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Autore: Notteinfinita    30/08/2014    3 recensioni
Ranma e Akane sono dei campioni nel temporeggiare...e se un giorno scoprissero di aver sprecato il tempo che avevano a disposizione contando sempre nel domani?
*****
«Akane, sbrigati, dobbiamo andare a cambiarci per ginnastica!» disse Yuka, uscendo dalla classe.
«Speriamo solo che il maniaco ci lasci in pace, oggi.» aggiunse Sayuri, sospirando.
«Già!» rispose Akane.
«Stavolta però scordati che io venga in tuo aiuto.» annunciò Ranma, rivolto alla fidanzata. «Ogni volta accorro in tuo aiuto e finisco per essere picchiato!» si lamentò.
Akane gli rispose con una linguaccia mentre il ragazzo correva in direzione della palestra.
Finito di cambiarsi, per fortuna senza visite inopportune, gli studenti si divisero: mentre le ragazze giocavano a pallavolo, i ragazzi si sfidavano a basket.
L'ora era ormai alla fine e Akane aveva appena fatto una schiacciata spettacolare che le era valsa il punto della vittoria, quando si accasciò a terra.
Abbandonando i compagni, Ranma corse in soccorso della fidanzata che giaceva a terra priva di sensi.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NDA:Salve!!! ^__^

Lo so, lo so, mi avevate dato per dispersa.

Purtroppo ho sofferto di una cronica mancanza di ispirazione seguita da una totale mancanza di tempo.

Vi chiedo scusa, sono mortificata!!!

Eccoci con il nuovo capitolo.

Mi rendo conto che è passata una vita dall'ultima volta che ho aggiornato, così, per chi si stressasse a rileggere i capitoli precedenti ecco un piccolo riassunto:


Akane si sente male durante l'ora di ginnastica. Ricoverata in ospedale, le viene diagnosticata una malattia incurabile.

La famiglia è disperata, naturalmente lei è all'oscuro di tutto.

Quando viene dimessa, tutti a casa cercano di comportarsi normalmente.

Desiderando che Akane trascorra bene i suoi ultimi giorni, Ranma da appuntamento ai suoi nemici e alle sue spasimanti e, dopo aver rilevato loro la malattia di Akane, gli chiede di lasciala tranquilla nei suoi ultimi giorni: niente combattimenti, niente assalti amorosi.

Tornato a casa, inoltre, si rende conto che gli è rimasto poco tempo da trascorrere con lei, così prende una decisione....quale? Non vi resta che leggerlo per scoprirlo! ^___-







La domenica mattina Akane si svegliò incredibilmente riposata, dormire nel proprio letto era decisamente più rilassante.

Aveva appena aperto gli occhi ed era ancora intenta a stiracchiarsi quando un picchiettio alla finestra attirò la sua attenzione.

Sbadigliando, la ragazza tirò la tenda ed aprì la finestra.

Appena l'ebbe fatto, vide una busta che penzolava dalla grondaia attaccata ad un laccetto. Incuriosita, la prese e la aprì: all'interno, un breve messaggio scritto nella disordinata calligrafia di un codinato di sua conoscenza.


Preparati per uscire.

Si parte dopo colazione.

Niente domande.

Ranma.


Sorpresa, Akane si rigirò il biglietto tra le mani in cerca di qualche indizio.

Non trovando nulla, si arrese all'idea di dover seguire il ragazzo senza sapere cosa l'aspettava.

Pur morendo dalla curiosità, decise di non dare al suo fidanzato la soddisfazione di vedersi pregare per chiarire l'arcano e si preparò con cura, sperando che l'abbigliamento scelto, un grazioso vestito con stampa floreale nei toni dell'azzurro su fondo bianco con gonna a campana e scollo a barca, fosse adatto.

Quando fu pronta, scese in sala da pranzo per fare colazione.

«Buongiorno!» esclamò, salutando la famiglia, già seduta in tavola.

«Ben alzata!» rispose Kasumi, riempiendo le ciotole e distribuendole ai commensali.

«Hey, sorellina, dove vai di bello?» domandò Nabiki, vedendola così agghindata.

«A dire il vero non lo so!» rispose Akane, lanciando uno sguardo significativo al suo ragazzo che in quel momento stava entrando nella stanza.

«Che combini, caro cognatino?» chiese Nabiki, facendo sussultare Ranma, che era rimasto imbambolato a fissare Akane.

