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Autore: The Galway Girl    30/08/2014    1 recensioni
Mi chiamo Anais, ho 19 anni, ho appena finito il liceo e non ho voglia di fare niente.
Dico sul serio, proprio niente.
La mia idea era quella di starmene tutto il giorno davanti alla tivù, ma ho dovuto fare i conti con mia mamma, una snob che non vuole assolutamente sfigurare di fronte alle sue amiche, così ho messo a punto un piano infallibile, un Piano Geniale. Mi sarei trovata un lavoro così orribile e imbarazzante che mia madre mi avrebbe costretta a licenziarmi....
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo tredici.



Dopo due giorni di meritata vacanza trascorsi a tentare invano di recuperare tutte le serie tivù arretrate torno al lavoro.
Ormai sono abituata alla routine, ho anche imparato ad evitare le bulle mimetizzandomi alla perfezione, l'altro giorno mi sono "travestita" da macchinetta del caffè.
Sono ancora convinte che io sia in combutta con Antonio così continuano a rivolgermi sguardi fulminei, io mi consolo immaginando che ogni pollo che spello siano loro due.
Angelica ha fatto cambio di postazione con Luigi, così ora, anche se non ci sentiamo per via delle cuffie, e non possiamo parlare per via delle mascherine, possiamo scambiarci sguardi di sostegno.
All'uscita come sempre mi aspetto che mi segua, invece rimane sulla porta e mi dice < < Oggi passa a prendermi mio fratello, aspetta qua con me cinque minuti che te lo presento! > >
< < Oh, ok > > le rispondo poco convinta, sembrerebbe maleducato dirle di no, ancora più maleducato dirle che non mi importa di conoscere suo fratello, vorrei solo correre a casa a farmi una doccia.
Una Punto grigia parcheggia poco lontano e Angelica fa segno col braccio al conducente di avvicinarsi.
Dalla macchina scende un ragazzo.
IL RAGAZZO PIU' BELLO CHE ABBIA MAI VISTO.
Avete presente nei film quando il protagonista dice di aver sentito le campane o l'Halleluja di Haendel? A me è successa la stessa cosa, solo che io sento "Wake Up" degli Arcade Fire.
Alto, occhi scuri, capelli castani, il tipo di capelli che io chiamo "da principe", mossi, di quelli che si agitano col vento mentre va  a cavallo, ok sto dilagando, e un sorriso che da solo basterebbe a far svenire tutti i polli della fabbrica.
E me.
< < Ciao, io sono Federico > > dice tendendomi la mano < < Allora sei tu che accompagni a casa ogni giorno la mia sorellina? > > mi chiede.
Io non riesco a fare altro che fissarlo con il coro che mi risuona in testa.
< < Allora, com'è lavorare nella fabbrica degli orrori? > > mi chiede col suo sorriso mozzafiato.
< < Bellissimo > > farfuglio, pensando a lui, non alla fabbrica. < < Cioè, no è orribile, si, orribile > > mi correggo facendo una figura da deficiente.
< < Ah, ecco > > fa una risatina < < Bè, è stato un piacere ...? > > e aspetta che io gli dica il mio nome.
< < Federico > > dico non riuscendo a togliergli gli occhi dosso.
Noto che sia lui che Angelica mi guardano con aria strana così lei mi corregge < < Si chiama Anais. > >
< < Si! Anais! > > dico io con le gambe che mi tremano.
Federico fa un'altra risatina < < Sei buffa, Anais. > >
Io per tutta risposta gli rivolgo un altro sorriso ebete.
< < Bè allora noi andiamo, ci vediamo domani? > > sento una voce in lontananza.
< < Si, a domani Angelica > > torno in me e saluto la mia collega.
I due fratelli si allontanano e io li fisso finchè la Punto non è fuori dal parcheggio.
Dannazione, sono sembrata un' idiota.
Salgo in macchina e mi dirigo verso casa mia, sono talmente distratta che per poco non prendo sotto una vecchietta e attraverso col rosso.
Buffa? Odio quella parola.
