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Autore: pikychan    30/08/2014    1 recensioni
Questa fanfiction comincia da Lucinda.
Ora ha tredici anni e anche quest'anno parteciperà al Gran Festival.
Poco prima della finale però conoscerà una ragazza che sembra conoscere Ash. Questa decide di ripartire per trovarlo.
Preoccupata per le sorti della ragazza ne parla con la sua amica Zoey.
...
"...Non ti piacerebbe rivedere Ash?"
...
Le consiglia di ripartire con questa ragazza, ma Lucinda è confusa.
Che cosa farà alla fine?
{Pearlshipping and Elettricshpping}
[AshxLucinda and CamillaxLem]
Genere: Demenziale, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Lucinda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon: Le mie fanficition sulla pearlshipping'
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Nuovi emozionanti incontri

 

Ho incontrato te, su questo grande pianeta

Un attimo e c'è, prezioso incontro di vita

 

Lucinda e Camilla erano arrivate in una grande città. Era piena di grandissimi e luminosissimi edifici. Si chiamava Luminopoli. O almeno era quello che le due avevano letto su un cartellone, anch'esso, illuminato.

Tuttavia la blu non era molto attratta da quel posto. Non che non le piacesse un po', ma era abituata alle piccole città, tralasciando il fatto che a Sinnoh non erano così grandi. Forse solo Rupepoli. No, a pensarci bene non ricopriva neanche un quarto di Luminopoli.

Dopo l'incidente della fontana si era cambiata. Era tornata al negozio di vestiti di Novartopoli. Aveva comprato una gonna rosa a tre strati, una canottiera bianca e una giacchetta nera da metterci sopra. L'unica cosa che non era variata era la cuffia. E non aveva rinunciato alla sciarpa, solo che dopo il tuffo nell'acqua si era un po' scolorita diventando di un rosa un po' più chiaro, ma sempre carino. Infine per completare il suo nuovo look aveva deciso di acquistare un paio di calze a righe che, alternate tra i due colori bianco e nero, le arrivavano appena sotto al ginocchio. In quanto a scarpe aveva preso degli stivali marroni, con i lacci, non più lunghi di cinque centimetri in tutto.

La mora invece sembrava al settimo cielo. Correva davanti all'amica con aria spensierata. A Lucinda sembrava un po' troppo esaltata, ma in fondo Camilla era così. Un uragano di energia e positività. Portava il sole dovunque andava. Avrebbe mentito se avesse detto che a volte non la sopportava. L'ammirava per essere sempre così. Allegra e positiva. A dirla tutta forse un po' la invidiava, lei non ci riusciva ad essere così, era sempre molto razionale anche se calda e gentile.

“Ehi Lucinda! Dai sbrigati!” la ragazza dai codini mori cominciò ad agitare il braccio in alto. Si era fermata. Lucinda era troppo lenta.

“Eccomi, arrivo!” spezzò la distanza correndole incontro. In genere non lo avrebbe fatto in una grande città, però con Camilla che si comportava in modo così naturale senza freni, le venne quasi spontaneo.

“Lucinda! Voglio visitare la città! La voglio vedere tutta!”

“Cosa? Non possiamo, dobbiamo continuare!” frenò il suo entusiasmo.

“Dai! Ti prego!”

“Uff... perchè sei così su di giri? ...” si chiese retorica rammaricandosi. La stava praticamente supplicando.

“Scusi, sa dirmi dov'è lo studio dei VideoClip?” la nocciola si era apprestata a chiedere a un signore in una macchina azzurra. Aveva sul tettuccio una targa con su scritto Taxi.

“Certo, vuoi che ti ci porti?”

“Sì! Grazie infinite!”

“Prego, è il mio lavoro”

“Scusami, ma non è che avevi progettato tutto fin dall'inizio?...!” si intromise l'altra ragazza sentendosi tradita. Ora era piuttosto in collera con Camilla.

“Che dici Lucinda...” disse con faccia imbarazzata. Era impossibile capire se avesse detto il vero o il falso. Forse nessuno dei due. Una mezza verità. Sì. Doveva essere così “...dove si trova la boutique Cool&Chic?” chiese poi al tizio in macchina.

“Hai detto boutique!” gli occhi di Lucinda si illuminarono all'istante all'idea di tutti quei vestiti che aspettavano solo lei per essere provati.

“E' proprio in questa via”

“Ehi un momento...!” la ragazza tornò a pensare lucidamente e realizzò di essere piuttosto in collera per quello che stava succedendo.