«Io cosa?» chiese il ragazzo, sinceramente confuso.

«Akane tutta elegante, tu che ti alzi presto ed esci di domenica mattina...non me la raccontate giusta.»

«Nulla che t'interessi.» affermò il ragazzo, con un sorriso sarcastico.

«Sai che a me non potete nascondere nulla.» minacciò la ragazza.

«Non questa volta.» ribatté Ranma, sedendosi placidamente a consumare la sua colazione.

Finito di mangiare i due si diressero verso l'uscita del dojo.

Erano appena usciti in strada, scortati dall'intera famiglia, quando Genma fece spuntare dal nulla due travestimenti da vecchiette per se e per il suo amico.

«Andiamo?» propose speranzoso.

«Non stavolta.» affermò Soun, serio. «Ieri notte Ranma è venuto in camera mia (a proposito, dovresti fare un discorsetto a tuo figlio su quali siano gli orari più opportuni per le chiacchierate) e mi ha chiesto il permesso di uscire con Akane, da soli. Non posso venire meno alla parola data.»

Dopo le ultime parole, richiuse il portone del dojo, facendo cenno agli altri di rientrare.


Camminando a fianco di Ranma, Akane si limitava a lanciargli degli sguardi di sottecchi, chiedendosi quando si sarebbe deciso a dirle dove erano diretti.

«Non mi hai detto se il mio abbigliamento è adatto al posto in cui stiamo andando.» affermò, nella speranza di carpirgli qualche informazione.

«Stai molto bene.» rispose il codinato, lanciandogli uno sguardo veloce per poi distoglierlo, imbarazzato.

Vedendo che il suo tentativo era andato a vuoto la ragazza sbuffò e continuò a camminare in silenzio, anche se una parte di lei non poteva fare a meno di gioire per il complimento che era riuscita a strappargli.

Lasciando i suoi pensieri liberi di fluire, ad un tratto, Akane non poté fare a meno di pensare che il loro sembrava in tutto e per tutto un appuntamento tra fidanzati. A questa idea non riuscì ad impedirsi di arrossire, abbassò quindi il viso per evitare che Ranma potesse accorgersene.

Se gli avesse dato un'occhiata più approfondita si sarebbe resa conto che lui non avrebbe mai potuto notare il suo imbarazzo in quanto appariva a sua volta agitato e sovrappensiero.

Oh Kami, pensò il ragazzo in quel momento, fa che vada tutto bene. A questo punto le diede un occhiata veloce continuando a pregare di riuscire a farle passare una bella giornata senza che la sua innata timidezza o qualcuno dei pazzi di loro conoscenza rovinasse tutto.

Lo scampanellio di una bicicletta strappò i due dalle loro riflessioni.

Stringendo i pugni, Akane si preparò ad assistere ad uno degli assalti dell'odiata cinesina mentre Ranma s'irrigidiva temendo il momento del loro incontro.

«Ciao Lanma adorato, ciao Akane» urlò la ragazza, tagliando loro la strada e proseguendo. «La bisnonna mi frigge se non mi sbrigo, oggi abbiamo tantissime consegne.» affermò prima di sparire dietro l'angolo.

In cuor suo Ranma ringraziò la prontezza di spirito di Shampoo che aveva reso l'incontro indolore per Akane pur mantenendo un comportamento al disopra di ogni sospetto. Osservando la sua ragazza, la vide adombrarsi per qualche secondo per poi tornare a sorridere al che non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.

Erano quasi giunti in prossimità della stazione, ed Akane cominciava già a spazientirsi, quando una folata di vento portò davanti ai loro occhi una manciata di petali neri.

Con i sensi improvvisamente allerta, Ranma si guardò intorno mentre Akane sospirava, immaginando già come sarebbe andata a finire.

Dopo aver atteso alcuni minuti senza che accadesse nulla, i due si dissero di essere ormai paranoici e proseguirono varcando la soglia della stazione; così non ebbero modo di accorgersi della scena verificatasi in un vicolo lì vicino.

«Mi dispiace, signorina Kodaci.» disse Sasuke, contrito. «ma gli ordini del padroncino sono stati perentori:impedisci a quella pazza di mia sorella di disturbare la mia dolce Akane, a qualunque costo.» detto questo, si caricò sulle spalle un fagotto, presumibilmente contenente la sua padrona a giudicare dai movimenti serpenteschi e andò via saltando da un tetto all'altro.

