il mondo ad ammaliare api e a vendere il miele! Mi sembra persino di vederla, qualche volta>, disse Ninny Dalton con un sorriso.
<Può darsi che la vediamo anche oggi>, rispose Charlie divertito.
<Può darsi. Andiamo>, rispose la nonna, prendendolo sottobraccio ed avviandosi verso la strada di casa.
<Sai, ho sempre saputo di avere un nipote intelligente, Nuwanda>.
<E io invece ho appena capito di avere una nonna ammaliatrice di api, Towanda>.

Nonna e nipote, Towanda e Nuwanda, Idgie e Charlie, si allontanarono così, insieme, e si confusero tra le ombre della sera.
   
 
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