“Mi dispiace Lucinda, tornerò presto, perchè intanto non fai un giro alla boutique?” la salutò l'amica, con la mano, mentre entrava in auto. Sorrideva. Forse di un sorriso un po' imbarazzato. Lucinda si chiedeva, mentre la macchina partiva, se si sentisse un po' in colpa. Ormai non era tanto arrabbiata quanto stranita, la sua nuova amica non aveva la capacità di trattenere i suoi istinti. Se voleva qualcosa lo doveva avere a qualsiasi costo. Non come lei che invece al contrario era capace di trattenere i suoi impulsi. Questa riflessione le fece tornare in mente la partenza di Ash. Per settimane aveva pensato di prendere la nave e partire per Kanto. Bussare alla sua porta e urlare sono tornata, poi si sarebbero dati il cinque e magari sarebbero ripartiti insieme per una nuova regione. Però non lo fece. Cercava di rifugiarsi in scuse come mia madre non vorrebbe, ho troppo da fare, devo partecipare al Gran Festival... ma in cuor suo lo sapeva. Sapeva che aveva soltanto paura. Non sapeva di cosa però. Cosa molto strana. Però ci pensò bene e realizzò che a volte si piange per motivi che non si conoscono, perciò a volte la paura può essere anche ingiustificata. Anche se il motivo c'è, ma tu non lo capisci.

Camilla invece non era così. Era in grado di realizzare ogni suo più piccolo capriccio. Guarda solo che erano li perchè lei voleva rincontrare il suo vecchio amico Ash. Quando Lucinda le aveva detto che non sapeva in che regione fosse andato lei le aveva risposto solo devo ripartire subito poi era scappata. Adesso ripensandoci bene le veniva da pensare che in quel momento stesse già pensando per che regione ripartire. Non aveva usato scuse come non so in che regione sia o non voglio disturbarlo nel suo viaggio, aveva semplicemente detto che doveva ripartire e, dopo il Gran Festival, così era stato.

E lei? Perchè era ripartita? Solo perchè voleva accompagnare Camilla assicurandosi che non le succedesse niente, o c'era dell'altro?

Prima della finale del Gran Festival, Zoey le aveva chiesto se voleva rivedere Ash. Sì. Lo voleva. E anche tanto. Però le aveva risposto che sarebbe partita con sua cugina solo se avesse vinto. Perchè lo aveva fatto? Per limitare da sola le sue possibilità? Per darsi un'ultima prova? Non lo sapeva, non capiva. Ora che era tutto finito si tormentava. Se avesse perso avrebbe anche perso la possibilità di rivedere il suo amico. Oltre al danno anche la beffa, ma lo aveva voluto lei. Solo lei...

 

Entrò nella boutique. Un posto raffinato e di classe. Era diverso dal negozio di vestiti a Novartopoli, soprattutto per l'atmosfera elegante. Era veramente magnifico, Lucinda era incantata.

Prima che potesse mettere piede dentro, però, arrivò da lei una donna bionda. Era piuttosto giovane e anche lei vestita elegante. La blu pensò si potesse trattare di una commessa.

“Siamo spiacenti, ma qui... Oh, non ti ho mai vista da queste parti, ma sei stilosissima! Puoi entrare”

“Eh? Sono qui solo per dare uno sguardo, non posso entrare?” non capiva, c'erano forse restrizioni sulla clientela?

“Certo che puoi, perchè sei vestita in modo delizioso, sai, qui non possono entrare tutti” sorrise.

La ragazza fece quasi un salto. E quella strana regola da dove veniva? Roba da pazzi, Kalos era veramente una regione particolare...

“D-daccordo, allora faccio un giro per guardare cosa c'è...” sorrise imbarazzata passando oltre la commessa.

“Fai con comodo” invece la commessa restò accanto alla porta e continuò a sorridere sinceramente, forse anche un po' ingenuamente.

Lucinda adesso era nel suo regno. Abiti e abiti da provare. Tutti per lei. E state sicuri che li avrebbe provati tutti. Decise di cominciare dai cappelli. Si tolse la cuffia e cominciò a provarli uno a uno, facendo ogni volta un commento con una voce diversa. A un certo punto ne stava per provare uno grigio a cilindro, ma per qualche strano motivo voltò la testa di fianco. Rimanendo con il cappello leggermente alzato dalla testa. Quando si voltò vide una ragazza, castana chiara, stava per provarne uno molto simile al suo, ma marrone. Era nella sua stessa posizione. Con la differenza che forse la stava osservando da più tempo. Forse stupita dai commenti che faceva. Aveva pensato che fosse folle, non felice.