Intanto, Ranma e Akane si erano avvicinati alla biglietteria automatica.

Nonostante i tentativi del ragazzo per occuparle la visuale, Akane riuscì a scorgere la destinazione selezionata e, mentre un'idea si faceva strada nella sua mente, un grande sorriso si apriva sul suo volto.

«Mi porti a Illusioland!» esclamò, occhieggiando il cartellone pubblicitario del Lunapark che campeggiava su una delle pareti della stazione.

«Abbi pazienza e lo saprai.» affermò Ranma, contrariato per essere stato smascherato ma Akane ormai non lo ascoltava più, gli camminava a fianco gongolando tra se e sorridendo felice.

Durante il breve tragitto in treno, i due rimasero in silenzio: Akane con gli occhi che le brillavano per la gioia e Ranma nervoso all'idea di trascorrere la giornata solo con la sua fidanzata, in quello che poteva essere considerato il loro primo vero appuntamento romantico.

Appena scesi dal treno, il ragazzo si guardò intorno in cerca delle indicazioni per il parco dei divertimenti. Ad ogni passo si faceva sempre più lampante in lui la consapevolezza che stava per affrontare qualcosa che gli era completamente sconosciuto: un appuntamento con la sua ragazza, un vero appuntamento, senza nessuno che li avrebbe disturbati o interrotti in alcun modo. Questa certezza lo rese nervoso al punto da rendere rigida e legnosa la sua andatura.

Akane, osservandolo, reprimette a stento un sorriso: non lo aveva mai visto così nervoso e vulnerabile.

Giunti davanti all'ingresso del Parco e vista la lunga fila davanti alle casse, Akane sospirò delusa.

«Con questa confusione chissà quando potremo entrare!» esclamò la ragazza.

«Donna di poca fede.» l'apostrofò Ranma, dirigendosi verso l'ingresso e tirando fuori dalla tasca due biglietti, acquistati in precedenza.

Akane lo fissò, sorpresa, non poteva credere che fosse stato così previdente.

«Andiamo.» la esortò Ranma, trascinandola dentro.

La ragazza si guardò intorno, estasiata, era troppo bello per essere vero.

«Allora, da dove vuoi cominciare?»

«Le tazze girevoli!» annunciò Akane, dopo averci pensato un po'.

Ridendo come una bambina, corse verso la giostra.

Per tutto il giro, non smetté di ridere e lanciare urletti eccitati mentre Ranma scuoteva la testa, divertito.

«E adesso la ruota panoramica.» affermò, appena scesa dall'attrazione.

«Ai suoi ordini.» bisbigliò, seguendola con le mani in tasca.

Con occhi sgranati, Akane osservava il mondo farsi piccolo sotto di lei, ignara di due occhi blu che non le si staccavano di dosso.

Ranma la osservava pensando che sarebbe voluto rimanere su quella giostra per tutta la vita ad osservare Akane sorridere stupita del panorama.

Quando la giostra si fermò, il ragazzo era ancora perso nei suoi pensieri e fu solo quando la sua fidanzata gli sventolò una mano davanti agli occhi che si riscosse dal suo torpore.

«Hey, bello addormentato, ti sei imbambolato?» gli chiese. «o forse eri troppo intento ad ammirami?» proseguì, ridacchiando.

A quella battuta, Ranma non poté fare a meno di arrossire.

«Ed io che volevo essere gentile, ti ho lasciato scegliere le attrazioni anche se mi annoiavano!» esclamò, sulla difensiva. «Bene, allora adesso andiamo nella casa stregata!» annunciò, tirandosela dietro.

Non erano neanche entrati che Akane iniziò ad urlare, chiudendo gli occhi e nascondendosi dietro il suo ragazzo.

«Che fifona!» sghignazzò lui, sentendo però crescere dentro di se un'incredibile voglia di stringersela al petto.

Si disse che, in fondo, non ci sarebbe stato nulla di male. E' vero, probabilmente Akane lo avrebbe picchiato ma sarebbe comunque stato un bel momento da portare nel cuore.

Aveva appena formulato questo pensiero, arrossendone, quando un enorme gatto fantasma sbucò da un cespuglio spaventandolo a morte.

Tremante e sotto shock, Ranma si lasciò trascinare fuori dalla Casa stregata da una divertita Akane che, dopo averlo sistemato su una panchina, gli prese qualcosa da bene.