Forse per qualcuno è un complimento, ma io detesto la parola buffa. E' come dire a una persona che fa ridere ma in modo negativo, non per niente da essa deriva  "buffone", e non è affatto un complimento.
Se mi avesse detto "sei carina" o "sei divertente" sarebbe stato meglio.
Entro in casa con aria sognante, saluto mia nonna e vado a darmi una sistemata.
Scendo per la cena con un' esressione  ebete dipinta in faccia quando mia madre mi chiede < < Cos è quel sorriso cretino? > >
Torno in me e, decisa a non raccontare assolutamente niente di Federico rispondo < < Oggi mi hanno fatto provare il teser per stordire i polli, è stato divertente, mi hanno detto che se voglio potrò anche provare a sgozzarne uno. > >
Mia mamma scappa via in cucina livida e mio padre mi rivolge un sorriso complice < < Non pensi di essere un pò troppo dura con lei? Sai che odia il tuo lavoro. > >
< < E' stata lei a chiedere! > > mi difendo.
Sono tre mesi che mi spacco la schiena in una fabbrica pidocchiosa e  non posso neanche consolarmi rendendo la vita di mia madre un inferno?

****

Oggi le bulle sono proprio accanite. La rossa mi ha spinta contro il macchinario entrando e la nera a pranzo mi ha rubato la vaschetta con il primo, quindi tutto ciò che mi resta da mangiare è l'insalata mista. Mi sento un coniglio, in tutti i sensi, per la verdura e per non avere il coraggio di difendermi.
< < Anais, devi trovare una soluzione! Quelle due ti hanno preso di mira! > > mi dice Angelica preoccupata.
< < Lo so, ma non voglio fare la spia! Ti immagini come reagirebbero? > > rispondo impaurita.
< < Potrebbe mai essere peggio di così? > >
Ha ragione. Sono stufa di farmi prendere in giro da quelle due così decidiamo di andare nell' ufficio di Antonio per raccontare tutto.
Entriamo e non troviamo nessuno.
< < Sarà a pranzo > > dice Angelica.
< < No, ho chiesto al responsabile del settore sette, mi ha detto che era qua > > dico guardandomi in giro.
< < Uh-oh, guarda qua! Buste paga! > > esclamo indicando la pila di fogli impilati con cura sulla scrivania.
< < Dai Anais, andiamo fuori di qua! Se Antonio ci becca sono guai! > > dice preoccupata.
< < Ok, ma prima voglio vedere quanto guadagna più di noi! > > dò una scorsa veloce al foglio col suo nome, cavolo è pagato un casino, ma la mia attenzione è catturata da un altro particolare.
< < O mio Dio Angelica, leggi qua! > > dico trattenendo una risata < < Guarda il nome! > > dico mentre la mia amica esamina il foglio.
< < Il suo vero nome è Antonmarco! Ma in che anno è nato, 1802? > > dico ridacchiando.
< < Dai Anais, usciamo! > > dice Angelica tirandomi per il braccio.
< < Ma che razza di nome è? E poi scusa, io tra Antonio e Marco avrei scelto Marco! > > dico sempre sghignazzando.
< < Si, ok però adesso andiamocene fuori di qui! > > dice lei praticamente spingendomi fuori dalla porta.
Non riesco a credere che il mio capo abbia un nome così ridicolo, ora ogni volta che lo guarderò avrò una gran voglia  di ridere.
Tutta la faccenda del nome mi ha fatto completamente dimenticare di voler denunciare le bulle, ma mi riprometto di parlarne con Antonio la prossima volta che lo vedrò. Sempre che non gli scoppi a ridere in faccia.
Come ogni giorno accompagno Angelica a casa e ho una gran voglia di chiederle tutto di Federico, ma opto per un approccio più soft.
< < Allora, fra un pò è Natale, cosa fai di solito? > > le chiedo.
< < Di solito vado da mia nonna con qualche regalo e mangio un pò di panettone con lei > > mi dice  guardando fuori dal finestrino.
Che programma entusiasmante penso, ma il mio interesse è un altro.
< < Viene anche tuo fratello? Non passerai mica tutta la sera da sola con tua nonna? > > chissà che incubo.