Era lei. La ragazza che aveva visto in foto. La ragazza che aveva un sacco di foto di Ash sistemate a cuore nella sua stanza... le prese un attacco di panico. Il cuore le cominciò a battere forte forte. Cominciò ad indietreggiare tremante puntandole il dito, anch'esso tremante.

“T-tu s-sei l-la... la s...!”

La ragazza dagli occhi azzurri la guardò incredula e stupefatta, ma sempre ferma.

La blu lasciò cadere il berretto che avrebbe dovuto provare e corse via urlando STOLKER ma nessuno dei presenti, tanto meno Serena, capì. Rimasero solo tutti increduli, mentre vedevano la ragazza sfrecciare via.

 

Intanto Camilla era stata buttata fuori dal Taxi. E il motivo era perchè non aveva soldi per pagare la corsa. Quando il conducente glielo aveva detto la ragazza aveva fatto una faccia... l'uomo aveva capito subito che non avrebbe ricevuto il compenso. L'aveva fatta scendere gridandole che non faceva il volontario o qualcosa di simile.

“Uffa! Quel signore è stato così cattivo con me! Eppure sembrava così gentile!” si lamentò mentre camminava, poi prese una sfera dalla tasca e si preparò a lanciarla “Kika-chin, consolami tu!”

Il Pikachu uscì e salì sulla spalla della ragazza che ormai si era fermata.

“Kika-chin, dobbiamo trovare Lucinda! Il problema è che non so dove sono...!”

Vide qualcuno davanti a se. Con almeno tre buste della spesa che gli o le coprivano la faccia. La mora subito si fece pensosa e poi realizzò di poter chiedere informazioni a quel tipo o quella tipa.

“Ehi scusa! Avrei bisogno di un'informazione!” scuote il braccio entusiasta convinta così di farsi vedere.

Gli cascarono a terra tutte le buste. Sì. Ora si è capito che è un ragazzo. Un ragazzo biondo, con gli occhiali. Dovevano essergli cadute le buste di carta marrone perchè qualcuno l'aveva chiamato. Ora anche tutti gli alimenti erano a terra. Per la maggior parte frutta e verdura. Molte mele, carote, rapanelli... una quantità industriale. Quanto mangia... aveva pensato Camilla, realizzando subito però che non fossero fatti suoi.

Dopo avere osservato le buste osservò lui. Notò cose che a primo impatto non aveva neanche notato. Ad esempio che dietro i suo occhiali si nascondevano dei bellissimi occhi azzurri. Che i capelli biondi avevano una forma indescrivibile... a lei erano sempre piaciuti i capelli biondi e gli occhi azzurri. E invece aveva capelli mori e occhi nocciola. Si riteneva sfortunata.

Il ragazzo per un po' la osservò per cortesia, dato che lei lo stava guardando. Pensò che volesse dirgli il motivo per cui lo aveva fermato. Voltò lo sguardo imbarazzato fingendo di grattarsi sotto il naso emettendo un debole ehm...

“Ah, scusa! Non volevo farti cadere tutto!” si chinò a raccogliere mortificata.

“Lascia stare, ci penso io” disse lui chinandosi a sua volta.

La ragazza si rialzò. Nonostante non fosse stato troppo scortese nei modi si sentiva come lo avesse fatto arrabbiare.

“T-ti ripagherò! Di tutto davvero!”

Il ragazzo la guardò stupito. Era molto concentrato a raccogliere gli alimenti, ma a quel punto la guardò. A un certo punto cominciò a ridere.

“Ripagarmi? Ma che dici, non ce n'è bisogno” a questo punto le sorrise. Gli stava già simpatica quella ragazza, anche se era un po' strana era davvero gentile. Ormai aveva lasciato gli ortaggi a se stessi e si era alzato.

“Ah! Meno male credevo fossi arrabbiato”

“Nono” disse lui sorridendo forse un po' imbarazzato e grattandosi la testa.

“Io sono Camilla e questa è Kika-chin”

“Piacere Kika” fece una carezza al Pokèmon prima di presentarsi a sua volta “Io sono Lem”

“Ah! Il Capopalestra?”

“C-come fai a saperlo?...!”

“L'ho letto da qualche parte qui in città” rispose portandosi un dito alla bocca cercando di ricordarsi dove “tu sai dove si trova la boutique Cool&Chic?” domandò cambiando discorso.

Lem sorrise imbarazzato. La capacità di cambiar discorso di Camilla aveva colpito ancora una volta.

“Si trova in Viale Primavera”

“Ah, grazie! E dove siamo adesso?”

“... è la prima volta che vieni a Luminopoli, vero?” il ragazzo sperò in una risposta positiva perchè l'ultima domanda di Camilla lo aveva chiaramente sconvolto. Se fosse davvero vissuta lì, l'idea che una ragazza così sprovveduta girasse da sola per la città lo inquietava.