«Grazie.» mugugnò il ragazzo, in imbarazzo per la magra figura.

Akane si limitò a sorridergli e a sedersi di fianco a lui.

«Che ne dici di andare a mangiare?» chiese, cercando di recuperare il suo autocontrollo.

«Ok.» acconsentì la ragazza, alzandosi e avvicinandosi ad una cartina del parco posta lì vicino. «In questa zona però c'è solo un chioschetto di Okomiyaki.» aggiunse, storcendo il muso per il disappunto.

«Allora spostiamoci da un'altra parte.» propose, per farla felice.

«Sono troppo lontani ed io sono stanca.» protestò lei.

«Ti senti male, vuoi tornare a casa?» chiese Ranma, allarmato.

«Esagerato, sono solo un po' affamata!» esclamò, ridendo. «Su, andiamo a mangiare!» annunciò, dirigendosi verso il locale.

«Benvenuti.» disse una voce a loro nota, appena ebbero varcato la soglia.

«Ukyo?!» esclamarono i due in coro.

«Ranma, Akane, che sorpresa!» disse la ragazza, cercando di mantenere un atteggiamento naturale. «Siete arrivati in un momento di ressa, ma un tavolo per due amici lo trovo sempre.» affermò, uscendo da dietro al bancone.

«Possiamo anche sedere al banco.» propose Ranma, in buona fede.

«No. Quei posti mi servono liberi.» ribatté Ukyo, perentoria, lanciando un'occhiataccia al codinato e guidandoli verso un separé.

«Ecco, questo tavolo è libero.» disse, facendosi da parte per farli accomodare.

«La porti ad un appuntamento e poi pensi di mangiare chiacchierando con una sua rivale. Ranma, a volte sei proprio tonto!» bisbigliò Ukyo quando il ragazzo le passò a fianco. «Allora, cosa vi porto?»

«Per me una ai gamberetti.» ordinò Akane.

«E per te una Special, come al solito, giusto?» chiese la cuoca, mordendosi la lingua nel notare l'occhiata nervosa dell'altra ragazza. «Torno subito.» annunciò, allontanandosi.

«Ukyo è stata gentile a farci sedere qui.» commentò Ranma, nel vano tentativo di allentare la tensione.

«Già.» si limitò a commentare Akane, laconica; divisa tra la rabbia per essersi ritrovata nel ristorante di una sua rivale al primo vero appuntamento con il suo ragazzo e la perplessità per il fatto che proprio Ukyo li avesse fatti sedere in un punto così appartato della sala invece che al bancone, dove avrebbe potuto tenerli d'occhio e disturbarli.

La ragazza era ancora immersa nei suoi pensieri quando l'altra arrivò con le loro ordinazioni.

«Buon appetito!» esclamò, poggiando davanti ai due i piatti fumanti per poi andarsene.

«Diamoci sotto!» incitò Ranma, afferrando le bacchette con impeto e suscitando irrefrenabili risa nella sua ragazza.

«Che c'è?» chiese il ragazzo, perplesso, vedendola con le lacrime agli occhi per le risate.

«Sei peggio di un bambino.» lo rimbrottò bonariamente, poggiando la guancia sulla mano e sorridendogli.

Vedendosi oggetto di tante attenzioni, Ranma non poté fare a meno di arrossire rischiando di strozzarsi col cibo che si era già messo in bocca.

«Io bé...» cercò di giustificarsi, senza trovare le parole.

«Su, mangiamo che si raffredda.» lo esortò la ragazza, impugnando le bacchette ed iniziando a mangiare.

Avevano da poco finito le loro okonomiyaki quando Ukyo fece capolino dal separé.

«Spero non vi offenderete,» esordì «una coppia mi aveva prenotato un'okonomiyaki dolce per il loro anniversario. Purtroppo non sono potuti venire ma io ormai avevo preparato l'impasto. Spero vi vada di mangiarla, naturalmente è offerta dalla casa.» concluse, posando il dolce sulla tavola e dileguandosi.

Abbassato lo sguardo, videro il grazioso dessert guarnito di noccioline e zucchero a velo, dalla forma a cuore e corredato di due posate.

Imbarazzati, i due iniziarono a mangiare in silenzio, senza guardarsi in faccia.

Finito il dolce, si diressero al bancone.

Dopo che Ranma ebbe pagato e salutato l'amica, i due uscirono dal locale.

«Adesso dove si va?» chiese il ragazzo.