< < Si, c'è anche lui, se non lavora. > >
< < Che lavoro fa? > > chiedo attenta.
< < Lavora in un ristorante la sera, di giorno studia ingegneria all' università. > >
Ingegneria. E' un compagno di Alberto. Ottimo soggetto di conversazione.
< < E come mai tu non fai come lui, perchè non studi mentre lavori? > > le chiedo, io non lo farei mai, ma certi pazzi, tipo Ambra, si.
< < Non ci riuscirei. Il lavoro in fabbrica è diurno, non fanno fare turni, non ce la farei mai a seguire le lezioni, lavorare e occuparmi di mia nonna contemporaneamente > > mi dice avvilita.
< < Ma perchè lavori lì dentro? > > io ho un buonissimo motivo per farlo, ma lei proprio non capisco.
< < Dopo che mia nonna si è ammalata non ho avuto scelta. Mio fratello aveva già cominciato l'università e non voleva mollare gli studi. Io ho dovuto mettere le mie ambizioni da parte e mio zio, che all'epoca lavorava lì nel settore otto, mi ha fatta assumere. La paga è molto buona, basta per coprire la retta dell' affitto di mia nonna, ma purtroppo non sono ancora  riuscita  a mettere da parte abbastanza soldi per gli studi. Lo stipendio di mio fratello serve per pagarsi l'università e le spese della casa. > > mi racconta con uno sguardo triste.
Per la prima volta da quando la conosco mi dispiace per lei. Spesso a pranzo quando parliamo con gli altri operai scherziamo dicendo che "siamo tutti nella stessa barca", ma dubito che molti di loro vivano una situazione come la sua. Io no di certo.
Provo a cambiare discorso per  ravvivare un pò l'atmosfera.
< < E tuo fratello come si trova all'università? La mia migliore amica dice che è un incubo! > >
Ok, cambiare discorso era solo una scusa per parlare di Federico.
< < Bene, è sempre stato un tipo studioso > > mi risponde senza sospettare niente.
Studioso, non esattamente come me, ma poco importa.
< < Quindi, passa tutto il giorno a studiare, se non lavora? > > chiedo sperando di carpire informazioni sui suoi passatempi.
< < No, non proprio, va a correre un sacco. > >
Mmm, devo cominciare a fare jogging, magari potrei "accidentalmente" incontrarlo mentre corre al parco, fingere una distorsone alla caviglia e farmi soccorrere da lui.
I nostri figli saranno bellissimi. Avranno capelli pazzeschi e un ottimo gusto in fatto di film.
< < Certo, quando non è impegnato con la sua ragazza > > mi dice Angelica.
Per poco non inchiodo dallo stupore.
Ok, i nostri figli saranno solo immaginari.
< < Ah, ha la ragazza? > > chiedo con finta nonchalance.
< < Si. Si chiama La > > se dice Lavinia mi butto giù dal ponte della tangenziale < < Lara. > >
Fiu, siamo salve.
< < E com'è? Ti sta simpatica? > > scommetto che è stra bella e tutti la adorano.
< < La odio > > mi dice lei senza tanti giri di parole.
Bene, la sua ragazza è odiosa, un punto in mio favore.
< < E come mai? > >
< < E' una noia mortale, non fa mai una battuta, lui invece è così divertente. > >
Ottimo. Mi ha detto che sono buffa, che è praticamente come dire simpatica, quindi sarei il suo tipo.
< < Stanno insieme da tanto? > > sarà dura far separare una coppia storica.
< < Da un anno e mezzo, si sono conosciuti all' università. > >
Lascio Angelica di fronte a casa e mentre percorro la strada di ritorno penso.
Devo trovare un nuovo piano.
Comincerò col diventare la migliore amica di Angelica così potrò passare sempre più tempo con Federico.
Poco a poco lui si renderà conto che io sono un vero spasso e mollerà la sua ragazza noiosa.
Ottimo, Piano Geniale numero due: attivo.

Si sta avvicinando il Natale, in giro è già pieno di addobbi e luci, sabato mia madre mi propone di andare alla ricerca dei regali per la nonna e  il papà.
