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Autore: Black Swan    22/09/2008    3 recensioni
"Doveva succedere, prima o poi.
In fondo lo aspetto da quando ho realizzato che te ne sei andato davvero.
Ti ho detto addio due giorni prima che tu salissi su quell’aereo, diretto verso Berlino, alla conquista di un sogno.
Lo aspetto e ne sono terrorizzata da tre anni.
Al solo pensiero che sei di nuovo sotto questo stesso cielo vado in fibrillazione."

E se Strify avesse lasciato il suo grande amore a Villingen-Schwenningen?
Una one-shot ispirata ad Again di Janet Jackson.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Strify
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In Love With You Again

I personaggi di cui scrivo non mi appartengono e non ho contatti con loro. Non pretendo di descriverli come sono in realtà, né di descrivere situazioni realmente vissute da loro.

Quanto scrivo non è a scopo di lucro.

Le mie sono opere di fantasia e rivendico i miei diritti su esse solo in quanto sono state partorite dalla mia immaginazione.

La canzone è Again di Janet Jackson, contenuta nell’album Janet. I diritti appartengono ai legittimi proprietari.

 

 

 

 

 

 

In Love With You Again

 

 

 

 

 

I heard from a friend today

And she said you were in town

Suddenly the memories came back to me in my

Mind

 

Chiudo il cellulare con le mani che mi tremano.

Doveva succedere, prima o poi.

In fondo lo aspetto da quando ho realizzato che te ne sei andato davvero.

Ti ho detto addio due giorni prima che tu salissi su quell’aereo, diretto verso Berlino, alla conquista di un sogno.

Lo aspetto e ne sono terrorizzata da tre anni.

Al solo pensiero che sei di nuovo sotto questo stesso cielo vado in fibrillazione.

Mi guardo intorno, scatoloni da per tutto.

Sto impacchettando quello che resta della mia vita. E tu sei tornato.

 

How can I be strong I've asked myself

Time and time I've said

That I'll never fall in love with you again

A wounded heart you gave

My soul you took away

Good intentions you had many

I know you did

 

Uno degli slogan della mia vita, negli ultimi tre anni, è stato L’ho dimenticato. Ho superato la rottura con lui.

Quanto mi hanno creduto, persone come quella che ha alzato il telefono appena ti ha visto?

Poco. Per niente.

Per un attimo mi chiedo anche cosa può averti riportato a Villingen-Schwenningen… ma ho il cervello in stasi.

Qualsiasi cosa sia, adesso sei qui.

E’ un caso?

Sei entrato ufficialmente nella mia vita a causa della morte di mia madre.

In classe insieme da anni, ma sei sempre stato al di sopra della massa.

Anni luce avanti a me.

Arrivavi a scuola truccato. E gli strani erano quelli che non ti capivano.

Avevi le idee chiare: sapevi di aver ragione.

Io ero la secchiona.

Mia madre è rimasta incinta a diciassette anni. Terrorizzata dalla prospettiva che seguissi le sue orme, mi ha indotta a mascherarmi.

La scuola prima di tutto.

Per i ragazzi c’è sempre tempo.

L’ho presa alla lettera.

Poi mia madre è morta. Travolta da un pirata della strada che non potrò mai maledire in modo soddisfacente perché è fuggito lasciandola lì.

Mio padre non sapeva che farsene di me in casa e mi rispedì a scuola il giorno dopo il funerale.

Fu quel giorno che mi trovasti a piangere come una fontana nello spogliatoio della palestra.

Ultima ora di lezione, ginnastica, avevo aspettato che se ne andassero tutti, poi ero crollata. Non volevo tornare a casa.

Tornasti indietro perché avevi dimenticato non so che cosa nello spogliatoio maschile… e mi sentisti piangere.

Fu quel giorno che misi piede per la prima volta in casa tua. Mi ci portasti come logica soluzione al problema che non volevo tornare a casa mia.

Fu quel giorno che abbattei le mie difese e il mio travestimento con le mie stesse mani, fu quel giorno che mi vedesti senza gli occhiali con le lenti di vetro e con i capelli sciolti.

Vai a pensare che sei così bella. Sai nasconderti molto bene.

Ancora ti vedo, appoggiato allo stipite della porta del bagno di casa tua, mentre io mi lavavo il viso.

Tempo tre giorni e ti raccontai tutto. Tempo tre giorni e mi baciasti per la prima volta. Tempo tre giorni e ci mettemmo insieme.

La coppia più strana della scuola.

 

I come from a place that hurts

And God knows how I've cried

And I never want to return

Never fall again

 

Anche ora sto piangendo.

Ancora.

Per te.

Avevo giurato a me stessa che con le lacrime avevo chiuso… per quanto ti riguardava.

Mio padre è morto, dopo un calvario durato poco più di un anno, da quasi tre settimane e per questo non ho pianto. Il mio rapporto con lui è stato sotterrato insieme a mia madre.