«Guarda là che fila!» esclamò Akane, indicando una lunga coda di persone. «Deve essere un'attrazione fantastica. Voglio provarla.» affermò Akane, incamminandosi in quella direzione.

«Ma ci vorrà una vita!» protestò Ranma.

«Dopo tutto quello che abbiamo mangiato non sarà un male attendere un po' prima di salire sulla prossima giostra.» ribatté lei, sorridendo.

Rassegnato, Ranma la seguì.


«Sono andati via. Tu come stai?» chiese Ukyo, entrando nel magazzino sul retro del ristorante e accovacciandosi vicino ad una figura maschile rannicchiata in un angolo.

«Mi dispiace, ti avevo promesso di aiutarti con il ristorante ed invece...» si scusò il ragazzo.

«Ryoga non preoccuparti, capisco quanto sia difficile per te.» replicò Ukyo, dolcemente, accarezzandogli un braccio per poi ritrarre la mano, turbata. «La ami, è normale che tu ci stia male.»

«Bé, io...» provò a ribattere il ragazzo, ma alla fine si limitò a scrollare le spalle con un sorriso triste ed enigmatico sul volto.

Ukyo sentì l'impulso di stringerlo a se, sembrava così abbattuto e bisognoso di protezione ma resistette, probabilmente lo avrebbe solo messo in imbarazzo.

«Devo tornare di là.» affermò.«Tu rimani pure qui, non c'è molta confusione.»

«Grazie.» bisbigliò Ryoga, commosso da tana bontà.

Dopo che Ukyo fu uscita dalla stanza, gli occhi del ragazzo si alzarono verso il punto in cui lei si era inginocchiata ed un sospiro gli sfuggì dalle labbra.


«Vorrei almeno sapere per che razza di attrazione stiamo facendo la fila!» protestò Ranma, sgranchendosi.

«Tra poco supereremo questa giostra che ci blocca la visuale e lo vedremo.» affermò Akane, eccitata dalla sorpresa.

«Ci siamo quasi!» annunciò poco dopo Akane mentre s'incolonnavano nelle transenne che fungevano da separa fila.

Ogni traccia di sorriso sparve però dal suo viso un attimo dopo, quando lesse il nome dell'attrazione scritto su un cartello lì vicino.

«Ranma.» bisbigliò, incapace di dire altro e indicando il cartellone.

«Eternal-love, il tunnel dell'amore più lungo del Giappone.» lesse il ragazzo, sbarrando gli occhi.

Imbarazzatissimi, i due continuarono a seguire la fila. Tentare di tornare indietro era praticamente impossibile.

Giunti davanti al vagoncino a loro destinato, si guardarono ancora un attimo intorno in cerca di una via d'uscita per poi rassegnarsi a salire in carrozza.

Preso posto ai due lati opposti del sedile, si guardarono di sottecchi, incerti su come comportarsi.

Quando il trenino partì, i due sussultarono e, innervositi, si misero a fissare l'uno dalla parte opposta all'altra. Dopo un paio di minuti, però, riuscirono a rilassarsi; lungo il percorso venivano semplicemente mostrati paesaggi romantici accompagnati da musiche dolci e avvolgenti, un po' smielato per i loro gusti ma niente che non potessero affrontare.

Forti di questa nuova consapevolezza, si misero comodi sul sedile, abbandonando la postura rigida di poco prima.

All'ennesima svolta si prepararono al nuovo cambio di scenario così come era accaduto in tutte le curve successive. Quasi annoiati attesero di vedere il nuovo panorama ma, proprio all'imbocco della curva, un dislivello nelle rotaie fece sobbalzare le carrozze scaraventando Akane addosso a Ranma.

Al massimo dell'imbarazzo, la ragazza cercò di ritornare al suo posto. Qualcosa, però, la bloccò, la stretta di un braccio intorno alle sue spalle.

Stupita, Akane si rese conto che Ranma la stava stringendo a se, come lei aveva mille volte sognato facesse.

Se avesse alzato lo sguardo si sarebbe accorta del volto teso del codinato, del rossore diffuso su tutto il suo viso ma lei era troppo imbarazzata per farlo. Così, confusa, stordita ed emozionata, si adagiò sulla sua spalla, ancora incredula della situazione che si era venuta a creare.