Mi chiedo cosa mai verrà fuori da questo pomeriggio, mia madre non mi parla praticamente più, sono più di quattro mesi che lavoro nella fabbrica ma lei non ha ancora mai lotanamente evocato il desiderio che io mi licenzi.
Vaghiamo un pò per le vie del centro, guardiamo le vetrine, lei ogni tanto mi lancia delle occhiate sottecchi, alla fine per mio padre optiamo per un maglioncino di pelle di girino costosissimo.
< < Adesso che hai uno stipendio possiamo permetterci dei regali un pò più belli > > mi dice con tono piatto.
< < Già, è il bello di guadagnare soldi, poter far piacere agli altri > > le dico per accontentarla anche se, a mio avviso, avremmo potuto trovare qualcosa di molto più bello e molto meno costoso, considerando che mio padre è felice sia che riceva un pregiato maglione di cashmere che una maglietta comprata al mercato.
Quando ero piccola gli regalavo sempre un pacco di rasoi e dei calzini e lui era sempre felicissimo e mi ringraziava con abbracci e baci.
Per la nonna la scelta si rivela molto più difficile, dalle proposte di mia madre capisco che non conosce affatto i suoi gusti, mia nonna non indosserebbe mai e poi mai un filo di perle, e odia l'arancione.
< < Perchè non le prendiamo un foulard? > > azzardo < < Indossa sempre lo stesso da anni, potremmo prenderle uno nuovo da usare per andare a messa o per uscire. > >
< < Se lo dici tu > > risponde mia madre secca.
Questo pomeriggio è un vero spasso, penso che mi sarei divertita di più a farmi pestare dalle due bulle.
Usciamo dalla pelletteria in cui abbiamo trovato il regalo per la nonna, un bellissimo foulard di seta con una fantasia floreale, quando noto che sul volto di mia madre si è dipinta un'espressione di puro panico.
Seguo il suo sguardo e capisco il perchè.
Dall'altra parte del viale ci sono Virginia e Lavinia.
Poteva andare peggio di così? Ebbene si.
Stranamente mia madre non corre incontro alla sua migliore amica come fa sempre, anzi se ne sta impalata sulla porta del negozio bloccando l'accesso ai clienti.
< < O cielo, Monica! > > sento esclamare.
Virginia si avvicina a noi. E' la copia sputata di sua figlia, magra, bionda con la messa in piega alla Sandy Marton.
< < Ciao Vinginia, come va? > > chiede mia madre dandole due baci sulle guance.
< < Oh, cara è un incubo! > > risponde lei con tono melodrammatico < < Stiamo cercando i regali di Natale ma non riusciamo a trovare niente, vero Lav? > > chiede rivolgendosi a sua figlia.
< < Già, la roba sembra così cheap  > > risponde Lavinia con espressione contrariata.
< < Noi siamo riuscite a trovare qualcosa, vero mamma? > > chiedo per mettere fine al silenzio di tomba che si è creato.
< < Già > > dice mia mamma, ho come l'impressione che non muoia dalla voglia di parlare con la sua migliore amica, di solito si abbracciano e si aggiornano su tutti gli ultimi gossip, ora invece l'atmosfera è glaciale.
< < Allora, Ananas, Monica mi ha detto che lavori! > >
Motivo 394 per cui odio il mio soprannome: Virginia mi chiama così.
< < Come va? > >
< < Benissimo, adoro il mio lavoro, è il più bello del mondo! > > rispondo entusiasta.
< < Sei nella ristorazione, giusto? > > si aggiunge Lav.
Noto che mia madre mi guarda con orrore e capisco perchè non volesse incontrare Virginia.
Perchè è insieme a me.
Ha raccontato a tutti i suoi amici che sono nella ristorazione, e ora teme che io dica la verità.
Opzione numero uno: smaschero il suo bluff annunciando a Virginia e Lavinia che io spello polli e osservo mia madre impiccarsi con le luci natalizie.
Opzione numero due: reggo il gioco e mento.