“Sì, io e una mia amica siamo in missione per trovare un ragazzo!”

Missione per trovare un ragazzo? Aveva frainteso. Quasi quasi avrebbe preferito una risposta negativa a questo punto.

“Siamo in Corso Alto, ma sei sicura di riuscire ad arrivarci?”

“Sta tranquillo, la mia amica direbbe non c'è nulla di cui preoccuparsi, è tutto sotto controllo”

“Ma non è una frase che fa preoccupare le persone di più...?” emise retoricamente stranito. Forse si era sbagliato nel giudicare quella ragazza.

 

Lucinda aveva fatto una bella corsa. Era uscita di corsa senza preoccuparsi di niente che non fosse scappare. Ora si teneva le ginocchia respirando affannosamente.

“Che... corsa...”

Si guardò intorno terrorizzata. Non è che era andata troppo lontano? E Camilla? Come avrebbe fatto a ritrovarla? … fortunatamente no, non si era persa. Era solo a qualche metro dalla boutique. Pensò strano. In passato con una corsa del genere sarebbe arrivata in capo al mondo. Stessa considerazione della scorsa volta. Non era più abituata a correre.

Adesso doveva solo trovare la sua amica Camilla. Doveva ancora essere allo studio dei VideoClip. Magari si sarebbe fatta portare in Taxi. Uhm... no, dimenticava che aveva finito i soldi a Novardopoli per comprare i vestiti. Beh, avrebbe chiesto informazioni. Chiedere non costa nulla. Incontrò il taxista che aveva portato l'amica allo studio. O almeno pensava fosse lui. Sì, infatti l'uomo rivelò di essere il fratello gemello di quello che probabilmente aveva portato la ragazza mora. Poi le fece vedere la foto dove c'erano lui e i suoi fratelli. Tutti uguali. Capelli mori e occhi grigi. Saranno stati una decina. Disse che si chiamavano anche tutti John. Tutti Taxisti John. La blu ne approfittò ancora una volta per pensare che Kalos fosse strana, ma infondo anche le Agenti Jenny e le Infermiere Joy erano tutte uguali con lo stesso nome.

Proprio mentre la cercava, l'oggetto della ricerca la trovò.

“Non eri allo studio dei VideoClip?! Io stavo per venire lì!” esplose.

“Lucinda, ma la tua cuffietta?” si mostrò da subito spaventata, ma poi perplessa.

“Non cambiare...! Eh? La mia cuffia! Dev'essere rimasta nella boutique!” si tastò la testa nel panico.

“Sei proprio sbadata” la mora soffocò la risata con la mano.

“Non è vero! Non sai cos'è successo!”

Camilla sgranò gli occhi.

“Ho incontrato la stolker...” sussurrò. Forse non si ricordava che prima lo aveva urlato ai quattro venti.

“Non mi dire! S...!” esclamò, ma la blu le tappo la bocca impedendole di completare la parola che tanto poi completò lo stesso erena. La ragazza blu tirò un sospiro di sollievo. Pensava volesse dire stolker.

 

Tornarono tutte e due nella boutique. Magari se ne avesse parlato con la commessa di prima avrebbe capito. Si vergognava un po' a dirla tutta, ma se rivoleva la sua cuffia doveva affrontarla. E poi era così gentile. Avrebbe capito senz'altro.

“Come?!” emise la ragazza blu. La commessa le aveva appena detto che non poteva entrare. Alla faccia della gentilezza.

“Non sei bene accetta in questa boutique, dopo la scenata che hai fatto per giunta...”

“Eh? No, aspetti, senta...! Ho lasciato la mia cuffia per sbaglio e...!”

“Non potete impedire alla mia amica di riprendere una cosa che le appartiene! Potremmo chiamare l'Agente Jenny!”

“Camilla, ma che dici...!?” la rimproverò abbassando la voce.

“Potrei chiamare io l'Agente Jenny se non ve ne andate!”

“No! Ci scusi, ora che ne andiamo...” sorrise imbarazzata cercando di trascinare via Camilla.

“No, aspetta! … Lasci che la prendi io, ci metterò solo un secondo, io non ho fatto niente, ho tutto il diritto di entrare” disse decisa con stupore di Lucinda.

“Tu non fai tasto, non sei per niente stilosa”

“Come ti permetti!” si arrabbiò a tal punto che l'amica dovette trattenerla “Dovremmo chiamare l'Agente Jenny solo per le vostre restrizioni sui clienti!”

  
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