Oddio, cosa ho fatto!” pensò Ranma, appena si rese conto di aver stretto a se Akane. Per pochi secondi temette che lei lo avrebbe spedito sulla luna ma poi la vide appoggiarsi alla sua spalla e sentì il cuore perdere un battito. Akane era davvero accoccolata su di lui, gli sembrava incredibile, si disse che quello era un ricordo che avrebbe conservato per sempre nel cuore. Il pensiero che poteva trattarsi di uno degli ultimi giorni che passava con lei lo colpì come una coltellata al petto e dovette ricorrere a tutta la sua disciplina per trattenere le lacrime ed impedire alla sua mano di tremare, preda delle emozioni.

Il tunnel più lungo del Giappone apparve ai due ragazzi incredibilmente corto. Quando Akane avvistò l'uscita si districò dall'abbraccio di Ranma e tornò al suo posto, cercando di ritrovare il suo contegno.

Appena il trenino si fu fermato, i due ragazzi scesero e si allontanarono dall'attrazione.

«Temo sia già ora di prendere il treno per tornare a casa.» annunciò Ranma, guardando un orologio pubblico lì vicino.

«Ok, andiamo.» lo esortò Akane, senza guardarlo, ancora in imbarazzo per quanto era successo.

In silenzio, i due ripercorsero la strada fino alla stazione.

«Treno per Nerima in partenza sul binario due.» annunciarono dagli altoparlanti.

«Akane, dobbiamo correre!» gridò Ranma afferrandole la mano e cercando di raggiungere il treno.

Appena entrati nel vagone, le porte si chiusero.

«Appena in tempo!» esclamò Akane, sorridendo e riabbassando lo sguardo quando si rese conto di essere a pochi centimetri dal suo viso.

Il treno era così pieno che a due fu impossibile mettere un minimo di distanza tra loro o anche solo districare le loro mani strette.

Appena giunti alla stazione Ranma si ritrovò letteralmente catapultato fuori dal vagone ed un senso di vuoto lo colpì nel momento in cui le dita di Akane sgusciarono via dalle sue.

Adagio i due si avviarono verso casa.

Strada facendo Akane non poteva fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo se la calca non li avesse divisi, magari sarebbero tornati a casa mano nella mano; al solo pensiero si sentì arrossire.

Erano ormai giunti a pochi metri dal dojo quando la ragazza si rese conto di non aver neanche ringraziato il suo fidanzato per la splendida giornata.

«Ranma, aspetta!» disse Akane, fermandosi di botto.

«Dimmi.» la esortò lui, perplesso.

«Ecco, io volevo ringraziarti, è stata una bellissima giornata.» affermò, sincera.

«Anch'io mi sono divertito.» le assicurò, sorridendole fiero di essere riuscito a farle trascorrere una giornata piacevole.

Rimasero a guardarsi negli occhi, incerti sul da farsi, desiderosi di annullare la distanza che li separava ma timorosi della reazione dell'altro.

Non ci rimane molto tempo, non posso sprecare questa occasione, pensò Ranma mentre già alzava la mano per portarla alla guancia di Akane.

«Oh, siete tornati!» urlò d'un tratto una voce alle loro spalle.

Sobbalzando, i due si volsero e videro Soun venire loro incontro.

«Giusto in tempo per la cena!» esclamò l'uomo, prendendoli entrambi sotto braccio e guidandoli dentro.

«Maledetto impiccione!» sibilò Ranma a bassa voce, cercando di resistere alla tentazione di mollare un pugno al futuro suocero, spedirlo in orbita e riprendere il discorso interrotto con la sua ragazza.

La cena si svolse più o meno come al solito, tranne per lo sguardo truce di Ranma e quello un po' svaghito di Akane.

Mentre andava a letto, però, Akane non poté fare a meno di pensare a quello che era quasi successo. Non si era ingannata, se suo padre non li avesse interrotti Ranma l'avrebbe baciata.

Arrossendo e nascondendosi sotto le coperte, Akane si scoprì a sorridere. Sembrava impossibile eppure si erano avvicinati e magari col tempo... chissà.

Non si permise di concludere il pensiero, troppo forte era l'emozione ma un sorriso gioioso le aleggiava ancora sulle labbra quando si addormentò.



Angolo dell'autrice: Eccoci giunti alla fine del penultimo capitolo.

Spero di non avervi deluso.

Prometto di fare del mio meglio per pubblicare al più presto

l'ultimo capitolo, ho già iniziato a scriverlo.

Baci. ^____^

  
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