Sono indecisa, ma se c'è una persona che detesto più di mia mamma è Lavinia.
Se rivelassi loro cosa faccio veramente per vivere non si prenderebbero gioco solo di mia madre per aver mentito, ma anche di me per il mio lavoro assurdo.
< < Si, è così, in un posto molto chic! > > dico con un sorriso lanciando uno sguardo a mia madre.
< < Ora però dobbiamo andare, Gianluca ci aspetta!! > > mia madre si affretta a dire.
Ci congediamo dalle due galline coi soliti bacini e moine e ci avviamo verso casa.
Durante il tragitto siamo entrambe mute.
Sapevo che mia madre non avrebbe mai avuto il coraggio di rivelare ai suoi amici spocchiosi cosa faccio per vivere, e oggi ne ho avuto la conferma.
Odio incappare così in Virginia e Lavinia, ma per una volta sono felice di averle incontrate.
Mia madre ha sudato freddo, se l'è letteralmente fatta sotto all'idea che io potessi dire la verità, non vorrà ripetere l'esperienza quindi confido che tra non molto si arrenda e mi costringa a licenziarmi.
Il week end successivo decido di andare a fare compere con la nonna, dobbiamo trovare un regalo per la mamma e io per Ambra.
Ho una mezza idea di prendere un pensierino anche per Angelica, ma non conosco affatto i suoi gusti.
Per mia mamma abbiamo trovato dei bellissimi guanti  con un filo di raso in un elegante scatola, per Ambra ho comprato una morbidissima sciarpa blu notte.
< < Cosa potrei regalare ad Angelica, nonna? > > le chiedo consiglio.
La accompagno a casa tutti i giorni ma non ho proprio idea di cosa potrebbe piacerle.
< < Non lo so, vuoi farle un regalo? E' carino da parte tua. > >
< < Bè, lei è la mia migliore amica nella fabbrica, grazie a lei il mio lavoro è meno pesante > > mi affretto a correggermi < < Cioè, molto più divertente. > >
< < Perchè dici così? > > mi chiede preoccupata, accidenti a me.
< < No, niente, è sempre per quella storia delle bulle, se non fosse per loro il mio lavoro sarebbe veramente il migliore del mondo! > >
< < Scusa, ma hai mai provato a fare amicizia con loro? > > mia nonna deve avre bevuto troppo vin brulè.
< < Amicizia? Nonna, non puoi fare amicizia con King Kong e Godzilla, finisci spiaccicato. > >
< < Ma no! > > ride < < Secondo me se le conosci magari scopri che sono simpatiche! > >
Si, simpatiche come la malaria.
< < Se lo dici tu > > dico avvistando il regalo perfetto per Angelica.
In macchina mia nonna torna alla carica con la missione "facciamo amicizia con le bulle".
< < Senti, perchè non le prendi per la gola quelle due? > > mi chiede.
< < Nonna, ci ho già pensato, credimi, ma sono alte due metri non ci arrivo lassù e mi ammazzarrebbero dopo due secondi! > >
< < Ma no! Non in quel senso! > > si mette a ridere < < Mi hai detto che sgraffignano sempre un sacco di roba dalla mensa, giusto? > > mi guarda attraverso le spesse lenti degli occhiali.
< < Giusto, sembrano al mercato. > >
< < E allora perchè non prepari un dolce per tutti, sei diventata così brava! > >
L'idea non è del tutto stupida, così una volta arrivata a casa mi metto all'opera e sforno decine di biscotti dall'aria natalizia.
Il lunedì arrivo in fabbrica, striscio il cartellino e vado a depositare il cesto pieno di biscotti sul tavolo del pranzo, dentro ci ho messo un cartellino dove ho scritto "Servitevi pure e Buon Natale -Anais settore 3-."
All'ora del pranzo noto con stupore che tutti, ma proprio tutti, anche gli operai degli atri settori sono seduti ai tavoli con le loro vaschette e qualche biscotto accanto.
Alcuni di loro ne stanno già mangiando e si scambiano sguardi di assenso.
Soddisfatta mi siedo con il mio pranzo e Angelica si posiziona accanto a me.