Tu torni a Villingen-Schwenningen dopo quasi tre anni e piango come una cretina.

Menomale l’avevo superato.

La verità, adesso che mi ascolta solo la mia coscienza, e che i tredici mesi che siamo stati insieme restano i più belli della mia vita.

Riprendo ad incartare con i giornali vecchi gli oggetti che porterò via da questa casa.

Ho deciso di lasciarla. Venderla.

Anche io lascerò Villingen-Schwenningen.

Non per rincorrere un sogno, ma per trovare finalmente me stessa.

Questo è il piano.

 

Making love to you

Oh it felt so good and

Oh so right

 

Quando si dice scherzi della memoria.

Non ricordo cosa ho mangiato ieri, ma ricordo secondo per secondo la prima volta che abbiamo fatto l’amore.

Ricordo molto bene le sensazioni che mi hai donato.

Il tuo modo di amare, di toccarmi… sembrava che mi volessi plasmare.

In questi anni ci sono state altre storie… ovvio. La più lunga è durata sette mesi. Poi ha cominciato a parlare di andare a vivere insieme.

Ho riproposto la stessa scusa che ho usato con te: non posso lasciare mio padre da solo.

Mio padre, per inciso, mi ha lasciata quando è morta mia madre.

Per assurdo, invece tu ci sei ancora.

Sento ancora il tuo profumo, la tua voce… la sensazione di calore che mi avvolgeva quando mi guardavi.

Una volta che occhi come i tuoi si posano su una persona non è possibile scordarli.

Tutte le volte che parte una tua canzone alla radio sento gli sguardi su di me. Aspettano reazioni, aspettano… di vedermi crollare.

Mi credono abbandonata, gli idioti. Pensano che tu, il bastardo, mi hai scaricata appena ti si è presentata la possibilità di avere successo.

Successo che hai avuto e che ti meriti.

Sei nato per stare sotto i riflettori.

Non sanno che la realtà è ben peggiore: sono io che non ho avuto il coraggio di seguirti.

Sono io che ti ho lasciato andare.

Il suono del campanello mi fa letteralmente saltare in aria.

E’ un miracolo che non mi ritrovi appesa al lampadario.

Chiedo chi è al citofono… nessuna risposta.

Mando mentalmente al diavolo l’idiota in vena di scherzi… quando bussano alla porta.

Andiamo bene: non so più riconoscere la differenza fra il suono del campanello dal portone e quello dalla porta.

Minimo la signora della porta accanto, una simpatica vecchietta di ottanta anni, è senza zucchero, farina, tea o chissà cos’altro.

Asciugo al volo gli occhi e apro la porta con il sorriso stampato in faccia.

Io sono felice. Io sono felice così.

E resto inchiodata al suolo.

 

So here we are alone again'

Didn't think it'd come to this

And to know it all began

With just a little kiss

 

Ti togli gli occhiali da sole, l’altra mano sprofondata nella tasca dei pantaloni «Mi… mi faresti entrare?» chiedi incerto.

Tu, incerto.

Io, ad un passo dal collasso fisico.

Sento odore di catastrofe.

«Sebastian?» chiedo come se fosse possibile sbagliarsi.

Da quando sei il cantante dei Cinema Bizarre è possibile scambiarti per qualcun altro come si può scambiare il Sole con la Luna.

Sorridi appena, «In persona.» Ti mordi il labbro inferiore e appoggi gli occhiali sulla testa «Non sono armato.»

Senza pensare mi sposto dalla porta e tu non ti fai ripetere due volte l’invito.

Entri in casa come se non ne fossi mai uscito.

Il tuo modo di muoverti è sempre lo stesso. Sembra di osservare le onde che si infrangono sulla spiaggia.

Ti guardi intorno mentre chiudo lentamente la porta.

«Traslochi?» chiedi.

«Che dici, assomiglia ad un trasloco?»

Il suono della mia voce risulta freddo persino a me.

Sebastian, ho paura.

Tu non puoi saperlo, ma sono spaventata a morte.

Non ti volti verso di me.

E ringrazio Dio per questo.

Per quanti secondi mi avrai guardata? E il calore è sempre lo stesso.

«Ho… ho saputo di tuo padre. Non ho fatto in tempo a liberarmi per il suo funerale. Mi dispiace.»

«Non ti sei perso niente. Ma grazie per il pensiero.»

Ti volti verso di me. «Dove pensi di andare adesso?»

A sotterrarmi, sarebbe la risposta giusta.

«Non ho ancora deciso. Come stai?»

Mi guardi quasi meravigliato.

Anche io mi aspettavo tutto tranne della conversazione.

«Bene. Credo.»

Fai un singolo passo verso di me.

Indietreggio. Non controllo il mio corpo… è la paura.

Se solo mi sfiori potrei andare in mille pezzi.

Ti fermi. «Tu?» chiedi.

«Come… come al solito.»

Annuisci appena. «Davvero non sai dove andrai?»