< < Come mai hai cucinato biscotti per tutti? > > mi chiede, anche lei ne ha presi un paio.
< < Così, ieri avevo un pò di tempo libero > > le rispondo osservando attentamente le due bulle.
Girano intorno al cesto circospette come due sciacalli con una carcassa e alla fine agguantano entrambe manciate di biscotti e si vanno a sedere.
Ottimo. Ora c'è solo da sperare che siano buoni.
Al termine del pranzo svariati operai vengono a ringraziarmi e a congratularsi con me, anche Elena e Barbara.
< < Magari avessimo dolci ogni giorno! > > mi dice la prima.
< < Si, di solito solo Antonio porta qualcosa quando compie gli anni, ma lui lo fa per fare bella figura, non per gentilezza come te! > > mi dice Barbara facendomi l'occhiolino.
Gentilezza, circa. Il mio obiettivo è di ottenere un pò di tregua dalle due bulle.
Purtroppo loro due non mi dicono niente, si limitano a prendere i biscotti rimasti e metterli nelle borse di plastica.
Avvilita mi avvio al mio settore e attacco i miei polli con poca convinzione.
Antonio ci ha spronato a farne uscire molti di più dato il periodo, ma io oggi non sono in vena.
Nello spogliatoio mi tolgo la tuta ringraziando gli ulteriori complimenti che ricevo quando le due bulle si avvicinano a me.
Comincio a tremare.
Quella con i capelli neri mi dice < < Hei, Anais, i biscotti erano buoni. > >
Non credo alle mie orecchie. Non solo ha pronunciato il mio nome normalmente e non con la solita nota di disprezzo, ma ha apprezzato i miei dolci.
< < Sono contenta che ti siano piaciuti... > > e attendo che mi dica finalmente come si chiama.
< < Simona. Ne ho presi un pò per portare a mio figlio, gli piaceranno. > >
< < Wow, hai un bambino! > > mai avrei immaginato che il capo dei Jets avesse un figlio.
A queste parole Simona sembra sciogliersi come neve al sole, tira fuori il portafogli e mi mostra la foto di un bambino paffuto.
< < Lui è Kevin, il mio ometto. Ha tre anni > > mi dice orgogliosa.
< < Oddio, ma è > > sembra Diddy Kong < < Bellissimo! > >
< < Anch'io ne ho presi un pò > > mi dice quella che allora si chiama Paola < < Mio marito si lamenta sempre che non so fare i dolci! > >
Una mamma e l'altra sposata, che l'avrebbe mai detto?
Ok, devo ammettere che le avevo immaginate come gli orchi de Lo Hobbit che si cibano di ronzini e contadini, ma queste info sono del tutto inaspettate.
< < Sei sposata! Non lo sapevo! > >
< < Si, da quattro anni! > > dice e per la prima volta noto la fede.
< < Bè, prendetene pure quanti ne volete, ne rifarò sicuramente, posso darvi la ricetta se vi son piaciuti! > > dico felice.
< < Mah, magari, così provo a farli pure io > > dice Paola.
< < Senz' altro! > > esclamo felice.
Mi salutano e io mi avvio all'uscita con un'incredula Angelica.
Sulla porta siamo bloccate da Antonio.
< < Hei, ragazze, vi ricordate che sabato c'è la cena del lavoro, vero? > >
Eh?
< < Cena? > > gli chiedo.
< < Si, alla fine sarà una semplice pizza, ma ogni anno i settori che gestisco io si ritrovano per mangiare insieme e per scambiarsi gli auguri di Natale, l'idea è piaciuta molto al dirigente. > >
Elena e Barbara avevano ragione, è un vero ruffiano.
< < Venite vero? > > insiste.
Io e Angelica ci scambiamo un'occhiata e rispondo < < Si, perchè no? > >
< < Eccellente, sabato alle 21 alla trattoria Il Riviera. > >
Mentre esce ho un'idea. < < Hei, Antonio, senti, posso venire accompagnata? > >
< < Si, certo, molti dipendenti vengono con le mogli e i mariti, se vuoi portare il tuo ragazzo fai pure. > >
Ah ah si certo.