«Davvero» rispondo senza pensare. «Ancora non ho neanche deciso cosa portarmi via e cosa lasciare ai futuri proprietari.»

«Vieni con me a Berlino.»

 

I've come too close to happiness

To have it swept away

Don't think I can take the pain

No never fall again

Kinda late in the game and my heart is in

Your hands

Don't you stand there and then

Tell me you love

Me then leave again

Cause I'm falling in love with

You again

 

Ho smesso di respirare.

«Sebastian…» non vado oltre.

Sento le lacrime scendermi sulle guance.

Non è vero. Non è possibile.

Sei un sogno.

Sono destinata a svegliarmi… e il risveglio sarà tremendo.

«Guardami» dici con un filo di voce. «Sono qui per te. Dimmi che non è troppo tardi. Dimmi che ogni tanto mi hai pensato in questi anni… e non perché mi vedevi alla tv o mi ascoltavi alla radio.»

Fai un altro passo verso di me, stavolta rimango inchiodata al suolo.

«Non guardarmi così…» mi supplichi quasi, «ti giuro che non sono stato alla finestra ad aspettare che… insomma, questo. Non voglio farti del male.»

Farmi del male?

Tu?

Dio, Sebastian… sono stata io a prenderti virtualmente a mazzate l’ultima volta che ci siamo visti.

Sono stata io a ripeterti per quattro volte che non ti avrei seguito a Berlino… perché non ci credevi.

Non volevi crederci.

«Per me non è cambiato niente» mormori. «Ci ho messo un po’, ma ho capito la tua decisione. Ti amo sempre.»

Non freno i singhiozzi. Non ce la faccio.

Mi porto una mano sulla bocca ma la diga ha ceduto. Lo sento.

Il mio pianto è incontrollabile.

Sono quasi tre anni che non piango.

E lo realizzo soltanto ora.

 

Hold me

Hold me

Don't ever let me go

Say it just one time

Say you love me

God knows I do

Love you

Again

 

Con due falcate mi raggiungi e mi abbracci.

Mi sollevi da terra e affondi il viso contro il mio collo.

Ti rendo l’abbraccio. Vorrei fondermi con te.

E’ tutto così familiare.

«Mi sei mancata…» mi soffi nell’orecchio. «Ero terrorizzato dall’idea che mi avresti respinto.»

Serro la stretta. A costo di strangolarti.

Che razza di idee ti saltano in mente? Sei sempre stato creativo con le teorie.

«Mi hanno detto che eri tornato… ma non credevo che…» bisbiglio.

Ti allontani e mi riposi a terra… ma resto nel cerchio delle tue braccia. «Mi sono fatto vedere apposta» ammetti impacciato. «Speravo che…» scuoti appena le spalle.

Sei cambiato.

Me ne accorgo solo adesso.

Il tuo viso è più… affilato. I tuoi occhi sono sempre gli stessi invece.

E stanno brillando di quella luce che mi ha salvata e guidata già una volta.

Mi accarezzi una guancia. «Perché sarei dovuto tornare qui, se non per te?» mi chiedi.

Adesso mi viene da ridere, il tono con cui lo hai detto non da molte alternative.

Diciamo pure che non ne da per niente.

«Non mi lascerai, vero?» ti chiedo «Non sarà facile.»

Mi guardi. Fisso. In silenzio.

Scuoti la testa, «Ci sono idiozie che si fanno una sola volta nella vita. Tu prevedi di lasciarmi andare di nuovo?»

Scuoto la testa, «Ci sono follie che si fanno una sola volta nella vita. Ti amo ancora. Lo avevo solo accantonato.»

«Accantonato?» mi chiedi stupito.

Annuisco, «Pensavo…»

Ridi.

Ho sempre adorato il suono della tua risata. Il tuo modo di rovesciare la testa indietro.

«… di poter vivere senza di me? Illusa.»

Le nostre bocche si trovano con naturalezza.

E’ come una boccata di ossigeno dopo un’infinita apnea.

Sento le tue mani sui miei fianchi. Poi sulla mia schiena.

Le mie cercano e trovano i tuoi capelli.

Li hai fatti crescere parecchio.

Lo avevo intuito guardando i video.

Mi sollevi di peso da terra e mi trovo sospesa fra le tue braccia.

«Ripetilo» bisbiglio sulla tua bocca.

«Ti amo.»

«Ancora.»

«Ti amo.»

Ti muovi senza smettere di fissarmi.

Noto subito che ricordi dove sta la mia camera.

Sono persa a guardarti.

«E adesso te lo dimostrerò con i fatti…» aggiungi posandomi sul letto.

 

 

 

______________________________________________

 

NOTE:

 

Ci sarebbe materiale per fare una raccolta con le canzoni di JJ. Chi ha l’album Janet o lo ha ascoltato ha già capito di cosa sto parlando.

 

Questa è venuta così, nel giro di mezz’ora.

 

E’ la prima one-shot che faccio! Ricordatevi la clemenza prima di tutto!!!! ‘’=.=

   
 
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