< < No, stavo pensando di chiederlo alla mia migliore amica, è single da poco. > > gli spiego, chissà perchè ho voluto precisare che Ambra è single.
< < Ah, ok, bè, porta pure chi vuoi, anche tu Angelica. > >  ci risponde salutandoci.
Si Angelica, porta pure chi vuoi. Tipo un certo fratello bellissimo.
Sabato mi presento a casa di Angelica, non c'è la Punto grigia fuori quindi capisco che Federico non c'è, aspetto la mia amica e controllo il suo regalo sul sedile posteriore, glie lo darò al ritorno.
Angelica sale in macchina e mi saluta < < Ciao! Non viene la tua amica? > >
< < Ci raggiunge lì, ha avuto un problema con i suoi fratelli. > >
Scommetto che sta ancora cercando di convincere sua madre a lasciarla uscire con me e la mia banda di sterminatori di polli.
Arriviamo in pizzeria e ci sono praticamente tutti quelli dei settori uno, due, tre e quattro, forse Antonio li ha pagati perchè venissero.
Ci sono anche Simona e Paola con due gorilla che suppongo siano i mariti.
Ambra ci raggiunge e io la presento ad Angelica e Antonio.
< < Ciao! Voi siete i colleghi di Anais? Io sono la sua migliore amica! > > dice stringendo loro la mano.
Ci sediamo, io in mezzo ad Angelica ed Ambra e Antonio di fronte a me e passiamo una serata veramente piacevole.
Finalmente scopro cosa accade nel settore quattro. Veronica, un'operaia che ho incrociato solo qualche volta nello spogliatoio me lo spiega.
< < In pratica noi avvolgiamo i polli che voi spiumate in dei panni che li tengono al caldo in modo che il grasso poi sia più succulento. > >
Quasi rido. Io mi spacco la schiena a spiumare polli e questi passano le giornate a ficcarli nelle coperte?
Ambra fa un sacco di domande ad Antonio, da dove provengono i polli, dove vengono mandati, e lui risponde con la soilta efficienza.
Io faccio amicizia con i mariti di Simona  e Paola, sono proprio simpatici, e anche loro due si rivelano molto più divertenti del previsto.
Gioele, il marito di Simona, mi chiede < < Ammettilo, quanto ti ha perseguitato Simo? > >
< < Hei! > > protesta lei.
< < Ma no! > > minimizzo < < Non più di tanto! > >
< < Strano, perchè di solito con quelli nuovi è un mostro! > > dice ridendo.
Ah si? Non l'avevo assollutamente notato.
< < E' che il lavoro in fabbrica non è per le schiappe, io li aiuto a forgiarsi il carattere! > > spiega la mia collega.
Forgiare il carattere? Non siamo mica in Vietnam!
< < Quando Anais ha sbottato rispondendomi per le rime, ho capito che aveva la stoffa per fare il nostro mestiere. > >
Quindi mi stava mettendo alla prova con tutte quelle provocazioni?
< < Sarà. Ma tranquilla Anais, se vuoi mandarla a quel paese, fai pure! > > mi dice il marito ridendo mentre Simona gli tira un pugno sul braccio.
< < Ok! > > rispondo levando il mio bicchiere per un brindisi.
Con un pò di disappunto la serata volge al termine, salutiamo tutti, abbraccio Ambra e riaccompagno Angelica a casa.
Parcheggio di fronte al portone e prima che scenda le porgo il mio regalo.
< < E' un pensierino. > >
< < Anais, non ce n'era bisogno! > > dice scartando un salvadanaio di ceramica a forma di porcellino rosa.
< < E' per i tuoi risparmi per l'università. Mi ha fatto pensare a te quando l'ho visto. > >
< < E' bellissimo, e spero che sarà presto pieno. > > mi dice commossa.



note dell'autrice:
Voilà un altro capitolo! So che magari aggiorno un pò troppo spesso, ma ho già pronta tutta la storia, e personalmente odio quando uno scrittore fa aspettare mesi tra un capitolo e l'altro!
  
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